Il Vangelo degli Angeli
Genere: Narrativa
Autore: Eraldo Affinati
26 agosto 2021
In una fortezza nell’alto dei cieli gli angeli della Guardia Reale, guerrieri dello spirito, soldati azzurri con giubbe e calzari, fanatici delle missioni esclusive, sono riuniti in attesa del prossimo incarico. La chiamata arriva, il prescelto è Gabriele, che dovrà far brillare nuovamente l’alleanza tra Dio e gli uomini, annunciando l’arrivo del Figlio. Comincia così la grande riscrittura dei Vangeli da parte di Eraldo Affinati, uno dei principali autori italiani che, sin dall’esordio tolstojano, ha scelto di credere nell’educazione dedicando le proprie energie agli alunni più difficili e ai minorenni non accompagnati, i giovani migranti da lui spesso definiti “i ragazzi di Barbiana di oggi”, con riferimento alla comunità fondata da don Lorenzo Milani. In questo libro di piena maturità espressiva ci invita a tornare a Gesù, maestro e profeta, con occhi nuovi. Il viaggio dello scrittore, umilmente consapevole e tuttavia capace di aprire suggestivi spazi fantastici e narrativi, parte dalle fonti, Luca e Giovanni soprattutto, ma anche gli Atti degli Apostoli, e alle fonti resta fedele, pur trasfigurandole in un’opera assolutamente originale dove troveremo, sullo sfondo dello straordinario paesaggio palestinese, tutti gli episodi del testo sacro, dalla nascita alla crocefissione e oltre ancora, filtrati dalla sensibilità dell’autore, al tempo stesso affascinato e coinvolto. Cosa significa avere fede? Che senso attribuire al male umano? Quale uso possiamo fare della nostra libertà? Perché la giustizia terrena non ci basta? Come dobbiamo esercitare la responsabilità che sentiamo nei confronti degli altri? Queste antiche domande, che hanno sempre alimentato l’ispirazione etica e civile di Eraldo Affinati, stavolta si misurano con l’amore di Cristo verso di noi, rilanciando, per credenti e non credenti, la forza imperitura del suo messaggio.
Pax et Bonum a voi lettori! Oggi voglio parlarvi di un retelling davvero particolare, un retelling di uno dei testi religiosi più noti: il Vangelo. Mi riferisco a "Il Vangelo degli Angeli" di Eraldo Affinati, edito da HarperCollins, uscito lo scorso Agosto.
"In ogni nuova generazione ci saranno ragazzi -non necessariamente i migliori, ma i designati- pronti a raccogliere dalle braci fumanti la fiaccola da portare avanti in fondo alla notte."
In una fortezza nel più alto dei cieli, gli angeli del Paradiso sono in fermento: il Figlio sta arrivando ed è necessario l'impegno di ciascuno dei soldati delle schiere affinché il suo cammino proceda nel modo migliore possibile. È giunto il tempo di rinnovare l'alleanza tra Dio e gli uomini. È una storia, quella qui narrata, che, o per credo religioso o per cultura generale, conosciamo in tanti. È un racconto che suscita in noi grandi quesiti: Cosa vuol dire essere liberi? Perché la giustizia umana spesso non ci basta? In quale modo trovare se stessi insieme agli altri? Cosa fare dei nostri istinti? Come possiamo parlare con chi non la pensa come noi?
"Cosa stava accadendo? Dio accettava di essere debole nella volontà di farsi nostro prossimo. Lasciando andare a morte suo Figlio ci diceva che d'ora in avanti bisognava trovate la fede nel mondo e non fuori di esso."
