Macchine mortali
Autore: Philip Reeve
Genere: Fantasy
13 Novembre
In un futuro prossimo post-apocalittico, in seguito a un olocausto nucleare che ha causato terribili sconvolgimenti geologici, le città sono diventate enormi ingranaggi a caccia di altre città di cui cibarsi per sopravvivere. Tom, giovane Apprendista Storico di Terza Classe, lavora nel museo di Londra, una delle città più potenti. Un caso fortuito porta il ragazzo a sventare il piano omicida di Hester, una giovane orribilmente sfigurata che attenta alla vita del capo della Corporazione degli Storici, l'archeologo Valentine. Prima che la misteriosa ragazza si dilegui, Tom riesce a farsi rivelare la sua identità. Ma, da quel momento, da eroe si trasforma in preda.
Buongiorno, lettori!
Ho mille letture in programma, tantissimi libri usciti in questi ultimi mesi che ancora non sono riuscita a leggere e che vorrei tanto finire entro la fine dell’anno, ma, per quanto mi riguarda, la passione per i libri è fluida e non riesce a seguire un programma impostato. Quindi, mentre decidevo quale libro iniziare tra quelli accumulati, mi ha chiamato questo che anche se non era in lista e ho deciso di iniziarlo.
Sto parlando di “Macchine Mortali” di Philip Reeve che la Mondadori ha ripubblicato con una nuova copertina in occasione della prossima uscita al cinema del riadattamento su pellicola e che sono molto curiosa di vedere. La storia così piena di azione e di macchinari fantascientifici molto d’effetto, secondo me si adatta molto bene ad essere adattata in film.
Siamo in un futuro remoto, molti anni distante dalla nostra realtà, dove le città, per sopravvivere, sono state costrette a mettere su dei cingoli e spostarsi in tutto il mondo. Sì, avete capito bene, in questo libro le città si muovono!
Londra, la città dove si svolgono la maggior parte degli eventi, è una delle più grandi città convertite da secoli in macchinari moventi. È un enorme ingranaggio mobile sviluppato a più piani, formato da nuove costruzioni e anche qualche edificio emblematico della città che riconosciamo anche noi lettori. Il mondo è un campo aperto alla caccia, dove le piccole città vengono ‘mangiate’ da quelle più grandi che le inglobano al loro interno e che depredano smantellandole.
È proprio così che il nostro protagonista Tom incontra Hester e da lì inizierà la loro avventura.
Tom è un giovane apprendista che lavora al museo della città di Londra, orfano a causa di un incidente, e per onorare il volere dei genitori vuole diventare uno Storico. È divertente vedere come i pezzi da museo sono vecchi CD-rom o altri apparecchi elettronici che oggi sono di uso quotidiano, ma che in quest’epoca non ben precisata sono reperti risalenti a secoli prima.
Hester, invece, è una ragazza nata e cresciuta in una delle poche città che si sono definitivamente fermate e che non vogliono più far parte della caccia. Vive quindi da sempre nel Territorio Esterno e riuscirà ad entrare a Londra col solo scopo di uccidere Valentine, il capo degli Storici.
Per una serie di coincidenze si ritroveranno Tom e Hester insieme nel Territorio Esterno a rincorrere Londra, ricercati e con un segreto più grande di loro da svelare.
Lettori, questo romanzo è azione pura, contornato da un affascinante mondo Sci-Fi davvero lontano dal nostro. L’aspetto che più mi è piaciuto e che mi aveva incuriosito fin dall’inizio sono le città, davvero molto originali e così fuori dal normale che è difficile immaginarle, grosse e puzzolenti ammassi su cingoli che viaggiano a velocità elevate.
La Guerra dei Sessanta Minuti ha praticamente distrutto il mondo esterno, che ai nostri occhi è irriconoscibile con mari e fiumi secchi e come paesaggio le sole dune che si formano al passaggio delle città.
I protagonisti mi sono piaciuti, ma l’autore ha preferito dare spazio all’azione sacrificando la costruzione del personaggio e la loro introspezione, quindi non mi sono particolarmente affezionata a loro e spesso sono stata in disaccordo con le scelte che prendevano. L’azione è quindi il centro della narrazione e lo stile semplice e scorrevole che l’autore ha usato ha fatto sì che fosse una lettura piacevole e divertente.
Guarderò sicuramente il film, credo che se sapranno giostrarlo bene mi potrà piacere anche più del libro che, nonostante mi sia piaciuto molto, non mi ha lasciato tanto.
