Sei ore e ventitrè minuti


Autore: Domitilla Shaula Di Pietro

Genere: Gialli e Thriller

29 Settembre


Settembre, è notte nella campagna toscana.
Frida è irrequieta e ha voglia di camminare. Si sente sicura, conosce quei luoghi e non ha paura. Afferra uno scialle mentre il cellulare le sta squillando, non se ne accorge ed esce. Pochi passi, un rumore di foglie calpestate, e Frida viene afferrata da dietro, trascinata in un casolare, legata a un letto per sei ore e ventitré minuti. Se urla, l’ammazza, se non fa come dice lui, aumenta il dolore. L’unico modo per sopravvivere è isolare la mente e volare lontano dove non c’è traccia di tutto quel sangue... Cosa sarebbe successo se avesse risposto al telefono? Quale destino le avrebbe riservato il futuro? Avrebbe evitato l’orrore di quella notte che l’ha segnata per sempre? Un romanzo che racconta il dolore fisico e la profanazione mentale, la morte del cuore e la sua resurrezione, ipotizzando anche un’altra vita, fatta di sogni e problemi quotidiani; perché non sempre quello che sembra destinato a essere più rassicurante, è ciò che ci rende più forti e profondi.
Perché bisogna avere il coraggio di denunciare, sempre.


Salve lettrici,
il libro di cui vi parlerò oggi non è semplice da affrontare non perché non sia interessante, anzi, è uno di quei libri da leggere assolutamente. Non è semplice per il tema che è affrontato. Perché ti mette davanti situazioni che sono difficili da digerire, che di umano non hanno assolutamente nulla, ma ti fa anche conoscere la forza e la tenacia delle donne, il voler andare avanti con la propria vita e non farsi abbattere, ma combattere. Nel nuovo romanzo edito dalla Fanucci, “Sei ore e ventitré minuti” di Domitilla Shaula Di Pietro non c’è nulla di eroico, non ci sono né vinti né vincitori, ma solo la tenacia di una donna che ha resistito e affrontato il male, che è diventata più forte ogni giorno e ha deciso di dire basta al suo perpetuarsi raccontando la sua storia.

“Se è vero – e ne sono pienamente convinta – quello che diceva Giacomo Leopardi, ‘La felicità è un intervallo tra un dolore e un altro’, l’importante allora è saper riconoscere istanti come questi, e riuscire a goderseli senza riserve, scacciando tutte le ombre. A mio parere vivere significa questo, affrontare allo stesso modo gioie e dolori, senza illudersi per le prime, ma nello stesso tempo impedire ai dispiaceri di affogarti. Bisogna affrontare entrambi con la stessa determinazione, ci vuole forza anche per essere felici.”

È notte nella campagna toscana, le vacanze estive sono ormai agli sgoccioli ma Frida non riesce a dormire. Conosce quelle strade di campagna molto bene, così decide di fare una passeggiata per rilassarsi. Non sente una chiamata in arrivo sul
suo cellulare poggiato sul letto. È un attimo. Un fotogramma diverso, saltato, non visto, e la vita può prendere un binario diverso, un seguito non previsto. Le strade sono buie, c’è solo la luna piena a rischiare il cammino, ma Frida è piena della sua innocenza e il credere che il mondo sia un luogo pieno d’amore e di persone giuste. Ma quella notte Frida farà un incontro che cambierà per sempre la sua vita, qualcosa o qualcuno decide che tutta la bellezza e l’amore che Frida ha costruito nella sua vita deve andare distrutto. Un suo vicino, all’apparenza un uomo burbero e solitario che aveva incontrato qualche volta quando era in compagnia dell’amica Roberta o del marito, la rapisce e per sei ore e ventitré minuti, sotto la minaccia di una pistola, la incatena, violenta, deturpa nel profondo e le ruba l’anima.

“No, il rumore non è quello della lama, ma quello del dolore, un rumore che non si dimentica, fatto dallo scricchiolio dei denti stretti in una morsa l’uno contro l’altro, fatto di nervi tesi come elastici che si sfilacciano, fatto di punte di trapani dentro i timpani, di ferro contro ferro, come cardini arrugginiti che gridano sfregandoli. Non posso permettermi neanche di svenire, devo rimanere vigile, potrei non riaprire gli occhi mai più. Voleva uccidermi e ci è riuscito, questo il suo unico scopo: ridurmi a essere come lui, un clone del male.”

