La donna del bosco
Autore: Hannah Kent
Genere: Narrativa
12 Settembre
Irlanda, Contea di Kerry, 1825. Una fatalità, una disgrazia, un dispetto delle fate: tutto può essere successo al piccolo Micheál, che a quattro anni non si muove più, colpito da una paralisi inspiegabile che spaventa chi lo incontra e fa mormorare di rapimenti, di creature del bosco maligne e dispettose, di peccati e di punizioni. Tra le strade polverose del piccolo paesino di campagna dove Nóra, sua nonna, cerca di tirarlo su, in un mondo dominato dalla superstizione e dalla paura più che da qualunque altra cosa, un bambino diverso come Micheál è un bambino che le fate hanno scelto per i loro scherzi cattivi.
Le stesse fate che possono essere buone, malvage, leggere o fatali a seconda del loro capriccio. Ma Nóra è decisa a salvare il suo nipotino: insieme a Mary, la ragazza che la aiuta a occuparsi di Micheál, l'unica a non provare repulsione per quella strana crea-tura, cercherà in tutti i modi di curarlo, confrontandosi con le inumane credenze popolari e i pregiudizi feroci della religione, e infine approdando a Nance, la donna del bosco. L'unica a essere in contatto con le creature che possono aver fatto del male a Micheál, sostituendolo con il "mostro" che è diventato adesso…
Salve
lettori! In questa recensione vi parlo de "La donna del bosco" di
Hannah Kent, edito dalla casa editrice Piemme. Ambientato nella campagna
irlandese del 1825, ci racconta di come in un periodo in cui la
superstizione e la conoscenza popolare
la facevano da padroni, l'avvento della ragione e della razionalità
abbia provocato un ridimensionamento del mondo.
Ma è difficile sradicare radici profonde.
Nel
giro di pochi mesi Nora Leahy si ritrova senza figlia, senza marito e
con un nipote malato a carico, Micheàl. È talmente un abominio per lei
che non permette a nessuno di vederlo. Il bambino, che quando vide per
la prima volta era sano, correva e pronunciava le prime parole, ora non
ha più l'utilizzo delle gambe, delle braccia, non spiaccica parola, ma
urla come un demonio ed è ricoperto di piaghe. Nei suoi occhi non
risplende la gioia che un bambino di quattro anni dovrebbe provare, ma
galleggia il vuoto. Intanto, nella valle, girano
strane voci. Dall'arrivo del bambino, non solo Martin Leahy, suo nonno, è
morto, ma le mucche non danno più latte, le galline non depongono uova,
fame e povertà dilaga. E i più malevoli sostengono che sia proprio
Micheàl la causa di tutte queste disgrazie. Lui che, con il suo corpo
deforme, sostengono sia un changeling, un essere fatato sostituito al
bambino umano rapito, che li ha maledetti tutti.
In
quella valle la presenza del Buon Popolo, il popolo fatato, è molto
presente. Lì c'è la tomba del piper e il biancospino sotto cui Essi
risiedono.
In più poco lontano da quel luogo dimora
Nance Roche, una guaritrice, una donna molto anziana che ha la
conoscenza donatale dal Buon Popolo e che riconosce e può guarire ogni
male con le giuste erbe. Quando prima tutti, nascosti dall'oscurità
della notte, andavano a chiedere consiglio e rimedi ai loro malanni,
ora, con l'arrivo del nuovo parroco, che predica contro di lei e i suoi
metodi pagani, si rivoltano contro di lei, parlandone male e facendo
girare malelingue.
Ma tutto ciò che Nance desidera è
portare pace dove sembra non essercene più, come in casa di Nora Leahy. E
se aiutando la vedova a scacciare il changeling, ne gioverà anche la
sua reputazione, ben venga.
Ma i tempi sono cambiati,
la gente è disperata per la carestia che sembra stia per arrivare e
quando qualcosa di irrimediabile accadrà, i tempi in cui Nance Roche era
intoccabile per i suoi poteri volgeranno al termine.