Ho mille letture in programma, tantissimi libri usciti in questi ultimi mesi che ancora non sono riuscita a leggere e che vorrei tanto finire entro la fine dell’anno, ma, per quanto mi riguarda, la passione per i libri è fluida e non riesce a seguire un programma impostato. Quindi, mentre decidevo quale libro iniziare tra quelli accumulati, mi ha chiamato questo che anche se non era in lista e ho deciso di iniziarlo.
Sto parlando di “Macchine Mortali” di Philip Reeve che la Mondadori ha ripubblicato con una nuova copertina in occasione della prossima uscita al cinema del riadattamento su pellicola e che sono molto curiosa di vedere. La storia così piena di azione e di macchinari fantascientifici molto d’effetto, secondo me si adatta molto bene ad essere adattata in film.
Siamo in un futuro remoto, molti anni distante dalla nostra realtà, dove le città, per sopravvivere, sono state costrette a mettere su dei cingoli e spostarsi in tutto il mondo. Sì, avete capito bene, in questo libro le città si muovono!
Londra, la città dove si svolgono la maggior parte degli eventi, è una delle più grandi città convertite da secoli in macchinari moventi. È un enorme ingranaggio mobile sviluppato a più piani, formato da nuove costruzioni e anche qualche edificio emblematico della città che riconosciamo anche noi lettori. Il mondo è un campo aperto alla caccia, dove le piccole città vengono ‘mangiate’ da quelle più grandi che le inglobano al loro interno e che depredano smantellandole.
È proprio così che il nostro protagonista Tom incontra Hester e da lì inizierà la loro avventura.
Tom è un giovane apprendista che lavora al museo della città di Londra, orfano a causa di un incidente, e per onorare il volere dei genitori vuole diventare uno Storico. È divertente vedere come i pezzi da museo sono vecchi CD-rom o altri apparecchi elettronici che oggi sono di uso quotidiano, ma che in quest’epoca non ben precisata sono reperti risalenti a secoli prima.
Hester, invece, è una ragazza nata e cresciuta in una delle poche città che si sono definitivamente fermate e che non vogliono più far parte della caccia. Vive quindi da sempre nel Territorio Esterno e riuscirà ad entrare a Londra col solo scopo di uccidere Valentine, il capo degli Storici.
Per una serie di coincidenze si ritroveranno Tom e Hester insieme nel Territorio Esterno a rincorrere Londra, ricercati e con un segreto più grande di loro da svelare.
Lettori, questo romanzo è azione pura, contornato da un affascinante mondo Sci-Fi davvero lontano dal nostro. L’aspetto che più mi è piaciuto e che mi aveva incuriosito fin dall’inizio sono le città, davvero molto originali e così fuori dal normale che è difficile immaginarle, grosse e puzzolenti ammassi su cingoli che viaggiano a velocità elevate.
La Guerra dei Sessanta Minuti ha praticamente distrutto il mondo esterno, che ai nostri occhi è irriconoscibile con mari e fiumi secchi e come paesaggio le sole dune che si formano al passaggio delle città.
I protagonisti mi sono piaciuti, ma l’autore ha preferito dare spazio all’azione sacrificando la costruzione del personaggio e la loro introspezione, quindi non mi sono particolarmente affezionata a loro e spesso sono stata in disaccordo con le scelte che prendevano. L’azione è quindi il centro della narrazione e lo stile semplice e scorrevole che l’autore ha usato ha fatto sì che fosse una lettura piacevole e divertente.
Guarderò sicuramente il film, credo che se sapranno giostrarlo bene mi potrà piacere anche più del libro che, nonostante mi sia piaciuto molto, non mi ha lasciato tanto.
