L' amica geniale


Autore: Elena Ferrante

Genere: Narrativa


Il romanzo comincia seguendo le due protagoniste bambine, e poi adolescenti, tra le quinte di un rione miserabile della periferia napoletana, tra una folla di personaggi minori accompagnati lungo il loro percorso con attenta assiduità. L'autrice scava nella natura complessa dell'amicizia tra due bambine, tra due ragazzine, tra due donne, seguendo la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i buoni e i cattivi sentimenti che nutrono nei decenni un rapporto vero, robusto. Narra poi gli effetti dei cambiamenti che investono il rione, Napoli, l'Italia, in più di un cinquantennio, trasformando le amiche e il loro legame. E tutto ciò precipita nella pagina con l'andamento delle grandi narrazioni popolari, dense e insieme veloci, profonde e lievi, rovesciando di continuo situazioni, svelando fondi segreti dei personaggi, sommando evento a evento senza tregua, ma con la profondità e la potenza di voce a cui l'autrice ci ha abituati. Si tratta di quel genere di libro che non finisce. O, per dire meglio, l'autrice porta compiutamente a termine in questo primo romanzo la narrazione dell'infanzia e dell'adolescenza di Lila e di Elena, ma ci lascia sulla soglia di nuovi grandi mutamenti che stanno per sconvolgere le loro vite e il loro intensissimo rapporto.


Salve lettori!
Oggi vi parlo di un romanzo che ha conquistato i cuori dei lettori non solo italiani ma di tutto il mondo. Il libro in questione è “L’amica geniale” di Elena Ferrante, edito da Edizioni E/O, primo volume di una quadrilogia il cui grande successo ha portato alla realizzazione di una altrettanto celebre serie tv. 
Pur avendo puntato questa storia da tempo, è stato solo dopo aver visto e amato la serie tv che mi sono decisa a iniziare a leggerla.
Ci sono così tante cose da dire su questo primo libro, così tante riflessioni, che è quasi un’impresa riuscire a scrivere una recensione che sia breve ed esaustiva allo stesso tempo. Protagoniste assolute di questa storia sono due donne: Elena Greco, detta Lenù, e Raffaella Cerullo, detta Lila. Mentre Lenù è bionda e dal viso angelico, prima di quattro fratelli, con un padre usciere al comune e una madre severa e claudicante, Lila ha i capelli scuri e uno sguardo affilato e pungente, le croste sui gomiti e sulle ginocchia, un padre calzolaio e austero, una madre dal carattere tenero e remissivo, e un fratello più grande che, all’inizio della storia, sembra disposto a tutto pur di aiutare la sorella. Nonostante queste evidenti differenze, le due fin dall’infanzia si riconoscono simili in un mondo violento e povero come quello del rione in cui vivono, e questo le porta ad avvicinarsi dando vita a un rapporto che trascende il semplice concetto di amicizia, un rapporto in cui si mettono costantemente alla prova l’una con l’altra nel tentativo di trovare un modo per uscire da tutta quella miseria e avere una rivalsa personale. A questi personaggi principali si intrecciano le vicende delle famiglie che abitano il rione, ognuna con le sue storie, i suoi problemi e le sue peculiarità. Il ruolo della famiglia, il contrasto tra genitori e figli, il bisogno e il desiderio dei giovani di salvaguardare la propria famiglia ma allo stesso tempo di distaccarsene, di crearsi un’identità propria spogliandosi dell’etichetta che si sono ritrovati addosso per una semplice questione di eredità, costituiscono il cuore del romanzo e fanno sì che questa storia sia una sorta di compromesso fra il romanzo di formazione e il romanzo corale. Il libro è diviso in due parti. La prima parte si concentra sull’infanzia delle due protagoniste, raccontando come si sono conosciute alle scuole elementari, i primi passi di questa amicizia così unica e particolare e i fatti salienti avvenuti in quel periodo che hanno coinvolto sia le loro vite che quelle degli altri abitanti del rione, arrivando a condizionare anche gli eventi a venire. La seconda parte invece si focalizza sull’adolescenza e vede la separazione delle due amiche fino a quel momento sempre insieme. Lenù inizia a frequentare la scuola media e subito dopo il liceo classico, mentre Lila viene costretta dal padre ad abbandonare gli studi dopo aver preso la licenza elementare, soffocando la sua incredibile intelligenza e il suo talento sorprendente per lo studio.
Con l’adolescenza sono molti i cambiamenti che sopraggiungono nelle loro vite, dall’aspetto fisico ai rapporti interpersonali fra loro e gli altri ragazzi del rione, dal modo in cui cercano di trovare la loro strada in un mondo così difficile al rione stesso che comincia a ingrandirsi, dato che alcune delle attività commerciali principali iniziano a guadagnare bene cambiando ancora una volta le gerarchie sociali all’interno dello stesso. La storia è raccontata in prima persona dal punto di vista di Lenù, che si assume il compito di riportare fedelmente non solo la storia della vita di Lila, ma inevitabilmente anche quella di tutte le persone che, in un modo o nell’altro, si sono intrecciate a loro, assumendo ruoli più o meno determinanti nella piega che hanno preso gli eventi e gli stessi personaggi. Tutto ha inizio quando Lenù, ormai sessantenne, riceve una chiamata dal figlio di Lila, che la avverte che sua madre è sparita e non si trova più da nessuna parte.

