Un sogno che fa male


Genere: Narrativa Contemporanea

Autore: Gabriele Caruso

14 Maggio


Quella raccontata in queste pagine è una storia d'amore come tante e allo stesso tempo come nessuna. Una di quelle storie che ti bruciano dentro come un incendio, così forte che non basta buttarci sopra l'acqua per spegnerlo. Una di quelle, però, che nascono già con dentro il germe della loro fine. Perché quello tra il fragile protagonista di questo romanzo e la sua donna è un amore impossibile. Per loro non c'è un futuro, ma solo una meravigliosa bolla fatta di attimi rubati a un presente che non è ancora pronto ad accoglierli. E questo lo sanno bene entrambi, fin dall'inizio. Eppure, per lui non ci sono dubbi né alternative: dopo i primi timidi passi, non può che buttarsi a capofitto in questa storia senza speranza, e lo fa senza paracadute, incurante dell'altezza, del rischio, con la tenacia e la disperazione di chi per la prima volta assapora l'amore. Non importa quanto lei provi ad allontanarlo, a sfuggirgli: la collisione è inevitabile. Come potrebbe essere diversamente? Come potrebbe lui anche solo provare a stare lontano dalla donna che gli ha insegnato cos'è davvero l'amore? Come potrebbe accettare che il suo bene sia rinunciarvi, se senza di lei si sente a metà, incompleto, infelice? Se tutto il resto è niente paragonato a quello che prova anche solo a guardarla? Ma l'inevitabile non può essere rinviato all'infinito, e alla fine è lei a tirarsi indietro, impaurita, incapace di continuare ad assistere alla straziante battaglia tra la sua mente e il suo cuore. Lui si sente mancare il terreno sotto i piedi, niente può consolarlo, nemmeno sapere che qualsiasi cosa avesse fatto, non sarebbe mai stato abbastanza, perché loro due non avrebbero mai potuto essere qualcosa, se non un sogno. Non gli rimane che dimenticarla, quindi, anche se non serve a niente, perché lei è dentro di lui, nei suoi pensieri, nei versi che le ha scritto e dedicato nelle lunghe notti passate a fumare sul balcone guardando le stelle. E allora, forse, è inutile persino non vedersi, non sentirsi, non parlarsi, non cercarsi, perché quel fuoco che c'è tra loro, lui ne è certo, non lo spegnerà mai nessuno. Brucerà per sempre, come accade ai sogni più belli.





Salve Confine,
anche se morta dal caldo trovo sempre la forza di leggere, meglio se potessi farlo a bordo piscina sotto un ombrellone, ma la vita è amara e mi tocca il divano sotto al condizionatore!
Questa settimana ho fatto un paio di letture interessanti e una che non mi ha convinta del tutto.
Di quale vi parlo oggi? Di quella che non mi ha convinta!
Trattasi di "Un sogno che fa male" di Gabriele Caruso, edito Mondadori, uscito il mese scorso e per il quale mi toccherà fare una recensione un po' diversa dalle mie.

La trama che avevo letto su Amazon mi aveva attratta da morire, suggeriva una storia struggente, fatta di un amore impossibile che dilaniava il protagonista giorno dopo giorno.
Bene, mi sono detta, finalmente si piange un po'. Leggiamolo!
Quello che ho letto, invece, non saprei neanche riassumerlo in maniera esaustiva perché il romanzo non racconta la storia in sé, ma è una serie di pensieri e poesie che il protagonista rivolge alla sua amata.
Possiamo dire che c'è questo ragazzo che si innamora di una donna più grande di lui, dalla quale è ricambiato, ma che non riesce a lasciarsi andare, probabilmente per il problema dell'età.
È un tira e molla continuo che dura qualche tempo, in cui il protagonista vive momenti di estrema felicità e momenti di estrema agonia. Noi non sapremo mai quali sono, lui non racconta la sua vita con lei in maniera chiara, ci descrive solo i suoi sentimenti. Alla fine si lasciano definitivamente per volere di lei che riesce ad imporsi e amen.
I dialoghi tra lui e la sua amata sono un ripetersi “ad libitum" di "Io ti amo. Tu mi piaci" di lui e "Ma perché proprio io? Tu meriti di meglio" e simili di lei. 
Qualche altro frammento di dialogo magari è diverso, ma risulta assurdo praticamente.
I protagonisti sono figure anonime: non sappiamo chi siano e come si sono incontrati, non conosciamo come sono fatti, né la loro età, che posizione hanno all'interno della società in cui vivono e quant'altro. 
Tutto il romanzo, ripeto, è un unico flusso di coscienza del protagonista, che mette su carta per soffocare il dolore che sente, ma di questo dolore ne parla e basta, non ce lo fa sentire...
Non si riesce ad empatizzare perché non c'è modo di far parte del suo dolore.

Caruso va proprio contro la regola dello "Show, don't tell", non mostra nulla, lui dice e dice e dice e risulta noioso e ripetitivo perché manca proprio di concretezza.
Forse sono io che non sono riuscita ad apprezzare il tutto. È possibile, non sono la massima autorità e parlo un po' per gusto personale, un po' perché so cosa un lettore cerca in un certo tipo di romanzo.
Lascio a voi l'ultima parola se volete dare un'opportunità al romanzo.
Buona lettura.


voto libro - 2



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