L’eredità di Orïsha
Genere: Fantasy
Autore: Tomi Adeyemi
2 Ottobre
Un tempo i magi, dalla pelle d’ebano e i capelli candidi, erano una stirpe venerata nelle lussureggianti terre di Orisha. Ma non appena il loro legame con gli dei si spezzò e la magia scomparve, lo spietato re Saran ne approfittò per trucidarli.
Zélie, che non dimentica la notte in cui vide le guardie di palazzo impiccare sua madre a un albero del giardino, ora sente giunto il momento di rivendicare l’eredità degli antenati e di riportare la magia al suo popolo. Conosce i pericoli della sua stupefacente terra, dove si aggirano i leopardi della neve e dove gli spiriti vendicatori sono in agguato nell’acqua, ma fin da bambina esercita l’arte della lotta e della sopravvivenza ed è pronta a guidare la rivolta.
Dopo aver combattuto contro l'impossibile, Zélie e Amari sono finalmente riuscite a far rivivere la magia a Orïsha. Ma il rituale per risvegliarla si è rivelato più forte di quanto avrebbero potuto immaginare, e ha riportato alla luce non solo i poteri dei maji, ma anche quelli dei nobili che avevano della magia nel loro sangue.
Ora Zélie deve lottare per unire i maji in una terra dove il nemico è potente quanto loro.
Quando reali ed esercito stringono una mortale alleanza, Zélie deve tornare a combattere per assicurare ad Amari il trono e per proteggere i nuovi maji dall'ira della monarchia.
Ma con la minaccia di una guerra civile all'orizzonte, Zélie si trova a un punto critico: dovrà trovare un modo per riunire il regno oppure lasciare che Orïsha venga distrutta da se stessa.
Come funziona la magia all’interno dell’opera
I clan erano così formati:
CLAN IKÙ: i Mietitori, coloro che avevano il potere della vita e della morte;
CLAN ÈMÌ: i Connettori, coloro che avevano il potere dello spirito e dei sogni;
CLAN OMI: i Navigatori, coloro che avevano il potere dell’acqua;
CLAN INÀ: i Bruciatori, coloro che avevano il potere del fuoco;
CLAN AFÈFÈ: gli Aeratori, coloro che avevano il potere dell’aria;
CLAN AIYE: gli Scavatori e i Saldatori, coloro che avevano il potere del ferro e della terra;
CLAN ÌMÒLÈ: gli Acciarini, coloro che avevano il potere delle tenebre e della luce;
CLAN ÌWÒSÀN: i Guaritori e i Cancro, coloro che avevano il potere rispettivamente della salute e della malattia;
CLAN ARÌRAN: i Veggenti, coloro che avevano il potere del tempo;
CLAN ERANKO: i Domatori, coloro che avevano il potere degli animali.
I maji diventarono i primi re e regine nella terra di Orïsha, governando in pace. Ma questa non durò.
Infatti, nonostante i kosidàn, chi non possedeva la magia, e i maji vivessero insieme in armonia creando famiglie miste in tutto il territorio, con il passare degli anni l’amore per i maji si trasformò in paura e, undici anni prima dell’inizio della nostra storia, dopo che l’odio e la violenza nei confronti dei maji dilagava sempre di più, i poteri scomparvero all’improvviso.
Re Saran, che era al comando, ne approfittò e ordinò il Raid, in cui lasciò in vita solo i bambini dai capelli bianchi che ancora non avevano sviluppato le capacità e che a quel punto non le avrebbero sviluppate più. Anche se non c’era più la possibilità di diventare maji, vediamo durante il romanzo che l’odio nei loro confronti è rimasto.
La mancanza della magia è un grosso peso e tra i maji serpeggiava la volontà di cercare un modo per farla tornare. La nostra protagonista, Zèlie, si trovava in prima linea per riportare la magia, ma il rituale non è facile da praticare e nessuno può conoscere con certezza i suoi effetti, che si scopriranno in questo seguito.
Questo tipo di magia è quello che più mi aveva incuriosito prima di iniziare la saga e, anche se forse non è così originale come mi aspettavo, mi è piaciuto molto ed è riuscito a dare il giusto tono evocativo che aleggia per tutta la storia.
