Poster Girl



Genere: Narrativa ragazzi

Scritto da: Veronica Roth

4 aprile 2023

Sonya Kantor conosce molto bene questo motto, visto che ha ispirato, meglio condizionato, gran parte della sua vita. In realtà queste parole hanno condizionato la vita di tutti gli abitanti della megalopoli di Seattle-Portland-Vancouver. Per anni, infatti, hanno dovuto adattarsi a un codice morale molto rigido e a una costante sorveglianza da parte della Delegazione, resa possibile da una sofisticata tecnologia. Poi la rivolta ha cambiato tutto. La Delegazione è stata rovesciata e sostituita da un nuovo governo. Tutti coloro che avevano avuto un ruolo nel regime precedente sono stati rinchiusi insieme alle proprie famiglie nell’Apertura, una vera e propria prigione alla periferia della città. Gli altri, finalmente liberi, hanno potuto proseguire con le loro esistenze. Sonya, figlia di uno dei membri di spicco della Delegazione e diventata famosa per essere stata, da adolescente, il volto dei manifesti propagandistici affissi per tutta la città, è imprigionata da anni nell’Apertura. Un giorno, un vecchio nemico si presenta da lei con una proposta: se troverà Grace Ward, sottratta alla famiglia dalla Delegazione quando era ancora una bambina, sarà libera. Per portare a termine la missione Sonya sarà obbligata a muoversi in un mondo che non riconosce, di cui ignora i meccanismi, estraneo (ed estremamente corrotto). E, soprattutto, a scavare a fondo nel passato, compreso quello della propria famiglia, anche più di quanto vorrebbe, portando alla luce verità dolorose e difficili da accettare. A più di dieci anni dal suo esordio con Divergent, Veronica Roth torna alla distopia con un mystery che esplora il ruolo sempre più pervasivo della tecnologia nella nostra società.


Salve Confine,
dopo tanto tempo ritorno a partecipare ad un review party. Lo faccio per l’uscita, il 4 aprile, dell’ultimo romanzo di Veronica Roth, “Poster Girl”, edito Mondadori.

Sonya Kantor è rinchiusa da più di dieci anni nell’Apertura, un luogo in cui sono stati portati tutti coloro che sono rimasti fedeli o hanno avuto un ruolo di spicco nella Delegazione, una forma di governo estremamente rigida e restrittiva che è stata poi rovesciata grazie all’Insurrezione, che ha dato vita al nuovo governo del Triumvirato.
Ai tempi della sommossa, Sonya aveva solo diciotto anni ed era colpevole di aver posato per il poster propagandistico della Delegazione e di essere la figlia di un pezzo grosso di questo governo. Credeva fortemente nei “valori” che la Delegazione voleva infondere nei cittadini della megalopoli e che controllava attraverso l’Impianto, un aggeggio che si inseriva nell’occhio e permetteva di raccogliere dati e controllare ogni singolo cittadino, premiandolo o punendolo con i Descoins, una moneta di scambio.
La vita nell’Apertura è estremamente misera, ma Sonya sa che dovrà vivere lì fino al giorno della sua morte, non ci sarà scampo per lei né possibilità di tornare in libertà.
Questo cambia quando una sua vecchia conoscenza va a trovarla all’Apertura offrendole la possibilità di tornare libera dietro allo svolgimento di una missione: trovare Grace Ward, ormai adolescente, che all’età di tre anni è stata tolta alla sua famiglia e ricollocata altrove poiché i genitori non avevano il permesso di mettere al mondo un secondo figlio, secondo le leggi della Delegazione.
A offrile questa opportunità è Alexander Price, fratello di Aaron, il ragazzo che avrebbe dovuto sposare dietro indicazione della Delegazione, figlio di Nikhil, amico del padre, che ora condivide le tristi giornate con lei all’Apertura.
Sonya sa che dietro alla proposta si nasconde altro, probabilmente la sicurezza che non riuscirà a portarla a termine, ma il nome di quella bambina ha un’importanza vitale per lei e se riuscirà a riportarla alla sua famiglia, la promessa di libertà è secondaria.
Allora accetta e la ricerca di Grace la porterà in un nuovo mondo, che non conosce, che non capisce, dentro al quale non sa più muoversi, ma che nasconde più segreti di quelli che immagina e rivelazioni che la riguardano molto da vicino.

“Ovunque, in ogni direzione, c’è il vuoto. Ovunque, in ogni direzione, c’è la libertà.”

