Il tatuatore di Auschwitz
Genere: Narrativa Contemporanea
Autore: Heather Morris
18 gennaio
Il cielo di un grigio sconosciuto incombe sulla fila di donne. Da quel momento non saranno più donne, saranno solo una sequenza inanimata di numeri tatuati sul braccio. Ad Auschwitz, è Lale a essere incaricato di quell’orrendo compito: proprio lui, un ebreo come loro. Giorno dopo giorno Lale lavora a testa bassa per non vedere un dolore così simile al suo finché una volta alza lo sguardo, per un solo istante: è allora che incrocia due occhi che in quel mondo senza colori nascondono un intero arcobaleno. Il suo nome è Gita. Un nome che Lale non potrà più dimenticare.
Perché Gita diventa la sua luce in quel buio infinito: racconta poco di lei, come se non essendoci un futuro non avesse senso nemmeno un passato, ma sono le emozioni a parlare per loro. Sono i piccoli momenti rubati a quella assurda quotidianità ad avvicinarli. Dove sono rinchiusi non c’è posto per l’amore. Dove si combatte per un pezzo di pane e per salvare la propria vita, l’amore è un sogno ormai dimenticato. Ma non per Lale e Gita, che sono pronti a tutto per nascondere e proteggere quello che hanno. E quando il destino tenta di separarli, le parole che hanno solo potuto sussurrare restano strozzate in gola. Parole che sognano un domani insieme che a loro sembra precluso. Dovranno lottare per poterle pronunciare di nuovo. Dovranno conservare la speranza per urlarle finalmente in un abbraccio. Senza più morte e dolore intorno. Solo due giovani e la loro voglia di stare insieme. Solo due giovani più forti della malvagità del mondo.
Bentornati lettori e lettrici. Sono felice di parlarvi, finalmente, di un libro di cui avevo sentito tessere le lodi in lungo e in largo, ossia "Il tatuatore di Auschwitz” di Heather Morris, edito Garzanti e uscito il 18 gennaio.
Il romanzo, come si intuisce dal titolo, ha come sfondo gli orrori dell’Olocausto e racconta la vera storia di Lale, ebreo originario di Bratislava che nell’aprile del 1942 si ritrova, come migliaia di altri sfortunati, costretto ad abbandonare la sua casa e caricato su un treno per il trasporto del bestiame con destinazione il campo di concentramento di Auschwitz. Arrivato al campo e marchiato come un animale, Lale supera in fretta lo sconcerto e la confusione iniziali e capisce che per sopravvivere a quell’incubo avrà bisogno di tutta la sua astuzia. Prima riesce a conquistarsi un posto come assistente personale di una guardia, scampando ai lavori più faticosi che lo avrebbero portato alla morte; poi la fortuna lo porta a conoscere Pepan, il tatuatore o “Tätowierer”, che lo sceglie come suo successore. Il suo compito, d’ora in poi, sarà tatuare sul braccio dei nuovi arrivati al campo il numero di matricola con cui da quel momento in poi verranno chiamati. Ed è proprio tra quei nuovi arrivati che scorge gli occhi di Gita. Tutto cambia, deve conoscerla.
Ecco che comincia la loro storia d’amore, fatta di pochi momenti di dolcezza rubati all’orrore e alla paura. Sembra impossibile che si riesca a trovare l’amore proprio lì in quel campo, circondati dalla morte, per questo devono proteggere il
loro segreto. Quando gli eventi li separano, Lale sa che dovrà fare l’impossibile per ritrovare la sua Gita e salvarla. A tutti i costi.
Prima di dare la mia opinione volevo fare una piccola premessa che forse aiuterà a capire meglio lo spirito con cui ho iniziato questo libro. Non leggo spesso libri ambientati nei campi di concentramento nazisti, nonostante mi emozionino molto, perché il pensiero che tutto quell’orrore sia realmente accaduto mi paralizza per giorni. Dalle prime pagine, però, questo è stato diverso.
Il contesto in cui è inserita la storia d’amore tra Lale e Gita è importantissimo e imprescindibile. A differenza di altre storie in cui i due amanti vengono separati dall’internamento, loro si conoscono proprio lì, dopo essere stati privati della loro identità e umanità. Eppure Lale nota quegli occhi tra centinaia e si mette in pericolo per conoscerla. Si rifiuta di cedere ai suoi carcerieri anche quella parte di sé: l’amore.
Come si può non interpretare tutto questo come speranza? La stessa speranza che questo amore dona agli altri reclusi del campo, che contribuiscono a tenere segreta la loro storia, quasi vivendola insieme a loro.
Non sappiamo molto di Gita, lei si rifiuta di sperare in un futuro per loro e si accontenta di quei momenti rubati; al contrario Lale, il vero protagonista, crede ciecamente che riusciranno a uscire vivi da quell’inferno.
Non subisce il suo destino ma si impegna con le unghie e con i denti per sopravvivere, cercando di aiutare quante più persone possibili nel percorso, pur accettando a volte di collaborare con i suoi carnefici.
Ho trovato il libro coinvolgente e ben scritto, riesce a catturarti dalle prime pagine e sicuramente mi sento di consigliarlo a tutti. Non do il voto massimo semplicemente perché a mio avviso poteva essere reso più avvincente sul finale, che mi ha un po’ deluso.
Manuela
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