Voto libro - 3.5
Zélie, che non dimentica la notte in cui vide le guardie di palazzo impiccare sua madre a un albero del giardino, ora sente giunto il momento di rivendicare l’eredità degli antenati e di riportare la magia al suo popolo. Conosce i pericoli della sua stupefacente terra, dove si aggirano i leopardi della neve e dove gli spiriti vendicatori sono in agguato nell’acqua, ma fin da bambina esercita l’arte della lotta e della sopravvivenza ed è pronta a guidare la rivolta.
Salve, lettori del Confine!
Oggi sono molto felice di parlarvi di “Figli di sangue e ossa” di Tomi Adeyemi, libro che ho avuto l’opportunità di leggere in anteprima per voi grazie alla casa editrice Rizzoli, a cui devo dare merito per avere portato questo libro in Italia in breve tempo, mantenendo la cover e il titolo originali.
Avevo già adocchiato questo libro quando uscì in lingua originale, invogliata dai molti pareri positivi della book community americana. Intorno a questa lettura si era scatenato un vero e proprio caso mediatico che mi spaventava molto, poiché succede spesso che i libri per ragazzi così tanto pubblicizzati siano alla fine un flop, ma sono felice di dirvi che questo non è il suo caso e il romanzo non ha deluso le mie aspettative.
È facile adorare questo libro, è uno young adult fantasy con tutte le carte in regola per invogliare la lettura di un giovane. È ambientato in un’Africa diversa da quella che conosciamo; siamo a Orisha un regno governato da un tiranno che è sordo ai bisogni e alle richieste della sua gente. Un regno che una volta risplendeva di magia, ora oppressa e scomparsa da undici anni a causa dello stesso reggente che ha schiacciato ogni volontà del popolo e ucciso tutti i maji, ovvero coloro che potevano praticare la magia, in modo crudele e opprimendo tutto il resto della popolazione. Undici anni dopo questo terribile genocidio ricordato come ‘Il Raid’, i più disprezzati sono gli Indovini, con i loro ricci capelli bianchi e pelle scurissima, ossia quelli che allora erano ancora bambini ma che erano destinati ad avere il dono della magia, se questa non fosse stata uccisa e bandita.
La protagonista principale è Zélie, un’indovina che insieme al fratello Tzain e ad Amari, la figlia del reggente, partiranno, a causa di circostanze improbabili e inaspettate, per un incredibile viaggio per riportare la magia nella terra di Orisha.
Zélie è una ragazza forte che da piccola ha visto l’uccisione della madre davanti ai propri occhi e che adesso lotta per la giustizia. È un personaggio delineato a 360 gradi, ammette di avere l’umana paura per il futuro avverso che le si prospetta davanti e per la pressione della missione che deve affrontare. Lei è l’unica che può davvero riportare indietro la magia, non ha scelto questo destino e teme il fallimento, ma questo non la abbatte, anzi la fortifica e la fa avanzare anche quando crede di non esserne all’altezza. Si allena fin da piccola nell’arte del bastone e ha avuto una forte figura materna che l’ha saputa aiutare e fortificare e che sarà una delle spinte che la porteranno ad abbracciare la missione.
Ma nonostante io abbia apprezzato il personaggio di Zélie, ho apprezzato ancora di più la principessa Amari, che è stata quella che è cresciuta di più nel corso della narrazione. Lei fugge dal palazzo dove ha vissuto per tutta la vita andando incontro ad un futuro incerto in una terra che non ha mai visitato, per aiutare una parte della popolazione di cui lei non fa parte. È una ragazza pura di cuore che non farebbe male ad una mosca, ma che deve imporsi di diventare forte per poter sopportare quello che la vita le mette davanti.
Sa riconoscere gli errori del padre e non lo odia, ma anzi cerca di riscattarlo ponendovi rimedio. È molto legata al fratello maggiore, Inan, e anche se lui non è dalla sua parte e la contrasta in tutti i modi, lei non sceglie la via facile. Sceglie la giustizia.
