Katie Corfield Serie
Genere: Thriller
Autore: Rebecca Daniels
Katie Corfield ha un dono: riesce a entrare nella mente delle persone in coma, a guidarle in sogno e infine a riportarle in vita. Con l’aiuto di Matt O’Brien, suo amico e assistente, è riuscita a salvare molte persone. La fama è però un’arma a doppio taglio e Katie lo scopre sulla sua pelle quando viene rapita dal boss Alexander Mancini. L’uomo, incurante delle guerre tra clan che stanno dividendo Boston, ha il solo obiettivo di salvare il figlio Daniel, caduto in coma dopo un tentato omicidio. Mentre Katie è costretta a intervenire da sola in una situazione in cui fallire equivale a morire, Matt cercherà in tutti i modi di raggiungerla nel disperato tentativo di salvarle la vita.
Rischiando di perdere se stessa nei violenti ricordi di Daniel Mancini, Katie scoprirà che l’aggressore del giovane è molto più vicino di quanto creda.
Buongiorno lettori,
oggi siamo lieti di aprire il blog tour dedicato a questo thriller paranormale, che vi invito a leggere sin da subito. Intanto vi lascio l'incipit del romanzo, per cercare di incuriosirvi.
Incipit
«Ancora non mi è ben chiaro perché tu sia in macchina con me.»
La ragazza alla guida teneva gli occhi sulla strada. I contorni del
bosco sfrecciavano indistinti alla loro sinistra, mentre dall’altro
lato della carreggiata si intuivano appena i contorni delle abitazioni.
Le uniche luci erano quelle dell’auto. «Non fraintendermi. So
che siamo amiche e tutto il resto, solo che non ricordo dove dobbiamo
andare.»
Katie le rivolse un sorriso rassicurante. «Non preoccuparti, non
mi sono offesa. Stiamo andando alla festa di Rick.»
«No, la festa di Rick c’è già stata.»
«Ne sei proprio sicura? Se è già passata raccontami come è andata.»
La giovane si fece pensierosa e si portò una mano alla fronte.
Era un gesto che stava ripetendo parecchio, soprattutto negli ultimi
minuti di un viaggio che stava andando avanti da molto tempo.
Procedevano sulla S Border Rd da almeno mezz’ora, probabilmente
di più, e il paesaggio non era mai cambiato: boschi da un
lato e case apparentemente disabitate dall’altro. Non avevano incontrato
nessun altro veicolo.
Era in casi come quelli che il compito di Katie era più facile,
quando era chiaro che non si trovava in un luogo reale, nonostante
le sue percezioni tentassero di ingannarla.
«Non ce la faccio», ammise infine l’altra, scuotendo la testa.
«Credo ci sia qualcosa che non va in me. Forse sto per sentirmi
male. Non riesco a ricordare molte cose.»
«Il tuo nome lo ricordi?»
«Julie Camp», ribatté l’altra, sicura.
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«Ottimo lavoro, Katie. Cominciamo a fare progressi.»
Zitto, Matt. Non mi distrarre.
«E come ti senti, Julie?»
«Non lo so.» La ragazza strinse le mani sul volante. I capelli che
fino a pochi attimi prima erano tenuti in una coda ordinata ora
erano sciolti in una sorta di criniera bionda. Il trucco c’era ancora,
ma adesso era rovinato come se Julie non se lo fosse tolto prima
di andare a dormire. Gli occhi erano spiritati. La giovane di
diciotto anni dall’aspetto sbarazzino e dal perenne sorriso sul volto
era stata sostituita da una versione alternativa di se stessa in
pochi attimi. Prima di continuare a parlare si riportò una mano
alla fronte. «Nervosa, credo. Ma non so perché. Stiamo andando
alla festa, perché dovrei essere nervosa? E poi mi sento confusa.»
«Hai detto che la festa c’è già stata, magari è per quello che sei
confusa.»
Finalmente Julie si voltò a guardarla. «Forse mi sono soltanto
sbagliata. Forse ricordavo male, come tutto il resto.»
Katie annuì, comprensiva. Non occorreva forzare la mano. Bisognava
andarci piano. Anche se cominciava ad avere anche
l’apprensione di non arrivare alla festa in tempo. Se non si fosse
sbrigata, si sarebbe persa l’apertura dei regali e non era qualcosa
a cui era disposta a rinunciare. Aveva risparmiato un mese per
trovare il regalo giusto per Rick, quel guantone con dedica personalizzata
firmata da Joe Kelly…
«Katie, resta con noi. E poi non sei mai stata una tifosa dei Red
Sox. L’ultima volta che ho provato a portarti allo stadio hai usato la
scusa della febbre.»
