Un anno felice



Genere: Narrativa

Autore: Chiara Francini

25 Giugno


Le ragazze attendono l'Amore. Quando arriva, il fulgore le abbaglia. Tanto che a volte non ne distinguono bene il volto.
Melania, lunghi capelli mossi color castagna e due sopracciglia pennellate alla Rossella O'Hara, abita in centro a Firenze con la sua amica Franca. Potrebbero sembrare due studentesse fuori sede. In realtà sono solo due ragazze fuori corso a cui finora il tanto studio ha portato arguzia e cultura, ma non un principe azzurro.
Per Melania, però, tutto cambia in un giorno di maggio, in cui si ritrova a pagare un caffè ad Axel, un giovane straniero atterrato lì da chissà quale altro mondo. Ha un volto da etrusco, ma è svedese. Corre, ma non è in fuga. Stenta a rispondere, ma non perché gli manchino le parole.
La bellezza sfacciata di Firenze e il cuore colorato di Melania danno esca al fuoco dell'amore, un calore che a lei scoppia dentro e che lui desidera da sempre. Poi, si sa, la passione si impone sulla vita: perciò, quando Axel deve ritornare in Svezia, Melania decide di seguirlo, lasciando tutto, lavoro, amici, rassicuranti consuetudini e quotidiane certezze.
Ma come distinguere il volto del vero Amore, quell'amore che è una tela da tessere insieme? E come non lasciarsi confondere da fantasmi evanescenti e dalla proiezione dei propri sogni?



Salve lettori!
Oggi vi parlo dell’ultimo romanzo di Chiara Francini: “Un anno felice”, edito da Rizzoli. La prima parola che mi viene in mente pensando a questo libro è inaspettato. Nonostante fossi andata alla presentazione del romanzo, nessuna delle tante parole che ho sentito mi aveva preparata a quello che avrei trovato e vissuto lungo la lettura. La storia è quella di Melania. Si fa chiamare così, con il suo secondo nome, e si presenta come Beatrice, suo primo nome, solo quando si emoziona di fronte a qualche sconosciuto.
Melania vive a Firenze, dove divide un appartamento con Franca, che per lei è come una sorella, e lavora come editor per una casa editrice.
È una ragazza piena di vita e di voglia di vivere e scoprire, ma soprattutto di amare ed essere amata a sua volta. Ama i libri, il cinema e il teatro, per lei la felicità è fatta delle cose semplici: una schiacciata con affettato fresco, le chiacchiere con gli amici, una passeggiata per le strade piene di storia e magia di Firenze, condividere con gli altri quello che ha e che conosce.
È convinta che le cose peggiori le succedano sempre a maggio, ma forse questa è la volta buona per cambiare idea. È il primo maggio quando nel suo bar preferito, che per lei è sempre stato come essere a casa dei nonni, entra un ragazzo alto, moro, in tutto e per tutto simile a un eroe romantico. E quando scopre che è svedese e che il suo nome è Axel ne è sicura, quel ragazzo è speciale, è come un principe venuto apposta per una romantica sognatrice come lei. Non può essere un caso che quest’uomo straordinario si chiami proprio Axel, come l’uomo che aveva rubato il cuore della regina Maria Antonietta, uno dei suoi personaggi storici preferiti in assoluto.
Nel suo viso coglie qualcosa di dolce e dolente che la attrae in maniera forte e irresistibile, così lo rincorre fuori dal locale e lo invita ad uscire. Axel e Melania non potrebbero essere più diversi, sia dal punto di vista estetico che da quello caratteriale: tanto lui è alto e imponente, quanto lei è piccola e graziosa; tanto lui è serio, rigoroso e taciturno, quanto lei è solare, frizzante e ironica. Eppure l’attrazione è reciproca e i due iniziano a frequentarsi e a innamorarsi l’una dell’altro con una Firenze romantica a fare da sfondo.

“È il momento in cui salti e per quanto piccolo sia lo spazio, per quanto lunghe e allenate siano le gambe, sotto c’è sempre il vuoto. Il nulla. Non lo puoi controllare, salti. E, in quel volo, c’è la misura della vita.”