Il personaggio di Tzain e del principe Inan invece non mi hanno convinto molto, poiché nonostante siano due figure centrali ed importanti nella storia, risultano abbastanza piatte, senza quella scintilla di vita che apprezziamo invece nelle altre due protagoniste. Sono inseriti solo per fare da spalla e non vengono approfonditi abbastanza secondo me.
L’aspetto che più ho adorato è la creazione del mondo in cui viviamo. L’autrice è stata così brava a creare e soprattutto a farci visualizzare l’universo fantasy in cui si muove la storia. Le storie e le leggende, i miti degli dei e le descrizioni vivide dell’uso della magia, tutto questo è scritto magistralmente. Di aspetti che non ho apprezzato, invece, ce ne sono stati pochi, ma in particolare mi ha dato fastidio il colpo di fulmine che c’è tra due personaggi subito ad inizio libro, che fa immaginare al lettore che tra i due sia scoccato l’instalove e come si potrà evolvere, ma nonostante questo per quasi tutto il libro non c’è traccia di romanticismo, fattore che ho apprezzato.
La scrittura di Tomi Adeyemi è scorrevole e con belle descrizioni che non appesantiscono la lettura. Il romanzo è strutturato in capitoli con i diversi punti di vista dei vari protagonisti, grazie ai quali abbiamo un quadro più generale e completo di ciò che succede.
Consiglio assolutamente questo libro ma vi avverto, il cliffhanger a fine lettura è da togliere il fiato e io aspetto già il secondo volume con ansia. A presto con nuovissime letture.
Oggi sono molto felice di parlarvi di “Figli di sangue e ossa” di Tomi Adeyemi, libro che ho avuto l’opportunità di leggere in anteprima per voi grazie alla casa editrice Rizzoli, a cui devo dare merito per avere portato questo libro in Italia in breve tempo, mantenendo la cover e il titolo originali.
Avevo già adocchiato questo libro quando uscì in lingua originale, invogliata dai molti pareri positivi della book community americana. Intorno a questa lettura si era scatenato un vero e proprio caso mediatico che mi spaventava molto, poiché succede spesso che i libri per ragazzi così tanto pubblicizzati siano alla fine un flop, ma sono felice di dirvi che questo non è il suo caso e il romanzo non ha deluso le mie aspettative.
È facile adorare questo libro, è uno young adult fantasy con tutte le carte in regola per invogliare la lettura di un giovane. È ambientato in un’Africa diversa da quella che conosciamo; siamo a Orisha un regno governato da un tiranno che è sordo ai bisogni e alle richieste della sua gente. Un regno che una volta risplendeva di magia, ora oppressa e scomparsa da undici anni a causa dello stesso reggente che ha schiacciato ogni volontà del popolo e ucciso tutti i maji, ovvero coloro che potevano praticare la magia, in modo crudele e opprimendo tutto il resto della popolazione. Undici anni dopo questo terribile genocidio ricordato come ‘Il Raid’, i più disprezzati sono gli Indovini, con i loro ricci capelli bianchi e pelle scurissima, ossia quelli che allora erano ancora bambini ma che erano destinati ad avere il dono della magia, se questa non fosse stata uccisa e bandita.
La protagonista principale è Zélie, un’indovina che insieme al fratello Tzain e ad Amari, la figlia del reggente, partiranno, a causa di circostanze improbabili e inaspettate, per un incredibile viaggio per riportare la magia nella terra di Orisha.
Zélie è una ragazza forte che da piccola ha visto l’uccisione della madre davanti ai propri occhi e che adesso lotta per la giustizia. È un personaggio delineato a 360 gradi, ammette di avere l’umana paura per il futuro avverso che le si prospetta davanti e per la pressione della missione che deve affrontare. Lei è l’unica che può davvero riportare indietro la magia, non ha scelto questo destino e teme il fallimento, ma questo non la abbatte, anzi la fortifica e la fa avanzare anche quando crede di non esserne all’altezza. Si allena fin da piccola nell’arte del bastone e ha avuto una forte figura materna che l’ha saputa aiutare e fortificare e che sarà una delle spinte che la porteranno ad abbracciare la missione.