«Dov’è il regalo per Rick?» domandò Katie, scuotendo il capo.
«Avrei scommesso che fosse proprio… lì dove sei tu. È tutto sbagliato.»
«Stai parlando di questo?» Katie sollevò il pacchetto da sotto il
sedile. La scatola in origine doveva essere stata azzurra, ma ora
era annerita dal fumo e tutta schiacciata. Un bordo del guantone
da baseball spuntava da un angolo.
«Sì, ma…» Julie sembrava sull’orlo delle lacrime. «Katie, tu sei
mia amica, vero?»
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«Certo.»
«E allora mi spieghi cosa sta accadendo? Ho una gran confusione
nella testa. E peggiora a ogni minuto.»
Katie lo avrebbe fatto volentieri, se fosse servito allo scopo. Ma
già sapeva che non era così. Gettare la verità addosso alle persone
come una secchiata d’acqua fredda otteneva solo l’effetto di farle
ritirare. In quel caso, probabilmente avrebbero solo ricominciato il
loro eterno viaggio sulla S Border Rd e in sostanza il lavoro fatto
fino a quel momento sarebbe stato inutile. No, ora bisognava cominciare
a operare con delicatezza. Era una chirurga della mente,
come diceva sempre il professor Garcia. E doveva intervenire con
la stessa precisione.
«È quello che sto facendo, Julie. Parlami ancora della festa di
Rick. A che ora doveva esserci?»
«Alle dieci. Ma lo sai, il venerdì ho gli allenamenti di pallavolo
fino alle dieci e mezza. È per questo che rischiamo di fare tardi.»
Controllò l’orologio. «E infatti sono già le undici passate, vedi?
Dovremmo sbrigarci.»
Katie le mostrò di nuovo la scatola tutta ammaccata. «Avrai di
sicuro già pensato a un modo per recuperare il regalo, allora.»
«No, io… mi gira tutto. Forse dovrei fermarmi.»
«No, tesoro, stiamo andando nella direzione giusta. Vedrai, ci
siamo quasi. Cerca solo di resistere. Non pensare al regalo. Concentrati
sulla festa. Chi sono gli altri invitati?»
Julie parve rilassarsi. Quello era un pensiero che la faceva rientrare
nella comfort zone. «Be’, da quello che so c’è mezza scuola.
Delle mie amiche strette ci sono Margaret, Susan e Hannah.» Spalancò
gli occhi, come se si fosse appena ricordata di qualcosa.
«Vedi? Susan mi ha scritto. Dice che stanno per aprire i regali,
ecco perché dobbiamo fare in fretta.»
Katie decise di assecondare quel pensiero. «Altra ragione per
non fermarsi.»
Ora che le aveva nominate, le tre amiche di Julie risultavano più
familiari. Margaret era una ragazza un po’ in carne con gli occhiali
spessi e un visetto dolce che la faceva sembrare ancora più piccola
dei suoi diciotto anni. Susan era asiatica e dal fisico slanciato.
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Si allenava con la squadra di atletica, in effetti. Hannah aveva i capelli
rossi e una tempesta di lentiggini sul naso e sulle guance.
Aveva anche una cotta per Rick, ma non per questo c’era da avercela
con lei, dopotutto ne avevano già parlato…
«Io tifo per l’irlandese», commentò Matt. «Anzi, se vuoi indago.
Magari è successo qualcosa tra lei e questo povero Rick.»
Non mi sembra il momento di perdersi tra i gossip.
«Come vuoi. Comunque sta cambiando qualcosa. State andando
bene.»
Quindi ci siamo quasi.
«Sì, attenta al contraccolpo.»
«Perché non riusciamo ad arrivare? Questa dannata strada sembra
infinita!»
«No, vedrai. Ci siamo quasi. Raccontami ancora di Rick. Cosa
gli piace oltre al baseball?»
«Adora il karaoke, anche se è stonatissimo. È riuscito a stonare
su un pezzo di Johnny Cash.»
«Gli piace Johnny Cash?»
«A suo padre piacevano queste cose vecchie e così le ascolta
anche lui. A me onestamente quella roba fa schifo. A proposito,
vuoi che metta un po’ di musica?»
«Sì, perché no?»
La ragazza allungò la mano verso le manopole. Un attimo
dopo, Million Reasons di Lady Gaga riempì l’abitacolo. Il viso di
Julie si distese in un sorriso, ma solo per un momento. L’istante
successivo si contrasse in una smorfia dubbiosa.