Voto: 3.5
Autore: Philip Reeve
Genere: Fantasy
19 Marzo
Sono passati ormai più di due anni dalla distruzione di Londra e Tom ed Hester, ancora insieme e sempre più innamorati l'uno dell'altra, vivono solcando i cieli a bordo della Jenny Haniver e commerciando tutto ciò che trovano lungo il loro cammino. Hester si sta persino abituando alla felicità, proprio lei che per anni ha vissuto ai margini, affamata e rassegnata alla solitudine. Finalmente sembra essersi ritagliata il suo posto nel mondo, accanto al suo Tom. Un giorno, però, dopo essere stati attaccati dallo Stormo Verde, i due precipitano nelle Lande di Ghiaccio, dove vengono soccorsi in extremis da Anchorage, una città un tempo pacifica e gloriosa ma che ora riesce a stento a sopravvivere e che si muove scivolando silenziosa come un fantasma attraverso quelle distese innevate e inospitali. Qui vengono accolti a corte da Freya Rasmussen, la giovanissima e nobile margravia della città. La ragazza, dopo la morte dei genitori a causa dell'epidemia che ha decimato la popolazione di Anchorage, ne ha assunto la guida e ha scelto di darle una nuova, spregiudicata rotta verso l'America, il continente morto. Proprio quelle terre lontane e devastate dalla Guerra dei Sessanta Minuti, dove quasi nessuno è mai riuscito a spingersi e dove si narra si trovino oasi rigogliose e lussureggianti. La permanenza nella città e, soprattutto, la vicinanza con Freya, con la quale condivide interessi e passioni, risveglieranno però in Tom la nostalgia per la sua vecchia vita londinese e inizieranno a creare un'incrinatura nel suo rapporto con Hester, come una crepa nel ghiaccio, molto sottile ma pronta ad allargarsi. Tanto da spingere la ragazza, furiosa per la gelosia, a prendere una decisione che rischierà di mettere in pericolo tutto ciò per cui ha lottato fino a quel momento.
Buongiorno lettori,
Eccoci di nuovo per parlare della saga di “Macchine mortali” di Philip Reeve. Il secondo libro, “Macchine mortali. L’oro dei predoni”, è recentemente uscito per Mondadori in una nuovissima edizione a seguito della ripubblicazione del primo volume in occasione dell’uscita del film. Ringrazio la casa editrice per avermene inviato una copia digitale per questo review party.
Avverto che in questa recensione ci saranno alcuni spoiler del volume precedente.
La narrazione ricomincia dopo due anni dai fatti accaduti alla fine dello scorso libro. Londra è distrutta e Hester e Tom si tengono lontani dai guai fra le nuvole, volando con la Jenny Haniver, la aereonave che era appartenuta ad Anna Fang. Commerciano tra le varie Città Trazioniste che incontrano e vivono in pace la loro vita insieme, sempre più innamorati.
Questo fino a quando non vengono intercettati dalla Lega Anti-Trazionista e vengono attaccati dallo Stormo Verde, che li costringe a nascondersi nella prima città che trovano. Approdano a Anchorage, una città pacifica, che li soccorre e li aiuta nella riparazione della loro nave.
Anchorage è quasi una città fantasma dopo la peste che ha dimezzato la sua popolazione. È governata da una giovanissima Margravia, Freya Rasmussen, che li sta guidando in una temeraria rotta attraverso le Lande di Ghiaccio per arrivare nel continente morto, l’America. Una terra che è stata completamente distrutta dalla Guerra dei Sessanta Minuti, ma l’esploratore, il Professor Pennyroyal, ha raccontato di aver trovato oasi verdi e nativi senza alcuna conoscenza delle città, che oltre il ghiaccio si inseguono nel terreno di caccia per divorarsi a vicenda.
La permanenza forzata porta Tom a rimpiangere la sua vita precedente a Londra e scoprirà di desiderare ancora quella vita stabile che solo una città può dare. Di contro, Hester non vede l’ora di poter ripartire a bordo della loro aereonave e mettere più distanza possibile dalla Margravia e dal suo piano audace, da cui Tom sembra essere affascinato. Questo porta i due ad allontanarsi sempre di più, fino a che Hester prenderà una decisione che rimescolerà tutte le carte in tavola.
“Hester Shaw stava
incominciando ad abituarsi alla felicità. Dopo tutti gli anni trascorsi
in mezzo al fango, finalmente si era ritagliata un posto nel mondo.”
Lettori, dopo aver letto il primo volume devo dire che non ero particolarmente impaziente di incominciare questo, ma ho voluto dargli una possibilità e devo dire che mi ha sorpreso. Soprattutto la prima parte mi ha catturato e non mi sono dovuta sforzare per continuare a leggere, cosa che invece mi era successa in alcuni punti con l’altro. La storia non è stata affatto noiosa e l’azione, da metà libro, prende vita e si sussegue velocemente. Il punto forte di questa serie è sicuramente questo: la trama avvincente e originale. Purtroppo, come nel primo, i personaggi sono molto sacrificati e non sono riuscita a legarmi a loro.