Ma nonostante io abbia apprezzato il personaggio di Zélie, ho apprezzato ancora di più la principessa Amari, che è stata quella che è cresciuta di più nel corso della narrazione. Lei fugge dal palazzo dove ha vissuto per tutta la vita andando incontro ad un futuro incerto in una terra che non ha mai visitato, per aiutare una parte della popolazione di cui lei non fa parte. È una ragazza pura di cuore che non farebbe male ad una mosca, ma che deve imporsi di diventare forte per poter sopportare quello che la vita le mette davanti.
Sa riconoscere gli errori del padre e non lo odia, ma anzi cerca di riscattarlo ponendovi rimedio. È molto legata al fratello maggiore, Inan, e anche se lui non è dalla sua parte e la contrasta in tutti i modi, lei non sceglie la via facile. Sceglie la giustizia.
Il personaggio di Tzain e del principe Inan invece non mi hanno convinto molto, poiché nonostante siano due figure centrali ed importanti nella storia, risultano abbastanza piatte, senza quella scintilla di vita che apprezziamo invece nelle altre due protagoniste. Sono inseriti solo per fare da spalla e non vengono approfonditi abbastanza secondo me.
L’aspetto che più ho adorato è la creazione del mondo in cui viviamo. L’autrice è stata così brava a creare e soprattutto a farci visualizzare l’universo fantasy in cui si muove la storia. Le storie e le leggende, i miti degli dei e le descrizioni vivide dell’uso della magia, tutto questo è scritto magistralmente. Di aspetti che non ho apprezzato, invece, ce ne sono stati pochi, ma in particolare mi ha dato fastidio il colpo di fulmine che c’è tra due personaggi subito ad inizio libro, che fa immaginare al lettore che tra i due sia scoccato l’instalove e come si potrà evolvere, ma nonostante questo per quasi tutto il libro non c’è traccia di romanticismo, fattore che ho apprezzato.
La scrittura di Tomi Adeyemi è scorrevole e con belle descrizioni che non appesantiscono la lettura. Il romanzo è strutturato in capitoli con i diversi punti di vista dei vari protagonisti, grazie ai quali abbiamo un quadro più generale e completo di ciò che succede.
Consiglio assolutamente questo libro ma vi avverto, il cliffhanger a fine lettura è da togliere il fiato e io aspetto già il secondo volume con ansia. A presto con nuovissime letture.
Voto libro - 4.5
Genere: Fantasy
Autore: Tomi Adeyemi
09 Giugno 2020
Dopo aver combattuto contro l'impossibile, Zélie e Amari sono finalmente riuscite a far rivivere la magia a Orïsha. Ma il rituale per risvegliarla si è rivelato più forte di quanto avrebbero potuto immaginare, e ha riportato alla luce non solo i poteri dei maji, ma anche quelli dei nobili che avevano della magia nel loro sangue.
Ora Zélie deve lottare per unire i maji in una terra dove il nemico è potente quanto loro.
Quando reali ed esercito stringono una mortale alleanza, Zélie deve tornare a combattere per assicurare ad Amari il trono e per proteggere i nuovi maji dall'ira della monarchia.
Ma con la minaccia di una guerra civile all'orizzonte, Zélie si trova a un punto critico: dovrà trovare un modo per riunire il regno oppure lasciare che Orïsha venga distrutta da se stessa.
Come funziona la magia all’interno dell’opera
Come tappa per il blog tour ho deciso di parlarvi in modo più specifico del sistema magico all’interno del mondo creato dall’autrice. Già nel primo libro, “Figli di Sangue e Ossa”, la narrazione ci aveva introdotto all’originale rappresentazione della magia che troviamo in queste terre, ma non fa male fare un ripasso approfondito prima di intraprendere la lettura del secondo volume.
Per avere una panoramica completa partiamo dal principio e ritorniamo a prima che la magia fosse bandita da quelle terre.
Dieci clan ricevettero in dono dagli dei del cielo dei poteri, ciascuno ne aveva uno diverso come controllare l’acqua o il fuoco, leggere nel pensiero o vedere attraverso il tempo, la capacità di guarire o scatenare una malattia. Questi vennero chiamati maji e ogni volta che nasceva un bambino o una bambina con i capelli bianchi, segno distintivo del loro potere divino, tutta la nazione festeggiava e onorava il dono che aveva ricevuto dagli dei. I prescelti riescono ad utilizzare le proprie abilità solo dopo il compimento dei tredici anni d’età, utilizzando i loro talenti a vantaggio degli altri.
