Non perdiamoci di vista


Genere: Romanzo rosa

Autore: Federica Bosco

7 Ottobre


È l'ennesimo 31 dicembre, e Benedetta lo trascorre con gli amici della storica compagnia di via Gonzaga, gli stessi amici che, negli anni Ottanta, passavano i pomeriggi seduti sui motorini a fumare e a scambiarsi pettegolezzi, e che ora sono dei quarantenni alle prese con divorzi, figli ingestibili, botulino e sindrome di Peter Pan. Ma quello che, a distanza di trent'anni, accomuna ancora quei «ragazzi» è l'aspettativa di un sabato sera diverso dal solito in cui, forse, succederà qualcosa di speciale: un bacio, un incontro, una svolta. Un senso di attesa che non li ha mai abbandonati e che adesso si traduce in un messaggio sul telefonino che tarda ad arrivare. Un messaggio che potrebbe riannodare il filo di un amore che non si è mai spezzato nonostante il tempo e la distanza, che forse era quello giusto e che torna a far battere il cuore nell'era dei social, quando spunte blu, playlist e selfie hanno preso il posto di lettere struggenti, musicassette e foto sbiadite dalle lacrime. Una nostalgia del passato difficile da lasciare andare perché significherebbe rassegnarsi a un mondo complicato, competitivo e senza punti di riferimento, che niente ha a che vedere con quello scandito dai tramonti e dal suono della chitarra intorno a un falò. Fino al giorno in cui qualcosa cambia davvero. Il sabato diverso dagli altri arriva. L'inatteso accade. La vita sorprende. E allora bisogna trovare il coraggio di abbandonare la scialuppa e avventurarsi a nuoto nel mare della maturità, quella vera.




Salve lettori!
Finalmente riesco a parlarvi dell’ultimo libro di Federica Bosco: “Non perdiamoci di vista”, edito da Garzanti. Federica Bosco è nota per la sua capacità di dare vita a delle protagoniste femminili in cui tutte, chi più chi meno, possiamo riconoscere qualcosa di noi.
Questa volta facciamo la conoscenza di Benedetta, Betta per gli amici, una donna di quarantasei anni che si divide fra il suo lavoro da fisioterapista che ama, il rapporto sempre più complicato con i figli - Vittoria di sedici anni e Francesco di dodici - e il confronto continuo con la madre, Leontine, che vive con loro da quando ha divorziato dall’ex marito. La vita per lei ha sempre seguito una strada dritta e ben definita, senza scossoni o svolte brusche, tanto è vero che perfino il suo divorzio è avvenuto in tutta tranquillità e di comune accordo, senza scatenare nessun dramma che potesse in qualche modo compromettere la serenità dei ragazzi. Eppure, quando Benedetta si ritrova a trascorrere l’ennesimo Capodanno nella casa sul lago di Como dei genitori di Andrea, uno dei suoi più cari amici, insieme al resto della compagnia che è esattamente la stessa di trent’anni prima, non può fare a meno di desiderare qualcosa di diverso.

“Ma ogni volta, allo scoccare della mezzanotte, giuravo a me stessa che quello sarebbe stato l’ultimo anno, che finalmente l’anno dopo sarebbe successo qualcosa di pazzesco […], insomma qualsiasi cosa purché lontana da lì, dalla solita vita, dalla solita gente e dalle solite cose. L’anno seguente sarebbe stato il mio sabato sera speciale e indimenticabile.”

