La vita è un romanzo



Genere: Thriller

Autore: Guillaume Musso

27 agosto 2020

"Carrie, mia figlia di tre anni, è sparita mentre giocavamo a nascondino nel mio appartamento di Brooklyn." La denuncia di Flora Conway, una famosa scrittrice nota per la sua riservatezza, sembra un enigma senza soluzione. Nonostante il clamoroso successo dei suoi libri, Flora non partecipa mai a eventi pubblici, né rilascia interviste di persona: il suo unico tramite con il mondo esterno è Fantine, la sua editrice. La vita di Flora è avvolta dal mistero come la scomparsa della piccola Carrie. La porta dell'appartamento e le finestre erano chiuse, le telecamere del vecchio edificio di New York non mostrano alcuna intrusione, le indagini della polizia non portano a nulla. Dall'altra parte dell'Atlantico, a Parigi, Romain Ozorski è uno scrittore dal cuore infranto. Vorrebbe che la sua vita privata fosse metodica come i romanzi che scrive di getto, invece la moglie lo sta lasciando e minaccia di portargli via l'adorato figlio Théo. Romain è l'unico che possiede la chiave per risolvere il mistero di Flora, e lei è decisa a trovarlo a tutti i costi.

I personaggi secondari del romanzo: chi sono, quali emozioni suscitano, a quali colori e fiori possiamo associarli
Salve Confine,
eccomi qui oggi, 29 agosto 2020, a presentarvi una delle tappe del Blog Tour organizzato per l’ultimo romanzo di Guillaume Musso, “La vita è un romanzo”, uscito il 27 agosto per La nave di Teseo.
Il mio compito è quello di presentarvi i personaggi secondari del romanzo, cercare di farveli conoscere nel modo giusto evitando possibilmente gli spoiler, che sembrano quasi inevitabili.
Per fortuna i personaggi secondari che davvero contano in questo romanzo sono pochi, ma vi assicuro che svolgono un ruolo veramente importante nella storia.

Il primo di cui voglio parlarvi è Fantine La Vilatte, amica nonché editrice di Flora Conway, una dei due protagonisti del romanzo.
Fantine era dipendente di una piccola casa editrice quando incontrò per la prima volta Flora durante un viaggio di quest’ultima in Francia.
Oberata di lavoro e insoddisfatta, passa le sue giornate a leggere i manoscritti di autori speranzosi, in attesa di trovare la perla in mezzo al fango che i suoi capi possano pubblicare.
Quando le capita tra le mani il manoscritto di Flora la sua vita prende slancio e, grazie ad una buona dose di coraggio, che le fa lasciare tutto per lanciarsi nell’avventura di vivere il suo sogno, Fantine riesce finalmente ad aprire la sua piccola casa editrice monoautore, salendo di importanza grazie alla sua perla, Flora Conway, per la quale costruisce un copione da seguire per renderla attraente ed interessante a un pubblico che sempre di più osanna la sua presenza.
Fantine è sicuramente una donna ambiziosa e Flora non manca di descriverla come una sorta di parassita che, pian piano, vuole appropriarsi della sua vita.
 
“Più io languisco, più lei fiorisce; più io m’incupisco, più lei s’illumina.”

Oltre all’ambizione, Fantine ha una grossa componente di intraprendenza e di audacia che non la ferma davanti al rischio di poter perdere anche ciò che non ha.
È capacissima di cogliere le occasioni e, visto che non posso parlarne apertamente per non rovinarvi la lettura, è proprio attraverso la lettura del romanzo e dei punti che riguardano Fantine che potrete darmi ragione.
Se dovessi descrivere Fantine con un’emozione, o uno stato d’animo, avrei grosse difficoltà perché il suo personaggio va giudicato in due tempi, quindi forse potrei dire che la prima apparizione di questa donna mi ha procurato rabbia e fastidio, l’ho trovata viscida, arrivista, come una sorta di parassita che si attacca alla sua fonte di vita succhiando tutto quello che può per poi buttare via i resti. Il suo colore qui sarebbe il verde acido, come credo appaia la bile. La pianta sarebbe una di quelle infestanti o parassite.
Nella seconda parte del romanzo Fantine è ambizione e opportunismo, ma non di quello negativo, di quello che ti fa cogliere l’occasione buona quando la vedi. Qui mi ha suscitato una punta di malinconia, il suo colore potrebbe essere il violetto tendente al lilla e la pianta potrebbe essere un’edera per la sua capacità di attaccarsi e non cedere.