Non sono rimasta sorpresa dalle scelte avventate di Hester, oramai la conosciamo abbastanza da avere un quadro del suo carattere, ma non le condivido e non le ho trovate motivate a sufficienza, nonostante siano in linea con il suo carattere.
Tom si lascia semplicemente trascinare dagli eventi senza dimostrare nessuna fermezza, tra i due non sapevo davvero chi preferire.
In questo libro vengono anche introdotti due nuovi personaggi che saranno molto importanti nella storia: la Margravia Freya Rasmussen, viziata e con la puzza sotto il naso, che si è ritrovata in un ruolo che non sa gestire, e Caul, un ladro dei ‘Ragazzi Perduti’ che si è infiltrato in città ma che sembra avere un debole per tutti loro. Entrambi, purtroppo, come tutti gli altri personaggi, non sono caratterizzati al meglio e mi sono risultati abbastanza piatti. Se non fosse per questo avrei letteralmente adorato il romanzo che rimane sempre una bella lettura, ma non una di quelle memorabili. Lo consiglio comunque e probabilmente leggerò anche i seguiti se la Mondadori li ripubblicherà come ha fatto con questi due.
Voto: 4
Autore: Philip Reeve
Genere: Fantasy
16 Luglio
I potenti motori di Anchorage sono fermi ormai da anni. La città derelitta non solca più le Lande di ghiaccio, ma si è stanziata in quella che una volta era l'America. Tom Natsworthy ed Hester Shaw sono finalmente felici e hanno messo radici, peccato che Wren, la loro primogenita, scalpiti per lanciarsi in qualche avventura memorabile. Quando un affascinante "pirata" alla guida di un sottomarino le offre la possibilità di farlo, Wren non ci pensa due volte e parte lasciandosi alle spalle la vecchia vita e la famiglia. Quello che non sa è che il suo nuovo amico non le ha offerto una via d'uscita senza pretendere qualcosa in cambio. E questo qualcosa è il misterioso Tin Book, il cui furto rischia di innescare un conflitto che potrebbe trascinare il mondo verso una nuova distruzione...
Buongiorno lettori,
ritorno per partecipare al review party di “Macchine mortali. Congegni infernali”, il terzo libro della saga di “Macchine Mortali” di Philip Reeve.
Come saprete se avete letto le mie recensioni precedenti, ero rimasta affascinata dalla trama originale, dalle città trazioniste e, soprattutto nel secondo volume, l’azione continua me l’ha fatto letteralmente divorare.
Sono stata felicissima di poter leggere in anteprima anche questo terzo volume e ringrazio la Mondadori per l’invio della copia digitale.
Avverto che nella recensione ci saranno necessariamente spoiler dei volumi precedenti.
Sono passati circa sedici anni dalla fine di “Macchine mortali. L’oro dei predoni”, adesso l’attenzione si sposta su un’altra protagonista: Wren, figlia adolescente di Tom e Hester.
I tre sono una famiglia felice, vivono ancora ad Anchorage, che da anni si è fermata nel territorio della vecchia America, abbandonando la filosofia del Darwinismo urbano. La loro è una comunità pacifica che vive aiutandosi l’un l’altro, senza regnanti e giochi di potere, soprattutto lontani dal terreno di caccia. La Margravia Freya Rasmussen ha rinunciato al suo titolo e adesso insegna ai più piccoli, Caul vive isolato ma non ha più contatti con i Ragazzi perduti e Hester aiuta nella caccia di animali selvatici.
È finalmente un periodo di pace e tutti sono sereni, se non fosse che la giovane Wren ha ereditato la tempra e lo spirito di avventura dei suoi genitori e quella vita così tranquilla le sta un po’ stretta.
Dopo aver sentito per anni i racconti delle avventure di sua mamma e suo padre vorrebbe vivere anche lei qualcosa del genere, allontanarsi dalla sua città natale. L’occasione si presenta quando arrivano in città senza farsi scoprire alcuni dei Ragazzi Perduti, tra cui Gargle, che anni prima era stato compagno di missione di Caul quando era ancora un bambino, arrivati per rubare un misterioso libro risalente a secoli prima e che fa parte da sempre della collezione della famiglia Rasmussen. Il suo contenuto è sconosciuto a tutti, ma a quanto pare i Ragazzi Perduti vogliono impossessarsene e chiederanno aiuto proprio a Wren, che li aveva scoperti per caso, per recuperare il prezioso volume.