Tuttavia, in tutti questi anni non è mai successo niente e, da qualunque lato della sua vita guardi, non riesce a trovare niente di eccitante o degno di nota, e forse non c’è addirittura mai stato. Betta, come tutti gli altri del resto, ha seguito una strada prestabilita, che era quello che la società, nonché gli stessi genitori, si aspettavano da lei. Ha preso una laurea, si è sposata e ha avuto due figli. Eppure non può fare a meno di chiedersi se sia davvero tutto qui.
Ma poi una scintilla di speranza si riaccende dentro di lei, le farfalle tornano ad agitarsi nello stomaco, il cuore sembra aver ripreso a battere dopo un tempo infinito, tutto questo grazie al ritorno del suo primo amore, Niccolò.
Quel primo amore che non si scorda mai e che, chissà, forse non sarebbe mai finito se il padre di lui non li avesse costretti a lasciarsi.
Entrambi si sono fatti una vita da allora, hanno intrapreso le loro rispettive carriere e hanno iniziato e concluso un matrimonio che non ha saputo dare loro la felicità che credevano. Adesso che si sono ritrovati dopo tanti anni si sentono innamorati come se il tempo non fosse mai passato, come se potessero riprendere la loro storia d’amore da dov’era stata bruscamente interrotta.
A tutto questo si aggiungono i figli, alle prese con le difficoltà tipiche dell’adolescenza, i primi problemi di cuore e con compagni di classe pronti a prenderli in giro senza alcuna pietà; la madre Leontine che la rimprovera per il suo voler essere un genitore amichevole invece di una madre autoritaria e che cerca di aiutarla con i suoi preziosi consigli a fare le scelte giuste; l’ex marito che diventa sempre più succube della nuova fidanzata e le darà parecchio filo da torcere; gli amici della compagnia che hanno tutti, chi più chi meno, qualche conflitto irrisolto a cui non riescono a trovare una soluzione.
Nessuno della vecchia compagnia sembra pienamente felice e realizzato, qualcosa evidentemente è andato storto, nonostante tutti abbiano cercato di rispettare i precetti con cui sono stati educati e cresciuti, in un’epoca in cui i genitori erano visti come un’autorità forte e temibile.
La verità è che cercano tutti di ingannare il tempo, ognuno in modo diverso, comportandosi come se avessero ancora tutta la vita davanti, continuando ad aspettare qualcosa, senza accorgersi dei segnali che loro stessi portano addosso e che indicano chiaro e tondo quanto siano insoddisfatti e fragili. Fino a quando la realtà dei fatti non si presenterà dritto in faccia a tutti loro, nel modo più inatteso e doloroso possibile, costringendoli a crescere una volta per tutte, a meno che non vogliano continuare a rimandare la vita invece di afferrarla, morderla e goderne a pieno finché se ne ha la possibilità.
Questo romanzo è un tributo alla generazione cresciuta negli anni ’80, fatti di sogni, musica e sabati pomeriggio pieni di speranza, quando l’attesa era tutto, quando si era alla ricerca dell’amore che dura per sempre, quando succedeva tutto anche se in fondo non succedeva mai nulla davvero.
Ma ormai i tempi sono cambiati, le nuove tecnologie hanno modificato i rapporti tra le persone e la concezione del tempo, dell’attesa e del desiderio, l’amore vero sembra sempre più un’utopia e, come se non bastasse, i modelli educativi di una volta si rivelano del tutto inefficaci di fronte a quelle che sono le nuove generazioni. Fra le tematiche portanti di tutto il romanzo, troviamo infatti il confronto generazionale, rappresentato in maniera efficiente dal confronto continuo fra Betta, la madre e la figlia, tre figure femminili che diventano il simbolo di tre epoche, tre generazioni, completamente differenti.
Ma ciò che davvero caratterizza questo libro è un sentimento di nostalgia e di attaccamento al passato che, quando non viene elaborato e superato, rischia di congelare la nostra esistenza, impedendoci di crescere e di vivere la nostra vita per quello che è nel momento in cui la stiamo vivendo. Ed è un po’ quello che succede ai personaggi. Il romanzo è ambientato a Mantova, in una piccola realtà di provincia, e segue le vicende di un gruppo di amici che è rimasto tale dai tempi dell’adolescenza e ancora adesso si ritrovano ogni settimana come se niente fosse cambiato, come se il tempo non fosse mai davvero passato.
Ma in realtà ognuno di loro sembra rimasto ancorato a quello che erano da ragazzi e ciò che li lega adesso, più che una vera amicizia, appare sempre di più come l’ennesimo tentativo di restare attaccati al passato, di trincerarsi dietro l’illusione di essere le stesse persone che erano trent’anni fa.
La compagnia di via Gonzaga è liberamente ispirata alla compagnia con cui l’autrice ha condiviso gli anni dell’adolescenza, la storia che racconta in questo romanzo è un po’ la loro storia, ma è anche la storia di tutti. È come un romanzo di formazione ambientato nel pieno dell’età adulta perché non si finisce mai di crescere e di imparare qualcosa di nuovo su noi stessi e sulla vita.
I personaggi sono tutti dipinti in maniera vivida e profonda, facendoci intravedere le luci e le ombre di ognuno di loro. Ho amato tantissimo Leontine e i suoi confronti con Betta. E ho amato molto quest’ultima per il coraggio e la forza che ha dimostrato nell’affrontare ogni sfida che la vita le ha messo davanti e per la donna che è diventata alla fine. Ho adorato anche Woody, perché anche se è un attira disgrazie come me non perde mai la sua ironia e alla fine si prende pure una bella rivincita. Lettori, non posso che consigliarvi questo romanzo. Per i personaggi che vi farà conoscere, per le emozioni che vi farà provare (lacrime comprese), per le domande che vi spingerà a porre e per le risposte che vi farà trovare. Sia che si tratti di un’adolescente come Mia, di una giovane donna che si affaccia alla vita adulta cercando la propria strada come Monica, o di una donna matura di quarantasei anni come Benedetta, Federica Bosco si mostra perfettamente in grado di coglierne ogni sfumatura, ogni emozione, ogni difficoltà. È come se l’autrice fosse capace di raccontare tutte noi donne, cogliendo l’essenza di ciò che siamo state, di ciò che siamo e di ciò che saremo. Federica Bosco per me è una certezza, ancora una volta si è rivelata una scrittrice capace di raccontare la vita in tutti i suoi aspetti, da quelli più pratici e comici, a quelli più intensi e dolorosi, e di scandagliare l’animo umano con un mix equilibrato di semplicità, leggerezza e profondità, grazie al quale ognuno di noi riesce a ritrovare parte di sé nelle sue parole, quasi stesse raccontando anche un pezzo della nostra storia, di quello che siamo o siamo stati. Ogni volta che leggo un suo romanzo mi sento a casa, in un posto in cui l’affetto e il calore non mancano mai, ma allo stesso tempo so che quando meno me lo aspetto arriveranno le batoste, quei colpi di scena tremendi ma inevitabili che anche nella vita vera piombano sempre all’improvviso e ci costringono a rivoluzionare e a mettere in discussione tutto il resto.
Ma l’autrice non solo sa come aprirti gli occhi sugli aspetti più difficili e dolorosi dell’esistenza, riesce anche ad offrirci una chiave di lettura per accettare quello che la vita ci riserva e trovare il modo di andare avanti.
L’aveva già fatto con “Ci vediamo un giorno di questi”, con cui si è presa un pezzo del mio cuore per sempre, e l’ha riconfermato con questo romanzo.

E quando alla fine Andrea pronuncia la frase che dà il titolo al libro, tu lettore capisci che il segreto sta tutto lì, nel vedere e nel vedersi veramente, nel cogliere la vita nel momento presente, nel guardare le cose e le persone nel profondo, nel vederci per quello che siamo e non nasconderci dietro stupide illusioni. Finché siamo sulla Terra, c’è sempre tempo per recuperare, per cambiare quello che non ci piace, per far accadere il sabato più speciale e indimenticabile della nostra vita.

LAURETTA

Voto libro - 5






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