Il primo fiore di zafferano


Genere: Narrativa Storica

Autore: Laila Ibrahim

27 Settembre


Nella Virginia delle grandi piantagioni e degli schiavi, la piccola Lisbeth Wainwright, primogenita di una ricca famiglia, è affidata fin dalla nascita alla balia Mattie, la schiava di colore costretta a separarsi dal figlioletto per accudire la neonata dei padroni. Tra le due si instaura un rapporto di grande affetto e complicità, che permette alla bambina di crescere nell’amore che i genitori non sono in grado di darle.

Mr. Wainwright è un padre insensibile e un convinto schiavista, Mrs. Ann è una madre fredda e attenta solo alle convenzioni sociali. Saranno Mattie e gli altri schiavi a colmare il vuoto affettivo della piccola Lisbeth, a mostrarle il vero valore delle cose e delle persone.

Mattie accompagna Lisbeth nella propria maturazione personale – da piccola di casa a giovane debuttante – e nella scoperta delle bellezze e dei dolori del mondo. Ma un legame talmente forte tra due realtà così diverse non sarà immune dai pericoli di un’epoca segnata dall’ingiustizia. Se Mattie dovrà affrontare fino in fondo la crudeltà dello schiavismo, Lisbeth imparerà a conoscere un senso della vita che le farà sfidare le convenzioni di quegli anni.

Il primo fiore di zafferano è la storia di queste due donne che sfidano il proprio tempo e lottano per la conquista della propria libertà e della dignità.


Salve lettori! Oggi vi parlo di un libro che mi ha colpito non appena ho visto la copertina. Il titolo è "Il primo fiore di zafferano", di Laila Ibrahim, portato in Italia il 27 Settembre grazie ad Amazon Publishing. La copertina, semplice ma significativa, e il titolo, così particolare, mi hanno spinto a leggere la trama e da lì ho deciso di leggere il libro. Le protagoniste di questa storia sono due: Mattie e Lisbeth, due donne completamente diverse, ma che sono accomunate dal loro cuore buono. 
La storia inizia nel 1837 in una piantagione della Virginia, nel Sud dell'America. In quegli anni, prima della Secessione, degli abolizionisti e della libertà, le persone che non avevano la pelle color bianco latte, non erano considerate persone, ma oggetti, merce di scambio, un mezzo da sfruttare. 
Mattie è una schiava nera, ha vent'anni e ha da poco avuto un bambino. Nello stesso periodo la padrona della piantagione partorisce una bambina, Elizabeth, e Mattie è chiamata a farle da balia. Fare da balia, secondo i bianchi era un onore per i neri, per i neri significava abbandonare la propria capanna, e quindi il proprio figlio, e occuparsi esclusivamente della bambina bianca. Mattie, senza altra scelta, lascia suo figlio Samuel ed entra per la prima volta nella casa dei suoi padroni. 
Mattie conta che questo lavoro duri il tempo dello svezzamento di Elizabeth, ma la bambina sin da subito ha un forte legame con la sua balia, tanto che cade malata quando provano a separarle; quindi Mattie rimarrà con la bambina più a lungo del previsto. Tutto questo tempo insieme creerà un legame molto forte tra le due, sopratutto passare del tempo con i braccianti neri permetterà a Lisbeth di crescere con una mentalità diversa da quella della madre, del padre e di tutte le persone che conosce. 

“Tutte e tre si misero intorno alla neonata cantando con voce alta e limpida per darle il benvenuto nel loro mondo. Mentre teneva fra le braccia quella nuova vita e cantava con Mattie e Rebecca, Lisbeth ebbe la sensazione di appartenere anche lei a quel mondo.” 

Per Lisbeth i neri sono schiavi, ma non pensa che la condizione in cui si trovano sia un bene per loro, o che le punizioni e il duro lavoro siano un modo per avvicinarli a Dio. Una cosa che accomuna entrambe le donne è il desiderio di libertà. Per Mattie libertà significa scappare dalla condizione di schiavitù e vivere in un paese libero con il marito e i figli. Per Lisbeth è quello di poter scegliere della sua vita e del suo futuro non in base al partito buono, ma in base all'uomo buono. 
Le due donne, separate eppure unite da un legame più profondo di quello che sarebbe opportuno, riusciranno a realizzare i loro desideri di libertà? O saranno schiacciate da una società chiusa e crudele? 
L'argomento di cui questa psicologa parla non è dei più facili, e nemmeno dei più antichi. Nonostante l'uomo sia convinto di essere sviluppato e intelligente, gli avvenimenti degli ultimi mesi dimostrano che il passato non ha insegnato niente. Quella di Mattie e Lisbeth è un'interpretazione di quel passato reale, ma non troppo crudele, anzi molto positiva. È un libro impregnato di speranza, di possibilità, di libertà. 
La libertà non è un'illusione, ma qualcosa di tangibile se solo uno ci spera e si impegna a raggiungerla. La narrazione è in terza persona, e alterna parti che riguardano Lisbeth ad altre che raccontano di Mattie. A dispetto dell'argomento di cui tratta è molto scorrevole; la scrittrice è riuscita a creare un filo continuo dall'inizio alla fine. 
È stato quasi inaspettato ritrovarmi alla fine del libro. L'ho letto d'un fiato, preda della storia delle due donne. Anche il titolo, curioso prima della lettura, acquista un senso profondo e malinconico dopo aver letto questa storia molto bella. Baci






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