Le api di Waterloo





Genere: Narrativa Storica
 
Autrice: Giulia De Martin

10 maggio 2021

Phédre Hale, Marchesa di Northampton, ha solo vent'anni, quando si trova in balia della sorte avversa: Waterloo le ha strappato l’amato marito e la spensierata fanciullezza. La lady Northampton che amava trascorrere le giornate nella lussureggiante serra è ormai solo un ricordo. Phédre, però, sa che non può soccombere agli eventi e che l’unico modo per sopravvivere è assecondare la propria condizione. Intelligente e caparbia, non si tirerà indietro di fronte a niente per riacquistare sicurezza, anche se ciò significa sposare Edward Hale, l’irlandese dagli occhi di ghiaccio, erede del casato e cugino dell’amato marito disperso. Tuttavia, la vita spesso riserva risvolti inaspettati, fino a sgretolare anche la più solida certezza.
Le grandi tenute di campagna e i dolci pendii della brughiera fanno da sfondo a una storia d’amore e morte, rinascita e assoluzione, intrisa del profumo delle peonie e cullata dal ronzio delle api.

"Le Api di Waterloo" ha vinto i Watty's 2020 per la categoria Narrativa Storica. Per ogni copia acquistata, Words Edizioni e Giulia De Martin devolveranno parte del ricavato a un ente che si occupa della salvaguardia di api e alveari. 

Ciao Lettori,
sono felice di partecipare per il Confine dei Libri al Review Party della nuova uscita di Giulia DeMartin “Le Api di Waterloo”, edito dalla Words Edizioni che ringrazio per la copia recensione.
 
Phèdre Greville è la minore di due sorelle, le due hanno perso la Lady loro madre molto giovani e il padre è un ricco signore del ton inglese ma privo di titoli. Alle porte della seconda rivoluzione industriale i Pari inglesi hanno realizzato che il titolo non è tutto e non inorridiscono più tanto davanti a matrimoni combinati tra nobili e non. Ed è proprio questo il caso di Phèdre e sua sorella, infatti, il libro si apre con l’incontro combinato tra lei e Richard Hale, VIII Marchese di Northampton. I loro genitori hanno deciso che il matrimonio tra i due ragazzi porterebbe non pochi vantaggi a entrambe le famiglie e spingono i due ragazzi ad incontrarsi. L’incontro con Richard va molto bene, grazie a un colloquio privato nell’orangerie della ragazza, i due si parlano apertamente, ripromettendosi di essere sempre sinceri l’uno con l’altra.
Phèdre e Richard convolano presto a giuste nozze, con somma gioia di entrambi i ragazzi che, durante il periodo di fidanzamento, finiscono con l’innamorarsi profondamente l’uno dell’altra. Presto, troppo presto, purtroppo i due si separeranno perché Richard decide di seguire il Conte di Essex, marito di Charlotte, in guerra contro Napoleone. L’assenza di Richard grava pesantemente su Phèdre, sua unica fonte di consolazione sono le amate serre, la compagnia di Noah, suo amico, la presenza della sorella Charlotte, ma soprattutto di Portia, la madre di Richard a cui la ragazza si lega tantissimo e la cui guida e presenza sarà fondamentale per gli eventi che si susseguiranno.
La notizia della morte di Richard si abbatte come un ciclone nella vita delle due donne, che faranno non poca fatica a rimettersi in piedi, soprattutto quando il casato passa a Edward, cugino e amico fraterno di Richard, mettendo a serio rischio la loro sopravvivenza.
 
E qui mi fermo, perché sebbene la trama pubblicata su Amazon ci rivela molto, l’obiettivo della recensione non è farvi il riassunto, ma valutare il romanzo.
Giulia DeMartin ci regala un Regency che un po’ si discosta dal tradizionale, perché il fuoco della narrazione è tutto sugli eventi drammatici e le conseguenze degli stessi sulla protagonista e in generale sui personaggi che popolano il romanzo. Poco spazio è dedicato alla spumeggiante società londinese che fa solo da sfondo alla nostra storia, che si svolge per la maggior parte fuori Londra, in campagna.
Come spesso accade nei romance, la nostra protagonista non è la tipica pupa di gesso che popola il ton inglese, tuttavia Phèdre non solo ha un bel carattere forte e determinato, una viva intelligenza e una bella lingua, non si fa alcuno scrupolo a non nasconderle dietro il velo delle convenzioni, ma possiamo capirlo visto che, non essendo nobile, probabilmente non è educata secondo le rigidissime convenzioni sociali londinesi.
In realtà possiamo estendere questa considerazione un po’ a tutto il libro e ai personaggi che lo popolano e che molto liberamente esprimono le proprie emozioni e il proprio pensiero senza troppo badare all’etichetta, siano essi uomini o donne, nobili e non. Forse a chi si approccia per la prima volta a un romance storico queste evidenziazioni sembreranno stonate, ma l’atteggiamento e il modo di comportarsi in pubblico dei personaggi è un elemento fondamentale in questo genere di romanzi, da qui le mie considerazioni in merito.
 
