Una mummia nell'armadio
Dopo le avventure passate credevo che i nostri problemi fossero finalmente risolti, sebbene non possa certo dire che la mia relazione con il faraone Reshef sia del tutto semplice da gestire. Avete idea di cosa significhi stare con un ragazzo che vive agli antipodi della storia?
Eppure le cose sembravano andare tutto sommato bene, fino a quando, sotto i miei occhi increduli, Reshef non è caduto vittima di un nuovo, terribile attentato.
Forse avrei anche potuto salvarlo, se non mi fossi trovata nell’Antico Egitto, dove lui mi aveva condotta con un viaggio nel tempo non programmato. E forse non saremmo dovuti fuggire da Tebe, se il feroce popolo degli Hyksos non avesse invaso la sua terra per conquistarla. E forse non avremmo dovuto affrontare un insidioso viaggio nel deserto, se Reshef non si fosse messo in testa di riprendersi a tutti i costi il suo regno...
Ma che ci volete fare, dopotutto ho già avuto a che fare con la testarda e supponente mummia di un faraone. Se poi quel faraone è colui che mi ha rapito il cuore, non posso che rimanergli a fianco per aiutarlo nel suo progetto.
C’è solo un piccolo dettaglio: ora che è tornato a essere una mummia, Reshef non si ricorda più di nulla... nemmeno di me. Riuscirò a rinfrescargli la memoria?
Care amiche del Confine,
è tornata Harriette Joking con il sequel di “Una mummia nell’armadio”: “Una mummia nella tenda”, edito da Triskell edizioni, che ringrazio per la copia digitale in anteprima.
La recensione contiene spoiler riguardo il primo volume, inoltre i due libri sono strettamente collegati e pertanto consiglio di leggerli in ordine di pubblicazione.
Ritroviamo Daphne e Reshef immersi nella loro relazione a distanza grazie ai viaggi che il faraone compie con l’ausilio del Pulviscolo degli Dei.
I due sentono molto la mancanza l’uno dell’altra, così un giorno Reshef decide di portare Daphne con sé nell’Antico Egitto; peccato che basti poco per cambiare ciò che è stato scritto e il faraone si trova nuovamente vittima di un attentato.
«Daphne, tornando indietro nel tempo, interagendo con gente che è vissuta millenni fa e calpestando polvere che non avresti mai dovuto calpestare, tu hai modificato il corso degli eventi. La storia non è più quella che hai letto sui libri.»
L’unica via per riportarlo alla vita sembra chiara: deve prima passare dalla morte, così come è già successo in passato. Ma sulla strada per la sua nuova vita Reshef sembra aver dimenticato molte cose, Daphne e il loro amore tra queste. Il faraone è nuovamente una mummia e ancora una volta è alla ricerca dei cospiratori.
“Possibile che il ricordo del nostro amore avesse subito nella memoria di Reshef la stessa sorte di un’impronta lasciata sul bagnasciuga?”
All’inizio ero un po’ scettica, perché pensavo che il finale del primo volume, seppur parzialmente aperto, fosse la conclusione più adatta alla storia; sono stata felice di ricredermi e affrontare questo viaggio tra le pieghe del tempo insieme ai protagonisti già noti e a nuovi personaggi che mi hanno conquistata.
Abbiamo a che fare con una Daphne più matura che deve lottare per il suo amore e per la sua vita, ma che mantiene sempre il brio dell’adolescenza.
Reshef è tornato a essere l’arrogante faraone che era in principio e tutti agiscono secondo il suo volere.
Anche in questo caso è la nostra protagonista a raccontare l’intera vicenda dal suo punto di vista di straniera in tempo e luogo diversi dai suoi.
Questa storia mi ha molto incuriosita, divertita e intrigata in tutte le sue componenti che sono, ancora una volta, un mix di young adult, storia dell’Antico Egitto e fantasy, alleggerite dalle dinamiche tra i servitori e quelle che coinvolgono il predone Zayd.
Era necessario questo sequel? Non penso, ma sono davvero felice di averlo letto e consiglio anche a voi indecisi di farlo perché, una volta iniziata la lettura, sarete catturati dalla magia arcaica di un mondo e una cultura tanto affascinante.
Buona lettura e alla prossima!
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