Finalmente torna Veronica Roth e lo fa con un distopico dei suoi, con una vena mistery che non dispiace affatto.
Ho apprezzato molto la storia che racconta e il modo in cui lo fa, utilizzando sempre una prosa semplice e chiara, ponendo l’accento sui personaggi e sul loro vissuto, ponendoli sempre di fronte a scelte importanti e difficili, mettendoli alla prova, portandoli a un’enorme crescita interiore che implica un passaggio attraverso il dolore.
Sonya, ad esempio, viene presentata come una giovane donna figlia del suo tempo, un tempo in cui tutto era severamente controllato, ogni gesto, ogni parola, attraverso una manipolazione invisibile travestita da giustizia. È alla giustizia e al concetto di giusto che invita lo slogan del poster propagandistico che mostra la sua faccia a una popolazione divisa tra coloro che appoggiano il governo e coloro che si sentono oppressi. Sonya è contenta di compiacere la Delegazione e, con questa, la sua famiglia, è felice della prospettiva di vita che la Delegazione ha scelto per lei, il matrimonio con Aaron, la casa, i figli…
Sonya è così sicura di essere nel giusto seguendo il suo governo che, anche dopo il rovesciamento di potere, quando è chiusa nell’Apertura, dopo il tempo che è passato, ancora si ritrova a comportarsi in modi che potrebbero compiacere la Delegazione, che potrebbero farle guadagnare Descoins, che la portano a consultare un Impianto ormai silenzioso. Quei “valori” sono talmente radicati in lei che non sa nemmeno chi è davvero. Lo scoprirà cercando di portare a termine la sua missione, crescerà, giorno dopo giorno, imparando qualcosa di sé stessa mentre scopre qualcosa in più sulla sua famiglia, suo padre, la Delegazione. Capisce di avere la forza di un’identità nuova che la rispecchia dall’interno, in maniera più intima e forte.

Alexander Price invece ha scelto di fiancheggiare l’insurrezione, è andato contro la sua famiglia oltre che contro la Delegazione decretando la morte della madre e del fratello e la chiusura a vita del padre nell’Apertura, nonché quella di Sonya.
Lui ha la sola colpa di aver capito che andava fatto qualcosa, i modi usati dagli insorti, il sangue che hanno versato, non era nelle sue intenzioni, e adesso si ritrova a lavorare per il Triumvirato, che non lo convince allo stesso modo. È un personaggio taciturno e criptico che si svelerà molto alla fine del romanzo, quando ci darà la possibilità di comprendere molte delle sue azioni. Anche lui cresce molto all’interno del romanzo ed è bello vedere il modo in cui evolve il rapporto con Sonya e con sé stesso.

Il romanzo offre anche diversi spunti di riflessione sulla società odierna e sull’uso improprio delle nuove tecnologie che, in mano alle persone sbagliate, può creare grossi problemi, ma non solo.

Sonya stessa, spogliata del suo Impianto, si trova quasi persa, in solitudine, continua ad interrogarlo come una persona amputata continua a sentire l’arto mancante. È quello che succede alla stragrande maggioranza di noi, senza vergogna di ammetterlo, che senza lo smartphone, il pc o un mezzo che lo tenga connesso al mondo, si sente isolato e solo.
Ammetto che “Poster Girl” non ha soddisfatto appieno le mie aspettative.
Ci sono, infatti, alcuni punti che mi hanno lasciata un po’ così, come se mi mancasse qualcosa, un pezzo fondamentale per comprendere meglio il tutto. Rimangono alcuni interrogativi che, ad un certo punto, mi hanno fatto pensare che “Poster Girl” fosse una serie o, quanto meno, una dilogia. Anzi, dico proprio che forse sarebbe stata la scelta ideale perché ci sarebbe stata l’occasione per illustrare meglio il mondo prima e quello dopo l’Insurrezione, e non solo.
Sarebbe stato bello conoscere meglio Sonya e il suo cuore, quello che batteva più forte in presenza di un giovane e allampanato Alexander, veder crescere questo sentimento proibito tra i due, capire il momento del punto di rottura, che avrebbe creato la giusta tensione del loro primo incontro all’interno dell’Apertura.
Sarebbe stato certamente un “di più” che non mi sarebbe dispiaciuto, ma anche così il romanzo funziona e ha un suo perché, ragion per cui vi invito a leggerlo. Io, segretamente, immagino già il film!
Buona lettura.

Voto libro - 4



















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