La regina degli scacchi
Genere: Narrativa Contemporanea
Autore: Walter Tevi
26 Gennaio 2021
Finita in orfanotrofio all'età di otto anni, Beth Harmon sembra destinata a una vita grigia come le sottane che è costretta a indossare. Ma scopre presto due vie di fuga: le pillole verdi, distribuite a lei e alle altre ragazzine dell'orfanotrofio, e gli scacchi. Il suo talento prodigioso è subito lampante; una nuova famiglia e tornei sempre più glamour e avvincenti le permettono di intravedere una nuova vita. Se solo riuscisse a resistere alla tentazione di autodistruggersi... Perdere, vincere, cedere, resistere: imparare, grazie al gioco più solitario che ci sia, a chiedere aiuto, e a lasciarselo dare.
Tappa di approfondimento
Ciao a tutti, lettrici e lettori!
Siamo alla fine di Gennaio e dubito che ci sia ancora qualcuno che non ha mai sentito parlare de “La Regina degli Scacchi”. In molti conoscono la serie e l’hanno adorata (come me!), ma ancora più bello è il libro da cui è tratta, scritto da Walter Tavis e ripubblicato da Mondadori.
“La Regina degli Scacchi” copre molte tematiche attuali. Si va dalle dipendenze, con l’assunzione incontrollata di tranquillanti, fino all’emancipazione femminile, che gioca un ruolo fondamentale nell’opera.
Oggi, vorrei parlarvi di un’altra caratteristica che ha reso questo libro, e in particolare il personaggio di Beth Harmon, estremamente particolare anche da un punto di vista psicologico.
Mi dedicherò ai rapporti interpersonali stretti tra la protagonista e gli altri personaggi secondari che l’hanno accompagnata nella crescita.
LEGAMI AFFETTIVI
Parlando di rapporti interpersonali, ne abbiamo due che sono di particolare importanza.
Al principio sappiamo che Beth, dopo la morte della madre, rimane orfana e viene portata alla Methuen Home di Mount Sterling, nel Kentucky. Qui, la prima persone che incontra è Jolene.
Mentre sono in fila per ricevere le tre pillole giornaliere dal signor Fergussen, Jolene, ragazza più grande di lei di circa quattro anni, inizia a conversare con lei. O meglio, Jolene parla ma Beth risponde a malapena.
Bisogna puntualizzare che i traumi subiti dalla protagonista l’hanno spinta a chiudersi sempre di più in sé stessa, e ciò fa sì che non nascano dei legami molto forti, poiché affronta le conversazioni con freddezza, come per porre inconsciamente una distanza di protezione tra sé e tutto ciò che potrebbe causarle ulteriore dolore.
Tornando a noi, il rapporto con Jolene non ha il migliore degli inizi. C’è da dire che ci troviamo davanti a due personalità agli opposti. Ma con il passare delle pagine e, in seguito a determinati eventi, le due legheranno sempre di più, scoprendo di avere in comune più di quanto immaginassero. Beth chiede consiglio e aiuto varie volte a Jolene, che le darà una mano anche con le sue dipendenze, e questo sta ad indicare la fiducia che la protagonista prova, abbattendo pian piano quella barriera che ha alzato tra sé e il mondo circostante.
Un altro personaggio di spicco è sicuramente Benny Watts.
Benny Watts è il campione di scacchi degli Stati Uniti e possiamo già notare un approccio diverso, più aperto, fin dal primo incontro tra lui e Beth.
La protagonista avverte la curiosità e l’interesse nei suoi confronti e nelle sue attività ricreative, tra cui il poker.
Nascerà un legame molto forte e profondo a livello emotivo.
Entrambi condividono molti aspetti caratteriali, come la difficoltà di avvicinarsi alle persone e instaurare dei rapporti saldi e duraturi.
