Folklorn


Genere: Fantasy

Autrice: Angela Mi Young Hur

Elsa Park è una delle fisiche delle particelle migliori, di stanza in un osservatorio di neutrini in Antartide, fiduciosa di aver messo abbastanza distanza tra le sue ambizioni e i fantasmi di famiglia da cui scappa da tutta la vita. Ma non passa molto prima che la sua amica immaginaria dell’infanzia, una donna spettrale, dolorosamente familiare, nella neve, torni a reclamarla.
Anni prima, la madre ora catatonica di Elsa l’aveva avvertita che le donne della loro discendenza erano maledette a ripetere le vite delle loro antenate del mito e delle leggende coreane. Ma oltre a questi fantasmi, Elsa deve affrontare un destino più terreno: la malattia mentale e il trama generazionale che corre nella sua famiglia di migranti, una malattia non meno feroce della maledizione ancestrale che la perseguita.
Quando sua madre rompe il silenzio decennale e la tragedia colpisce, Elsa deve tornare a casa in California. Lì, in mezzo a una famiglia che combatte con i propri demoni, svela i segreti nascosti tra le pagine scritte a mano delle storie oscure di sua madre: del desiderio e della furia di donne; magia soppressa, rubata o punita; della loro sete di vendetta.

(Trama tradotta da Il confine dei libri)

Salve lettrici e lettori!
La recensione di oggi è un’anteprima in lingua inglese che ho avuto l’opportunità di leggere grazie a NetGalley, che ringrazio per la copia.
“Folklorn” di Angela Mi Young Hur esce il 27 aprile e mi aveva attirato innanzitutto per la cover, elegante e nostalgica, per la trama e per il tag “magical realism” che negli ultimi tempi mi ha regalato bellissime letture.

“Io e te, noi discendiamo da donne le cui vite sono state degradate a meri racconti popolari. Viviamo le loro vite, echeggiamo le loro storie, ma non la loro grandezza, solo le loro stupide tragedie perché è tutto ciò che ricordiamo di loro.”

Elsa Park è una fisica delle particelle, in particolare le interessano i neutrini, le particelle fantasma, impossibili da vedere ma che lasciano tracce indelebili.
Elsa è americana, di origini coreane, ed è scappata nella parte più estrema del mondo, nell’Antartico, per sfuggire alla sua famiglia disfunzionale. Suo padre è un uomo incline alla rabbia, violento con la moglie e il figlio, ma non con Elsa, la figlia che ha sempre desiderato.
La madre di Elsa è una figura enigmatica, una donna maltrattata dal marito ma che non perde occasione di tormentarlo. Una donna, essa stessa, tormentata da segreti che accumula, in modo enigmatico, sulle spalle della figlia, una bambina confusa dal suo comportamento ma che non può fare altro se non assecondarla.
Poi c’e Chris, il fratello maggiore, tipico figlio maschio coreano con voti eccellenti che avrebbe potuto puntare alle migliori università, ma la sua testa è stata talmente rovinata dalla sua famiglia che la sua vita è finita prima di poter cominciare. Per questo punta tutto sulla sorella, lui la spinge ad andare via sin da giovanissima per frequentare un istituto esclusivo, ad allontanarsi dalla violenza del padre e la pazzia della madre, anche dalla sua, ed essere migliore di tutti.
Infine c’è la sua amica immaginaria, una bambina come lei, dai lunghi capelli neri e un nastro rosso, rimasta con lei nei momenti più brutti della sua infanzia, scomparsa all’improvviso e tornata nel posto meno probabile e più lontano al mondo: in Antartide.
Elsa ha provato a scappare, ma l’eredità di sua madre l’ha raggiunta, le sue storie, le leggende che l’hanno ossessionata per tutta la sua vita, le rimbombano di nuovo nelle orecchie e stavolta non potrà scappare, neanche il ghiaccio più spesso può proteggerla.

“Folklorn” è una storia complessa, articolata, drammatica. Non era affatto quello che volevo leggere, ma non posso non ammettere che oggettivamente è un libro profondo e scritto benissimo. Un libro che esplora malattie mentali, una guerra che ha diviso un paese, la sorte di uomini, donne e soprattutto bambini strappati alle loro famiglie e al loro paese d’origine, e un folklore ricchissimo, ricco di giovani donne sacrificate, vendute, tradite, perdute, e anche la fisica teorica e sperimentale.
E tutti questi elementi tragici sono amalgamati e intrecciati alla perfezione, tante strade apparentemente lontanissime, che corrono parallele finché non si scontrano con un impatto capace di provocare un terremoto di emozioni.

È una storia evocativa, che richiama leggende antiche e quasi perdute di figlie gettate in mare, ragazze che si trasformano in fiori di loto, figlie sacrificate il cui canto risuona nel rintocco di una campana, donne immortali intrappolate da uomini malvagi; miti che rimbombano nel presente di Elsa e che la perseguitano, un percorso tragico già stabilito, seguito da sua madre e così da lei. Queste storie sono un monito, sono un indizio, sono un incubo e un insegnamento, sono bellissime ed emozionanti.

Ma “Folklorn” non parla solo di folklore, parla anche di storia, la storia della Corea distrutta dalla guerra e di persone costrette ad emigrare dopo aver assistito a scene indimenticabili e aver vissuto eventi terribili, come i genitori di Elsa: suo padre, uomo ricco che in America ha perso tutto, e sua madre, ombra silenziosa circondata da segreti.
È la storia di uno stereotipo, del primogenito coreano che deve per forza eccellere in tutto e magari diventare medico. È una storia di razzismo, quello esplicito, di brutte parole e azioni orribili, ma soprattutto implicito, di sguardi sprezzanti e altezzosi. È la storia di bambini e bambine strappati dalle braccia dei propri genitori per portarli in un paese migliore e in famiglie che, non sapendo come comportarsi con loro, annullano le loro identità per non farli sentire fuori luogo più di quanto già non faccia il loro aspetto.
È anche una storia di malattie mentali, allucinazioni, visioni, sogni premonitori e ossessioni.
È la storia di una famiglia distrutta dal dolore, dalla guerra, dall’odio, dalla speranza, dall’illusione.

“Questo dolore è reale. Solo il reale può salvarti. Senti la differenza. Tutto quello che non è reale, devi ucciderlo prima che sia troppo tardi.”

È un romanzo ricco di storie dolorose e strazianti, che ha al suo centro Elsa, il suo bisogno di capire una madre distante e la disperata ricerca di una sorella perduta.
È un romanzo “pesante”, per tutte le ragioni precedenti, ma è scritto benissimo. All’inizio è un po’ difficile entrare nella storia perché ci sono discorsi scientifici un po’ tecnici e una protagonista chiusa, distante, non la si comprende subito, inoltre io non mi aspettavo questo tipo di storia (cercavo qualcosa di più magico), ma una volta intravisto il fulcro del romanzo, il fine ultimo, la lettura scorrerà veloce, non leggera, ma toccante.

Non sono sicura che mi abbia fatto piacere leggerlo, di nuovo, avrei preferito altro, ma non posso dire che sia un brutto romanzo, anzi. Per coloro a cui piace il genere sarà perfetto.
Baci.

 
Voto libro - 4









 

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