Katie si sforzò di continuare a sorridere, anche se la paura del
contraccolpo in arrivo continuava ad aumentare. «Che succede?
Non ti piace?»
«Al diavolo, spero proprio di no», borbottò Matt. «Cos’è questa
schifezza commerciale? Meglio Johnny Cash.»
«No, la canzone mi piace. È solo che ho una strana sensazione.
Come se avessi già vissuto tutto questo. Mi sento ancora confusa.»
«Come la festa di Rick che c’è già stata», rispose Katie, annuendo.
Le sembrava di vedere una luce provenire dalla carreggiata
opposta, il primo cambiamento reale all’esterno dell’auto da quan-
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do quel viaggio infinito era cominciato.
«Già, proprio così. Ma non è possibile. Voglio dire, siamo qui.
Ci stiamo andando ora.» Julie scoppiò a ridere, una risata forzata
che poco si abbinava alla canzone che continuava a uscire dagli
altoparlanti. «Cioè, neanche io posso essere così in ritardo.»
Katie cominciava a sentire puzza di bruciato. Abbassò lo sguardo
e vide un filo di fumo che si sollevava dalla scatola di cartone.
Lasciò cadere l’involucro a terra e continuò a tenere lo sguardo
sulla luce in lontananza. Pareva non essersi avvicinata, ma ormai
era questione di tempo.
«Forse dovresti rispondere alla tua amica.»
Julie lanciò un’occhiata al cellulare sul cruscotto, quindi si aggrappò
con ancora più forza al volante. «Perché dovrei? Siamo
quasi arrivate.»
Perché alcune cose non si possono cambiare.
«Già, ma attenta a come le rispondi. Da qui ci vuole un attimo per
tornare al punto di partenza e ricominciare.» La voce di Matt si era
fatta seria. «E qui cominciano a innervosirsi. Prova di nuovo con la
storia del regalo. Secondo me è quello il chiodo su cui battere.»
«Magari stanno aprendo i regali proprio in questo momento. La
tua amica potrebbe aiutarti a guadagnare tempo, se glielo dici.»
La canzone era terminata, ma era anche appena iniziata di nuovo.
A quanto pareva, nella realtà non era mai andata oltre quel pezzo.
E la luce dell’altro mezzo iniziava a farsi più vicina. Un chiarore
troppo evidente in quel buio costante per poterlo ignorare.
Eppure Julie pareva troppo presa dal suo dissidio interiore per
considerarlo. «In realtà stavo pensando a un’altra cosa. E se stessi
cercando di ingannarmi?»
«Perché dovrei farlo?»
«Non lo so. Non ho alcun ricordo di te, fuori da quest’auto. Non
riesco a vederti all’interno della scuola. Come ti ho conosciuta?
Sento che mi sei amica, ma potrebbe essere una suggestione. Magari
mi sento così confusa perché mi hai ipnotizzato.»
«E perché dovrei fare una cosa del genere?»
«Non lo so, ma guardati. Sei più vecchia di noi. Che diavolo dovresti
farci a una festa di liceali? Non ha alcun senso.»
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«Neanche il fatto che Million Reasons potrebbe ripetersi per milioni
di volte se non uscite da questo loop», commentò Matt. «Attenzione,
siamo alla fase del rifiuto.»
Pensi che non me ne sia accorta?
«Ehi, sto solo facendo il mio lavoro.»
Già, ma quella era la fase in cui Katie cominciava a innervosirsi.
Un po’ c’era l’ansia per il contraccolpo, un po’ c’era la paura di
perdere l’identità. E non aveva altro modo di sfogare la tensione
che rispondere male al suo amico irlandese.
In ogni caso bisognava riportare l’attenzione di Julie sulla realtà.
«Quindi secondo te sono stata io a rovinare il tuo regalo?»
«Magari sì. Magari ti piace Rick e vuoi togliermi di mezzo.»
In altre circostanze, Katie avrebbe riso di quell’accusa. «E secondo
te avrei ricorso all’ipnotismo per rubarti il ragazzo? Quando
tra l’altro potrei stare già alla festa invece di trovarmi in macchina
con l’invitato più in ritardo della compagnia? Mi dispiace,
tesoro, ma la tua logica fa acqua da tutte le parti.»
La puzza di bruciato ora era più intensa. Altri fili di fumo si
sollevavano dal cruscotto, dal tappetino e dal sedile sotto di lei. A
Katie sembrava anche di sentire un calore irradiarsi nell’abitacolo,
mentre Lady Gaga continuava la sua performance eterna.