Varie volte Benny aiuterà Beth, specialmente verso la fine, e spingerà anche i suoi amici a fare lo stesso. È innegabile che provino dei sentimenti profondi che vanno percepiti al di là del semplice amore o di una “cotta”.
Beth più volte manifesta un “attaccamento” a Benny, difatti ad un certo punto, mentre è a Mosca, ammette che il ragazzo le manca.
Se prendessimo la piccola Elizabeth che vediamo all’inizio dell’opera e la confrontassimo subito con l’ormai donna alla fine, è impossibile non sottolineare quanto lo sviluppo del personaggio sia notevole e di come il supporto da personaggi che, anche se secondari, hanno fatto tanto per lei, l’abbia aiutata ad affrontare tutti i problemi e ad addolcire i traumi vissuti.
Ciao a tutti lettrici e lettori!
Oggi sono qui per parlarvi di uno dei libri più belli che abbia letto questo mese.
Si tratta di un’opera che non è proprio recente, ma ha acquisito più fama anche grazie alla serie TV tratta da essa.
Sto parlando di “La Regina degli Scacchi” di Walter Tavis, edito da Mondadori.
“La regina degli scacchi” di Walter Tavis narra la storia di Beth che, a 8 anni, diventa orfana. Dopo la morte di sua madre in un incidente, viene portata all’istituto Methuen Home.
È successo tutto molto in fretta e ancora non riesce a realizzare di non avere più i propri genitori.
Per scampare alle riflessioni e al dolore, inizia ad assumere delle pillole verdi che facevano parte della dose quotidiana data a tutti i ragazzi dell’istituto. Sono tranquillanti che Beth cerca di nascondere nel taschino della propria veste o nell’astuccio dello spazzolino da denti, per poterle assumere poco prima di andare a dormire. Ma ad esse, con il passare dei giorni, si sostituirà un rimedio ancora più infallibile: gli scacchi.
Ciò che gli altri non sanno, infatti, è che Beth cerca sempre un pretesto per recarsi nel luogo in cui si trova il custode dell’istituto, che passa le sue giornate a giocare a scacchi in solitudine. O almeno era così, finché la curiosità di Beth non l’ha spinto a insegnarle come muovere pedine nere e bianche. Beth non ne è al corrente, ma è proprio da lì che si svilupperà un nuovo tassello della sua vita, che attraverserà con non pochi ostacoli e che abbatterà con tanto di scacco matto.
Ho apprezzato tantissimo la scrittura di Tavis. Mi è piaciuto come ha affrontato quasi in modo implicito il tema della dipendenza. Giustamente, Beth non sa di essere dipendente da quelle famose pillole verdi, e non se ne rende conto. L’aggiunta di personaggi secondari come Jolene è stata per me fondamentale. Il loro rapporto in verità non è iniziato nel migliore dei modi. Non vorrei spoilerare, ma c’è una determinata scena, proprio all’inizio, che mi ha un po’ sconvolta. Andando per similitudini, c’è stata una versione un po’ più soft di ciò che avveniva, nelle prime pagine, tra Desdemona e le sue coinquiline in V.M. 18 di Isabella Santacroce (a buon intenditor poche parole!). Tocca, quindi, un po’ di tematiche tabù e che sono spunto di riflessione e discussione.
Detto ciò, non dubito che dopo quest’opera siano stati in tantissimi ad appassionarsi al gioco degli scacchi. Personalmente, non avrei mai pensato potesse essere così entusiasmante. È un insieme di strategie e tutto è in equilibrio. C’è una logica interna che si apprende col tempo e con la pratica, e il modo in cui è stato descritto ti fa appassionare al gioco pur non avendolo effettivamente mai praticato.
Dopo aver amato la serie alla follia, non potevo non dedicarmi alla lettura del libro. E credo che mi sia piaciuto molto di più, poiché è andato a riempire anche quelli che sono i buchi di trama presenti nel prodotto televisivo. Quindi, in poche parole, sono innamorata!
Voto libro - 5
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