“Lila come al solito vuole esagerare, ho pensato. Stava dilatando a dismisura il concetto di traccia. Voleva non solo sparire lei, adesso, a sessantasei anni, ma anche cancellare tutta la vita che si era lasciata alle spalle. Mi sono sentita molto arrabbiata. Vediamo chi la spunta questa volta, mi sono detta. Ho acceso il computer e ho cominciato a scrivere ogni dettaglio della nostra storia, tutto ciò che mi è rimasto in mente”.

Già da queste poche righe emerge il desiderio di Lenù di primeggiare sull’amica, di batterla in qualcosa. Un desiderio che ha origini molto lontane. 
Lila sembra scomparsa, ogni traccia di lei e della sua esistenza pare essersi volatilizzata nel nulla, ed è così che Lenù decide di andare indietro nel tempo per ricostruire fin dall’inizio la storia che Lila sta cercando con forza di cancellare. Comincia così un viaggio nella memoria, alla ricerca di quello che è stato, di quello che è cambiato, dei tanti pezzi di vita che hanno finito col comporre un puzzle il cui disegno è, per noi lettori, ancora tutto da scoprire.
Siamo in un rione della periferia di Napoli durante il secondo Dopoguerra. Il rione è come una città dentro la città, chi ci vive fa quasi fatica a immaginare il mondo esterno, qualcosa che sia diverso da ciò che sono abituati a vedere ogni giorno. Il fatto di ignorare come sia la vita al di fuori del rione comporta l’assoluta accettazione dei meccanismi violenti che governano la vita di tutti in quel quartiere dalle strade polverose, i palazzi tutti uguali, l’odore miserabile dei pianerottoli e delle viuzze, dove tutti conoscono tutti, dove anche il più piccolo fatto ha una risonanza tale da coinvolgere e influenzare tutti i suoi abitanti.

“La vita era così e basta, crescevamo con l’obbligo di renderla difficile agli altri prima che gli altri la rendessero difficile a noi. Certo, a me sarebbero piaciuti i modi gentili che predicavano la maestra e il parroco, ma sentivo che quei modi non erano adatti al nostro rione, anche se eri femmina”.

Nel piccolo mondo costituito dal rione, bambini e adulti si feriscono spesso, la violenza è la norma e determina ogni tipo di rapporto; le donne combattono tra loro più degli uomini, far male è una specie di malattia che finisce per contagiare chiunque.

“Lila comparve nella mia vita in prima elementare e mi impressionò subito perché era molto cattiva. Eravamo tutte un po’ cattive, in quella classe, ma solo quando la maestra Oliviero non poteva vederci. Lila invece era cattiva sempre”.

Se Lenù si fa notare per il suo aspetto dolce e per la sua bravura nello studio, Lila attira l’attenzione per quei grandi occhi vivissimi che sanno diventare due fessure dietro le quali c’è uno sguardo non solo poco infantile, ma forse non umano. Come viene naturale a chiunque lodare Lenù per il suo impegno scolastico, così è facile per tutti, maschi e femmine, grandi e piccoli, odiare Lila. Perché Lila è troppo per chiunque. Troppo cattiva, sì, ma anche troppo intelligente. Ha imparato a leggere da sola prima di tutti gli altri, sa fare calcoli complicatissimi a mente, ed è di una prontezza mentale tale da far sentire mediocri perfino gli insegnanti. Un piccolo genio che intimidisce e spaventa chiunque, senza distinzioni, eppure tutti finiscono, loro malgrado, per ammirarla, seppur in segreto. Una delle differenze più grandi, e a sua volta determinanti, fra le due protagoniste è che, mentre Lenù non si è mai mostrata totalmente convinta delle sue azioni, quasi fosse scollata dai suoi stessi gesti, Lila possiede sin da piccola la caratteristica della determinazione assoluta; ogni ostacolo davanti a lei sembra perdere consistenza, ogni suo sguardo, ogni suo comportamento, comunicano che farle del male non servirebbe a niente perché, in qualunque modo si mettano le cose, lei riuscirebbe a fartene di più.
Agli occhi di tutti rappresentano l’una il bene e l’altra il male, eppure l’apparenza inganna, e crescendo questo divario fra le due si fa sempre più fragile e sempre più sottile. La loro amicizia si dimostra unica fin dai suoi primi passi, nata attraverso prove di coraggio, prima legate ai banchi di scuola, poi alla strada. È proprio uno di questi episodi a sancire definitivamente il loro rapporto come qualcosa capace di spingere ora l’una ora l’altra a superare i propri limiti, a dimostrarsi costantemente all’altezza dell’altra, imitandola o surclassandola.