Lettori miei, questo è un libro che pensavo non avrei mai letto. Quando si tratta di libri che hanno al centro vicende religiose o connesse a una religione si corre sempre un grande rischio: spesso o ci si imbatte in testi come "Behold The Man" di Moorcock, così tanto volti a ridurre l'evento metafisico a inganno, tanto che l'ombra della visione personale dell'autore diventa un costante tormento per il lettore, o ci si imbatte nell'ennesimo elogio, esagerato e lievemente trash, degno degli articoli peggiori di "Avvenire" e "Famiglia Cristiana". Conscio di tale possibilità avevo deciso che non avrei mai letto un libro del genere. Eppure, un giorno, mentre ero alla ricerca di qualcosa da leggere, i miei occhi cadono proprio su questo romanzo. Non so perché, ma il titolo e la sinossi hanno subito esercitato una grande attrattiva su di me (non penso sia merito della cover, anche perché forse è l'unica cosa del libro che non mi è piaciuta) e ho avuto la sensazione che sarebbe valsa la pena leggerlo. Così l'ho acquistato e ho iniziato la lettura. Una lettura lunghissima. Sebbene il libro sia solo di 383 pagine, mi ha impiegato più tempo di tomi di 1000. Questo non perché il libro fosse pesante, ma perché molto spesso mi capitava di fermarmi a riflettere su quanto letto o ad interrogarmi su quei quesiti che la mia mente "partoriva" a causa di qualche passaggio. "Il Vangelo degli Angeli" è un libro bellissimo, un'opera superba, di cui non sento di esser in grado di parlare adeguatamente.
"Indicò quale doveva essere il modo per rivolgersi a Dio: non pretendere la risposta, ma porre la domanda, liberandosi sin dall'inizio dall'ingannevole fardello del tornaconto."
Nonostante ciò voglio però farlo e ho deciso che lo farò in termini di Narrazione e Riflessione. Il romanzo, infatti, si alterna tra la narrazione delle vicende contenute nel Vangelo di Luca, Giovanni e degli Atti degli Apostoli, e le riflessioni filosofiche generate dell'interpretazione di quegli stessi eventi, quello che in termini narrativi è chiamato "Author Filibuster".
Per quanto riguarda la narrazione, come ho già detto, è una storia che già conosciamo, proprio così come la conosciamo. Non ci sono deviazioni dal materiale di partenza. Il contributo dell'autore sta nell'aggiunta di elementi che rendono il tutto più realistico e interessante. Gli angeli sono descritti proprio come dei soldati, il che li rende più processabili per la nostra immaginazione. Con la figura di Gesù si fa un lavoro magistrale. Ne esce fuori un personaggio autentico, uno di noi, emarginato, problematico, mite ma anche ribelle, rivoluzionario, saggio, moderno. Gli apostoli sembrano essere un vero e proprio campione di tutta l'umanità ed è facile identificarsi con loro. E poi ci sono tutte quei dettagli su come funziona il paradiso, sull'infanzia e sull'adolescenza di Cristo e su cosa accade ai personaggi secondari che sono davvero chicche. Ho apprezzato anche il fatto che il disegno narrativo si dispieghi lentamente. È necessaria tutta la lettura, fino all'ultimo rigo dell'ultima pagina per capire che il vero personaggio di questa storia siamo noi e davvero non ho parole per descrivere quanto questo sia bello.
Le riflessioni, invece, sono forse la cosa più bella del romanzo. Sono costruite così bene e sono così universali che non ho paura di dire che è possibile rimuovere la parte narrativa e fare un libro solo con quello, oppure che è possibile inserirle in qualsiasi altra storia, non necessariamente religiosa e soprattutto non necessariamente cristiana.
"È sempre così quando si verifica qualcosa di straordinario: non ci sono manifestazioni vistose, devi essere tu a capire cosa sta succedendo. Altri di fronte allo stesso evento, giungere a conclusioni opposte o complementari rispetto alle tue. Quante volte lo abbiamo scritto? Qualsiasi fatto, non soltanto un reato, folto al di fuori della sua flagranza, si riduce alla visione di chi lo riporta."
Trovo che questo libro sia un capolavoro e che contenga il reale messaggio universale, nemmeno di una religione, ma di un evento umano straordinario. Perciò tengo a consigliarlo a chiunque, al di là del proprio credo religioso, al di là della proprie esperienze culturali.
Voto libro - 5
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