Dieci clan ricevettero in dono dagli dei del cielo dei poteri, ciascuno ne aveva uno diverso come controllare l’acqua o il fuoco, leggere nel pensiero o vedere attraverso il tempo, la capacità di guarire o scatenare una malattia. Questi vennero chiamati maji e ogni volta che nasceva un bambino o una bambina con i capelli bianchi, segno distintivo del loro potere divino, tutta la nazione festeggiava e onorava il dono che aveva ricevuto dagli dei. I prescelti riescono ad utilizzare le proprie abilità solo dopo il compimento dei tredici anni d’età, utilizzando i loro talenti a vantaggio degli altri.
I clan erano così formati:
CLAN IKÙ: i Mietitori, coloro che avevano il potere della vita e della morte;
CLAN ÈMÌ: i Connettori, coloro che avevano il potere dello spirito e dei sogni;
CLAN OMI: i Navigatori, coloro che avevano il potere dell’acqua;
CLAN INÀ: i Bruciatori, coloro che avevano il potere del fuoco;
CLAN AFÈFÈ: gli Aeratori, coloro che avevano il potere dell’aria;
CLAN AIYE: gli Scavatori e i Saldatori, coloro che avevano il potere del ferro e della terra;
CLAN ÌMÒLÈ: gli Acciarini, coloro che avevano il potere delle tenebre e della luce;
CLAN ÌWÒSÀN: i Guaritori e i Cancro, coloro che avevano il potere rispettivamente della salute e della malattia;
CLAN ARÌRAN: i Veggenti, coloro che avevano il potere del tempo;
CLAN ERANKO: i Domatori, coloro che avevano il potere degli animali.
I maji diventarono i primi re e regine nella terra di Orïsha, governando in pace. Ma questa non durò.
Infatti, nonostante i kosidàn, chi non possedeva la magia, e i maji vivessero insieme in armonia creando famiglie miste in tutto il territorio, con il passare degli anni l’amore per i maji si trasformò in paura e, undici anni prima dell’inizio della nostra storia, dopo che l’odio e la violenza nei confronti dei maji dilagava sempre di più, i poteri scomparvero all’improvviso.
Re Saran, che era al comando, ne approfittò e ordinò il Raid, in cui lasciò in vita solo i bambini dai capelli bianchi che ancora non avevano sviluppato le capacità e che a quel punto non le avrebbero sviluppate più. Anche se non c’era più la possibilità di diventare maji, vediamo durante il romanzo che l’odio nei loro confronti è rimasto.
La mancanza della magia è un grosso peso e tra i maji serpeggiava la volontà di cercare un modo per farla tornare. La nostra protagonista, Zèlie, si trovava in prima linea per riportare la magia, ma il rituale non è facile da praticare e nessuno può conoscere con certezza i suoi effetti, che si scopriranno in questo seguito.
Questo tipo di magia è quello che più mi aveva incuriosito prima di iniziare la saga e, anche se forse non è così originale come mi aspettavo, mi è piaciuto molto ed è riuscito a dare il giusto tono evocativo che aleggia per tutta la storia.
Salve lettori!
Eccoci al review party di “Figli di virtù e vendetta” di Tomi Adeyemi, il secondo libro della serie “L’eredità di Orïsha” iniziata con “Figli di sangue e ossa”. Ringrazio la casa editrice Rizzoli per l’invio della copia cartacea che adoro, va fatto un plauso a loro che stanno mantenendo le copertine originali che a me personalmente piacciono un sacco. In questo tempo tra l’uscita del primo e il secondo volume si è chiacchierato molto su alcune uscite dell’autrice, ma oggi mi soffermerò solamente sul recensire il romanzo senza giudicare il resto.