Wren è subito affascinata dalla prospettiva di partire con i ragazzi, questi ladri-pirata alla guida di sottomarini che vivono le avventure che lei sogna da sempre, ma le sue aspettative saranno presto deluse e la sua avventura comincia in modo più rocambolesco di quanto potesse immaginare.
Un’altra protagonista che viene introdotta è la dottoressa Oenone Zero, un chirurgo-meccanico che da anni lavora per lo Stormo Verde per far rinascere come predatori i corpi senza vita dei soldati caduti in battaglia. È lei che ritrova il predatore Shrike, lo risveglia e lo dona come guardia del corpo alla predatrice Fang, che come sappiamo è Anna Fang rinata, e che si è fatta strada con distruzione e uccisioni diventando il leader dello Stormo Verde. La dottoressa Zero si aggiudica una promozione e l’onore di diventare un membro vicino alla predatrice Fang.
Tutto questo fa sì che le carte si rimescoleranno in tavola e tutto ciò a cui si era dato un punto nello scorso libro potrebbe cambiare radicalmente.
In questo terzo volume ritroveremo vecchi personaggi e ne scopriremo di nuovi molto interessanti e che arricchiscono sempre di più la trama.
Lettori, questa è una di quelle serie che migliorano con il progredire dei volumi. Almeno secondo il mio punto di vista, ogni libro che passa arricchisce la storia e richiama trame e sottotrame che erano solo accennate e che alla fine si ricollegano in modo magistrale.
Hester, Tom, Caul e Freya non mi erano piaciuti molto nello scorso capitolo, anche qui hanno un ruolo centrale e spesso seguiamo la loro narrazione, però stavolta li ho apprezzati molto di più come ho apprezzato questo cambio di protagonisti: Wren e la dottoressa Zero e tutti gli altri sono personaggi che non mi hanno deluso e li ho trovati molto più caratterizzati e sfaccettati.
La trama continua a piacermi molto e rimane il punto forte della saga, nonostante il libro precedente sembrasse mettere un punto a tutto e non sentivo granché il bisogno di un seguito, sono felice che l’autore sia stato così bravo da stravolgere tutto e continuare la storia di questi personaggi.
Cosa mi aspetto dal prossimo libro? A questo punto non ne ho proprio idea, la fine è abbastanza sconvolgente e l’unica certezza che ho è che lo leggerò sicuramente.
A presto con nuove recensioni e nel frattempo fate buone letture!
Voto: 4
Autore: Philip Reeve
Genere: Fantasy
15 Ottobre
La Storia ci insegna proprio questo: che la vita va avanti, anche se i singoli individui muoiono e intere civiltà vengono distrutte; che le cose più semplici durano, ripetute in eterno dalle nuove generazioni.
Sono passati sei mesi dalle vicende raccontate in Congegni infernali e Londra è ormai il fantasma della città che era un tempo. Wren sta iniziando a godersi la sua nuova vita da aviatrice, e non può nemmeno lontanamente immaginare che il padre Tom, che soffre ancora terribilmente per la mancanza di Hester, la stia tenendo all'oscuro di un'informazione molto importante che lo riguarda.
Quando entrambi, per portare a termine una missione, fanno ritorno a Londra, scoprono che in quel che rimane della città predatrice si nasconde un segreto che potrebbe finalmente porre termine alla guerra. Ma cercare di portarlo alla luce, nel poco tempo che hanno a disposizione, potrebbe mettere a rischio le loro vite.
Nel frattempo, molto lontano da lì, a loro insaputa, Hester è costretta a fronteggiare un nemico potente che, se non verrà fermato per tempo, potrebbe usare l'arma di cui è in possesso per distruggere l'umanità intera...
Buongiorno lettrici e lettori,
partecipo anche questa volta al review party dell’ultimo capitolo della saga di “Macchine Mortali” di Philip Reeve portata in Italia da Mondadori, che ringrazio per l’invio della copia.
Se avete letto le altre mie recensioni della serie saprete che sono sempre divisa a metà sui giudizi di questa quadrilogia.
L’ultimo libro avrà saputo portarmi in una direzione ben precisa?
Avverto che la recensione conterrà necessariamente spoiler dei libri precedenti.
“Macchine Mortali. Pianura Oscura” apre la narrazione sei mesi dopo i fatti avvenuti nel volume precedente. Eravamo rimasti tutti scossi dal finale cliffhanger e dalla divisione tra Hester e Tom.