Matt sbuffò nella sua mente. «Il lato positivo è che almeno non rischi
più di perderti.»
Certo, sempre se non ricominciamo da capo la visione.
«E allora perché sei qui?»
«Perché sono tua amica», rispose Katie, addolcendo il tono. «E
perché voglio aiutarti. Dobbiamo arrivare a quella festa. Ma prima
di farlo dovresti rispondere alla tua amica. Magari fai ancora in
tempo a impedire che aprano i regali.»
Julie finalmente staccò gli occhi dalla strada per posarli nei suoi.
C’era un alone di tristezza in essi e Katie annuì, riconoscendovi la
consapevolezza di ciò che sarebbe avvenuto. La fase del rifiuto
stava passando. Ora arrivava quella dell’accettazione.
«La festa c’è già stata, vero?»
Katie si lasciò andare a un sospiro. Non era pronta per ciò che sarebbe
avvenuto. Era impossibile esserlo, anche dopo tante esperienze
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simili. «Avvertiamo la tua amica. Dopo penseremo alla festa.»
«Mi dai la mano?» domandò Julie.
Katie annuì e prese le dita della ragazza. Erano fredde, a differenza
della temperatura all’interno dell’abitacolo, che continuava a
salire.
Con la mano libera, Julie afferrò il telefono e si lasciò scappare
un singhiozzo. «Non sono sicura di volerlo fare.»
«Lo hai già fatto, tesoro.»
«Okay, tieniti forte, Katie.»
Sto per fare un frontale con un minivan, Matt. Sai cosa si prova?
«A dire il vero… sì, ma non è il caso di riparlarne ora, non trovi?»
«Va bene», disse Julie. Ora stava piangendo, le lacrime le scavano
due solchi sulle guance annerite dal fumo. «Va bene, mando un
messaggio a Susan.»
Appena preso il cellulare, le luci del veicolo nell’altro senso si
fecero vicine, come se l’autista avesse fatto un salto in avanti di diverse
centinaia di metri.
«Oddio, ci siamo», disse Julie. Stava tenendo lo sguardo fisso sul
telefono, forse per evitare di guardare in avanti o forse perché
semplicemente era già successo così.
Katie le strinse forte la mano. Quello era il momento più importante,
non poteva lasciarla andare. «Sì, ci siamo. Ma ti aiuterò
io. Questa volta non sei sola.»
Alzò lo sguardo, giusto per incontrare quello dell’autista
dall’altra parte. Inviando il messaggio, Julie aveva perso di vista la
strada e aveva invaso la carreggiata nel senso opposto. Il tizio alla
guida del minivan era reduce da un turno lavorativo di quasi dodici
ore e stava lottando contro i colpi di sonno da quando si era
messo al volante. Questo era ciò che Katie sapeva razionalmente,
ma vedere il cofano farsi sempre più vicino, quasi al rallentatore,
era tutto un altro paio di maniche. Notò chiaramente l’espressione
assonnata dell’uomo che da un momento all’altro sgranava gli occhi
per la paura. Da ciò che avevano detto agli inquirenti, se non
ci fosse stato quell’attimo di lucidità Julie sarebbe morta sul colpo.
Invece l’autista era riuscito a sterzare il minimo sufficiente a ridurre
le conseguenze dell’impatto.
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Impatto che ormai era imminente. Le dita di Julie la stringevano
in una morsa, ma Katie le sentiva appena. Così come sentiva
nella mente la voce di Matt che continuava a parlarle – forza così,
non mollare proprio ora, ci siamo. La ragazza è tua, portala fuori –
sovrastata dal battito del suo cuore. Persino Lady Gaga era sparita
una volta per tutte.
«Perché mi stai facendo questo?» domandò Julie.
Ma non c’era tempo per rispondere. Il muso del minivan colpì
l’utilitaria di Julie dalla parte dell’autista e Katie si trovò catapultata
in avanti, mentre la ragazza al suo fianco gridava riuscendo a
superare il rumore di ferraglia che si ripiegava su se stessa. Riuscì
a registrare il viso contratto dell’uomo alla guida – che, ricordava
dai registri, aveva riportato solo qualche ferita al volto quando
aveva sbattuto contro il volante – e il cappello che gli cadeva dalla
testa mentre si tirava indietro di scatto, come se così facendo avesse
potuto evitare l’incidente.
Quindi il mondo si capovolse, in un turbine di colori, suoni e
follia. L’unica cosa a restare salda fu la presa di Julie. Un attimo
dopo anche il dolore alla mano era secondario rispetto a tutto il
resto. Un braccio era insensibile e l’altro doveva essere fratturato.