Il personaggio di Phèdre, come ho già accennato, non è convenzionale, spesso nel libro assistiamo a moti d’ira e rispostacce, atteggiamenti scostanti e privi di ogni filtro, soprattutto a danno del povero Edward. Il libro è quasi un diario, Phèdre ci parla in prima persona e questo ci offre la possibilità di viverla senza filtri, ogni suo pensiero, ogni sua emozione ci è trasmessa direttamente.
Devo dire che la DeMartin non è stata clemente con questa povera ragazza, nel giro di pochissimo tempo le ha fatto vivere tutta una serie di eventi drammatici che avrebbero messo a dura prova chiunque e a maggior ragione una giovanissima ragazza, forse neanche ventenne, che dall’oggi al domani si trova a vivere eventi molto più grandi di lei. Assistiamo quindi alla parabola della sua crescita personale da una ragazza dolce e spensierata, ottimista e aperta alla vita, a una donna che più volte quella stessa vita ha lasciato senza respiro e quindi, anche se non ci piace la durezza e la rabbia con cui affronta il dolore, non la giudichiamo.
 
Richard e Edward, i due personaggi maschili principali, fanno un po’ da contraltare alla spigolosità di Phèdre e rispondono con dolcezza, comprensione e amore a questa ragazza così peculiare e resiliente, tanto da suscitare in entrambi profondi sentimenti. Ho apprezzato entrambe queste figure, ma Richard è quello con cui ho simpatizzato di più, perché le sue scelte, in tutto il libro, evidenziano la sua grande bontà d’animo.
Anche Portia e Noah, che grande importanza hanno nella vita di Phèdre, ci riserveranno non poche sorprese nel corso di tutto il libro. Largo spazio è lasciato alla passione per le piante e la botanica di Phèdre, che oltre a coltivare e studiare le sue creature floreali, coltiva e studia le api, che ci accompagnano per tutto il romanzo, presenza simbolica della vita che continua operosa, a prescindere da ciò che accade intorno a noi.
 
La DeMartin è riuscita a conciliare molto bene eventi narrati e profilo emotivo e psicologico dei suoi personaggi. Il suo stile può definirsi cangiante, cambia come cambiano gli stati d’animo della sua protagonista. Nel periodo in cui Phèdre è più felice, insieme al padre e alla sorella prima, innamorata di Richard poi, è quasi onirico, si percepisce il ronzio delle api, il vento che accarezza la pelle nei prati e quell’atmosfera intima e ovattata e profumata d’umido tipica dei luoghi in cui vivono e crescono le piante.
Con il trascorrere delle pagine e la drammaticità degli eventi le sue parole si trasformano, perdono quell’aria da sogno e si fanno più concrete, si adeguano alla dura realtà che la protagonista sta affrontando, si fanno più cupe per poi rifiorire e farsi calde e avvolgenti quando di nuovo Phèdre si lascerà andare alla felicità.
Vi racconto come, ad un cero punto, ieri sera (mancavano pochi capitoli alla fine del libro), ero lì che sonnecchiavo pacifica pensando di essere al meritato felice epilogo delle vicissitudini di Phèdre quando… NO! Mi sono sollevata dal divano sconvolta! Colpo di scena inaspettato!
Non tanto per ciò che accade, quanto per il fatto che nulla, dal tono pacato del registro, tutte le sfortune precedenti, le spinosità e i dubbi faticosamente superati, avrebbe lasciato presagire un colpo di scena così, a freddo, come un gavettone mentre dormi al sole… E poiché era mezzanotte passata ho dovuto, mio malgrado, lasciare la lettura, ma dopo uno shock del genere potete immaginare che fine avesse fatto il mio sonno… cattiva DeMartin! Cattiva!
 
Comunque, a parte gli scherzi, ho trovato piuttosto audace la scelta di una tale svolta degli eventi a così pochi capitoli dalla fine e sono rimasta sulle spine fino a stasera, momento in cui sono riuscita a rimettere le mani sul libro, soprattutto perché ho continuato a ripetermi “Cosa si inventerà per uscire da questo ginepraio in così poche pagine?”, “E se poi fa un pasticcio?”. Non vi nascondo che se avesse gestito male queste ultime pagine ci sarei rimasta parecchio male. Invece no, devo dire che ha trovato il modo di dare un senso a tutto non alterando o forzando in alcun modo la storia. Brava Giulia.


Voto libro - 3.5



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