Da subito possiamo notare quanto Tom sia ancora sconvolto per le rivelazioni a proposito della moglie e le preoccupazioni non migliorano la sua salute già compromessa.
Ma sua figlia Wren è più pragmatica: è giovane e si gode il suo nuovo futuro avventuroso da aviatrice sulle vie degli uccelli al fianco del padre, pilotando la loro vecchia nave “Jenny Aniver”.
Lei non è mai stata particolarmente legata alla madre ed è pronta a buttarsi il passato alle spalle, non sapendo che questo, prima o poi, ritorna sempre.
Un altro dei protagonisti di cui leggiamo il punto di vista è Theo Ngoni, già incontrato nello scorso volume a Settimo Celo come schiavo a fianco di Wren.
Lui è stato la sua prima cotta e i due continuano a pensarsi anche a miglia di distanza e senza alcuna speranza di potersi rivedere.
Infatti Theo è ritornato a casa dalla famiglia, in Africa, ha rinnegato lo Stormo Verde, per la cui causa era fuggito dalla sua città, e si gode le attenzioni della famiglia che lo ha perdonato.
Ma si sente quasi in gabbia nella sua bella casa e ricorda con malinconia la vastità del cielo che ha solcato.
Qualcosa cambierà quando andrà in visita Lady Naga, la moglie del Sig. Naga, a Zagwa, i nuovi leader dello Stormo Verde, molto più moderati della Predatrice Fang.
A proposito di lei, tutti pensano che sia definitivamente morta, ma noi sappiamo che il giovanissimo Fishcake l’aveva trovata e si è preso cura di lei in questi mesi riparandola, perché, si sa, i rinati sono già dei morti viventi, il che li rende davvero difficili da uccidere.
Ho portato a termine questa quadrilogia che fino ad adesso non mi aveva mai convinto con le lacrime agli occhi.
Il finale è stato perfetto e addirittura migliore di come sperassi, tutte le sottotrame si sono risolte e i personaggi secondari, che abbiamo imparato a conoscere insieme a Tom e Hester, hanno avuto il loro meritato e giusto epilogo.
Quella che era partita come una storia senza grandi pretese si è sempre più evoluta e, alla fine, mi ha conquistata.
Gli aspetti che ho adorato di più in tutti i libri sono stati la trama originale e la capacità dell’autore di aver saputo costruire un mondo immaginario distopico così verosimile e dove niente era lasciato al caso.
Siamo partiti da una trama lineare da cui se ne sono diramate mille, che poi si sono intrecciate e hanno dato vita a nuovi scenari e nuovi personaggi. Questi hanno saputo emergere dal background in cui credevo fossero confinati, ognuno con tanti difetti e tante debolezze, con caratteri diversi e spesso in contrasto fra loro.
Soprattutto all’inizio, non ho mai empatizzato particolarmente con i protagonisti né spesso capivo le ragioni dietro ai loro gesti e questo, nei primi libri, ha creato una barriera tra me e la narrazione che si è però pian piano assottigliata fino a che mi sono accorta che era diventata invisibile e che io, nel corso delle pagine, tenevo a quei personaggi stupidi, incomprensibili e terribilmente umani (nel senso più negativo ci possa essere del termine), come si può volere bene a qualcuno di cui non condividi le idee ma, nonostante tutto, le comprendi.
Questo è l’unica, a mio dire, pecca del libro. L’autore ci ha messo ben quattro libri per farmi arrivare a dire che apprezzo i personaggi che ha creato, come dimostra ciò che avevo scritto nelle recensioni precedenti, ed è per questo che continuo a non essere del tutto convinta.
Consiglio tantissimo questi libri e questa storia che, purtroppo, sono abbastanza ignorati in Italia.
Se incontrate le mie stesse difficoltà vi capisco, ma alla fine è una storia che ne vale la pena.
Non posso che augurarvi buone letture.
partecipo anche questa volta al review party dell’ultimo capitolo della saga di “Macchine Mortali” di Philip Reeve portata in Italia da Mondadori, che ringrazio per l’invio della copia.
Se avete letto le altre mie recensioni della serie saprete che sono sempre divisa a metà sui giudizi di questa quadrilogia.
L’ultimo libro avrà saputo portarmi in una direzione ben precisa?
