Resti perfetti
Genere: Thriller
Autore: Helen Fields
2 Maggio
Il primo sconvolgente caso dell’ispettore Luc Callanach
Tra le remote montagne delle Highlands, il corpo di Elaine Buxton sta bruciando. Tutto quello che rimarrà per identificare la donna, un brillante avvocato scozzese, sono i suoi denti e un frammento di vestiario. Intanto, nella stanza nascosta sul retro di una casa di Edimburgo, la vera Elaine Buxton urla nel buio. L’ispettore Luc Callanach ha appena messo piede nel suo nuovo ufficio e subito il caso di una donna scomparsa si trasforma in un’indagine per omicidio. Dopo aver lasciato una promettente carriera all’Interpol, Callanach è impaziente di mettersi alla prova con la sua nuova squadra. Ma l’indagine che lo aspetta è molto diversa da qualunque sfida abbia mai affrontato prima d’ora, perché l’assassino ha coperto le sue tracce con cura meticolosa. Quando un’altra donna di successo viene rapita, è chiaro che si tratta di una disperata corsa contro il tempo per impedire al gioco perverso di una mente criminale di mietere altre vittime.
Salve lettori!
Con il bel thriller letto la settimana scorsa, speravo di poter iniziare una serie fortunata di letture, invece ho ricevuto un’immediata battuta d’arresto che mi ha innervosito non poco.
Causa di ciò è “Resti Perfetti” di Helen Fields, primo libro della serie dedicata al Detective Ispettore Luc Callanach, uscito il 2 maggio per Newton Compton editori.
E anche la Newton è causa della mia delusione, in quanto mi ha illuso che questo libro fosse perfetto per gli amanti di Angela Marsons e Robert Bryndza.
Adesso, voi sapete quanto io ami i libri di Angela Marsons e che mi piaciucchiano quelli di Bryndza, quindi questa dichiarazione mi ha fatto catapultare sul libro senza nemmeno leggere la trama.
Non l’avessi mai fatto, lettori!
Paragonare questo libro ai capolavori della Marsons è come paragonare i fumetti di Topolino detective a Sherlock Holmes. Con tutto il rispetto, ma fino ad un certo punto.
“Cerca prima la persona. Incontrerai l’assassino più tardi.”
Ma passiamo alla trama.
Luc Callanach si è appena trasferito dalla Francia in Scozia, il suo paese d’origine. Prima lavorava nell’Interpol, ma per uno scandalo ignoto, date le sue origini e qualche aiuto dall’alto, è riuscito ad entrare nella polizia scozzese.
Un poliziotto che si trasferisce dalla Francia alla Scozia, con un forte accento, cacciato per un qualche motivo misterioso, e che diviene all’istante detective suscita qualche pettegolezzo, ovviamente direi. Luc, consapevole di ciò, decide allora di affrontare i nuovi colleghi con sufficienza e antipatia. Tanto lo avrebbero odiato comunque, a questo punto meglio dargli una ragione, no?
E infatti, mentre alcuni agenti lo ammirano, altri, come il sergente Lively, lo disprezzano e colgono subito l’occasione di andargli contro.
L’unica che sembra sopportarlo è la detective Ava Turner, uno spirito affine, che capisce i suoi silenzi arrabbiati e li rispetta accondiscendente.
Tra i due scatta immediatamente una scintilla, ma sono colleghi, in più ognuno ha i propri demoni, quindi preferiscono instaurare una bella amicizia che li porta spesso a cercare l’uno il consiglio dell’altro.
Oltre ai problemi di integrazione, Luc si ritrova sin dal primo giorno con un caso spaventoso e difficile.
Fuori da Edimburgo, su un percorso panoramico, un rifugio brucia, e dentro vengono trovati i resti distrutti dal fuoco di Elaine Buxton, una stimata avvocatessa scomparsa da qualche giorno.