«Quello che fai tu, faccio io»

Questa semplice frase pronunciata da una Lenù bambina costituisce la chiave di lettura dell’intero rapporto fra lei e Lila. Ossessionata dalla paura di diventare zoppa come la madre, Lenù si lascia affascinare subito da quella bambina così intelligente e così unica, tanto da convincersi che se le fosse andata sempre dietro avrebbe finito col somigliare sempre di più a lei, allontanando da sé l’ombra inquietante della madre. Così Lenù impara a regolarsi su Lila, senza perderla mai di vista, accettando la superiorità dell’altra ma allo stesso tempo continuando a dedicarsi allo studio e a molte altre cose difficili mettendoci sempre maggior impegno solo per rimanere sempre al passo con lei.
Quando, finite le elementari, Lenù si appresta a proseguire gli studi da sola, senza più la presenza costante dell’amica a spingerla a dare sempre il meglio per poter competere con lei, all’inizio ne è segretamente esaltata, perché finalmente, in assenza di Lila, sarebbe risultata lei la migliore. Ma è allora che accade qualcosa dentro Lenù che cambia ancora una volta le regole della loro amicizia. Una volta iniziate le medie, Lenù si accorge presto che senza Lila perfino la cosa che fino a quel momento aveva amato di più, la scuola, perde ogni attrattiva. Accanto all’emergere di questa nuova consapevolezza, cresce dentro Lenù il senso di inferiorità e di inadeguatezza nei confronti dell’amica, che nel frattempo inizia a dedicarsi a un progetto tutto nuovo per diventare ricca, mettendo da parte non solo Lenù, ma anche il loro sogno di bambine di arricchirsi scrivendo un libro insieme. Così ritorna prepotente quel timore antico che non se n’è mai davvero andato: la paura che, perdendosi pezzi della vita di Lila, perda intensità e centralità anche la sua. Sapere che Lila vive cose e situazioni in cui non lei c’entra più in alcun modo, la getta in uno stato di silenziosa disperazione, che aumenta quando Lila inizia a mutare d’aspetto e ad attirare l’attenzione di alcuni ragazzi del rione. Mentre Lila sembra essersi accontentata della sua nuova vita, come se non le importasse più di lasciare il rione e la miseria che rappresenta, Lenù si sente sempre più estranea a quell’ambiente e sempre più tesa verso un mondo lontano da tutto ciò che ha sempre conosciuto. Questo però implicherebbe allontanarsi ancora di più dall’amica. È solo quando Lenù comincia a cogliere alcune delle cose che Lila sembra custodire gelosamente dentro di sé, che il loro rapporto sembra tornare gradualmente allo stesso equilibrio di un tempo: ora Lila ha bisogno di Lenù, proprio come Lenù ha sempre avuto bisogno di Lila.
Eppure le cose sono destinate di nuovo a cambiare, trascinandole in un gioco continuo di scambi e rovesciamenti che, ora con allegria, ora con sofferenza, le renderanno sempre indispensabili l’una per l’altra. “L’amica geniale” è la storia di un’amicizia, ma non nel senso in cui tutti siamo abituati a pensarla. L’amicizia che lega Lila e Lenù è necessaria, a suo modo incondizionata, ma anche contorta; non c’è traccia della dolce complicità, della naturale condivisione, della sorprendente affinità che siamo soliti associare a questo tipo di rapporto, se non in momenti brevi e occasionali. Il bisogno di sostenersi l’una con l’altra va di pari passo con quel desiderio costante di competere e migliorarsi, come se l’una fosse per l’altra il modello su cui basarsi per riuscire a emergere dalla miseria del rione e a distaccarsene una volta per tutte, facendo però attenzione che fra le due ci sia sempre una sorta di equilibrio, in modo che nessuna delle due sia superiore all’altra. Forse la verità è che spesso diventiamo amici di qualcuno non tanto per come ci fa sentire, ma per come ci spinge a essere. Ma è anche vero che ciò che lega le due bambine prima, e le due donne dopo, è qualcosa di talmente profondo e complesso che va ben oltre al concetto riduttivo di amicizia. Lo stesso libro, pur avendo come perno centrale il rapporto fra le due protagoniste, non si limita a descrivere il modo in cui questo nasce e si evolve nel corso degli anni, ma è come se l’amicizia fra le due fosse solo il pretesto iniziale per arrivare a un’analisi attenta e scrupolosa dell’animo umano, in particolare di quello di due donne che si sono conosciute in un ambiente ostile e difficile, hanno capito che l’una poteva essere il punto di riferimento dell’altra e, proprio mettendole a confronto, l’autrice riesce a coglierne dettagliatamente le differenze, i pensieri più intimi e le peculiarità, in cui ognuno di noi può rivedere se stesso.
Le loro paure, i loro desideri verso un futuro migliore, i loro bisogni, i loro sentimenti tormentati e contrastanti sono ciò che le rende reali, ciò che ci permette di empatizzare con loro anche quando fanno scelte complesse, di riconoscere in alcuni loro tratti parte di noi. 
La storia di queste due ragazze ci spinge a riflettere sul peso dei cambiamenti che ci piovono addosso, su come lo stesso fatto possa scatenare in persone diverse reazioni differenti se non addirittura opposte, sulle scelte che facciamo consapevolmente, su quelle che facciamo perché ci sentiamo costretti e, infine, su quelle che facciamo illudendoci di sapere a che cosa andiamo incontro. 
Lila e Lenù rappresentano due modi diversi di approcciarsi agli stessi problemi e alle stesse incombenze della vita; man mano che crescono le due amiche sono portate a fare scelte che porteranno le loro vite ad essere sempre più diverse e sempre più distanti, sebbene fossero partite dallo stesso contesto e dalle stesse difficoltà. L’autrice analizza e racconta il modo in cui sentimenti, difficoltà, cambiamenti lavorano dentro le due, portandole a intraprendere certe strade piuttosto che altre. A volte ci verrà da tirare un sospiro di sollievo, altre ancora di spalancare gli occhi per la sorpresa o di prendere qualcuno di loro per mano e aiutarlo a fare la cosa giusta. Ma esiste davvero una sola cosa giusta? 
È in questo che sta la genialità dell’opera, nel modo in cui riesce a mostrarci costantemente come gli stessi desideri e gli stessi bisogni lavorino diversamente dentro due persone diverse. Tanto che arriviamo a chiederci cosa sarebbe successo a Lila se avesse potuto seguire la stessa strada di Lenù, e viceversa come si sarebbe comportata Lenù se fosse stata costretta come Lila a ritirarsi dagli studi. Avrebbe cercato con la stessa perseveranza e la stessa determinazione dell’amica un modo per riscattarsi, per far vedere il proprio valore e perseguire l’obiettivo di uscire da tutta quella miseria e diventare ricca, o si sarebbe presto rassegnata?
Sono le condizioni che ci vengono imposte dalla vita a determinare chi siamo? E quanto invece influiscono il nostro stesso carattere e le nostre personali inclinazioni? Che cosa ha veramente il potere di unire le persone e cosa invece di dividerle?
Potrei andare avanti per ore a ragionare sulle numerose perle che ho trovato e sottolineato in questo libro. Ne sono rimasta talmente conquistata che ho quasi paura ad affrontare i prossimi volumi, perché non sono sicura che saranno capaci di eguagliare tutta la magia e la perfezione di cui sono pregne queste pagine. Consiglio questo libro a chi ha già visto e amato la serie tv perché leggendolo ritroverà esattamente gli stessi personaggi straordinari, la stessa atmosfera magnetica, la stessa storia profonda e travolgente, ma avrà la possibilità di entrarci ancora più a fondo. Consiglio questo libro a tutti quelli che ne hanno sempre sentito parlare ma non si sono ancora decisi a leggerlo: leggetelo, lasciatevi trascinare da queste pagine, non ve ne pentirete. A fine lettura vi sentirete la testa piena di domande a cui solo il singolo lettore potrà rispondere, e il cuore gonfio di storie e personaggi che da quel momento in poi faranno sempre parte di voi e, chissà, magari sapranno guidarvi quando toccherà a voi fare delle scelte. Perché se c’è una cosa che questo romanzo insegna è che ogni scelta è importante.