Nel primo libro siamo rimasti con Zélie che compiva il rituale per far ritornare la magia ad Orïsha e, nonostante non tutto sia andato liscio, riesce nel suo obbiettivo, ma con un imprevisto che non aveva calcolato: la magia si risveglia anche nella nobiltà che in precedenza non l’aveva mai avuta e ciò porterà conseguenze impreviste poiché coloro che combattevano la magia adesso si ritrovano ad averla loro stessi, anche se in una forma un po’ diversa.
Orïsha è più divisa che mai e Zélie, figlia di maji, e Amari, figlia del re, che insime rappresentano le due facce opposte della loro terra, dovranno trovare un modo per riparare a tutto l’odio che dilaga in entrambe le fazioni.
Eccoci al review party di “Figli di virtù e vendetta” di Tomi Adeyemi, il secondo libro della serie “L’eredità di Orïsha” iniziata con “Figli di sangue e ossa”. Ringrazio la casa editrice Rizzoli per l’invio della copia cartacea che adoro, va fatto un plauso a loro che stanno mantenendo le copertine originali che a me personalmente piacciono un sacco. In questo tempo tra l’uscita del primo e il secondo volume si è chiacchierato molto su alcune uscite dell’autrice, ma oggi mi soffermerò solamente sul recensire il romanzo senza giudicare il resto.
Nel primo libro siamo rimasti con Zélie che compiva il rituale per far ritornare la magia ad Orïsha e, nonostante non tutto sia andato liscio, riesce nel suo obbiettivo, ma con un imprevisto che non aveva calcolato: la magia si risveglia anche nella nobiltà che in precedenza non l’aveva mai avuta e ciò porterà conseguenze impreviste poiché coloro che combattevano la magia adesso si ritrovano ad averla loro stessi, anche se in una forma un po’ diversa.
Orïsha è più divisa che mai e Zélie, figlia di maji, e Amari, figlia del re, che insime rappresentano le due facce opposte della loro terra, dovranno trovare un modo per riparare a tutto l’odio che dilaga in entrambe le fazioni.
«Per
generazioni intere, quella di Orïsha è stata una storia di divisione.
Una storia di violenza e persecuzione che deve terminare oggi.»
La forza del primo libro risiedeva nei messaggi di libertà che mandava e nell’ambientazione molto originale che trovava varie similitudini con la realtà.
La scrittura delle Adeyemi è evocativa e mi ha subito portato indietro alle sensazioni che avevo provato leggendo il primo volume, lo stile non è troppo descrittivo ma neanche troppo semplice, una buona via di mezzo adatta ad uno young adult come questo.
Quello che più mi è dispiaciuto è che temi molto importanti e che erano stati sviluppati bene, in questo secondo libro si sono un po’ persi; rimangono come tema di base ma a questo punto sembrano più un pretesto che altro nel marasma di eventi che si susseguono uno dietro l’altro.
La mia idea a proposito di alcuni personaggi è cambiata totalmente, ad esempio con la principessa Amari, che avevo adorato per il suo andare controcorrente e per la scelta di supportare una causa che non la riguardava. Ma in questo l’ho trovata solo una ragazza petulante che vuole salire al trono ma non ha né le capacità per prenderselo né degli ideali forti a sufficienza. Insomma, un peccato per come era stato costruito il suo personaggio, ma staremo a vedere se nel prossimo libro si riprenderà.
Inan lo odiavo già e questo non è cambiato granché. Secondo me rimane un personaggio che l’autrice non ha saputo controllare, non è riuscita a delinearlo come voleva e invece che un ragazzo tormentato diviso tra il volere della famiglia e i suoi ideali, risulta semplicemente molto confusionario. Peccato perché aveva tutte le premesse per essere un personaggio molto interessante.
Per quanto riguarda invece la nostra protagonista assoluta, Zélie, in questo libro ho trovato una bella crescita e sono riuscita ad apprezzarla ancora di più. Capisce la sua importanza come punto attivo in questa guerra e che deve lottare al cento per cento per portare avanti i suoi ideali. Abbandona la sua speranza utopica di essere una normale ragazza della sua età circondata da una famiglia felice e serena, perché purtroppo cose come queste che per tutti dovrebbero essere scontate, lei deve lottare per averle. Ed è lei la chiave per cambiare questo mondo ingiusto.