Nonostante il fuoco, riconoscere il cadavere è facile dato che alcuni denti della vittima sono intatti, un pezzo di sciarpa con il suo sangue è rimasto miracolosamente incastrato sotto una roccia e quindi protetto dal fuoco e l’arma del delitto era a pochi passi dalla scena del crimine.
Tutte queste prove e nemmeno un’impronta, assolutamente nulla che possa portare all’assassino.
Da parte della vittima nemmeno riceve risultati, quindi l’ispettore vede bene di arrendersi e aiutare Ava a risolvere i suoi casi.
E proprio mentre è impegnato ad essere l’unico uomo a poter parlare con una testimone, un’altra donna scompare e pochi giorni dopo trovata sciolta nell’acido. Come sempre, tutte le prove indicavano che la vittima fosse la donna scomparsa, ma niente che si potesse collegare all’assassino.
Finché l’assassino, spavaldo, non decide di rapire qualcuno molto vicino a Luc. A quel punto inizia una corsa contro il tempo ricca delle migliori intuizioni e colpi di genio.
Ma basteranno a scovare l’assassino e a salvare una vita? O forse più di una?
Io penso che da come vi ho raccontato la trama si sia capito che sarò molto acida, ma, credetemi, è stata una tortura finire questo lavoro paragonato alla mia adorata Marsons. Mi dispiace anche per l’autrice bocciare sin dal primo libro questa serie, probabilmente se non avessi avuto le aspettative date da quella fandonia l’avrei letto con una mentalità diversa.
Comunque Marsons o non Marsons, il libro in sé non ha molti elementi a suo favore, a partire dal protagonista. Antipatico, saccente e neanche tanto geniale, l’ho odiato appena ha iniziato a pensare. Tutte le idee che ha avuto gli sono state messe in testa dalle donne del romanzo, e se pure ha fatto qualcosa di buono, l’ha fatto con talmente tanta arroganza che per me è come se non l’avesse fatto.
Ava sarebbe un personaggio interessante da seguire; ha idee valide, è furba e testarda. Non sempre fa le scelte giuste, alcune abbastanza stupide, ma almeno lei si fa amare.
Un personaggio carino è Natasha, migliore amica di Ava, anche lei testarda e coraggiosa come l’amica.
Se dovessi trovare degli aggettivi per descrivere questo libro sarebbero noioso e macchinoso.
Traduzione e impaginatura hanno influito tantissimo su questo giudizio; spero sia un problema solo delle anteprime inviate a noi blogger, ma leggere paragrafi tutti attaccati, che parlano di scene differenti, è snervante.
Non so come sia la scrittura di questa autrice, ma la traduzione è meccanica, rigida, e non invoglia affatto alla lettura.
Come anche lo stile narrativo della scrittrice; non so come funzioni in Scozia, ma un personaggio, soprattutto se è il principale, dovrebbe starti simpatico, dovresti tifare per lui, non schifarlo ogni volta che inizia anche solo a pensare.
Anche la scelta dell’autrice di far parlare il colpevole con dei capitoli dal suo punto di vista in cui conoscevamo anche la sua identità non sono stati ottimali, perché con i capitoli di Luc, il quale aspettava che le donne morissero prima di fare qualcosa e che si impegnava più per i casi altrui che per i propri, invece di comprendere che era una situazione difficile mi sono trovata a pensare che oltre che arrogante fosse anche stupido.
Il caso è stata l’unica cosa che è riuscita a tenere accesa la mia curiosità, proprio per il tipo di assassino che l’autrice ha creato, quindi l’unico motivo che mi ha permesso di continuare la lettura, perché è un antagonista originale e spaventoso.
La sua mente contorta e metodica è stata interessante da seguire.
Che dire più lettori, forse è meglio se mi fermo.
Mi dispiace averlo recepito così male, ma partita con quell’idea di thriller non sono riuscita a distaccarmene. La lettura era rovinata già dai primi capitoli.
Un plauso va alla cover, però, davvero bella e adatta.
Baci
Erika
Voto libro - 2
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