LAURETTA

Voto libro - 5




Autore: Elena Ferrante

Genere: Narrativa


Capii che ero arrivata fin là piena di superbia e mi resi conto che - in buona fede certo, con affetto - avevo fatto tutto quel viaggio soprattutto per mostrarle ciò che lei aveva perso e ciò che io avevo vinto. Lei naturalmente se ne era accorta fin dal momento in cui le ero comparsa davanti e ora stava reagendo spiegandomi di fatto che non avevo vinto niente, che al mondo non c'era alcunché da vincere, che la sua vita era piena di avventure diverse e scriteriate proprio quanto la mia, e che il tempo semplicemente scivolava via senza alcun senso, ed era bello solo vedersi ogni tanto per sentire il suono folle del cervello dell'una echeggiare dentro il suono folle del cervello dell'altra. Ecco "Storia del nuovo cognome", secondo romanzo del ciclo de "L'amica geniale". Ritroverete subito Lila ed Elena, il loro rapporto di amore e odio, l'intreccio inestricabile di dipendenza e volontà di autoaffermazione.


Salve lettori!
Finalmente riesco a parlarvi del volume che segue “L’amica geniale”, “Storia del nuovo cognome”, e il titolo non potrebbe essere più perfetto di così.
Al centro del racconto c’è Lila, ora spogliata della sua identità di Raffaella Cerullo per indossare i panni del nuovo ruolo che le spetta, quello di signora Carracci. 
Il libro precedente si è concluso con il matrimonio di Lila, a soli sedici anni, con uno dei ragazzi di maggior spicco all’interno del rione: Stefano Carracci, il facoltoso proprietario della salumeria, ma anche il figlio maggiore dell’uomo che ha segnato l’infanzia delle due amiche riempiendola di racconti dell’orrore, Don Achille. Con questa mossa Lila sembra aver messo una distanza definitiva, e per certi versi incolmabile, fra lei e Lenù. Se Lila aveva mostrato segni di cambiamento già durante il fidanzamento, adesso dopo il matrimonio sembra cambiare sempre di più. Ha avuto una sfarzosa festa di nozze a cui ha partecipato l’intero rione, il sogno di tutte le ragazze. Continua a comportarsi come una ricca damina, veste abiti eleganti, è padrona di una bella casa moderna nel rione nuovo e finalmente, grazie ai soldi investiti dal marito nell’attività di famiglia, riesce a vedere realizzata la sua fantasia di bambina: le scarpe Cerullo da lei disegnate vengono messe in produzione. La miseria dell’infanzia sembra sempre più un ricordo lontano, mentre Lila inizia ad abituarsi a tutta questa nuova agiatezza, usando i soldi non solo per sé ma soprattutto per essere d’aiuto ai suoi vecchi amici di nascosto dal marito.
Ma sotto questa superficie apparentemente perfetta, la nuova vita di Lila si mostra in tutte le sue terribili sfaccettature. Il matrimonio si rivela fin dai primi istanti una sorta di trappola che la schiaccia e la comprime sempre più. 
Il romanzo precedente si chiude durante il ricevimento di queste nozze tanto attese, proprio quando l’armonia della festa viene bruscamente spezzata da un evento del tutto inatteso, e soprattutto malvoluto da Lila: l’arrivo improvviso di Marcello Solara, suo ex pretendente. Inizia lentamente ma inesorabilmente a far crollare il castello di carte che Lila si era illusa di aver costruito quasi del tutto e su solide fondamenta; Stefano forse non è l’uomo che credeva, forse ha fatto la scelta sbagliata, forse si è sposata troppo presto. Mille dubbi e domande le riempiono la testa, mentre già durante il viaggio di nozze inizia a rendersi conto di come stanno veramente le cose e di quanto sia ambigua e ingarbugliata la natura delle persone, anche quelle che si pensa di conoscere bene.
Se da una parte abbiamo Lila alle prese con la sua nuova vita da signora Carracci, con i vantaggi e gli svantaggi che questo cambiamento di stato comporta, dall’altra abbiamo Lenù. Lenù, nel periodo immediatamente successivo alle nozze, inizia a saltare la scuola senza dire niente a nessuno. La mattina esce di casa vagando per la città e rientra alla solita ora, senza destare il sospetto dei familiari. Dopo aver saputo da Nino, durante il ricevimento di nozze, che il suo articolo non è stato pubblicato, comincia a riaffiorare prepotentemente tutta la sua insicurezza: si sente divorare da un senso di inadeguatezza e insufficienza che la spinge a desiderare di abbandonare tutto. La scuola, i libri, i voti, forse tutto questo non fa veramente per lei. Arriva a pensare che se è iniziata tutta questa storia è stato solo a causa di Lila.
