Il complice

È il 1962 e Max Weill, sopravvis­suto all’Olocausto e diventato un cacciatore di nazisti (proprio come il celebre Simon Wiesenthal), è se­duto al tavolino di un bar ad Ambur­go. Non gli rimane molto da vivere e sta cercando di convincere suo nipote, un americano di nome Aa­ron Wiley, a entrare in affari con lui. Aaron, da poco assunto alla CIA, è titubante. Ma mentre sono intenti a chiacchierare, Max si blocca: è si­curo che l’uomo che è appena pas­sato sia Otto Schramm, il medico nazista colpevole di aver inviato la sua famiglia alle camere a gas. «È lui», riesce a dire in un filo di voce, prima di accasciarsi stroncato da un infarto. Impossibile fare a meno di pensare alla scena del Marato­neta, quando il vecchio nazista vie­ne riconosciuto dai sopravvissuti all’Olocausto mentre cammina per il quartiere dei diamanti di Manhat­tan in pieno giorno. Ora Aaron non ha altra scelta che fare quello che la morte dello zio gli impone: an­dare a Buenos Aires, rintracciare Schramm e consegnarlo alla giu­stizia. Una missione pericolosis­sima e capace di riportare a galla atroci segreti del passato.