L'ultima gru di carta


Genere: Narrativa

Autore: Kerry Drewery

28 Luglio 2020

Dice un proverbio giapponese: se avrai la pazienza di piegare mille gru di carta, il tuo desiderio si avvererà. 

È una splendida giornata d'estate. Ichiro, che sta per compiere diciotto anni, e il suo amico Hiro si godono una giornata libera dalla mobilitazione per lo sforzo bellico. Una luce abbagliante accompagna l'esplosione della bomba che cambierà le loro vite e il mondo. Feriti e confusi, i due ragazzi attraversano la città devastata alla ricerca della sorellina di Hiro, Keiko, che si trovava all'asilo. Quando dopo ore di disperata ricerca finalmente riescono a trovarla, alla gioia di abbracciarla illesa si sostituisce presto la consapevolezza di non essere in grado di portarla davvero in salvo. Hiro è ferito gravemente e Ichiro capisce che deve cercare aiuto, che da solo non potrà mai farcela. Chiede a Keiko di aspettarlo lì dov'è e in pegno della sua solenne promessa di tornare a prenderla le lascia un origami, una gru di carta. Ma le cose non andranno come sperava…



Salve Confine,
mentre luglio lascia il posto ad agosto, praticamente tra le fiamme di un altoforno, io recensisco per voi “L’ultima gru di carta” di Kerry Drewery, uscito il 28 luglio per Rizzoli.

Ichiro stringe tra le mani il grosso libro regalatogli dal padre prima di andare in guerra, mentre si trova a casa del suo amico Hiro a godersi il loro giorno libero dallo sforzo bellico. Il rumore di un aereo in lontananza, una luce improvvisa e poi il nulla.
Ichiro si risveglia sotto le macerie, nudo, ferito, confuso. Si guarda intorno e vede solo polvere e distruzione e poi il suo amico Hiro, gravemente ferito, tra i resti della sua casa.
Quando riescono a riprendersi corrono a cercare la sorellina di Hiro, Keiko, che si trovava all’asilo quella mattina. Avanzano tra macerie e resti di incendi, tra corpi dilaniati e bruciati, tra gente confusa che cerca di comprendere cosa sia successo. È una corsa contro il tempo e la speranza di trovare la bambina ancora viva diventa sempre più vana.
Quando finalmente la trovano nel parco di Hiroshima, praticamente illesa, se non per una gamba rotta, Hiro ormai è sfinito e la gravità delle ferite non gli lascia scampo. In una situazione tragica, mentre sono immersi in un fiume per scampare all’incendio che divora il parco, Ichiro promette al suo amico di prendersi cura della sua sorellina, semmai non dovesse farcela.
Peccato che Ichiro non riesca a mantenere quella promessa, suo malgrado e nonostante gli sforzi, e questa cosa lo tormenterà per tutta vita.
Questa è la storia che Ichiro, ormai anziano, racconta alla nipote, mostrandole la copertina del romanzo che il padre gli aveva donato, le cui pagine sono state strappate, l’una dopo l’altra, per essere trasformate in piccole gru di carta lasciate in giro per il paese, nella speranza di trovare Keiko ancora in vita sana e salva.

“Dice un proverbio giapponese: se avrai la pazienza di piegare mille gru di carta, il tuo desiderio si avvererà.”

Ed è quello che fa il giovane Ichiro, quando non per colpa sua perde di vista la piccola Keiko.
Ma basteranno mille gru di carta per trovarla davvero?
Per raggiungere il numero fatidico ne manca solo una e Ichiro, ormai anziano, ha perso la speranza, pronto ad accogliere la morte con quell’unico grande rimorso, il dispiacere della sua vita.

Bellissimo romanzo, breve ma intenso e perfetto così com’è.
È la storia di Ichiro, che è sopravvissuto alla bomba atomica lanciata su Hiroshima il 6 agosto del 1945, proprio al tramonto della Seconda Guerra Mondiale.
È la storia di qualsiasi abitante di quella città, sopravvissuto a quel tragico e terribile evento, perché chiunque sia sopravvissuto ha anche perso qualcuno, forse anche l’intera famiglia.
Non voglio entrare troppo nell’argomento bellico né argomentare sul terribile uso della bomba atomica, non lo fa nemmeno l’autrice nel suo romanzo e questo, credo, proprio per evitare di appesantirlo di date ed eventi e di renderlo più emozionante, per narrarne il dolore umano, la sofferenza, la tragicità delle conseguenze sulle vite di chi è rimasto e l’orrore e la tristezza di chi non ce l’ha fatta.
La narrazione si divide in due tempi, il presente e il passato. Comincia nel presente con Ichiro ormai anziano, che in un momento di rabbia e sconforto racconta alla nipote cosa lo ha reso così triste e amareggiato.
Prosegue poi nel passato, col giovane Ichiro e la sua lotta per la sopravvivenza, sua e dei suoi amici, e poi con la ricerca della piccola Keiko insieme a colei che poi sarebbe diventata sua moglie e che ha condiviso con lui la frustrazione di una ricerca senza risultati. Si torna poi ancora nel presente per un finale emozionante e carico di significato.
La lettura è scorrevole e davvero veloce, è vero che il romanzo è breve, ma ti ritrovi a cominciarlo e finirlo in un battito di ciglia, magari un po’ umide per le lacrime.
La brevità non ha inciso sulla qualità della narrazione, ripeto che l’ho trovato perfetto.
Nonostante l’importanza degli eventi narrati, risulta comunque una lettura “leggera” e godibilissima, che getta il lettore, sin dalle prime pagine, in un vortice di sentimenti ed emozioni.
La descrizione dei luoghi e degli eventi è esaustiva senza essere particolarmente accurata, sono riuscita ad immaginare luoghi e avvenimenti grazie alla forza delle parole dell’autrice e forse grazie anche ad una buona conoscenza da parte mia degli eventi accorsi.
Spero vogliate dare una possibilità a questa piccola perla, vi assicuro che vi regalerà tantissimo.
Buona lettura.

Voto libro - 4




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