Vox


Genere: Narrativa

Autore: Christina Dalcher

6 Settembre

Puoi dire non più di 100 parole al giorno

Ma solo se sei una donna

Jean McClellan è diventata una donna di poche parole. Ma non per sua scelta. Può pronunciarne solo cento al giorno, non una di più. Anche sua figlia di sei anni porta il braccialetto conta parole, e le è proibito imparare a leggere e a scrivere.
Perché, con il nuovo governo al potere, in America è cambiato tutto.
Jean è solo una dei milioni di donne che, oltre alla voce, hanno dovuto rinunciare al passaporto, al conto in banca, al lavoro. Ma è l’unica che ora ha la possibilità di ribellarsi.
Per se stessa, per sua figlia, per tutte le donne.
 


Buongiorno lettori, ci ritroviamo con la recensione di un libro molto chiacchierato di genere distopico e paragonato ai libri di Margaret Atwood. Con queste premesse non poteva che entrare a far parte delle mie letture e continuate a leggere per conoscere il mio parere.

Le donne conquistano il diritto di voto e il diritto di accedere alle cariche elettive e pubbliche, viene abolito il reato di omosessualità, diventa possibile la carriera militare anche per le donne, la violenza si trasforma in reato, si legalizzano i matrimoni omosessuali in vari paesi. Questi sono solo alcuni dei passaggi che ad oggi leggiamo nei libri di storia e a cui spesso non diamo il giusto peso. Non apprezziamo l’importanza che queste conquiste hanno avuto nella storia dell’umanità, e lasciatemi dire che siamo molto fortunati a non capire la difficoltà della conquista di una cosa semplice come può essere la libertà di parola per tutti.
Siamo nati in un’era in cui molte cose le diamo per scontate, per fortuna. O forse non è una fortuna? Forse questo ci potrebbe mettere in pericolo di fronte ad eventuali tentativi di sovversione. Noi che abbiamo trovato già tutto pronto, o quasi, abbiamo una grave mancanza: ci manca la propensione a lottare per i nostri diritti. Siamo umani e spesso tendiamo a dimenticare il passato, viviamo proiettati nel futuro e nella prospettiva di crescita. Ma se non fosse così?
“Vox” di Christina Dalcher ci costringe ad aprire gli occhi su una realtà che ci è difficile immaginare. Le donne hanno visto calpestare ogni loro diritto duramente conquistato e oggi sono considerate alla pari di oggetti d’arredamento, buone solo per sfornare pargoli e badare alla casa. Sono state destituite da ogni carica e carriera che occupavano, relegate a fare le casalinghe e completamente sottoposte all’uomo. Alle bambine a scuola non verrà mai insegnato a leggere e scrivere, e alle donne che sanno farlo è severamente proibito, ogni casa e luogo pubblico viene controllato con telecamere governative e non possono lasciare il paese. Ma la cosa più terribile è che possono pronunciare solo 100 parole al giorno.

Anche il trafiletto della trama del libro conta 100 parole, ma la mia recensione sarà lunga quanto voglio, perché ho possibilità di scelta, perché sono nata in un’epoca relativamente tranquilla, in un paese civile, perché ho avuto la possibilità di imparare a leggere, scrivere e di essere una persona.
Ma non per questo posso crogiolarmi e bearmi inerme della mia fortuna, perché da questo libro ho imparato che un domani potrebbe succedere di tutto.
Jean, la nostra protagonista, quando era ragazza in un’epoca similare a quella attuale nostra, non aveva la minima idea di come si sarebbe ritrovata tra una decina di anni. Non poteva immaginare la rivoluzione patriarcale che sarebbe avvenuta e, come tante altre quando era il momento di protestare e far sentire la propria voce, rimase seduta sul divano. Fino a che non è stato più possibile far sentire la propria voce.
L’autrice ci vuole mostrare quanto Jean è stata indifferente e stupida a non dare peso a quello che stava succedendo, è come se volesse spronare il lettore a lottare per i propri diritti e quelli altrui.
Da una legge restrittiva sugli abiti da indossare a un braccialetto che conta il numero di parole che pronunci, il passo è breve. Jean lo ha capito, ma troppo tardi. Ora è stata licenziata dal prestigioso ruolo che ricopriva e, insieme a sua figlia, deve rimanere in silenzio con la sola concessione di quelle poche sillabe al giorno, mentre il marito non ha la forza di lottare per lei e i suoi figli più grandi stanno crescendo con un ideale sbagliato dettato dalla scuola e dalla società.
Qualcosa cambia quando Jean viene richiamata dal suo vecchio dipartimento, lei era ed è tuttora la più qualificata nel suo campo e se c’è in gioco la vita del fratello del presidente degli Stati Uniti allora tutto cambia. A questo punto lei è indispensabile, non importa più se è donna e se la sua qualifica di dottoressa è stata sotterrata da tempo insieme ad ogni sua dignità, la vogliono lo stesso per i loro scopi e forse grazie a questo riuscirà anche ad ottenere dei compromessi per la sua famiglia, o forse sarà tutto una montatura per un disegno più ampio?

Questo libro mi ha catturato ma allo stesso tempo ho dovuto leggerlo con calma, alternandolo con qualcosa di più leggero. I temi sono forti e lo stile di scrittura dell’autrice mi ha trasportato direttamente all’interno di quella realtà, in un mondo difficile e ingiusto sia per le donne che per le minoranze. Una realtà che è cresciuta pian piano nella mentalità delle persone, alimentata da arcaici dettami di religioni oppressive che hanno preso sempre più potere. Durante la lettura non riuscivo a non domandarmi se quest’opera di fantasia potrebbe in qualche modo rispecchiare, anche se in modo minore, una possibile realtà futura o presente.
Consiglio questo libro non tanto per la trama, che è assolutamente ben formulata e appassionante, ma perché costringe il lettore a riflettere su determinati argomenti e sì, contribuisce anche a far salire un bel po’ di ansia per il futuro.

Voto libro - 4 Bellissimo 

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