Le gambe le bruciavano, ma non riusciva a muoverle. Katie aprì
la bocca per urlare anche lei, ma scoprì di non poter più prendere
aria. Qualcosa era premuto contro il suo petto, schiacciandole
i polmoni.
«Non sta accadendo davvero», le ricordò Matt. «È solo un brutto
sogno. E quando ti sveglierai sentirai un buon aroma di caffè. Vedrai,
starai così bene che potrai venire con me alla partita dei Red Sox.»
Mai la voce dell’amico le era sembrata tanto soave. Ripeté a se
stessa che quella era reale e non la sofferenza che la stava torturando.
Da qualche parte intorno a lei, Julie si stava lamentando appena.
Non sta accadendo davvero, pensò.
Si guardò intorno e si trovò circondata dal buio. Il silenzio era
assordante, persino Matt taceva ora. Il dolore si stava attenuando
quando una luce prese a pulsare sopra di lei. Avvertì la stretta alla
mano farsi più reale – le dita non più lisce come quella di una ragazza
di diciotto anni, ma ruvide e massicce – mentre la voce di
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Julie la chiamava in lontananza.
«Katie, ci sei ancora?»
«Sì, Julie, non ti ho lasciata sola.»
«Katie…»...
Curiosi? Allora seguite il blog tour, in più c'è anche un bellissimo giveaway per provare a vincere una copia digitale di questo favoloso romanzo.
Salve
lettori! Eccomi con una nuova recensione in cui vi parlerò di "The
gift" di Rebecca Daniels, pubblicato in Italia nella collana Dunwich
Crime della casa editrice Dunwich Edizioni.
Ho da poco chiuso l'ultima pagina di questo romanzo e sono ancora confusa.
La
protagonista della storia è Katie Corfield. Katie è stata vittima di un
incidente che l'ha mandata in coma e quando si è risvegliata l'ha fatto
con un "dono".
Quando qualcuno entra in coma, Katie
riesce a mettersi in contatto con loro e, rivivendo il momento del
trauma che li ha portati a quel punto, riesce a portarli indietro, a
farli risvegliare.
In queste operazioni ad aiutarla c'è
Matt O'Brien, l'uomo con cui si è scontrata nell'incidente e che adesso
è diventato suo amico e guida.
Ogni volta che Katie
entra nella mente delle persone corre un rischio molto alto. Più tempo
passa nella loro testa, più i ricordi riempiono la mente del dormiente,
più Katie rischia di perdere i suoi e perdersi per sempre. L'unico che
riesce a tenerla ancorata alla realtà è Matt.
Ma quando
Katie verrà rapita da un pericoloso mafioso disposto a tutto per
salvare suo figlio Daniel, la ragazza non potrebbe mai fare il nome del
suo amico e mettere in pericolo anche lui.
Decide di
compiere da sola questa operazione, ma ciò che pensava potesse
risolversi in fretta si trasforma nel caso più difficile e pericoloso
che abbia mai
affrontato.
affrontato.
Impedimenti sia esterni che interni la ostacolano, rischiando di farla perdere per sempre. Ed è sola, Matt non può salvarla.
Ma il legame tra i due è più forte di quello che credeva Katie e forse può richiamarlo a sé attraverso la mente.
Gli
chiederà davvero di affrontare un mafioso per salvarla? Riuscirà a
riportare indietro Daniel prima che sia troppo tardi? Prima che suo
padre perda la pazienza o che si perda definitivamente nella mente del
ragazzo?
Lettori, ad ogni parola, ogni frase, ogni
pagina, sembra di essere in un film d'azione. Il dono di Katie, il
rapimento, la doppia faccia di un pericoloso criminale, il richiamo
mentale, il sogno, ogni comportamento di ogni personaggio!
Più
leggevo, più mi immedesimavo ed entravo in questa sorta di mondo
parallelo in cui le parole prendevano vita e si trasformavano in
immagini talmente vivide che sembrava di essere lì con loro.
Prigioniera in una casa in periferia di Boston; prigioniera della testa di un ragazzo che rifiuta di tornare alla realtà.
Il
finale mi ha lasciato di stucco. Dopo una disperata ricerca ho scoperto
che è il primo libro di una serie e spero tanto che il seguito esca al
più presto, perché ho assoluto bisogno di risposte.