Se Lila è sempre stata da un lato fonte di stimoli e spinta a migliorarsi, dall’altro l’ha costretta continuamente a un confronto, anche in cose per cui è sbagliato cercare sempre un paragone con l’altro perché ognuno di noi è unico e ha le sue peculiarità e i suoi tempi. Lenù però si è sempre modellata sulla base di Lila, su quello che lei faceva e diceva, in qualunque ambito della vita, compreso quello amoroso. E adesso vedere quello che Lila è diventata e che è riuscita a conquistare a soli sedici anni, unitamente alla sua perenne sensazione di non essere all’altezza del mondo popolato da persone colte e intelligenti su cui si va affacciando, e che è così diverso dall’ambiente in cui è cresciuta, la fa sentire ancora più stupida e insignificante. Rispetto al fatto di avere un marito, una casa di proprietà, uno stile di vita agiato e forse, presto, dei figli, la sua vita le appare in tutta la sua pochezza e mediocrità, come se i suoi successi scolastici a confronto con le imprese compiute da Lila fossero niente. 
Di fronte a tutto questo, l’idea di rassegnarsi a vivere nel rione le sembra sempre più rassicurante, l’unica via possibile per una come lei. Ma è difficile spegnere un fuoco che, per quanto cerchi di soffocarlo, arde con forza dentro di lei. Per tutto il romanzo le nostre due protagoniste saranno impegnate in una loro personale lotta di autoaffermazione e di rivalsa contro tutte quelle cose e persone che cercano in ogni modo di tenerle imprigionate dentro ruoli a cui non appartengono davvero. Lila cercherà di distruggere prima in modo sottile, poi con sempre maggior forza e determinazione, la sua nuova identità di signora Carracci, lavorando per cancellare e rimediare agli sbagli commessi e riprendere in mano la sua vita, arrivando anche a decisioni drastiche e drammatiche. 
Lenù continuerà la sua lotta fra gli ambienti colti e che contano nella società per trovare il suo posto e la sua indipendenza, combattendo soprattutto contro la sua stessa insicurezza e cercando di riuscire una volta per tutte nell’impresa in cui Lila sembra aver fallito: lasciarsi il rione e tutto quello che rappresenta alle spalle per conquistarsi una nuova vita in un posto lontano da tutta quell’ignoranza e quella miseria. Dopo aver amato “L’amica geniale” avevo paura che questo secondo libro non sarebbe stato all’altezza, che non sarebbe riuscito a coinvolgermi e a invadermi il cuore come l’altro. Ma così non è stato. “Storia del nuovo cognome” è un romanzo che sorprende pagina dopo pagina, che scombina tutte le certezze che si credeva di aver acquisito durante la lettura del primo libro, regalandoci una storia di crescita ed evoluzione dove alcuni personaggi riescono davvero ad avvicinarsi a quello che desideravano, mentre altri, al contrario, scoprono quanto certi desideri fossero superficiali o basati su presupposti che si sono rivelati inconsistenti e instabili, portandoli a diventare qualcuno che non avrebbero mai pensato. La storia è sempre narrata dal punto di vista di Lenù che, ora con l’aiuto di alcuni quaderni che le aveva consegnato in passato Lila, ora servendosi dei propri ricordi o delle cose che le sono state raccontate da altri personaggi, riesce a ripercorrere i fatti successi dal giorno del matrimonio di Lila fino a quando le due ragazze hanno entrambe ventitré anni e si ritrovano, seppur in modi e circostanze completamenti opposti, a dover cominciare un nuovo capitolo della loro vita. Tornano i personaggi che abbiamo conosciuto e imparato a voler bene nel libro precedente, gli altri abitanti del rione e nuove conoscenze che piomberanno in modo più o meno incisivo nelle vite delle nostre due protagoniste. Ogni personaggio ci verrà svelato in modo inatteso, lo vedremo crescere e trasformarsi in qualcosa che forse non avremmo mai pensato. All’inizio abbiamo un lento crescendo. Ci vengono presentate le nuove dinamiche che investono la vita dei nostri personaggi. La nuova condizione di moglie di Lila, che la vede costretta nei panni di moglie di un uomo che si è resa conto di non amare. Quando Lenù rincontra Lila dopo il breve viaggio di nozze, inizia a rendersi conto dello stato di profonda infelicità dell’amica, vedendo con i suoi occhi un lato inedito di Stefano. Alla vista di una Lila così fragile come non l’aveva mai vista, il suo cuore si divide in due: una parte è addolorata per la situazione dell’amica, ma l’altra né è sottilmente compiaciuta.