Niente da dire sulla scrittura della Adeyemi che cattura con il suo stile molto coinvolgente e semplice. Continuo a non apprezzare molto i romanzi con più punti di vista ma credo che in questo caso sia una scelta stilistica che si addice bene alla storia e che permette di seguirla a trecentosessanta gradi.
Dopo il cliffhanger con cui si concludeva il primo libro ero rimasta con la curiosità impellente di sapere come continuava la storia e, nonostante non abbia apprezzato a pieno alcune scelte dei personaggi né come si è evoluta la storia, che mi ha un po’ delusa rispetto alle mie alte aspettative, rimane comunque una bella lettura e un buon libro di passaggio con un finale bomba che lascia la voglia di leggere subito il successivo.
Ho avuto l’occasione di affrontare questa lettura proprio durante i fatti che sono successi negli Stati Uniti e le conseguenti proteste della comunità nera in tutto il mondo e questo sicuramente me l’ha fatto apprezzare ancora di più, e anche solo per questo consiglio la lettura a tutti.
A presto.
La scrittura delle Adeyemi è evocativa e mi ha subito portato indietro alle sensazioni che avevo provato leggendo il primo volume, lo stile non è troppo descrittivo ma neanche troppo semplice, una buona via di mezzo adatta ad uno young adult come questo.
Quello che più mi è dispiaciuto è che temi molto importanti e che erano stati sviluppati bene, in questo secondo libro si sono un po’ persi; rimangono come tema di base ma a questo punto sembrano più un pretesto che altro nel marasma di eventi che si susseguono uno dietro l’altro.
La mia idea a proposito di alcuni personaggi è cambiata totalmente, ad esempio con la principessa Amari, che avevo adorato per il suo andare controcorrente e per la scelta di supportare una causa che non la riguardava. Ma in questo l’ho trovata solo una ragazza petulante che vuole salire al trono ma non ha né le capacità per prenderselo né degli ideali forti a sufficienza. Insomma, un peccato per come era stato costruito il suo personaggio, ma staremo a vedere se nel prossimo libro si riprenderà.
Inan lo odiavo già e questo non è cambiato granché. Secondo me rimane un personaggio che l’autrice non ha saputo controllare, non è riuscita a delinearlo come voleva e invece che un ragazzo tormentato diviso tra il volere della famiglia e i suoi ideali, risulta semplicemente molto confusionario. Peccato perché aveva tutte le premesse per essere un personaggio molto interessante.
Per quanto riguarda invece la nostra protagonista assoluta, Zélie, in questo libro ho trovato una bella crescita e sono riuscita ad apprezzarla ancora di più. Capisce la sua importanza come punto attivo in questa guerra e che deve lottare al cento per cento per portare avanti i suoi ideali. Abbandona la sua speranza utopica di essere una normale ragazza della sua età circondata da una famiglia felice e serena, perché purtroppo cose come queste che per tutti dovrebbero essere scontate, lei deve lottare per averle. Ed è lei la chiave per cambiare questo mondo ingiusto.
Niente da dire sulla scrittura della Adeyemi che cattura con il suo stile molto coinvolgente e semplice. Continuo a non apprezzare molto i romanzi con più punti di vista ma credo che in questo caso sia una scelta stilistica che si addice bene alla storia e che permette di seguirla a trecentosessanta gradi.
Dopo il cliffhanger con cui si concludeva il primo libro ero rimasta con la curiosità impellente di sapere come continuava la storia e, nonostante non abbia apprezzato a pieno alcune scelte dei personaggi né come si è evoluta la storia, che mi ha un po’ delusa rispetto alle mie alte aspettative, rimane comunque una bella lettura e un buon libro di passaggio con un finale bomba che lascia la voglia di leggere subito il successivo.
Ho avuto l’occasione di affrontare questa lettura proprio durante i fatti che sono successi negli Stati Uniti e le conseguenti proteste della comunità nera in tutto il mondo e questo sicuramente me l’ha fatto apprezzare ancora di più, e anche solo per questo consiglio la lettura a tutti.
A presto.
Voto libro - 3.5
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