Un grammo di rabbia
Genere: Thriller
Autrice: Angeline Boulley
04 maggio 2021
Daunis Fontaine, diciotto anni, non si è mai sentita davvero a suo agio nella cittadina del Michigan al confine con il Canada dove da sempre vive, e neppure nella vicina riserva indiana Ojibwe, dove affondano metà delle sue radici. In partenza per l'università, spera in un nuovo inizio, ma dopo la morte improvvisa dello zio e l'ictus che ha colpito la nonna, sceglie di restare vicino alla madre rinunciando per il momento a spiccare il volo. Un raggio di sole in quella situazione di stallo sembra essere Jamie, nuovo arrivo in città e nella squadra di hockey locale capitanata dal suo fratellastro Levi.
Ben presto Daunis comincia a sospettare che l'affascinante Jamie nasconda qualcosa dietro l'inquietante cicatrice che segna il suo volto altrimenti perfetto, ma tutto precipita quando assiste a un omicidio che la mette faccia a faccia con un'indagine dell'FBI su una nuova droga letale che si sta diffondendo tra i giovani. Suo malgrado, Daunis accetta di collaborare sotto copertura, ma la ricerca della verità è più complicata di quanto avesse mai immaginato e la costringe a fronteggiare devastanti segreti e vecchi dolori. A mano a mano si ritrova sempre più coinvolta in un'indagine il cui obiettivo non sembra essere quello di proteggere le vittime ma esclusivamente di punire i criminali. Sotterfugi e morti sembrano susseguirsi inarrestabili e Daunis per restare salda dovrà comprendere che cosa significa essere una donna Ojibwe e quanto è disposta a sacrificare per la propria comunità, anche a costo di mandare in frantumi il mondo che conosce e che ama.
Ciao a tutti voi, lettrici e lettori!
Oggi sono qui per parlarvi della mia lettura più recente, tra le uscite mistery più attese di questo 2021. Si tratta di “Un grammo di rabbia”, romanzo di debutto di Angeline Boulley portato in Italia da Rizzoli.
“Le donne Ojibwe sono come la marea, che ci ricorda l’esistenza di forze troppo potenti per essere controllate.”
La trama di “Un grammo di rabbia” è davvero particolare.
La protagonista è Daunis Fontaine, metà bianca e metà Ojibwe, membro e discendente della Tribù Ojibwe di Sugar Island. Non vede assolutamente l’ora di partire per l’università e studiare medicina, ma una tragedia colpisce la sua famiglia portandole improvvisamente via suo zio, e sua nonna viene a mancare per un ictus. Ovviamente decide di restare con la propria famiglia e, per il momento, mettere da parte i propri sogni nel cassetto.
Quando il fratellastro Levi introduce nella squadra di hockey locale Jamie, un nuovo arrivato, la vita sembra sorriderle un po’. Ma Daunis, col passare del tempo, diventa alquanto sospettosa, convinta che il ragazzo nasconda qualcosa.
La situazione prenderà una svolta inaspettata quando assisterà a un omicidio e la nostra protagonista verrà coinvolta dall’FBI per collaborare sotto copertura a un’indagine su una nuova droga che sta avendo larga diffusione tra i giovani.
Daunis dovrà fare i conti con la realtà che la circonda, fuggendo dalla bolla di sicurezza e amore che l’ha sempre protetta. Cosa è disposta a fare per salvare la comunità?
“Mi ricordo ora che gli Anziani sono la nostra più grande risorsa, incarnano la nostra cultura e comunità. Le loro storie ci collegano alla nostra lingua, alla medicina, alla terra, al Clan, alle canzoni, alle tradizioni. Sono il ponte tra il Prima e l’Adesso, guidando quelli di noi che porteranno avanti il futuro.”
Una caratteristica che ho amato di quest’opera è sicuramente la sua imprevedibilità. Più si va avanti nella storia, più gli eventi iniziano a prendere una piega sempre più inaspettata.
Lo stile della Boulley è meraviglioso. Man mano che la trama acquisisce più dinamicità, la sua scrittura semplice e il ritmo narrativo molto veloce fanno aumentare sempre di più la curiosità, tenendo incollati alle pagine. Sarà proprio questo forte interesse che si svilupperà sempre di più nel corso della lettura a rendere queste cinquecento pagine molto più leggere.
Ho amato gli approfondimenti sulla tribù di nativi americani Ojibwe, con usanze e tradizioni che ho trovato veramente interessanti e mi hanno anche spinta a fare qualche ricerca in più per informarmi. Inoltre, ho trovato i riferimenti alla lingua Anishinaabemowin davvero stupendi. Da appassionata di idiomi, è forse il dettaglio che ho amato di più e che sicuramente conserverò gelosamente nel mio bagaglio culturale.
La storia parte in modo tranquillo; i pensieri di Daunis sono semplici riflessioni di una ragazza diciottenne che non vede l’ora di studiare all’università. Quando il mistery entra in gioco, vediamo il flusso di pensieri cambiare e ciò porta la protagonista a crescere. L’evoluzione del personaggio è molto evidente e anche un po’ triste, considerando la serie di tragedie a cui ha assistito e il modo in cui il suo cuore ne è uscito forte, ma ferito.
Non vorrei darvi troppi dettagli perché desidero fortemente che voi leggiate questo libro.
"Quando qualcuno muore, tutto ciò che la riguarda diventa passato remoto. Tranne il dolore. Il dolore rimane nel presente."
“Un grammo di rabbia” è una di quelle opere che difficilmente si dimenticano e che, oltre alla componente inventata, contiene informazioni su comunità e persone che molti ignorano o, peggio ancora, discriminano. La comunità Ojibwe è solo una delle numerose Tribù native presenti in America, ed è un bene che esse continuino a portare in alto tradizioni meravigliose che la storia, per quanto violenta, non è riuscita a cancellare.
Angeline Boulley fa parte della Tribù degli Indiani Chippewa, così numerosa che i suoi membri furono poi divisi in ulteriori tribù, tra cui proprio il ramo Ojibwe a cui l'autrice appartiene.
Sono veramente contenta che abbia dato voce ai nativi americani che, nella letteratura contemporanea (e precedente), sono da sempre stati messi da parte o stereotipati nei modi più orribili.
Leggete questo libro, non ve ne pentirete!
Voto libro - 5
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