“Fui contenta di scoprire che Lila adesso aveva bisogno di aiuto, forse di protezione, e mi emozionò quell’ammissione di fragilità non nei confronti del rione ma nei miei. Sentii che insperatamente le distanze si erano di nuovo accorciate.”

La distanza che sembrava separare irrimediabilmente le due ragazze si annulla, ritrovandosi entrambe ad avere ancora bisogno e necessità l’una dell’altra. Lila le chiede di andare a studiare a casa sua, Lenù accetta, ma non subito. Alla fine si decide a tornare a scuola, rendendosi conto di non saper più rinunciare alle ambizioni scolastiche che tutti quegli anni di studio le hanno acceso nella testa. Lila la lascia studiare in una stanza tutta per lei, qualche volta si mette perfino a studiare con Lenù, ma non più con la disinvoltura di un tempo.
Poco dopo Lila inizia a lavorare nella nuova salumeria aperta dal marito, rivelandosi un’abile stratega e una talentuosa lavoratrice anche qui. 
Grazie a lei, i guadagni crescono a dismisura, la salumeria è sempre piena di clienti. Eppure tutto questo non le basta. Stefano, pur contento per la sua bravura sul posto di lavoro, desidera dei figli che non arrivano. 
Tutto sembra stabilizzarsi in questa sorta di dolorosa ed estraniante routine, fino a un’estate che cambierà tutto, rompendo il fragile equilibrio fra le due amiche ancora una volta e costringendole, col tempo, a ricostruirne uno nuovo.
Questo libro esplora i confini entro cui si muove un rapporto di amicizia, cercando di raccontare fin dove ci si può spingere e quando il limite è superato per sempre. Per la prima volta, il legame che le ha sempre fatte restare unite contro tutto e tutti inizierà a creparsi in profondità, portandole a lunghi periodi di separazione e silenzi. In questo romanzo le sorprese e i colpi di scena non mancano, e saranno proprio i personaggi a regalarci una storia piena di azione ed emozione, di rivalità più o meno nascoste, di conquiste insperate e perdite dolorose, di amicizie che nascono e che finiscono, di forti gelosie e di grandi e necessarie rinascite, di amori brucianti scoppiati all’improvviso e di infatuazioni passeggere ma importanti. Dalla prima all’ultima pagina succede veramente di tutto e di più, tanto che chiudendo il libro non sembra vero di aver percorso tutta questa strada, di aver vissuto così tante emozioni, tanto intense quanto inattese. Tanto il racconto della vita di Lenù segue un percorso lineare e graduale, quanto quello di Lila è intenso, travolgente e burrascoso come un giro violento e senza fine sulle montagne russe. Non riuscivo a staccarmi dalle pagine sebbene quello che stavo leggendo, in alcuni punti, non mi piacesse, perché per quanto sia difficile schierarsi in maniera definitiva da una parte piuttosto che dall’altra, penso sia inevitabile soffrire con Lenù e per Lenù quando accade l’impensabile. Non potevo credere che stava succedendo davvero quello che stava succedendo. E invece è successo. Ma per sapere di cosa sto parlando dovete leggere questo libro. Solo il tempo e una lunga distanza l’una dall’altra potranno forse ricucire una ferita apparentemente insanabile.
La tentazione di svelarvi di più è forte, ma non posso e non voglio rovinarvi la sorpresa, perché credetemi quando vi dico che questo libro è imprevedibile, travolgente ed emotivamente intenso come pochi. Per certi versi questo libro mi ha emozionata molto più del primo, e proprio per questo non vedo l’ora che esca la seconda stagione tratta da questo secondo volume perché, fidatevi, ci sarà parecchio da sclerare grazie a queste due complicate ma straordinarie ragazze.
Ancora una volta l’autrice ha saputo scavare nell’animo umano andando a raccontare anche i sentimenti e le emozioni più intimi e profondi, quelli che cerchiamo di nascondere a noi stessi prima ancora che agli altri, e che in realtà stanno alla base di ogni nostro comportamento. Anche in questo libro ho sottolineato numerosi passaggi in cui la potenza e la precisione della scrittura di Elena Ferrante mi hanno conquistata e a tratti destabilizzata, ma in modo positivo, spingendomi, come ogni buon libro dovrebbe fare, a farmi domande e a riflettere. Per questa ragione voglio chiudere con una delle citazioni più belle e significative, che riesce a riassumere perfettamente il sentimento che permea il rapporto fra Lila e Lenù per l’intero romanzo.

