Morte di una sirena



Genere: Thriller storici

Scritto da: Rydahl & Kazinski 

15 Ottobre 2020


Soltanto tre giorni per Hans Christian Andersen. Tre giorni per trovare il colpevole e non trasformarsi, da scrittore povero in canna, in assassino.

Copenaghen, 1834. Anna lavora in una zona della città dove le botti d’acquavite prendono fuoco per strada, i panettieri vendono pretzel infilati sui bastoni, i marinai ballano tra di loro e i mendicanti e i ladri si aggirano senza sosta. Per provvedere alla Piccola Marie, la figlia di sei anni, riceve fino a tarda ora uomini ubriachi ed eccitati che non le chiedono nemmeno il nome, le strappano i vestiti di dosso e la prendono.
Una sera viene condotta a forza in una casa elegante e, davanti a una grande porta spalancata sul mare, qualcuno pone fine alla sua giovane vita. Il suo corpo viene ritrovato nell’immondezzaio della città, il canale dove si raccolgono tutti i rifiuti di Copenaghen. Un corpo bellissimo con gli occhi chiusi, ma con i capelli che, come quelli di una sirena, scintillano di conchiglie.
«L’uomo dei ritagli»… l’assassino non può essere che lui. Molly, la sorella minore di Anna, ne è sicura: soltanto un dissoluto può recarsi nell’appartamento di una prostituta e starsene tutto il tempo su una panca a contemplarla e a realizzare ritagli di carta che le somigliano. Ne è convinto anche il questore: il responsabile dell’infelice decesso non può essere che lo scrittorucolo con la passione per carta e forbici, l’uomo che è stato visto uscire per ultimo dall’appartamento della vittima.
«L’uomo dei ritagli»… si chiama Hans Christian Andersen ed è o, meglio, vorrebbe essere uno scrittore; tutti i tentativi per diventarlo sono però miseramente falliti, stroncati senza esitazione dai critici. Non fosse per la protezione dell’influente signor Collin, che lo ha spedito in collegio, ha pagato la retta e lo ha introdotto nel bel mondo, sarebbe immediatamente incriminato di omicidio e condotto nelle patrie galere per essere poi punito con vedrebbe volentieri decapitato e sulla ruota, ma, dato il peso dei Collin in città e persino sulla corona, deve scacciare per il momento la visione e offrire ad Andersen un’ultima chance: tre giorni, soltanto tre giorni per trovare altri colpevoli. Se non salteranno fuori, Hans Christian Andersen si trasformerà da scrittore povero in canna in assassino.


Salve lettori! 
Oggi vi porto una recensione speciale su una lettura tanto rimandata, ma che ha fatto presto a diventare una delle letture più intense di questo 2024: “Morte di una Sirena” di Thomas Rydahl e A. J. Kazinski.

"Per tutta la sua vita adulta Hans Christian Andersen tenne un diario... C'è soltanto un vuoto di un anno e mezzo."

Il libro si apre con tale intrigante premessa. 
Questo dettaglio storico diventa la scintilla per una storia avvincente, ricca di inchieste, desiderio, strazio, morte e titanismo, per una narrazione che si tuffa nelle profondità dell'anima, esplorando i possibili retroscena che si celano dietro la creazione de "La Sirenetta".

1834. Ci troviamo in una Copenaghen cupa, enigmatica, dove dilaga la miseria, il puzzo di escrementi e la fame. Anna è una giovane donna che si prostituisce per sfamare la figlia di soli 6 anni. Un giorno il suo cadavere viene rinvenuto nelle acque del porto e la sorella, Molly, fa presto ad accusare il buffo "uomo di ritagli" che era solito frequentare Anna non per giacere con lei, ma per realizzare forme con la carta che le somiglino. 
Il presunto assassino è niente meno che l'apprendista scrittore Hans Christian Andersen. Per poter provare la propria innocenza, il futuro artista danese decide di mettersi alla ricerca del reale colpevole, incosapevole che questo viaggio lo porterà a confrontarsi anche con i lati più oscuri di sé stesso e a scrivere il racconto che gli darà celebrita eterna.

"Hans Christian vede cose che gli altri non vedono. E se c'è un assassino che uccide spinto da una brama di qualche sorta non si ferma. Perché la bramosia non finisce, Molly lo sa. Per tutta la vita ha bramato. Prima l'amore, poi una vita migliore, e ora brama la giustizia."

Per troppo tempo ho rimandato un libro che per me si è rivelato un autentico capolavoro. L'ho amato profondamente, tanto da aspettare con fremito le pause dal lavoro per poter continuare la lettura. Tanto che anche dopo ore dal termine della lettura ho continuato a pensare e a ripensare al significato della storia e ad alcuni suoi eventi. 

