Il taccuino delle cose non dette


Genere: Narrativa

Autore: Clare Pooley

3 Giugno

Sei sconosciuti con una cosa in comune: la loro vita non è così perfetta come vogliono far credere... Uno di questi è Julian, un artista eccentrico che da qualche tempo è precipitato in una profonda solitudine. Nell'accogliente caffè di Londra dove si rifugia nei momenti peggiori, decide di affidare la sua storia alle pagine di un taccuino verde che abbandona incurante su un tavolino. Mai più pensa che Monica, la giovane proprietaria del bar, lo legga e ne rimanga sconvolta. O che il suo piccolo atto di onestà possa avere un impatto così dirompente sulle vite di altre cinque persone che leggeranno il quaderno, portando con sé cambiamenti, amicizie, nuovi amori e, soprattutto, perdono. "Il taccuino delle cose non dette" è un romanzo sul coraggio di mostrarsi agli altri per quello che si è e scoprire che non fa paura; anzi, che essere autentici assomiglia moltissimo a essere felici.



Salve Confine,
mentre mi sciolgo per il caldo infernale, stravaccata sul divano sotto il getto dell’aria condizionata, colgo l’occasione per scrivere qualche recensione di letture fatte di recente.
Una tra queste è “Il taccuino delle cose non dette” di Clare Pooley, edito Mondadori, uscito lo scorso giugno.
“Fino a che punto conosci le persone che ti circondano? Fino a che punto loro conoscono te? Sapresti dire come si chiamano i tuoi vicini? Ti accorgeresti se avessero dei problemi, o se restassero chiusi in casa per diversi giorni di fila? Tutti mentono sulle loro vite. Che succederebbe se invece dicessi la verità? Se confessassi l’elemento che ti definisce, che fa andare al loro posto tutti gli altri tasselli? Non su internet, ma davanti alle persone in carne e ossa che ti sono intorno? Forse niente. O forse raccontare questa storia cambierebbe la tua vita, o la vita di una persona che devi ancora incontrare. È questo che voglio scoprire.”

Julian Jessop è un anziano pittore in auge tra gli anni ’70 e gli anni ’90. Julian Jessop è un anziano solo. Alla veneranda età di settantanove anni ha finalmente preso coscienza della vita che ha vissuto fino ad oggi e sente che è arrivato il momento di mostrarsi per quel che è veramente. Decide così di prendere una penna e un taccuino e di mettere per iscritto ciò che vuole che la gente sappia di lui, chi è veramente, cosa lo definisce, buttando giù la maschera sociale che ha costruito per sé una volta per tutte. Mette così in moto il “Progetto Autenticità”, lasciando il taccuino sul tavolo del Monica’s Caffè.
La proprietaria del Caffè è, appunto, Monica, una giovane donna che ha lasciato il suo pagatissimo lavoro nella City per aprire il locale che ha sempre desiderato. È una persona molto motivata, tenace e indipendente, sembra non mancarle nulla, ma quando trova il taccuino, leggendo le pagine scritte da Julian, sente il bisogno di scrivere anche la sua verità, che è quella che la vede indipendente, ma anche bisognosa di quello che tutte le donne sembrano volere: un uomo che la ami e che le dia una famiglia con tanto di figli e vari cliché. Decide poi di abbandonare il taccuino in un wine bar lì vicino e lasciar decidere al destino se il “Progetto Autenticità” debba proseguire o meno.
A trovare il taccuino è Hazard, un uomo che ha una meravigliosa carriera in campo economico, successo sul lavoro e con le donne, che vive la vita al massimo, tra alcol, droghe e sesso. Prendere in mano il taccuino e leggere le storie già scritte lo mette davanti alla reale tragicità della sua vita. È un drogato e un alcolizzato.
Dopo aver scritto anche lui la sua verità, non riesce a staccarsi dal taccuino e lo porta con se in Thailandia, dove ha deciso di rifugiarsi per cercare di disintossicarsi e tornare sulla retta via. Mentre si trova lì, però, trova lo “splendido” passatempo di cercare un candidato perfetto per la vita amorosa di Monica, di cui ha letto nel taccuino. Lo trova in Riley, un giovane surfista australiano dal cuore buono e dalla rilassatezza contagiosa. Lascia il taccuino dentro al suo zaino e lo indirizza in quel di Londra.
Riley trova il magico libretto, legge le storie degli altri e vedendo che Hazard si riferisce proprio a lui, decide di andare a vedere chi siano queste persone, Monica soprattutto.
Grazie al taccuino e allo zampino di Hazard, questi 4 personaggi finiranno per diventare una sorta di famiglia, da sconosciuti quali erano. E quando il taccuino torna in patria continua comunque il suo percorso, mettendo tra le sue pagine nuove storie, come quella di Alice, neo mamma in crisi, ossessionata dai social, Instagram in primis, dove ha un account seguitissimo, in cui posta scatti della vita che vorrebbe avere.
Tutte queste persone, apparentemente così diverse tra loro, hanno in comune qualcosa che li lega profondamente, ovvero il fatto di vivere una vita non così perfetta come vogliono far credere, e arrivati ad un bivio che via sceglieranno?

“Il taccuino delle cose non dette” è un romanzo di narrativa che si presenta senza botti né squilli di tromba, ma che si dimostra essere un vero gioiellino, prezioso e luccicante.
Attirata dalla trama ho cominciato a leggerlo, non mi aspettavo però che si dimostrasse una lettura così bella ed edificante, piena di sentimenti genuini e di emozioni delicate.
Siamo davanti a sei personaggi principali che vengono a contatto col taccuino del “Progetto Autenticità”, persone la cui vita scorre tra una cosa e l’altra, o nel caos più assoluto o nella solitudine più triste. Persone che mostrano al mondo una vita che è una bugia, che è finta perfezione, che è finta felicità.
Trovano nel taccuino un mezzo per gridare al mondo il loro disagio, più o meno grande, più o meno tragico e lo fanno solo perché sono protetti dall’anonimato di quel mezzo. Non sanno invece che riusciranno a localizzarsi l’un l’altro e che questo incontro sarà la loro fortuna.
Ognuno di loro riuscirà, così, a guardare bene dentro sé stesso e a decidere che strada prendere da quel momento in poi.
Ma non è solo di loro sei che conosceremo la vita. Durante la lettura incontreremo altri personaggi, legati ai protagonisti per un motivo o un altro, che ci faranno affezionare a loro.
È un romanzo corale, ma raccontato in terza persona da un narratore esterno che ci introduce e poi ci conduce per mano nella vita di Julian, Monica, Hazard e via di seguito, capitolo dopo capitolo, fino alla fine, lasciandoci un po’ orfani e con la voglia di trovare noi stessi quel miracoloso quadernetto che tanto bene e tanto caos ha portato nella loro vita.
La lettura è scorrevole e veloce, dal ritmo costante. Risulta fresca e leggera grazie allo stile dell’autrice, che riesce ad infondere pienezza emozionale nelle sue parole ma senza caricarle pesantemente. Infatti, ci troveremo a riflettere su diverse cose mentre leggiamo, ma senza sentire il peso di queste riflessioni, perché tra un’emozione e l’altra non mancheranno i momenti che ci regaleranno sorrisi e risate.

Consigliatissimo. Che siate al mare, sotto l’ombrellone o a casa sotto al condizionatore, “Il taccuino delle parole non dette” saprà conquistarvi e farvi vivere un viaggio del tutto inaspettato.
Buona lettura.

Voto libro – 4.5




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