"Nance
sapeva che da oltre vent'anni le concedevano di vivere in quel tugurio
umido tra montagna, bosco e fiume solo perché incarnava ciò che non
comprendevano e che non potevano comprendere. Lei era la custode ai
confini del mondo. L'ultimo baluardo di umanità prima che tutto si
riducesse a vento, ombra e allo strano crepitio delle stelle."
"La
donna del bosco" è un romanzo interessante. Durante lo svolgimento si
potrebbe quasi pensare che sia una storia magica con il suo lieto fine,
ma alla fine non si rivelerà questo. Anzi, è una storia che nella sua
irrazionalità è fin troppo razionale. Rappresenta l'avvento della
ragione in un paese in cui la mitologia e la superstizione sono
profondamente radicate.
Cure, malattie, nascite, morti,
la raccolta del grano come la figliata di un animale, tutto è segnato
dallo scandire di benedizioni e maledizioni. Come raccogliere una
pianta, quando, in nome di chi, il suo utilizzo, tutto tramandato dalla
sapienza degli anziani del nostro mondo. Tutto tramandato dalla
conoscenza di poche donne su un altro mondo, un mondo magico, un mondo
di mezzo abitato da creature "non abbastanza buone per meritare la
salvezza, non abbastanza malvagie per la dannazione".
È incredibile come poche parole mirate riescano a rivoltare una comunità contro ciò che hanno sempre creduto.
Un
uomo venuto dalla città, che ha studiato, che parla male dei metodi
pagani e non scientifici di una donna che ha sempre fatto del bene e
aiutato quelle persone, che all'improvviso questa diventa una
fattucchiera il cui unico scopo è maledirli tutti. Una povera donna
anziana, il cui unico possedimento è una capra, costretta a dover
dimostrare le proprie capacità a chi ne aveva sempre usufruito e che si
trova a sbattere contro il solido muro della scienza e della ragione.
Nulla può contro uomini di città che la additano come pazza, rimbambita,
che additano la sua conoscenza come superstizione e credenze popolari.
Questo
romanzo è la visione di una lotta accaduta tanto tempo fa tra
l'ignoranza dilagante delle campagne e la conoscenza scolastica delle
città che piano stavano sorgendo. Tra la sapienza del popolo, della
terra, del cielo e dell'acqua e quella delle università e dei filosofi.
Tra un popolo di campagna ancorato alle tradizioni e gli abitanti delle
città cresciuti con le fredde conoscenze analitiche e razionali.
Il
tutto è però raccontato con un tocco magico. Siamo immersi in una valle
abitata da gente semplice, in cui i vecchi sono restii ad abbandonare
ciò che conoscono mentre i giovani sono pronti a girarvi le spalle, di
questo ne sono una dimostrazione Nora e Mary, la ragazzina che ha
assunto per badare al bambino. Mentre Nora si convince che il bambino
sia un changeling e non suo nipote, un mostro che deve rimandare
indietro per riavere il suo bambino, Mary fa di tutto per accudirlo,
nutrirlo, farlo divertire, accettando la sua condizione di storpio,
riluttante alle "cure" della guaritrice.
Il modo di
scrivere di Hannah Kent è molto evocativo. Non è difficile immaginarsi
in piedi su quella collina, spettatori invisibili della catastrofe che
sta per abbattersi su quel mondo idilliaco.
Come ho
detto prima, un ridimensionamento. Quel mondo che prima era enorme,
impossibile da comprendere, perfetto nella sua impossibilità di spiegare
le sue reazioni, pian pian ridotto a teorie, teoremi, esperimenti,
ricerche. L'inspiegabile viene spiegato, la magia diventa scienza, gli
impacchi di erbe diventano medicine, e le diavolerie di quel popolo né
buono né cattivo... semplici coincidenze.
Baci
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