Arthur Who Wrote Sherlock: The True Story of Arthur Conan Doyle
Genere: Thriller
Scritto da: Linda Bailey
La pluripremiata Linda Bailey dà vita all’affascinante storia vera dello scrittore Arthur Conan Doyle e di come ha creato il detective più famoso del mondo, Sherlock Holmes, per i bambini.
Come nasce uno scrittore? Come si crea una leggenda? Dopo un’infanzia travagliata, l’unico conforto di Arthur è usare la sua straordinaria immaginazione per scrivere storie fantastica. Poi crea Sherlock Holmes, un detective geniale. All’inizio le sue storie vengono rifiutate, ma Arthur persiste e il pubblico inizia a notarlo.
Ci vuole poco e Sherlock Holmes rende Arthur uno degli autori più famosi del mondo, ma cosa succede quando Arthur tenta di eliminare il suo eroe?
Salve salve!
Conoscete l’albo illustrato “Mary, la ragazza che creò Frankenstein”? È uscito nel 2020 per Rizzoli (in blog trovate la recensione di Valeria), io lo trovai strabiliante ed emozionante. Per cui, quando ho scoperto che Linda Bailey avrebbe scritto “Arthur, Who Wrote Sherlock”, accompagnato dalle illustrazioni di Isabelle Follath (illustratrice che seguo) beh, ero in trepidante attesa di averlo tra lei mani!
La vita di Arthur, dal punto di vista economico, non è mai stata facile. Ha sempre vissuto in povertà, ma la sua mamma lo faceva sognare con appassionanti e avventurose storie di cui non ne aveva mai abbastanza.
Nonostante la povertà, gli bastavano le storie che ricordava e che raccontava a renderlo felice.
Grazie ai lavori che fa, inizia a scrivere racconti sulle avventure che egli stesso vive!
Poi un giorno gli viene in mente l’idea per una storia poliziesca, ma per funzionare ha bisogno di una grande personaggio… così nasce Sherlock Holmes!
“E Sherlock? Sherlock è diventato una leggenda! Lui e le sue avventure sono sempre più popolari. Libri, film, televisione, teatro: Sherlock è dappertutto. È stato definito “l’uomo mai esistito più famoso del mondo!”
Per quanto gli Sherlockiani vorrebbero fosse vero il contrario, Sherlock Holmes è un personaggio di fantasia. È un personaggio letterario, però, che è riuscito a distruggere la barriera della finzione e ad imporsi nelle vite dei lettori come se fosse reale, diventando un’ombra oscura su quella dell’autore che gli ha dato vita, uno strimpellare di violino persistente e fastidioso (immagini rese reali nelle illustrazioni).
Sir Arthur Conan Doyle ha trovato in Sherlock la sua fama, ma anche la sua croce.
Doyle ha scritto i racconti di Sherlock perché aveva bisogno di denaro, ma non desiderava affatto essere ricordato per questi. Forse in pochi lo sanno, ma Doyle ha scritto imponenti romanzi storici e di avventura, quella che lui considerava “alta letteratura”, quelli che desiderava rappresentassero la sua opus magnum. E invece…
“Realizzò di avere un’unica scelta: liberarsi di Sherlock in una storia.”
Bailey racconta in modo molto semplice e d’impatto i momenti più importanti della vita di Sir Arthur (appunto l’infanzia, gli studi, i vari lavori, l’arrivo di Sherlock, la reazione dei lettori, la sua vita post Sherlock…) costruendoli intorno a un motivo che ripete per dare al racconto continuità.
Il motivo è quello della povertà, usato per introdurre i vari eventi raccontati. Interessante la relazione povertà-felicità; grazie alla lettura e alle storie ascoltate e narrate, Doyle riusciva a trovare gioia e possibilità persino negli stenti.
Con Sherlock arriva la ricchezza, ma va via la gioia della creazione; il detective diventa un’ombra che grava su Arthur e offusca quello che avrebbe dovuto essere un momento di sollievo.
“Quando Arthur diventò dottore, era ancora povero.”
Accanto al testo, poi, immaginate le magnifiche illustrazioni di Isabelle Follath, colorate, evocative, significative. Intorno all’Arthur bambino creature esotiche, fiori multicolori e impavidi esploratori; dietro all’Arthur adulto la presenza ingombrante di Sherlock; accanto all’Arthur maturo un insieme delle sue passioni, rappresentanti l’armonia raggiunta nel corso degli anni.
L’obiettivo di questo lavoro è chiaro ed è anche emozionante. Lo ammetto, all’ultima pagina mi è scesa una lacrimuccia.
Da quando l’ho conosciuto, Sherlock è stato come un’ancora di salvezza, mi è venuto in aiuto nei momenti più inaspettati, donandomi speranza, dandomi entusiasmo.
Tutto questo non avrei potuto averlo senza Sir Arthur Conan Doyle, per questo non posso che condividere le parole di Bailey:
“Se siete come la maggior parte delle persone, conoscerete il suo nome. Sherlock Holmes.
E Arthur invece? Lo scrittore che ha scritto ogni parola? Conoscete il suo nome?”
Penso sia chiaro che ho adorato quest’opera e spero davvero che Rizzoli decida di tradurlo e pubblicarlo.
Doyle non era perfetto, di conseguenza Sherlock non è perfetto, ma è impossibile negare che ci ha donato uno dei personaggi più iconici della letteratura universale. Quindi:
“Grazie Arthur!”
Baci
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