Sul velluto


Genere: Romance

Autrice: Rebecca Quasi

Nell'era degli influencer la verità spesso scompare e resta solo ciò che è tendenza.

Nereo Castrogiovanni, attore famoso, conosce bene questa legge non scritta, ma sembra dimenticarsene durante un talk show in prima serata, lasciandosi andare a certe affermazioni che gettano ombre sulla sua immagine e rischiano di distruggere la sua carriera.
Non sarà il solo a farne le spese: Marianna Guerra, sua ex assistente e cuoca, verrà travolta dall’occhio del ciclone mediatico, colpita da pettegolezzi e insinuazioni dove il reale e il presunto si fondono e si mischiano.
Cosa c’è alla base di tutto? Qual è la vera ragione per cui Nereo ha deciso di distruggere la propria figura e trascinare Marianna con sé?

Ciao Lettori,
oggi, per la prima volta, recensirò un'autrice di cui ho letto praticamente tutto e che seguo pedissequamente, con gli occhi a cuoricino, sempre super felice quando pubblica un nuovo romanzo. Parlo di Rebecca Quasi, che mi ha colpita con “Dita come farfalle” (primo suo libro letto) e affondata con “Re Artù, Ginevra, Coso e la Sgualdrina” (secondo), rispettivamente uno storico e un contemporaneo. Dopo aver letto questi due romanzi, l'ho praticamente adottata, mi sono iscritta al suo profilo FB e ho divorato tutto il suo repertorio.
Recentemente è uscito “Sul velluto”, inizialmente solo digitale e, in questa versione, disponibile solo su Kobo, ma dall'inzio di giugno sarà pubblicato anche in veste cartacea e potrete gustarlo sfogliandone le pagine.
Generalmente, ho sempre un certo timore a recensire autori/autrici che mi piacciono molto, perché ho paura di non riuscire a trasmettere a chi mi legge tutto il loro talento e la loro bravura e, al contrario, temo di fare loro cattiva pubblicità/servizio. Quindi, andrò in punta di piedi, sperando di incuriosirvi, se non proprio farvi innamorare, come lo sono io di tutti i suoi libri.

“Sul velluto” è, in gergo teatrale, la sintonia che si crea tra due attori, o tra un comico e la sua spalla, o, in campo sportivo, è l'assist che permette a un attaccante di segnare il punto, insomma quella complicità naturale che permette a chi recita o gioca di farlo in maniera spontanea e di grande effetto. È proprio quello che si crea tra il nostro protagonista maschile Nereo Castrogiovanni e la nostra protagonista femminile Marianna Guerra.
I due, che appartengono a due mondi paralleli, si incontrano per puro caso grazie a una di quelle congiunzioni astrali che capitano una volta ogni totmila anni, ma che riescono a sconvolgere l'universo degli interessati senza che questi possano in alcun modo tornare indietro.
Nel caso di questa autrice, le rivoluzioni, seppure irreversibili, sono così pacifiche da non essere notate se non alla fine, quando i malcapitati si rendono conto che nulla può tornare ad essere come prima.
Ma andiamo con ordine.

Nereo è un attore di teatro alle prese con la sua prima esperienza televisiva. Esercizio che, pur avendogli donato una fama e una risonanza che tanti anni di teatro non gli avevano mai concesso, trova particolarmente tedioso a causa del basso spessore della serie di cui è il protagonista e dell'altrettanto bassa considerazione che ha della sua co-protagonista.
È un bell'uomo, di classe (ha natali altolocati), affetto da un'intolleranza alimentare non meglio specificata che lo obbliga a mangiare solo cibi totalmente biologici e totalmente privi di grassi o di qualsiasi altro elemento disturbante e va avanti a sedani e rapanelli (100% bio, mi raccomando), ma pretende che questi sedani e rapanelli siano combinati in maniera squisita, tanto da non risultargli noiosi già al secondo giorno. Quest'arduo compito è affidato a una figura che lui definisce “cuoco-segretario”, ossia un ibrido tra un tecnico alimentare con competenze da chef e un'assistente di direzione, figura che, ammette anche lui, può essere paragonabile a un animale mitologico, quindi difficilmente replicabile, Piero. Altra caratteristica è la misoginia, che, però, non si sviluppa in tutti gli ambiti della sua vita, ma solo in quello lavorativo, si rifiuta, quindi, di lavorare con le donne. Quando Piero va in vacanza e si rompe una gamba in un incidente, va praticamente nel panico. Quando lo stesso Piero gli propone la sua ragazza come sostituta, questo è il dialogo tra i due:

«Posso mandarti qualcuno.»
«Qualcuno?»
«Qualcuno che mi sostituisca. Ci sarebbe la mia ragazza, Marianna.»
«Immagino che la tua ragazza sia femmina.»
«Certo, se no sarebbe il mio ragazzo.»
«Sai che non assumo donne.»
«Sarebbe temporaneo e poi Marianna non è una donna normale.»
«Se è donna e non è normale potrebbe essere una creatura pericolosissima.»

Marianna prende servizio presso Nereo qualche giorno dopo e i due a malapena si incrociano, ma il loro rapporto di lavoro diventa sempre più intenso perché praticamente iniziano a vivere insieme (come due che condividono una casa, nulla più). Piano piano le loro interazioni si intensificano e si trasformano in quella che, in modo stirato e quasi improprio, potrebbe definirsi un'amicizia.
Nereo è affascinato da Marianna, una creatura quasi amorfa a causa di vestiti informi vittime di lavaggi scriteriati, in grado di superare nel giro di poche settimane le prestazioni professionali culinarie-sociorelazionali-amministrative di Piero, distaccata e impersonale e soprattutto a scadenza.
A scadenza, sì, perché una delle regole ferree della vita di Marianna è non fare durare niente oltre sei mesi. Dal lavoro alle relazioni. Il futuro, per Marianna, è come una strada sdrucciolevole: incerto, scivoloso e ostile. Puro terrore. Solo il presente va vissuto e solo un presente che non si proietti oltre quel termine. Quando il tempo pattuito a servizio di Nereo scade, quindi, la ragazza, con disappunto dell'attore e sgomento del suo agente, prende e se ne va.

La nostra storia inizia praticamente da qui, da quando Nereo si accorge che non può più fare a meno di Marianna, del suo talento e della sua capacità di farlo stare “sul velluto”. Marianna gli è entrata sottopelle e quando non c'è gli manca come l'aria.
Anche Marianna però è rimasta intrappolata da Nereo:

“D'accordo, era bello di mestiere, ma aveva anche una bellezza interiore, seminascosta, privata e selettiva, qualcosa che mostrava solo quando voleva e a chi voleva e la stava offrendo a lei in quel momento. Come un filo di fumo che esce a spirali da una sigaretta posata sull'orlo di un tavolino, così era il fascino di Nereo.”

Questa è la nostra storia, la storia di un uomo e una donna singolari, che si trovano senza essersi cercati e che si rincorrono perché lui la vuole e anche lei, ma lei ha paura ed è “snob verso sé stess, come dice Nereo.
È un libro bellissimo, perfetto e curato in ogni virgola, come tutti i libri di Rebecca Quasi. È diventata una delle mie autrici italiane preferite perché ha uno stile molto particolare, quasi giornalistico, attraverso il quale arriva al lettore dritta come una freccia; le sue descrizioni, il modo in cui si esprime, è permeato da un'ironia sottile e brillante che ti fa leggere con l'espressione votata sempre al mezzo sorriso.
Tutti i suoi personaggi sono disfunzionali, ma non disfunzionali in senso assoluto, sono personaggi perfettamente integrati nella società e spesso di successo, la loro disfunzionalità si esprime nel privato, come per ognuno di noi. Rebecca Quasi, da acuta osservatrice, riesce a estrarre le spigolature e le asperità che abbiamo tutti, ne sceglie una e la tira al massimo per rendere unici i suoi personaggi.
Anche i suoi titoli sono fantastici, una sintesi perfetta di tutto il libro.
“Sul velluto” è una storia d'amore, ma è anche una storia ironica, profonda e divertente, con personaggi indimenticabili come ogni suo personaggio.

Voto libro - 4.5










 

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