Perché
Katie rigetta il contatto umano sia fisico che a parole? Perché dopo
l'incidente si è allontanata da famiglia e amici? Cosa è successo tra
Matt e Katie, dopo o durante l'incidente, che ha fatto nascere il loro
legame? Qual è l'operazione per cui sono stati chiamati?
Come
mai Katie è così chiusa in se stessa da preferire rintanarsi nella
testa di persone in coma piuttosto che affrontare i suoi pensieri?
Questo romanzo getta le basi per un sacco di domande, ma non dà nessuna risposta.
È
stata una lettura ricca di colpi di scena e suspense. La scrittrice
riesce a incatenarti al libro dalla prima pagina e ti molla solo girata
l'ultima. Ma c'è un sentimento che si è insinuato in me durante la
lettura e non mi ha abbandonato: l'insoddisfazione.
Ho
bisogno di avere il seguito di questo romanzo nelle mie mani e che in
questo seguito ci saranno le risposte alle domande che riempiono la mia
testa.
Pur non essendo molto lungo come romanzo, mi sono affezionata a Katie e Matt.
Katie
ha subito un trauma, probabilmente molto più profondo di ciò che dà a
vedere. Ciò che fa, per quanto onorevole, non è facile né deve essere
bello. Eppure lei lo fa lo stesso e sta entrando talmente dentro il suo
dono che sta perdendo la sua identità. Il mondo reale le ha fatto del
male, la sua mente le fa del male e di rimando lei salva gli altri dalla
mente che li tiene prigionieri.
Matt è l'unico che la
tiene ancorata alla realtà, è il suo amico e la sua guida ed è l'unico
che riesca a toccarla, anche se per poco e solo la mano.
Il
legame che li lega è profondo e inspiegabile e forse è l'unica cosa che
potrebbe salvare Katie ma, giusto per chiarire la mia posizione, serve
il seguito per capirne qualcosa.
"The gift" è una
lettura molto bella e che vi consiglio assolutamente, soprattutto se vi
piacciono i romanzi (o anche i film) in cui la suspense, l'azione e un
pizzico di paranormale fanno da padroni. Baci
Genere: Thriller
Autore: Rebecca Daniels
Una ragazza viene ritrovata da una senzatetto nell’hotel Alexandra. È
stata torturata, ma non è morta. È in coma. E il suo destino è legato a
quello di altre giovani uccise da un assassino seriale i cui delitti,
simili a quelli del mai dimenticato Strangolatore di Boston, gli hanno
fatto guadagnare il soprannome di De Salvo Junior. La polizia non ha
piste da seguire e non può far altro che richiedere l’intervento di
Katie Corfield e Matt O’Brien per andare a caccia di informazioni nella
mente della sopravvissuta. Ma Katie non troverà soltanto indizi
sull’omicida nei ricordi di Diana Sloane. La memoria della ragazza si
rivelerà una trappola pronta a scattare e al suo interno una nuova
minaccia attende Katie, una minaccia che arriva dal passato e che ha
aspettato anni nell’ombra per poter tornare.
Salve lettori!
Curiosi di leggermi di nuovo in così poco tempo?
Vi starete chiedendo “ma non doveva studiare?” o “non aveva un esame?”.
Be’, ringraziate il libro di cui vi parlerò in questa recensione, ossia “The Dream”, secondo libro della serie “Katie Corfield” di Rebecca Daniels, edita Dunwich edizioni, che ringrazio per avermi permesso di leggerlo.
“The Dream” è il seguito di “The Gift”, di cui trovate la recensione più sopra, ed è un libro che aspettavo da quando ho chiuso l’ultima pagina del precedente.
“The Gift” mi aveva appassionato, ma anche lasciato tante domande, per questo, appena ho visto quest’uscita, sono saltata dalla sedia e, una volta ricevuta, mi sono immediatamente immersa nella lettura.
Prima di parlare di questo libro, vi rinfresco un po’ la memoria.
Katie Corfield, da quando è finita in coma, per un incidente automobilistico, ha un legame e un dono.
Il legame è con Matt, un irlandese sarcastico e muscoloso che la aiuta con il suo dono: infilarsi nella mente delle persone in coma e, attraverso un doloroso percorso, riportarle indietro prima che finiscano nell’oblio perenne.
Le voci su questa sua capacità si sono sparse, fino ad arrivare alla polizia di Boston, che, disperata, ha chiesto il suo aiuto per un caso molto delicato.
C’è un nuovo serial killer in città che rapisce giovani donne e le tortura fino a farle morire. Ma una di loro è sopravvissuta. Quando se n’è liberato, l’assassino credeva fosse morta, ma in realtà respirava ancora. Il problema è che è in coma e sembra non volersi risvegliare. Per questo serve l’aiuto di Katie.