Prima di soffermarmi su quelli che sono i pregi del romanzo, mi preme sottolineare cosa non troverete in questo libro, così che possiate accostarvi alla lettura in modo più consapevole.
Fin dalle prime pagine ci rendiamo conto che “Morte di una Sirena” non è un thriller convenzionale. Non aspettatevi il classico giallo con un enigma da risolvere: l'identità dell'assassino è presto svelata.  
La narrazione, difatti, sceglie un narratore onnisciente che si focalizza di volta in volta su diversi personaggi del racconto: prima la vittima, poi alternando Andersen, Madam Krieger e Molly. 
Nulla è però tolto alla tensione narrativa, anzi l'alternanza dei punti di vista rende il racconto più dinamico e lo infarcisce di suspense. Un uso abile di tecniche narrative, come la pistola di Cechov, non fa che rafforzare questo punto. 
Oltretutto, sebbene conosciamo l'identità dell'omicida fin da subito (lo vediamo addirittura commettere il delitto dal punto di vista della vittima), ci sono tante altre cose che lo riguardano da scoprire, come le sue motivazioni, la sua storia o il suo passato, che vengono rivelati a poco a poco in modo avvincente.
In secondo luogo, “Morte di una sirena” non è per nulla un libro leggero. La cruda realtà danese di inizio XIX secolo, le scene strazianti e crude, la considerazione delle donne, dei bambini, della diversità in generale sono descritti nei minimi particolari, rendendo il testo una lettura difficile da digerire a cuor leggero. Secondo alcuni, anche lo stile è particolarmente pesante, ma sinceramente non mi è sembrato. In pochi momenti può sembrare quasi fiabesco e sognante, perlopiù però risulta forte, crudo e il ritmo è incalzante. Si crea così un affascinante contrasto con le future opere di Andersen.

Personalmente, ho approcciato il romanzo sapendo già che si sarebbero narrate le "origini" de "La Sirenetta", perciò per tutto il tempo ero alla ricerca degli eventi e dei personaggi che avrebbero ispirato la famosa fiaba e anche qui sono stato piacevolmente sorpreso. Il titolo e dei passaggi nei primi capitoli sembravano suggerire una cosa, che viene però ribaltata man mano che la storia si dipana, facendo porre delle domande che solo alla fine trovano risposta.  
Andersen è la sirenetta: un essere dall'aspetto bizzarro, condannato a un corpo che lo imbarazza, un antieroe che si sente alieno al mondo, ma allo stesso tempo brama ardentemente farne parte.
Anna è la sirenetta: una fanciulla dai capelli che ricordano conchiglie, dalla pelle perlacea che si sacrifica per amore.
Molly è la sirenetta: una donna intraprendente, relegata agli "abissi" della città e che si insinua nel palazzo reale dove non appartiene per alti fini.
Ma soprattutto Madam Kruger, forse il personaggio più complesso, è la sirenetta: una creatura a metà, consumata dalla brama verso qualcosa che non le appartiene, disposta all'estremo sacrificio per ottenere ciò che desidera ardentemente. 
Non mancano neppure i personaggi del principe e della principessa. Un principe che è ben lontano dagli eroi delle fiabe, una persona ignobile e maschilista che usa le donne, e la principessa, invece, un'incantevole vestitrice che lavora a palazzo. Carini anche gli easter eggs e i parallelismi che rimandano al racconto de “La Sirenetta”.
"Morte di una sirena" è uguale alla mitica creatura acquatica alla quale si ispira: un romanzo duplice. I personaggi sono doppi e spesso si nascondono in un complesso gioco di specchi. Come già accennato, alcuni di loro sembrano volere la stessa cosa, eppure si differenziano per le loro azioni e per la loro morale. Il libro tratta anche della dicotomia che si genera tra il freddo positivismo che animava quegli anni, portatore però di progresso, e l'arte, l'immaginazione che si accompagna anche all'illusione e alla superstizione. 
Come una creatura delle profondità, “Morte di una sirena” ammalia e inquieta ed è capace di trasportarci in un mondo dove l'individualità lotta con la brutalità della massa. 
Il pregio più importante del libro è, tuttavia, la forza con cui ci ricorda quanto la narrativa possa essere potente e come le storie che nascono dai recessi più profondi e oscuri dell'animo umano possano riscrivere il destino di un'umanità intera.

Un'unica pecca si trova in questo libro, se decidiamo di escludere i pochi cliché di cui ogni tanto gli autori si servono per portar avanti la trama: l'ultimo capitolo. L'ho trovato banalmente superfluo, poiché non fa altro che ribadire il messaggio fortissimo lanciato nel precedente, ma per farlo sacrifica le sorti di altri personaggi a cui ci siamo affezionati.
Ciò detto, mi congedo con un'ultima citazione che si riferisce al racconto de “La Sirenetta” e che secondo me cattura perfettamente l'essenza della storia e di questo romanzo: 

"Hans Christian capisce e non capisce. Cosmus e chi la pensa come lui hanno paura del suo racconto, paura di tutto ciò che potrebbe dare nuove forze a chi vuole rompere gli schemi, a chi vuole essere qualcos'altro che povero, calzolaio, prostituta, uomo o donna, danese o prussiano.  E se la gente potesse plasmare la propria vita? Allora sarebbe ingovernabile. E gli ingovernabili non vogliono essere governati. Non capisce come si possa ragionare così. La natura indomabile, selvaggia e fantasiosa è la vita stessa, è il balletto, ed è il mare, ed è la danza delle parole e la folla della città.” 

Voto libro - 5













 

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