Il cielo è tutto nostro






Autore: Luke Allnutt

Genere: Romance

30 Agosto

Rob Coates ha tutto ciò che avrebbe potuto desiderare: Anna, una moglie fantastica, la loro bella casa a Londra e, soprattutto, suo figlio Jack, che rende ogni giorno una straordinaria avventura. 
Ma tutto cambia quando una terribile malattia irrompe nelle loro vite.
Ritrovatosi improvvisamente solo, Rob si abbandona a una spirale di disperazione e alcolismo, anche se nei momenti di lucidità cerca conforto fotografando i grattacieli e le scogliere che aveva visto con Jack. Ed è proprio da quelle foto che si dipana un filo di speranza, seguendo il quale Rob intraprende un viaggio straordinario all’interno di se stesso, alla ricerca del perdono e di un nuovo inizio.


Presentazione



Salve amiche,

oggi vorrei porre alla vostra attenzione un romanzo di prossima uscita che ha già riscosso successo in diversi paesi.

Si tratta del romanzo di esordio di Luke Allnutt, "Il cielo è tutto nostro", in uscita il 30 Agosto per Longanesi.
È la storia toccante di una famiglia distrutta dalle conseguenze di una terribile malattia che si scaglia su di loro, inaspettata e terribile come un lampo a ciel sereno.
L'autore, Luke Allnutt, giornalista inglese residente a Praga da 20 anni, ha elaborato e trascritto la sua esperienza nelle pagine del suo primo romanzo, riversando tutto il dolore e la sofferenza, che solo chi è passato attraverso l'inferno di questa bruttissima malattia, che è il cancro, può descrivere, quando ne ha la fortuna.
Un racconto, un viaggio tra forti emozioni e lacrime, che ci lascerà diversi rispetto a quando lo abbiamo iniziato.


Estratti



1) Ogni tanto nei commenti o per e-mail la gente mi chiede:<<Cosa vuol dire "Il cielo è tutto nostro"? C'è per caso qualche allusione nascosta?>>. 

Non so mai cosa rispondere, a dire il vero. Perchè, da quando me ne sono andato da Londra, quelle cinque parole hanno continuato a riverberarmi in testa senza un motivo apparente. Se esco a camminare tra le dune o se rimango seduto alla scrivania a guardare il mare, mi viene da ripeterle tra me: il cielo è tutto nostro, il cielo è tutto nostro. 

Mi sveglio sentendole risuonare e mi addormento ascoltandone l'eco, come se fossero un mantra o una preghiera imparata da bambino.



2) Il secondo aborto spontaneo avvenne quando era ormai incinta di tredici settimane. <<Mi dispiace, ma a questo punto dovrebbe essere molto più grande>> disse il medico. Non era più un semplice ammasso di cellule amniotiche, ma aveva una forma umana, arti, cuore, bocca. Il feto aveva già le palpebre. Quell'esserino, che avrebbero dovuto espellere dal corpo di Anna, stava nel palmo di una mano. Non sapevamo se fosse maschio o femmina, ma in seguito Anna mi disse che l'aveva chiamata Lucy. Soffriva in silenzio. Non disse nulla alla madre nè a Lola, che parlava apertamente del suo aborto spontaneo. Anna era fatta così, fin da piccola le avevano insegnato a tenersi il dolore dentro. Prima di tutto lo stoicismo.




3) Quel giorno andammo al parco e restammo per ore seduti su una panchina, aspettando la telefonata della dottoressa. E pensare che una volta ci eravamo preoccupati tanto di un neo un po arrossato, una macchiolina apparsa sul collo di Jack. E pensare che un tempo ci rodevamo il fegato in attesa che raggiungesse i classici traguardi dell'infanzia: Chissà come mai ancora non cammina, chissà perchè non usa mai più di tre mattoncini nelle costruzioni. E pensare che un tempo ci eravamo angosciati per simili sciocchezze, mentre in quel momento la dottoressa Flanagan gli stava scoperchiando il cranio con una sega circolare. Le mani di una donna stavano frugando il cervello di mio figlio. Seduti al parco, trascorremmo ore che sembrarono infinite.