“Capii che ero arrivata fin là piena di superbia e mi resi conto che – in buona fede certo, con affetto – avevo fatto tutto quel viaggio soprattutto per mostrarle ciò che lei aveva perso e ciò che io avevo vinto. Ma lei se ne era accorta fin dal momento in cui le ero comparsa davanti e ora, rischiando attriti coi compagni di lavoro e multe, stava reagendo spiegandomi di fatto che non avevo vinto di niente, che al mondo non c’era alcunché da vincere, che la sua vita era piena di avventure diverse e scriteriate proprio quanto la mia, e che il tempo semplicemente scivolava via senza alcun senso, ed era bello solo vedersi ogni tanto per sentire il suono folle del cervello dell’una echeggiare dentro il suono folle del cervello dell’altra.”

LAURETTA

Voto libro - 5




Autore: Elena Ferrante

Genere: Narrativa


Elena e Lila, le due amiche la cui storia i lettori hanno imparato a conoscere attraverso "L'amica geniale" e "Storia del nuovo cognome", sono diventate donne. Lo sono diventate molto presto: Lila si è sposata a sedici anni, ha un figlio piccolo, ha lasciato il marito e l'agiatezza, lavora come operaia in condizioni durissime; Elena è andata via dal rione, ha studiato alla Normale di Pisa e ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto. Ambedue hanno provato a forzare le barriere che le volevano chiuse in un destino di miseria, ignoranza e sottomissione. Ora navigano, con i ritmi travolgenti a cui Elena Ferrante ci ha abituati, nel grande mare aperto degli anni Settanta, uno scenario di speranze e incertezze, di tensioni e sfide fino ad allora impensabili, sempre unite da un legame fortissimo, ambivalente, a volte sotterraneo a volte riemergente in esplosioni violente o in incontri che aprono prospettive inattese.



Salve lettori!
Oggi vi parlo del terzo volume della quadrilogia iniziata con “L’amica geniale”: “Storia di chi fugge e di chi resta”. Ancora una volta il titolo è emblematico e ci preannuncia quale sarà il fulcro centrale dell’intera storia. 
Di fronte a una situazione complicata e piena di difficoltà, in cui, per un motivo o per un altro, non sembra più di vivere ma solo di limitarsi a sopravvivere, a tirare avanti al meglio delle nostre forze, si manifestano due possibilità: fuggire, cercare un’alternativa altrove, costruirsi una nuova vita ricominciando da zero, o restare, lottare con ogni fibra del nostro essere, resistere fino a quando non arriva il momento giusto per poter cambiare lo stato delle cose.
Il libro precedente si è concluso aprendo già uno spiraglio su questo tema, mostrandoci da un lato Lenù in procinto di iniziare una nuova vita fuori da Napoli, dall’altro Lila, che lavora in condizioni miserabili come operaia in una fabbrica di salumi nella periferia di Napoli. Le bambine e le adolescenti che abbiamo conosciuto nei primi due volumi hanno lasciato spazio a due donne, le cui vite si allontanano sempre di più l’una dall’altra. Mentre Lila non riesce ad allontanarsi dal suo luogo d’origine, come se soltanto quel posto fosse capace di far crescere in lei la forza necessaria, di darle la sicurezza di cui ha bisogno, Lenù vede nella fuga da Napoli l’unica possibilità di salvezza e di riscatto personale.

“Andarsene, invece. Filar via definitivamente, lontano dalla vita che avevamo sperimentato fin dalla nascita. Insediarsi in territori ben organizzati dove davvero tutto era possibile. Me l’ero battuta infatti. Ma solo per scoprire, nei decenni a venire, che mi ero sbagliata, che si trattava di una catena con anelli sempre più grandi: il rione rimandava alla città, la città all’Italia, l’Italia all’Europa, l’Europa a tutto il pianeta. E oggi la vedo così: non è il rione a essere malato, non è Napoli. È il globo terrestre, è l’universo, o gli universi. E l’abilità consiste nel nascondere e nascondersi lo stato vero delle cose.”

Nel frattempo, anche l’ambientazione intorno a loro è cambiata. Siamo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, nel pieno svolgimento delle lotte degli studenti e degli operai, in uno scenario ricco di tensioni, violenza e instabilità che finisce per rovesciarsi anche sulle vite private dei nostri personaggi, arrivando a condizionarne l’esistenza in modo più o meno decisivo.
Se Lenù riesce a vivere tutti questi cambiamenti per lo più osservandoli dall’esterno, frequentando circoli intellettuali e femministi in cui si discute di questi problemi cercando di trovare la soluzione più efficace, Lila ne resta coinvolta in prima persona, partecipando lei stessa alle assemblee e diventando a sua volta sindacalista.

“Tu volevi scrivere romanzi, io il romanzo l’ho fatto con le persone vere, col sangue vero, con la realtà.”