La loro diversità è quasi un dono prezioso, perché l’una rappresenta ciò che l’altro non è e, in quanto tale, è in grado di completarlo e arricchirlo in modo perfetto, come due metà di una stessa mela fatte apposta per incastrarsi.
Axel non è abituato alle chiacchiere di Melania, al suo entusiasmo, alla sua simpatia travolgente che la fa amare da tutti, eppure ne resta affascinato, se ne innamora così profondamente che, quando è costretto a tornare in Svezia per riprendere la propria vita e i propri doveri, non smette di cercarla. Fino a quando Melania non prende la decisione più importante della sua vita: lasciare tutto per rincorrere la propria felicità, che al momento riesce a vedere solo con Axel, anche se questo significa trasferirsi in Svezia da lui. Ma una volta arrivata in Svezia, il suo calore italiano, la sua gioia di vivere, la sua voglia di fare, creare e scoprire, iniziano a spegnersi, poco alla volta, giorno dopo giorno. E nemmeno l’atmosfera grigia e fredda svedese, così diversa da quella colorata, calda e chiassosa italiana, è capace di fare tanto. No, non è il clima rigido della Svezia, e neanche il fatto che per gli svedesi parlare troppo o a voce troppo alta sia un comportamento inadatto, quasi da maleducati. È un insieme di cose: l’immensa proprietà della famiglia di Axel in cui sembra non esserci un vero posto per lei; la nonna di lui, così rigida, arcigna e darwinista; le stanze senza colore, arredate con mobili antichi e quadri inquietanti; l’impossibilità di parlare, ridere, perfino respirare senza porsi alcun freno; la scoperta che il modo migliore per andare d’accordo con Axel non è essere sua complice ma assecondare i suoi momenti no e i suoi momenti sì, in tutto e per tutto. Eppure Axel appare agli occhi di Melania come una creatura superiore, un maestro in tutto ciò che fa. E quando viene a conoscenza, a poco a poco, dei suoi difetti e delle sue profonde insicurezze, si sente ancora più legata a lui, a questo uomo che dietro la corazza di acciaio nasconde un animo ferito e in trappola da un passato che lo ha segnato così a fondo da non lasciargli scampo. Saperlo così pieno di cicatrici e imperfezioni glielo fa amare ancora di più, perché tanto più difficile e tormentato è il carattere di Axel, quanto più grande e profondo è il bisogno che lui ha di lei e del suo amore.
Lei sente di poterlo aiutare a vincere contro ciò che lo tormenta da anni, è fiduciosa nella loro storia, perché ama e sa di essere amata. Lo sa perché lo vede nelle piccole attenzioni che ogni tanto Axel ha solo e soltanto per lei. E visto come fa fatica uno come lui a esprimere i propri sentimenti e i propri pensieri, non può ritenersi più fortunata di così. Nonostante tutto Melania, forte dei suoi sogni e del suo amore, continua a costruirsi pezzo per pezzo questa nuova vita svedese e, dopo un periodo di stallo, scopre un negozio che per lei diventa presto una seconda casa grazie all’atmosfera piena di vita che si respira e alle persone che ci lavorano, le prime a essere vive, accoglienti e calorose con lei. Melania è finalmente pronta a prendere nuovamente in mano la sua vita.
Ormai ha capito come funzionano le cose in Svezia, in particolare all’interno della famiglia di Axel, e grazie al lavoro trovato in questo negozio e alle nuove amicizie che è riuscita a crearsi, è di nuovo piena di vita e di progetti da realizzare. Ma è proprio quando tutto sembra sereno che la tempesta si prepara all’orizzonte, meditando il momento perfetto per portare scompiglio e, a volte, tragedia. Il romanzo è narrato in terza persona con uno stile unico, toccante e un po’ particolare, che è riuscito a convincermi e a coinvolgermi quasi sempre, tranne in alcune battute di dialogo che purtroppo ho trovato poco realistiche.
La cosa che più mi piace della scrittura di Chiara Francini è la sua straordinaria capacità di creare immagini nitide e forti che riescono a restituire al lettore proprio quello che vuole esprimere: sia esso un sentimento, piuttosto che la descrizione di un luogo caro a un personaggio.
Le sue descrizioni sono sempre originali e ben fatte, mai banali. Il suo è uno stile poetico, fatto di immagini, suoni e colori immediati, che arrivano al lettore a volte come un pugno, a volte come una carezza. Inoltre, tanti sono gli aneddoti storici e letterari che ho scoperto durante questa lettura, così come gli spunti di riflessione che ha saputo regalarmi. Per quanto dentro di me sapessi che questa storia non avrebbe avuto il classico lieto fine, avevo immaginato almeno tre finali possibili per la storia di Melania, e nessuno di questi era anche solo lontanamente vicino a quello che alla fine è successo. E questo significa soltanto una cosa: che forse somiglio a Melania più di quanto pensassi.
È un finale che è come un temporale: vedi i nuvoloni neri addensarsi all’orizzonte, ma pensi che siano troppo lontani, che rimarranno lì dove sono, che prima o poi andranno via invece di esplodere in tutta la loro potenza.
Poi un tuono squarcia ogni cosa e, alzando gli occhi, ti ritrovi già completante fradicia e circondata da nuvole nere e dense.
È uno di quei finali che senti arrivare pian piano, tanto che quando te ne accorgi è già troppo tardi e quasi non vuoi crederci, ma poi arriva e ti piomba addosso con tutto il suo peso. Eppure per certi versi mi è sembrato incompleto e adesso non riesco a smettere di pensarci, sono già pronta a ricominciare la lettura daccapo. Vi ho incuriosito abbastanza? Spero di sì.
Alla prossima miei cari lettori!

LAURETTA

Voto libro - 4


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