4) <<Per caso c'è anche Steven papà?>>
<<Credo di no, tesoro, oggi non l'ho visto>>
<<Ah, deve essere a casa con la mamma e il papà.>>
Gli accarezzai la testa. <<Sì, magri lo vedi la prossima volta>>
Steven aveva la leucemia e spesso facevano il trattamento insieme. Erano subito diventati amici, si passavano i giochi, album di adesivi e altre cianfrusaglie. Quando le infermiere se ne andavano, si facevano le smorfie e le pernacchie. Un pomeriggio ci eravamo trovati a parlare coi genitori di Steven e, mentre i bambini dormivano, eravamo andati in mensa a prendere un caffè. Sapendo della gravità della prognosi di Jack, il padre di Steven era stato molto parco di informazioni sulla diagnosi e il trattamento del figlio. Ma io lo sapevo. Salvo imprevisti, Steven sarebbe guarito perfettamente. La cura che gli
somministravano non era un palliativo, non stavano cercando di allungargli la vita di qualche mese. La sua leucemia non era mortale. Mentre le cellule tumorali di Steven restavano in stato letargico, e anzi venivano lentamente riassorbite nel sangue e nel plasma da cui erano emerse, quelle di Jack invece di spandevano nel suo cervello come funghi. Non sapevo affatto perché. Era colpa dei mie geni e di Anna? Un difetto rimasto invisibile per decenni nei meandri dei nostri due corpi. Eravamo noi la fonte dell'errore. Ero felice che quel giorno Steven non ci fosse, perché ogni volta che lo vedevo non riuscivo a non augurarmi che fosse toccato a lui. Fantasticavo che si scambiassero di posto, che i medici stabilissero che era il cancro di Jack a essere curabile. Avrei pagato qualsiasi prezzo. Con gioia, in un batter d'occhio avrei accettato, anzi accolto a braccia aperte, addirittura implorando che fosse Steven- quel bambino riflessivo e gentile - quello col tumore al cervello.


5) Ormai Jack si era eclissato quasi del tutto dal mondo. A mano a mano che il tumore aumentava la pressione sulle aree vitali del cervello, lui sembrava sempre più dissociato, meno in grado di provare emozioni. Anche i cicli di chemioterapia erano finiti, i capelli erano ricresciuti. Ma gli occhi sembravano distanti, con un' espressione che un bambino non avrebbe dovuto mai avere. Non riconoscevo più nemmeno le sue fotografie: i grattacieli, i panorami che gli avevamo appeso intorno al letto. Ero esterrefatto dalla rapidità con cui avanzava la malattia, dal modo in cui il suo stesso organismo si rivoltava contro di lui. Poi il suo cervello sperimentò una nuova fase di cambiamenti. Il cancro doveva essersi spostato, o essere cresciuto, o aver colonizzato un'altra area, perché all'improvviso, nonostante avessimo l'impressione che riuscisse ancora a comprenderci, Jack smise del tutto di parlare. A quel punto non faceva altro che dormire, come se la morte lo avesse già reclamato. Osservare la morte, vederla arrivare da vicino, essere testimoni del suo volto sempre più pallido, dell'aggrovigliarsi dei capelli in nodi sempre unti nonostante i nostri sforzi con la spugna... Tutti i segnali della decadenza fisica - l'alito cattivo, lo squamarsi della pelle, le linee orizzontali sulle unghie - erano soltanto le spie esterne degli orrori che gli si accumulavano all'interno.


6) Quando stava per accadere lo seppi, non so come. E anche Anna. Appoggiai la testa sul petto di Jack, abbracciando l suo corpicino, poi mi sentii avvolgere a mia volta dalle braccia di Anna, o forse era stata lei a stringerlo per prima. Rimanemmo così per dieci, venti, trenta minuti, i nostri corpi come ali che proteggono un pulcino. Mi piacerebbe dire che Jack tese la mano e si allungò ad accarezzare la mia, sfiorandomi le nocche,la curva tra l'indice e il pollice. O che mi guardò con occhi pieni d'amore, ma non sarebbe vero. Le sue mani erano gelide, umide. Gli occhi vitrei, opachi non appartenevano più a questo mondo. Poi sentimmo un lieve stridio, come l'eco di un respiro, le braccia mie e di Anna lo premevano ancora più forte, e aspettammo, aspettammo trattenendo il fiato per ascoltare meglio, continuammo ad aspettare, ad aspettare, e a sperare, a sperare.. Tendendo l'orecchio mi resi conto che non c'era più stato nessun ispiro: a quel punto capii che se ne era andato.


Playlist

 Collapsed in love - Blur.
https://www.youtube.com/watch?v=0DjHKqb365A




I can't make you love me - Bon Iver.
https://www.youtube.com/watch?v=Vw-4zHOhnKM

Love is beginning - Imaginary future.
https://www.youtube.com/watch?v=v_NbBqULzu0



To the wonder - Aqualung feat Kina Granis.
https://www.youtube.com/watch?v=Wh94Q8PIWoc


Father and son - Cat Stevens.
https://www.youtube.com/watch?v=b-7c4VNGOgU

Say something (I'm giving up on you) - A Great Big World.
https://www.youtube.com/watch?v=-2U0Ivkn2Ds


 Radioactive - Imagine Dragons.
https://www.youtube.com/watch?v=ktvTqknDobU


 A Thousand years - Christina Perry.
https://www.youtube.com/watch?v=rtOvBOTyX00


Grazie per aver letto la nostra tappa. Vi invito a seguire il tour con l'aiuto del nostro calendario.

Buon viaggio.









Amiche lettrici, 

siamo giunte all'ultima tappa del blog tour organizzato per lo splendido romanzo di Luke Allnutt " Il cielo è tutto nostro", edito Longanesi.
Questa volta conosceremo meglio la trama e i personaggi attraverso la mia recensione che, vi prego di credermi, non so se sono in grado di scrivere, per via delle emozioni che ritornano vive dentro di me, se solo ripenso a quelle pagine lette. 