In questo clima turbolento, la modernità avanza riuscendo ad arrivare persino al rione: le convenzioni e gli schemi di una volta saltano, perdono sempre più consistenza, il sesso non è più un tabù, ciò che prima era causa di vergogna ora diventa quasi motivo di vanto. Lila, dopo aver toccato il fondo più nero, dovrà ancora una volta reinventarsi, grazie a una nuova professione che va affermandosi sempre di più proprio in quegli anni. Lenù, al contrario, sembra vivere un travolgente crescendo: all’inizio è alle prese con la promozione del suo libro che riscuote un inatteso clamore, spingendola a mettersi nuovamente in discussione, a capire che cosa vuole diventare, ma poi finisce per essere gradualmente, ma inesorabilmente, assorbita dal matrimonio con Pietro Airota, conosciuto all’università, figlio di una famiglia importante e ben nota nel mondo intellettuale dell’epoca. E mentre Lenù cerca di trovare la propria voce e il proprio scopo, facendosi coinvolgere dall’ondata crescente di femminismo, l’amicizia con Lila si riduce a uno scambio di telefonate prima frequente, poi sempre più rado. Ma pur non vedendosi anche per anni interi e sentendosi solo sporadicamente, la loro amicizia rimane una costante, una certezza su cui sanno di poter contare nel momento del bisogno. Fino a quando non accade qualcosa in cui ormai noi lettori non speravamo più, qualcosa che sconvolge gli equilibri non solo di un’amicizia, ma di un’intera vita votata al sacrificio e al desiderio di costruire una vita stabile e agiata. 
Ma forse tutto questo non basta, forse i sogni dell’infanzia che vedevano in uno stile di vita agiato tutto quello che si poteva desiderare erano solo frutto di una vita piena di stenti e privazioni, forse c’è di più, forse si può avere di più, anche se sei nata in un rione miserabile e sembri condannata a una vita mediocre chiusa in un ruolo che ti soffoca e non ti rappresenta totalmente.
In questo libro per la prima volta Lenù, con tutte le sue insicurezze e le sue debolezze, ruba la scena a Lila, che è protagonista assoluta di pochi capitoli rispetto a quello che succedeva nei due libri precedenti. Certi giochi di potere si faranno sempre più evidenti, alcuni personaggi getteranno finalmente la maschera mostrandosi per ciò che sono sempre stati, altri finiranno per sorprenderci ancora una volta, facendo scelte impensabili. Gli spunti di riflessione e i colpi di scena non mancheranno, anche se il coinvolgimento e il ritmo incalzante a cui ci eravamo abituati lasciano spazio a una narrazione a volte più lenta, ma non per questo piatta o vuota di fatti.
Ad appesantire a tratti il ritmo della narrazione è soprattutto la necessità di introdurre i conflitti politici e sociali dell’epoca, anche se l’autrice riesce ad usarli come pretesto per esplorare e raccontare con maggior profondità i cambiamenti e la crescita dei personaggi. “Storia di chi fugge e di chi resta” è un romanzo che affronta tematiche importanti in modo magistrale, ragion per cui, pur essendo leggermente inferiore rispetto ai libri precedenti, è un libro che consiglio a chiunque abbia colto la bellezza e la potenza della storia di Lila e Lenù.

LAURETTA

Voto libro - 4.5



Autore: Elena Ferrante

Genere: Narrativa

Storia della bambina perduta è il quarto e ultimo volume dell’Amica geniale, la saga italiana che ha avuto più successo in questi anni, confermando l’autrice, già conosciuta per i precedenti romanzi, come una delle massime scrittrici al mondo.
Le due protagoniste Lina (o Lila) ed Elena (o Lenù) sono ormai adulte, con alle spalle delle vite piene di avvenimenti, scoperte, cadute e “rinascite”. Ambedue hanno lottato per uscire dal rione natale, una prigione di conformismo, violenze e legami difficili da spezzare. Elena è diventata una scrittrice affermata, ha lasciato Napoli, si è sposata e poi separata, ha avuto due figlie e ora torna a Napoli per inseguire un amore giovanile che si è di nuovo materializzato nella sua nuova vita. Lila è rimasta a Napoli, più invischiata nei rapporti familiari e camorristici, ma si è inventata una sorprendente carriera di imprenditrice informatica ed esercita più che mai il suo affascinante e carismatico ruolo di leader nascosta ma reale del rione (cosa che la porterà tra l’altro allo scontro con i potenti fratelli Solara).
Ma il romanzo è soprattutto la storia di un rapporto di amicizia, dove le due donne, veri e propri poli opposti di una stessa forza, si scontrano e s’incontrano, s’influenzano a vicenda, si allontanano e poi si ritrovano, si invidiano e si ammirano.
Attraverso nuove prove che la vita pone loro davanti, scoprono in se stesse e nell’altra sempre nuovi aspetti delle loro personalità e del loro legame d’amicizia. Intanto la storia d’Italia e del mondo si srotola sullo sfondo e anche con questa le due donne e la loro amicizia si dovranno confrontare.
Assieme ai precedenti “capitoli” di questa straordinaria storia – L'amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta – questo quarto conclusivo volume costituisce un’opera letteraria incredibilmente feconda e ispiratrice, un’opera riconosciuta internazionalmente come una delle massime del nostro tempo.


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