Ma questo è un intervento molto pericoloso che potrebbe mettere a repentaglio la sua sanità mentale, ma anche la sua vita. Né lei, né Matt, né il professor Garcia sanno cosa potrebbe succedere se il cervello della paziente si spegnesse mentre Katie è collegata a lei.
Katie non ha intenzione di tirarsi indietro, non potrebbe mai, per questo accetta e inizia una discesa nell’incubo che è la mente di Diana Sloan.
Stanze opprimenti, pareti scure e viscide, odore di sangue secco... e sua sorella gemella Amber. Ancora nelle mani dell’assassino, ancora in pericolo. Ma il loro legame è più forte e le tiene unite sempre, in qualsiasi mondo parallelo si trovino.
Le cose che accadono, che sia nel mondo reale o in quello paranormale in cui sono immerse Katie e Diana, non sono affatto semplici, né belle.
Più Katie scende in profondità, più gli avvenimenti degenerano, portando ad un susseguirsi di ferite, morti e eventi inaspettati e niente affatto positivi.
Ce la farà stavolta Katie a uscirne viva? Ma soprattutto, quante vite riuscirà a far risalire con sé?
Wow! Lettori... WOW!
È impossibile staccare gli occhi da questo libro.
Ci ho provato, credetemi, ma non ci sono riuscita. Non potevo. Ho dovuto per forza leggerlo fino alla fine, altrimenti mi avrebbe tormentato.
Tutte le cose che accadono sono così sconvolgenti che continui a leggere senza neanche accorgertene. Sono rimasta sconvolta, terrorizzata, distrutta man mano che la storia andava avanti.
Stavolta l’autrice ha creato un piano molto più ampio intorno alla protagonista, una tela che la perseguiterà anche nel prossimo libro. Forze oscure si sono mosse contro Katie, che sia il destino, il karma o l’universo non ci è dato ancora saperlo, ma lei non si scoraggia e continua a combattere per salvare vite. E da questo deriva una delle parti che più mi ha colpito nel libro:
Curiosi di leggermi di nuovo in così poco tempo?
Vi starete chiedendo “ma non doveva studiare?” o “non aveva un esame?”.
Be’, ringraziate il libro di cui vi parlerò in questa recensione, ossia “The Dream”, secondo libro della serie “Katie Corfield” di Rebecca Daniels, edita Dunwich edizioni, che ringrazio per avermi permesso di leggerlo.
“The Dream” è il seguito di “The Gift”, di cui trovate la recensione più sopra, ed è un libro che aspettavo da quando ho chiuso l’ultima pagina del precedente.
“The Gift” mi aveva appassionato, ma anche lasciato tante domande, per questo, appena ho visto quest’uscita, sono saltata dalla sedia e, una volta ricevuta, mi sono immediatamente immersa nella lettura.
Prima di parlare di questo libro, vi rinfresco un po’ la memoria.
Katie Corfield, da quando è finita in coma, per un incidente automobilistico, ha un legame e un dono.
Il legame è con Matt, un irlandese sarcastico e muscoloso che la aiuta con il suo dono: infilarsi nella mente delle persone in coma e, attraverso un doloroso percorso, riportarle indietro prima che finiscano nell’oblio perenne.
Le voci su questa sua capacità si sono sparse, fino ad arrivare alla polizia di Boston, che, disperata, ha chiesto il suo aiuto per un caso molto delicato.
C’è un nuovo serial killer in città che rapisce giovani donne e le tortura fino a farle morire. Ma una di loro è sopravvissuta. Quando se n’è liberato, l’assassino credeva fosse morta, ma in realtà respirava ancora. Il problema è che è in coma e sembra non volersi risvegliare. Per questo serve l’aiuto di Katie.
Ma questo è un intervento molto pericoloso che potrebbe mettere a repentaglio la sua sanità mentale, ma anche la sua vita. Né lei, né Matt, né il professor Garcia sanno cosa potrebbe succedere se il cervello della paziente si spegnesse mentre Katie è collegata a lei.
Katie non ha intenzione di tirarsi indietro, non potrebbe mai, per questo accetta e inizia una discesa nell’incubo che è la mente di Diana Sloan.
Stanze opprimenti, pareti scure e viscide, odore di sangue secco... e sua sorella gemella Amber. Ancora nelle mani dell’assassino, ancora in pericolo. Ma il loro legame è più forte e le tiene unite sempre, in qualsiasi mondo parallelo si trovino.
