Il cattivo psichiatra


Autore: Erin Kelly

Genere: Thriller

17 ottobre 

Marianne aveva diciassette anni quando si allontanò dalla famiglia, dal fidanzato Jesse… e dalla morte che avevano sulla coscienza. Adesso, a trent’anni di distanza, è costretta a tornare per prendersi cura di sua madre. E il passato comincia a riemergere. Jesse, infatti, non l’ha mai perdonata per averlo abbandonato. E minaccia di rivelare la verità su ciò che accadde molti anni prima. Ma Marianne intende proteggere la sua famiglia a qualunque costo: il marito e la figlia non devono sapere che cosa ha fatto. E così, pur di evitare che le cose precipitino, decide di chiedere aiuto, anche se questo significa affrontare i fantasmi del passato.  Anche se vuol dire scendere a patti con il suo peggior nemico. Quello che Marianne non sa è che ci sono segreti che nemmeno lei conosce… e c’è qualcuno disposto a fare qualunque cosa perché rimangano sepolti.


Salve lettori!
Oggi vi parlo di un thriller un po’ particolare: “Il cattivo psichiatra” di Erin Kelly, edito da Newton Compton editori. Il romanzo è diviso in quattro parti, e quattro sono anche i personaggi principali attorno a cui ruota l'intera vicenda.
La prima persona di cui facciamo conoscenza è Marianne. Nella prima parte del romanzo Marianne è costretta a fare ritorno a Nusstead, la piccola città in cui è cresciuta, a causa dei problemi di salute della madre. 
Questo la porta a fare i conti con la parte più oscura del suo passato, un evento orribile che l’ha legata per sempre a Jesse Brame, il suo ex ragazzo nell’adolescenza, e a Helen Greenlaw, una donna potente responsabile della chiusura del Nazareth, l’ospedale psichiatrico che garantiva lavoro a tutta la comunità di Nusstead. Ora il Nazareth è stato trasformato in un raffinato complesso residenziale, il Park Royal Manor, ma conserva ancora il suo terribile aspetto da manicomio.
Questa prima parte occupa i primi venti capitoli e purtroppo l’ho trovata eccessivamente lenta e spesso noiosa. La storia si riprende nella seconda e terza parte del romanzo, che ci permettono di conoscere rispettivamente il passato di Marianne e Jesse e che cosa ha spinto una donna potente come Helen Greenlaw a chiudere in fretta e furia il Nazareth senza rispettare le tempistiche normalmente richieste in casi come questo. Infine abbiamo la quarta parte dove il punto di vista passa a Honor, la giovane figlia di Marianne, che è costretta a mettere insieme i fili di tutto quello che è avvenuto sia nel passato che nel presente. Uno dei tre infatti, tra Marianne, Jesse e Helen, non uscirà vivo da questa storia.
Riportare a galla il passato spesso è come puntare un’arma contro se stessi e gli eventi sono precipitati così tanto che alla fine il presente è diventato quasi una riproduzione di ciò che era successo tanti anni fa. Segno che si è destinati a ripetere sempre gli stessi errori se non si impara a mettere un punto e andare avanti. Ma è anche un simbolo di come ci siano cose più grandi di noi che, indipendentemente da ciò che facciamo o da quanto cambiamo, finiranno sempre per prendere il sopravvento, come se la vita fosse davvero un cerchio dove tutto si ripete.
Però, alla fine, alcune cose che sembrano destinate a ripetersi si rivelano delle seconde occasioni per fare meglio, per imparare e per trovare finalmente un modo per essere felici. Perché anche dalle cose più brutte e drammatiche può nascere qualcosa di puro e bello, come l’amore. Mentre la prima e la quarta parte sono ambientate nel presente, la seconda e la terza parte sono ambientate rispettivamente nel 1988 e nel 1958.
Nel 1988 abbiamo Marianne e Jesse adolescenti che si innamorano e si ritrovano coinvolti in una cosa molto più grande di loro, che finirà per segnare le loro vite per sempre. Ma la notte in cui tutto è cambiato loro si trovavano nel Nazareth ormai abbandonato per un motivo, e questo motivo ha a che fare con Helen Greenlaw, anche lei presente durante il terribile evento che ha sconvolto e legato per sempre le loro vite. Nel 1958 facciamo la conoscenza di una Helen molto giovane che, a causa del suo carattere e di un gesto disperato che ha compiuto ingenuamente, viene fatta rinchiudere dai genitori al Nazareth. È qui, precisamente al capitolo 44, che conosciamo questo “cattivo psichiatra” che dà il titolo al libro. Al contrario di quanto io stessa ho pensato leggendo la trama di questo libro, il cattivo psichiatra non rappresenta l’argomento e l'antagonista principali, ma soltanto la causa che ha dato il via a tutto, come un imprevedibile e irrefrenabile effetto domino che ha finito per travolgere e segnare le vite di troppe persone, in modo più o meno drammatico. Ero molto indecisa su che voto dare a questo romanzo. Lo stile di scrittura è piacevole, accurato e scorrevole, tuttavia a salvarlo da un giudizio troppo basso sono proprio le due parti ambientate nel passato che sono le più dinamiche e le più interessanti di tutto il libro.
Non è il classico thriller ricco di suspense, non c’è neanche tantissima azione. Grande importanza viene data all’aspetto psicologico dei personaggi e a come determinati eventi influiscano sulla mente e sul comportamento umani. Dietro a ogni gesto, a ogni espressione, infatti, si nascondono sempre delle ragioni più profonde e complicate. Il discorso sugli ex manicomi e i traumi a essi collegati si unisce a temi come il desiderio di riscatto sociale, l’amore adolescenziale a confronto con l’amore maturo, lo stretto e intricato rapporto tra passato e presente, tra pensieri e azioni, tra gli errori commessi o subiti e le loro inarrestabili conseguenze. Nel complesso l’ho trovata una bella storia, che però sarebbe potuta essere raccontata meglio, in modo più chiaro e avvincente fin da subito. Un lettore impaziente potrebbe stancarsi presto e interrompere la lettura prima di poter leggere le pagine più interessanti, perciò consiglio questo romanzo a chi ama le storie che iniziano lentamente ma che finiscono per sorprendere. 
Lo stesso finale è inaspettato e dolceamaro come ci si aspetta da una storia drammatica come questa.

Voto libro - 3




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