Robert Coates e la moglie Anna hanno avuto qualche problema ad avere un bambino.
Anna è dovuta passare più volte attraverso il lutto dell'aborto spontaneo, e Rob con lei.
Quando finalmente nasce Jack, la loro vita cambia in meglio e entrambi godono e si beano di ogni piccolo sorriso del loro bambino, di ogni piccolo traguardo che raggiungono insieme.
Purtroppo, il destino gioca la sua partita a scacchi col tempo e noi siamo le pedine del loro gioco, così arriva per Rob e Anna lo scacco matto che chiude la partita della loro serenità.
Il piccolo Jack ha un cancro al cervello.
Anna e Rob, dopo un primo momento di shock ed elaborazione della terrificante notizia, reagiscono e cominciano ad occuparsi della questione, non senza scontrarsi per le idee divergenti.
Jack, a nemmeno sei anni, è già costretto a lottare per la vita e Anna e Rob cominciano a pensare di essere responsabili della malattia del figlio.
Tra auto accuse e litigi, i due coniugi si ritrovano a scontrarsi e ad allontanarsi l'uno dall'altro, fino a quando un gesto fatto con la giusta intenzione non li divide definitivamente.
Come si concluderà il romanzo per il piccolo Jack?
I suoi genitori riusciranno a superare tutto restando uniti o per loro sarà un'ennesima fine?

Io, veramente, non so come esprimere quanto questo romanzo mi ha toccato il cuore. 
La trama, che ho appena tentato di scrivere per voi, non rende giustizia a questa meravigliosa e terrificante storia.
Ho dovuto censurare parecchio per lasciarvi vivere completamente questa esperienza di lettura.
Vi avviso subito che il romanzo comincia in maniera lenta, le meno tenaci tra voi potrebbero decidere di abbandonare la lettura, ma vi assicuro che quella parte così lenta serve assolutamente a capire la scelta e il comportamento dei personaggi dopo la scoperta della malattia di Jack.
"Il cielo è tutto nostro" comincia, infatti, nel presente di Robert che, attraverso il suo flusso di coscienza ci porta nel passato, ai tempi in cui lui e Anna si sono incontrati e innamorati. Ci farà conoscere parte del loro retaggio familiare che ci aiuterà a capire, poi, il come e il perché delle scelte e dei comportamenti di entrambi.
Abbiamo un Rob visionario, sognatore, ottimista, e una Anna compassata, pratica, pragmatica, quasi fredda nelle esternazioni d'affetto. Loro due cresceranno e matureranno, innamorati più che mai, si fonderanno l'uno con l'altra, smussando questi lati estremi del loro carattere, ma rimanendo comunque loro stessi.
È molto importante capire Anna per comprendere la sua freddezza davanti alla malattia del figlio, vorrete quasi scuoterla violentemente ad un certo punto. Ma alla fine arriverete anche voi all'illuminazione.
La cosa che veramente mi ha sprimacciato per bene il cuore è la dignità e la compostezza con la quale il piccolo Jack affronta la malattia. Sì, certo, è molto piccolo e comprende poco di quello che gli sta capitando, ma è anche abbastanza intelligente da sapere che ciò che sta passando è tutto fuorché normale per un bambino della sua età, e lo esterna chiudendosi nel rapporto coi suoi amichetti.
Non mancherà lo speculatore di turno, colui che crea la sua fortuna sulla malattia e il dolore degli altri, l'imbonitore, il manipolatore, il giocoliere che con abile maestria mostra la luce artificiale in fondo al tunnel a chi con speranza quella luce vuole vederla.
Aldilà dell'aspetto tecnico che, comunque gioca la sua parte nella godibilità della lettura, il romanzo in questione è davvero qualcosa di meraviglioso.
Il ritmo di lettura, come già detto, è altalenante, soprattutto all'inizio, ma diventa serrato nella seconda parte e ci porta alla fine senza che nemmeno ce ne accorgiamo.
Lo stile è composto ed elegante senza essere pomposo, molto descrittivo ed emozionante.
Io ho pianto, ho pianto davvero, e così tanto che i miei cagnolini mi guardavano incuriositi mentre singhiozzavo.
Probabilmente la mia elevata sensibilità dipende dal fatto che sono una mamma e che mi sono trovata ad immedessimarmi nei genitori, Anna e Rob, ma non lo so per certo. So soltanto che ho pensato a questo romanzo a distanza di giorni, dopo la lettura, e sono riuscita a recensirlo soltanto adesso, perché prima non riuscivo ad essere abbastanza oggettiva.
Io non so che altro posso dire senza lasciarmi scappare qualcosa di fondamentale. Sappiate solo che mi sono molto trattenuta e che non posso fare altro che consigliarvi la lettura di questa perla di romanzo di Luke Allnutt.
Fazzolettini accanto e buona lettura.

voto libro - 5 Meraviglioso

































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