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Zia Jane e la sua eredità

Quando mi è stato detto di pensare a una donna famosa che ammiro, ammetto che lei è la prima che mi è venuta in mente. Potevo forse scegliere in modo meno scontato, ma non ho potuto farlo e cercherò di spiegarvi le mie ragioni. Jane Austen è una delle scrittrici più amate di sempre, almeno da noi
ragazze e donne. Qualcuno obietterà che è facile dirlo, perché lei scrive “storielle”, se paragonate a quelle più impegnate di scrittori a lei contemporanei come Dickens e la stessa Shelley. Conoscono persone che lincerebbero quel qualcuno che si permetterebbe una simile, peraltro falsa, affermazione. Forse chi parla così non ha ben compreso l’impatto che la cara zia Jane ha avuto nella moderna letteratura di genere, oltre che nella società di allora, così come quella attuale. Punto primo, è stata la prima vera e propria scrittrice di romance, ma soprattutto di chick lit, in un epoca in cui la moralità e le apparenze contavano più della sostanza, lei ha portato alla ribalta i sentimenti e ha smascherato e deriso, talvolta sottilmente, talvolta apertamente, questa immensa ipocrisia. Non solo, ha mostrato alle donne cosa voleva dire ragionare con la loro testa e che bastava poco per liberarsi dell’ignoranza, se davvero si voleva. Un’eroina come Elizabeth Bennet ne era l’esempio. Ragazze, leggete. Leggete e imparate a discernere ciò che si cela dietro alla facciata perfetta. Quello che la società almeno sembra considerare tale. E la società
sbaglia. Ecco cosa ci insegna zia Jane nei suoi libri.  Uno che ho amato in particolare è stato Northanger Abbey, perché è una vera e propria parodia. Quale scrittore dell’Ottocento ha mai scritto una parodia? Ecco, zia Jane lo ha fatto. In particolare, quello che vi ho citato è una parodia dei libri gotici e oscuri che tanto andavano di moda in quel periodo. Ecco il paradosso che Jane Austen ha voluto sottolineare in moltissimi dei suoi lavori. Come può, infatti, essere considerata giusta una società che urlava alla morigeratezza, eppure per scappare dal quotidiano apprezzava il gusto dell’orrido e del gotico, in cui i protagonisti che non rispettavano le convenzioni sociali venivano inevitabilmente puniti per la loro ribellione, con atroci sofferenze, sfortune indicibili e fantasmi irascibili e vendicativi? In un certo senso l’amore per il gotico dell’epoca vittoriana è un senso di malvagia rivalsa verso chi esce dai canoni. Invece zia Jane non temeva di uscire dai canoni. Era una donna e per di più figlia di un pastore protestante. Che cosa ci si aspettava da lei, se non sposarsi e sfornare una nidiata di marmocchi? Lei non lo fece. Lei diventò scrittrice. Lei non si sposò. Lei descrisse la sua realtà in un modo accurato e con un occhio così attento, che anche gli ipocriti dell’epoca le riconoscono l’immenso talento della scrittura. Lei ha dato vita a personaggi tutt’oggi attuali e che ancora amiamo.  Lei è stata una ribelle, con la R maiuscola. Ma lo è stata in modo così posato ed educato che nessuno ha potuto dirle nulla. Se c’è qualcosa che ammiro di lei, quasi più dei suoi libri, è proprio questa pacata ribellione, che ha smosso
tuttavia montagne di pregiudizi e giudizi. Quasi più di una femminista che marcia nuda per avere dei diritti che sarebbero suoi dalla nascita, ma che le vengono ingiustamente negati da una società maschilista. La cosa buffa è che nei suoi libri non c’è solo un inno alle donne di spiccata intelligenza, bensì anche agli uomini. Uomini educati, gentili, a volte arroganti, ma che sanno ammettere i loro errori e che lasciano alle eroine delle storie lo spazio per essere loro stesse e non una qualche semplice etichetta dettata dai costumi della società. Se non è l’uomo dei sogni questo, non so quale lo sia. Sì, ammiro zia Jane per l’eredità che ci ha lasciato. Spero che verrà perpetrata sempre, anche negli anni futuri in cui il suo linguaggio forse risulterà sempre un po’ più complesso, nel mondo del digitale e della tecnologia da 140 caratteri al massimo. E ora vado a rileggermi Orgoglio e Pregiudizio! Alla prossima.





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