Il figlio perduto


Autore: C.L. Taylor

Genere: Gialli e Thriller

28 Giugno


Sono trascorsi sei mesi dalla scomparsa di Billy, quindicenne figlio di Claire e Mark, fuggito di notte dalla casa di famiglia. In quella casa vivono anche ­Jake, il fratello diciannovenne di Billy, e la sua fidanzata, Kira, sottratta a una madre violenta e alcolizzata. Billy è sempre stato un ragazzo ribelle e turbolento, con un curriculum scolastico non invidiabile e un’unica passione: i graffiti. Sognava di riempire Bristol con i suoi disegni.Claire è distrutta. Le ha provate tutte per aiutare la polizia ma poi è caduta sotto il peso dello stress, finendo per indebolirsi al punto da subire veri e propri blackout. La sua psicologa li definisce «fughe dissociative», ma a ogni «risveglio» Claire sembra essere in grado di aggiungere un tassello al puzzle della scomparsa di Billy. Afflitta dalla mancanza di lucidità ma spinta da quella che per lei è la prima, flebile luce nel buio che la avvolge dalla scomparsa del figlio, Claire inizierà a ricostruire gli attimi che l’hanno separata da Billy.Ma non potrà fidarsi di nessuno, neanche della sua stessa famiglia.


Recensione 

Salve lettori e lettrici amanti del brivido, pronti per una nuova lettura? Io questa settimana ho letto per voi “Il figlio perduto” di C.L. Taylor, edito Longanesi.

La vicenda ruota attorno a Claire Wilkinson, moglie e madre che oramai ha solo uno scopo nella vita: ritrovare suo figlio. Già, perché sono ormai sei mesi che Billy, quindici anni, è scomparso nel nulla e Claire non riesce a rassegnarsi, anche perché giorno dopo giorno vede la sua famiglia cadere a pezzi sotto il peso della consapevolezza che più tempo passa meno saranno le possibilità di trovare vivo il ragazzo.
A vivere la tragedia con lei sono il marito Mark e il figlio diciannovenne Jake con la fidanzata Kira. Non solo il rapporto con Mark è sempre più distante, ma Claire vede il figlio maggiore alienarsi e diventare irascibile anche nei confronti della fidanzata, che vive con loro da quando l’hanno accolta per tenerla lontano dall’ambiente violento da cui proviene.
La situazione peggiora quando Claire comincia a soffrire di improvvisi blackout che la lasciano confusa e la estraniano per ore, alla fine dei quali lei non ricorda cosa ha fatto.
Questi eventi si fanno sempre più frequenti e mentre da un lato la spingono a indagare sempre più a fondo su ciò che è successo a Billy, dall’altro ne compromettono la lucidità spingendola a dubitare di tutto e tutti, persino di se stessa.
Può fidarsi della sua famiglia?
Ma soprattutto, può fidarsi della sua mente?

Diciamo che leggere questo romanzo non è stato facile per il carico emotivo che si porta dietro.
Dalle prime battute sentiamo il dolore di Claire per la situazione tragica in cui si ritrova che rappresenta l’incubo di ogni madre, vale a dire perdere un figlio. In questo caso al dolore si somma anche il dubbio, perché Claire non può neanche trovare consolazione nel lutto per Billy dato che non riesce ad abbandonare la
speranza di riuscire a ritrovarlo vivo. Sentiamo lo strazio di questa madre in ogni pagina, dal modo in cui si mobilita nei confronti della stampa e della polizia, per tenere alta l’attenzione verso il caso di Billy, alle sue indagini private, spinte dall’inconscio che la porta alla ricerca continua del figlio. Pur avendo trovato poco credibile la scelta dell’autrice di utilizzare il pretesto dei blackout per aggiungere suspense, devo ammettere che in fin dei conti funziona. La vicenda, per quanto emotivamente forte, rimane priva di movimento e questi episodi di straniamento della protagonista aggiungono sicuramente un po’ di azione e mistero, che si vanno ad aggiungere al clima di sospetto in cui veniamo immersi a partire dall’inizio del libro.
Viviamo lo svolgersi della storia insieme con Claire e, come in ogni thriller che si rispetti, siamo portati a dubitare di ogni comportamento, frase o azione anche dei più insospettabili. La sensazione è quella di non credere a nessuno fino in fondo, esasperata anche dalle continue liti tra i membri della sua famiglia. 
Lo scorrere della narrazione viene poi alternato con schermate di chat tra Billy e un’altra persona risalenti al periodo prima della scomparsa.
Tali conversazioni sono sotto forma di nickname, quindi non sapremo fino alla fine chi è l’interlocutrice del ragazzo, ma sono utili per scoprire qualcosa in più su questo personaggio che alimenterebbe la storia con la sua assenza piuttosto che con la sua presenza, se non fosse proprio per queste finestre sulla sua vita.
Mano a mano che il libro procede sono effettivamente questi intervalli a rendere la lettura interessante e mostrano le ombre di un adolescente che non sembra proprio il ragazzino innocente e angelico che la madre cerca. Però devo ammettere che spesso è stato difficile procedere nella lettura proprio per le sensazioni disturbanti provocate dal leggere discorsi che dovrebbero appartenere ad un quindicenne, ma sembrano molto più da adulti. 

Nel complesso, “Il figlio perduto” è stato sicuramente una buona lettura e come sempre apprezzo lo stile narrativo di C.L. Taylor, anche se l’avrei preferito con un ritmo più veloce e incalzante per godere al meglio della suspense creata da una buona trama e da personaggi complessi, ma che invece nell’insieme risulta essere molto rallentato.
Sicuramente è un libro che fa riflettere sul rapporto genitori-figli e, nello specifico, i problemi che attraversano questi ultimi durante l’adolescenza, ma sull’aspetto thriller effettivamente mi ha un po’ lasciata perplessa sul finale. 
  
Manuela

voto libro - 4 Bellissimo




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