Le cose che accadono, che sia nel mondo reale o in quello paranormale in cui sono immerse Katie e Diana, non sono affatto semplici, né belle.
Più Katie scende in profondità, più gli avvenimenti degenerano, portando ad un susseguirsi di ferite, morti e eventi inaspettati e niente affatto positivi.
Ce la farà stavolta Katie a uscirne viva? Ma soprattutto, quante vite riuscirà a far risalire con sé?
Wow! Lettori... WOW!
È impossibile staccare gli occhi da questo libro.
Ci ho provato, credetemi, ma non ci sono riuscita. Non potevo. Ho dovuto per forza leggerlo fino alla fine, altrimenti mi avrebbe tormentato.
Tutte le cose che accadono sono così sconvolgenti che continui a leggere senza neanche accorgertene. Sono rimasta sconvolta, terrorizzata, distrutta man mano che la storia andava avanti.
Stavolta l’autrice ha creato un piano molto più ampio intorno alla protagonista, una tela che la perseguiterà anche nel prossimo libro. Forze oscure si sono mosse contro Katie, che sia il destino, il karma o l’universo non ci è dato ancora saperlo, ma lei non si scoraggia e continua a combattere per salvare vite. E da questo deriva una delle parti che più mi ha colpito nel libro:
“Quello che sto dicendo è che
l’universo è un bastardo. [...] È una questione di equilibrio. Succede
questo: un animale si fa crescere una pelle più dura per resistere agli
artigli di un predatore e la natura che fa? Permette al predatore in
questione di sviluppare zanne e artigli più lunghi e taglienti. E perciò
la specie originaria deve imparare a salire sugli alberi per sfuggire
al carnivoro e quest’ultimo di conseguenza diventa più agile... e così
via. All’infinito. [...] Tu prendi una botta in testa al momento giusto
con la compagnia giusta e inizi a poter fare cose che altri potrebbero
soltanto immaginare, è corretto? Non solo, tu cominci a utilizzare
questa nuova capacità. In sostanza attiri l’attenzione su di te.
L’universo ti mette gli occhi addosso, cerca di capire cosa sia questa
strana anomalia. E deve decidere come ristabilire l’equilibrio. Avrebbe
potuto farti venire un cancro alla testa e risolvere così la
singolarità, oppure... fare qualcosa di diverso. Ristabilire l’ordine
permettendo a qualcun altro di accedere in altri modi a questo dono.
[...] C’è qualcosa di losco che hai messo in moto quando hai cercato di
impedirlo. È la bizzarra ironia dell’universo.”
Durante la lettura affioreranno tantissime domande.
Alcune avranno risposta, altre resteranno un mistero che, sicuramente, verrà risolto nel prossimo libro.
Ma ci saranno date anche risposte a dubbi nati in “The Gift”, come ad esempio quelli sul legame tra Matt e Katie.
Questo verrà approfondito, assisteremo all’incidente che ha dato inizio a tutto, capiremo quanto è profondo. E la mia vena romantica spera che questo legame mentale possa diventare anche sentimentale.
Mi sono affezionata a questi personaggi, anche se la maggior parte del tempo sono immersi nella testa di altre persone, restano impressi.
Katie per la sua forza interiore, per il coraggio con cui accetta di aiutare le persone rischiando di far diventare i loro incubi suoi.
Matt per la sua dolcezza e la tenacia con cui continua a difendere Katie, continua a guidarla e a essere il suo paracadute, anche quando lei non vuole.
Sono curiosa di scoprire se anche il personaggio misterioso, che ha detto la frase segnata sopra, avrà un ruolo nel prossimo libro, ma credo proprio di sì.
È inutile dirvi che la scrittura è davvero scorrevole, credo si sia capito. La storia non è mai noiosa, mai pensante, mai difficile. Anche i punti oscuri, quelli in cui il paranormale è al massimo, sono sempre interessanti e avvincenti.
Come ho detto anche nella recensione del primo libro, sembra una serie tv. E proprio come una serie tv, spero che continui a lungo. Spero davvero che il terzo libro non sia l’ultimo e spero anche che esca il prima possibile!
Baci
Voto libro - 4.5 Stupendo
2 comments
Santo cielo mi stavo perdendo questo blogtour dedicato a un libro meraviglioso che ho preso nota da quando ho ricevuto l'email della Dunwich edizioni per le nuove uscite..partecipo molto volentieri!! Seguo tutte le tappe!!
RispondiEliminaUna bellissima tappa, complimenti! Prartecipo con il nome Carlo Salvato.
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