Un altro personaggio secondario che appare spesso nel romanzo è il detective Mark Rutelli, che indaga sulla scomparsa della piccola Carrie Conway, figlia treenne di Flora.
Attraverso le parole dell’autore conosciamo poco della vita di questo personaggio, che viene dipinto come un uomo un po’ trasandato con un’aria un po’ triste. Entra nella vita di Flora per svolgere il suo lavoro, ma poi fa di più e rimane, perché è l’unico che crede veramente che la piccola sia scomparsa nel nulla. Seguirà diverse piste e non si scoraggerà quando si troverà davanti ad un muro.
Mark Rutelli è sicuramente una quercia, fonte di sicurezza e affidabilità; mi ha ispirato fiducia sin dall’inizio e quando lo incontreremo di nuovo alla fine del romanzo, in una veste tutta nuova, proveremo anche tenerezza nei suoi confronti.

Ultimo, ma non per importanza, c’è Thèo, figlio di Romain, che conosceremo bambino e lasceremo come giovane uomo.
Thèo è un bambino gioviale, consapevole della lotta combattuta dal padre per non perderlo; diviso tra una madre troppo presente ma nel modo sbagliato e un padre che, assente quando erano ancora una famiglia unita, diventa presente quando si accorge del vuoto che lascerebbe la sua partenza.
Lo perderemo presto per ritrovarlo fresco di diploma e pronto per partire e andare a studiare medicina lontano dal padre.
È grazie a una sua scoperta che finalmente il lettore arriverà a prendere tutti i nodi di questo romanzo per poi poterli sciogliere, finalmente.
Thèo è un azzurro chiaro ma intenso, una giovane pianta alta e flessibile, forse un giunco, è infantile saggezza e grande senso di responsabilità.
Spero che attraverso le mie parole abbiate avuto la possibilità di conoscere meglio questi personaggi e di appassionarvi a loro e alla loro storia tanto da voler dare una possibilità al romanzo, di cui non sono protagonisti, ma nel quale svolgono un compito veramente importante.
Buona lettura. 


Salve Confine,
ennesimo review party per me, questa volta di uno scrittore che apprezzo tantissimo e di cui ho letto quasi tutti i romanzi. Si tratta di Guillaume Musso e del suo ultimo lavoro “La vita è un romanzo”, in uscita oggi 27 agosto 2020 per la casa editrice La Nave di Teseo, che ringrazio per la copia digitale.

“Non si può sparire durante una gara a nascondino dentro un appartamento chiuso. È un gioco sempre a lieto fine. La scomparsa è una messa in scena simbolica e temporanea. Non può essere altrimenti. È inscritto nel DNA stesso del gioco: si accetta di giocarlo solo avendo la certezza di ritrovare l’altro.”

A New York, l’acclamata scrittrice best seller Flora Conway gioca a nascondino con la sua figlioletta di tre anni, Carrie, nel suo nuovo appartamento di Brooklyn, ma qualcosa va storto e la bambina scompare.
La porta era chiusa, le finestre sbarrate, deve essere per forza in casa, ma non si trova.
Non si trova nemmeno quando arriva la polizia con il detective Mark Rutelli, che prende in mano e a cuore la situazione.
Carrie non si trova ancora, nemmeno sei mesi dopo, quando Flora è ormai al limite della sopportazione del dolore per la figlia scomparsa nel nulla dentro le quattro mura di casa e si sente profondamente in colpa, tanto da non riuscire più a scrivere nonostante le insistenze della sua amica ed editrice Fantine.

“Perdere un figlio non è il tipo di sofferenza che si può vivere come una prova capace di renderti più forte una volta che l’avrai superata. È una sofferenza che ti spezza in due. E che ti lascia a terra sul campo di battaglia, senza la speranza che la tua ferita possa un giorno essere guarita.”