Avverto che la recensione conterrà necessariamente spoiler dei libri precedenti.
“Macchine Mortali. Pianura Oscura” apre la narrazione sei mesi dopo i fatti avvenuti nel volume precedente. Eravamo rimasti tutti scossi dal finale cliffhanger e dalla divisione tra Hester e Tom.
Da subito possiamo notare quanto Tom sia ancora sconvolto per le rivelazioni a proposito della moglie e le preoccupazioni non migliorano la sua salute già compromessa.
Ma sua figlia Wren è più pragmatica: è giovane e si gode il suo nuovo futuro avventuroso da aviatrice sulle vie degli uccelli al fianco del padre, pilotando la loro vecchia nave “Jenny Aniver”.
Lei non è mai stata particolarmente legata alla madre ed è pronta a buttarsi il passato alle spalle, non sapendo che questo, prima o poi, ritorna sempre.
Un altro dei protagonisti di cui leggiamo il punto di vista è Theo Ngoni, già incontrato nello scorso volume a Settimo Celo come schiavo a fianco di Wren.
Lui è stato la sua prima cotta e i due continuano a pensarsi anche a miglia di distanza e senza alcuna speranza di potersi rivedere.
Infatti Theo è ritornato a casa dalla famiglia, in Africa, ha rinnegato lo Stormo Verde, per la cui causa era fuggito dalla sua città, e si gode le attenzioni della famiglia che lo ha perdonato.
Ma si sente quasi in gabbia nella sua bella casa e ricorda con malinconia la vastità del cielo che ha solcato.
Qualcosa cambierà quando andrà in visita Lady Naga, la moglie del Sig. Naga, a Zagwa, i nuovi leader dello Stormo Verde, molto più moderati della Predatrice Fang.
A proposito di lei, tutti pensano che sia definitivamente morta, ma noi sappiamo che il giovanissimo Fishcake l’aveva trovata e si è preso cura di lei in questi mesi riparandola, perché, si sa, i rinati sono già dei morti viventi, il che li rende davvero difficili da uccidere.
“La Storia ci insegna proprio questo, credo: che la vita va avanti, anche se i singoli individui muoiono e intere civiltà vengono distrutte; che le cose più semplici durano, ripetute in eterno dalle nuove generazioni.”
Ho portato a termine questa quadrilogia che fino ad adesso non mi aveva mai convinto con le lacrime agli occhi.
Il finale è stato perfetto e addirittura migliore di come sperassi, tutte le sottotrame si sono risolte e i personaggi secondari, che abbiamo imparato a conoscere insieme a Tom e Hester, hanno avuto il loro meritato e giusto epilogo.
Quella che era partita come una storia senza grandi pretese si è sempre più evoluta e, alla fine, mi ha conquistata.
Gli aspetti che ho adorato di più in tutti i libri sono stati la trama originale e la capacità dell’autore di aver saputo costruire un mondo immaginario distopico così verosimile e dove niente era lasciato al caso.
Siamo partiti da una trama lineare da cui se ne sono diramate mille, che poi si sono intrecciate e hanno dato vita a nuovi scenari e nuovi personaggi. Questi hanno saputo emergere dal background in cui credevo fossero confinati, ognuno con tanti difetti e tante debolezze, con caratteri diversi e spesso in contrasto fra loro.
Soprattutto all’inizio, non ho mai empatizzato particolarmente con i protagonisti né spesso capivo le ragioni dietro ai loro gesti e questo, nei primi libri, ha creato una barriera tra me e la narrazione che si è però pian piano assottigliata fino a che mi sono accorta che era diventata invisibile e che io, nel corso delle pagine, tenevo a quei personaggi stupidi, incomprensibili e terribilmente umani (nel senso più negativo ci possa essere del termine), come si può volere bene a qualcuno di cui non condividi le idee ma, nonostante tutto, le comprendi.
Questo è l’unica, a mio dire, pecca del libro. L’autore ci ha messo ben quattro libri per farmi arrivare a dire che apprezzo i personaggi che ha creato, come dimostra ciò che avevo scritto nelle recensioni precedenti, ed è per questo che continuo a non essere del tutto convinta.
Consiglio tantissimo questi libri e questa storia che, purtroppo, sono abbastanza ignorati in Italia.
Se incontrate le mie stesse difficoltà vi capisco, ma alla fine è una storia che ne vale la pena.
Non posso che augurarvi buone letture.
Voto: 4.5
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