Ma cosa sarebbe successo se quella sera Frida avesse sentito squillare il cellulare e non fosse uscita? Chi sarebbe oggi se…Da questo momento in poi si assisterà al proseguimento in parallelo sia della vita di Frida dopo la violenza, sia della sua vita se quella notte si fosse fermata e avesse risposto alla chiamata. Come sarebbe la sua vita adesso? Ancora piena di felicità e amore insieme al marito Piero, che sembra non avere occhi che per lei, e ai loro due figli Nicolò e Ginevra? Oppure la vita le avrebbe riservato altre sorprese e altre battaglie da combattere?

“Quante vite ha un essere umano in una sola esistenza? Non sono vite scandite dagli anni, ma dai numerosi bivi che ti obbligano a scegliere. Destra o sinistra, dove andrò questa volta?”

Come vi dicevo, non è una storia semplice. Qui c’è il mettersi al nudo dell’autrice, raccontare eventi, emozioni e sensazioni difficili da dimenticare. Sin dalle prime pagine ti ritrovi completamente coinvolta nella vicenda, sai che tra poco succederà qualcosa di terribile, la tensione cresce e l’atmosfera diventa più cupa, angosciante. Ti ritrovi lì ad assistere impotente e non poter fare nulla davanti alla caduta nel dolore più sordo di Frida, consapevole dell’aver perso la propria libertà, se stessa e la sua vita fino a quel momento. Quella sofferenza che diventa anche la tua, che non sai come affrontare.

“«Ho paura di me. Ho paura dell’odio e della rabbia che sento crescermi dentro ogni secondo che passa. Il mondo è un posto feroce. Un posto popolato da esseri mostruosi. Tutto questo non fa per me. Non ne voglio più sapere. Sono così stanca.»”

È così ti ritrovi avvolta dalle tenebre, dal buio più totale, il mondo intorno a te è sfumato, monocorde, non c’è più colore, odore, gusto, è solo pieno di odio e rabbia. Sei smarrita, vorresti solo lasciarti andare, cancellare tutto e non provare più questa sofferenza che è più grande di te e non sai come gestirla e affrontarla. Si assiste così al tracollo di Frida, la paura del non farcela e non riconoscersi più ma allo stesso tempo la speranza in quel sentimento sempre presente, così forte che è impossibile che il mondo lo abbia dimenticato: l’amore. È questo il sentimento a cui Frida si aggrappa, in cui continua a credere e che la convince a lottare. È una lunga riflessione quella che porterà piano piano Frida alla decisione di voler denunciare, di fermare il serpeggiare del male. Ogni cosa avviene a suo tempo, se ne diventa sempre più coscienti andando avanti nella lettura. Perché affrontare tutto questo non è facile, tutto ciò che ci spaventa si tende ad evitarlo, a sorpassarlo, fino a quando non si è abbastanza forti nell’affrontarlo. E Frida accanto a se ha delle persone che la sostengono e le stanno accanto come la super nonna, un punto cardine nella vita di Frida, sempre pronta a darle amore e sostenerla o l’amica Roberta, con le sue battute pungenti ed ironiche. La particolare tecnica utilizzata nella narrazione, “Il cosa sarebbe successo se…”, le due vite parallele di Frida, una piena di orrore, odio e infine rinascita, l’altra che affronta cambiamenti importanti nella vita che comportano una riscoperta di sé, aiuta il lettore a cogliere le mille sfaccettature della protagonista e la consapevolezza che alla fine non si è mai trattato di due persone distinte, ma è la stessa donna e la sua voglia di riscattarsi, con i suoi sogni, ambizioni e voglia d’amore e di voler amare ancora.

“Sono vite spezzate quella come la mia, come quelle di Giada e Rosa, sono vite che si affannano alla ricerca di qualcosa che non trovano più, vite che hanno perso intensità e colore, vite che possono ritrovare un senso solo chiudendo il cerchio che le tiene in sospensione di giudizio, finché ognuna, a modo proprio, non riacquista la dignità che le è stata strappata, la libertà che è stata profanata, derisa, negata. Cerchio che si può chiudere solo fermando il reiterarsi del male. Non ho fiducia nella giustizia italiana, ma è l’unica possibilità che ho. Bisogna essere degli assassini per uccidere, degli stupratori per profanare altri esseri umani, dei malviventi per fare del male. Ci si nasce così, e non è il mio caso.”

Questa è la storia di Frida, di Domitilla e di molte (ahimè ancora) donne che ogni giorno fanno i conti con il male in una delle sue forme più orrende, quella dello stupro, convivono con lui ogni giorno, ma sono anche così coraggiose da combatterlo e denunciarlo. È una storia d’amore verso la vita e verso l’amore, quella forza motrice che ci permette di andare avanti, non arrendersi e spiccare nuovamente il volo verso la libertà.


Voto storia - 5 Meravigliosa









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