A Parigi, dall’altra parte dell’oceano, il famoso scrittore Romain Ozorski si trova a dover combattere col suo incubo peggiore: perdere l’amatissimo figlio Thèo, che l’ex moglie vuole portargli via a tutti i costi insieme a quanto gli ha già sottratto in termini economici.
La sua situazione è davvero insostenibile e non è più capace di continuare a scrivere il romanzo su cui stava lavorando, lasciando i protagonisti della sua nuova storia in sospeso. Il suo unico pensiero adesso è passare più tempo possibile col figlio, complice la vecchia tata, quando l’ex moglie è distratta da qualsiasi sia il suo nuovo interesse del momento.

Due persone diverse, che vivono in parti opposte del pianeta e che sembrano non avere nulla in comune se non il mestiere. Invece sono più vicini di quanto pensano e uno, forse, potrebbe avere la soluzione al dolore dell’altro, perché in fondo i confini tra realtà e finzione sono sottilissimi e spesso si confondono.







“Nessuno può sapere se il mondo è fantasia o realtà, e nemmeno se esiste una differenza tra vita e sogno.”

Amici lettori del blog, leggere questo romanzo per me è stato un trip incredibile. Lo svelo subito, così come vi dico che anche scriverne la recensione non sta risultando una passeggiata. E non perché la storia sia brutta o pesante, ma perché è così intrecciata, intricata e spesso sconnessa, che scriverne evitando gli spoiler è quasi impossibile. Quindi vorrei anche scusarmi se nel presentarvi il romanzo sono stata avara per quanto riguarda la trama, vi assicuro che meno saprete più eccezionale sarà leggerlo e scoprirlo.

Come ho già detto, conosco l’autore, Guillaume Musso, avendo letto, se non ricordo male, almeno otto o nove tra i suoi romanzi e non mi sbaglio quando dico che è davvero un bravissimo scrittore che conosce il fatto suo.
È un narratore superbo e per me, dire questo di un autore francese, vi assicuro che è un’eccezione “eccezionale”.
Musso ha la capacità di creare un legame tangibile con il lettore, riesce a tenerlo incollato alle pagine grazie al suo linguaggio, che io trovo elegante ed evocativo senza essere pomposo o pieno di fronzoli. Le parti descrittive sono sempre interessanti, non stancano seppure sono numerose, ma servono sempre e nessuna è di troppo.
È grazie alla sua straordinaria capacità descrittiva che fa viaggiare il lettore dentro al romanzo, rendendolo uno spettatore speciale, da prima fila.

Le storie che scrive sono sempre “complete”, tutto ciò che si apre, alla fine o durante, si chiude, ogni tassello finisce al suo posto soddisfacendo il lettore. Proprio in questa caratteristica, questa volta, ho sentito qualche mancanza.
Ho percepito un po’ di forzatura per far combaciare il tutto e alcuni punti mi sono rimasti comunque oscuri, senza spiegazione finale, come appesi in attesa si essere risolti o di trovare la tessera combaciante. Questo mi ha lasciata un po’ insoddisfatta alla fine ed è davvero l’unica pecca di questo romanzo, anche se importante.

I personaggi sono la grande forza di questa storia, soprattutto i principali, Flora e Romain che, nonostante siano di carta, uno più dell’altro (capirete leggendo), hanno un grande spessore e tutto sono tranne che bidimensionali.
Vivono entrambi la loro vita, vivono entrambi il loro dramma, ognuno a modo suo eppure in modo simile e con lo stesso coraggio e la giusta dose di dramma.
Sono legati indissolubilmente in più di un modo, eppure distinti e lontani.
Spiegarvi cosa intendo senza fare “il grosso spoiler” mi è praticamente impossibile e le dita fremono sulla tastiera per dire di più, per invogliarvi a leggere “La vita è un romanzo”, che già nel suo titolo nasconde l’impensabile.

Sono sicura però di avervi instillato la giusta dose di curiosità e spero che presto possiate dare una possibilità al romanzo, magari leggendo anche le recensioni delle altre blogger che hanno partecipato al Review Party e al Blog Tour organizzati per l’occasione.
Buona lettura.

Voto libro - 4




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