Un cigno selvativo


Genere: Fantasy

Autore: Michael Cunningham

Una mela avvelenata e una zampa di scimmia dotata del potere di cambiare il destino; una ragazza dai lunghissimi capelli in grado di provocare eventi catastrofici; un uomo con un'ala di cigno; una casa nel cuore della foresta, fatta di caramelle e pan di zenzero, glassa alla vaniglia e zucchero filato. In "Un cigno selvatico", i personaggi di terre molto, molto lontane - le figure mitiche che tanto hanno incantato la nostra infanzia - diventano protagonisti di storie che rivelano molto di noi e del nostro presente. Qui ritroviamo i dettagli che le nostre fiabe preferite hanno dimenticato o volontariamente omesso: gli anni che seguono allo spezzarsi di un incantesimo, l'euforico realizzarsi di un miracolo inatteso, il destino di un principe guarito solo a metà da una maledizione. Potremo incontrare la Bestia in fila davanti a noi al minimarket, che compra snack e sigarette, il sorriso affamato rivolto alla cassiera; un ometto malformato con un talento per le piccole magie che non si ferma davanti a nulla per procurarsi un bambino; Jack, pigro e rozzo, che preferisce vivere nel seminterrato di sua madre che ottenere un lavoro.
Salve lettori!
Tempo fa, un mio amico mi ha consigliato di leggere “Un cigno selvatico” di Micheal Cunningham, libro che raccoglie dieci short stories che rivisitano altrettante favole classiche.
Il libro è stato pubblicato in Italia dalla casa editrice La nave di Teseo nel 2016.

“La gran parte di noi non corre rischi. Se non siete un sogno delirante nel sonno degli dei, se la vostra bellezza non turba le costellazioni, nessuno vi lancerà un incantesimo. A nessuno verrà in mente di trasformarvi in una bestia o di mettervi a dormire per cent’anni. L’apparizione camuffata da spiritello non ci pensa nemmeno a offrirvi tre desideri con la catastrofe nascosta dentro come una lametta in una torta.”

Le storie rivisitate sono: “I cigni selvatici”, “Hansel e Gretel”, “Jack e il fagiolo magico”, “Biancaneve”, “La zampa di scimmia”, “Tremotino”, “Il soldatino di stagno”, “La Bella e la Bestia”, “Raperonzolo”, mentre l’ultimo racconto è la storia di un matrimonio combinato tra un principe bello ma timido e una principessa brutta ma forte, dai risvolti inaspettati.
Non vi parlo delle trame perché sono racconti davvero cortissimi, che si leggono in un niente, e se vi accennassi anche solo qualche dettaglio vi rovinerei la lettura.
Le short stories sono anticipate da un’introduzione dal titolo eloquente: (Dis)Incanto.
Qui l’autore mette in mostra i desideri più oscuri e reconditi delle persone, quelli scaturiti dall’invidia, la rabbia, i desideri malsani che ci farebbero prendere le decisioni più malsane.
Tornando alle short stories, Cunningham non riscrive completamente le favole, la trama è quella e si avvera come accade da secoli, ciò che cambia sono le intenzioni, la morale, l’atmosfera, l’attenzione a determinati particolari che le pongono sotto una luce completamente diversa e leggermente traumatica!
Dimenticate il per sempre felice e contenti e fate spazio alle perversioni più macabre, alla realtà più crudele, alla triste realizzazione che le favole che amiamo potrebbero parlare di tutt’altro rispetto a quello che l’immaginario comune suggerisce (cosa abbastanza veritiera anche al di fuori dei retelling; raramente le versioni originali sono felici e semplici come la Disney ci lascia credere).

“Se poteste lanciare un maleficio sull’atleta spaventosamente affascinante e sulla modella di intimo che lo ama, o sulla coppia del cinema il cui DNA sommato rischia di generare bambini di un’altra specie addirittura... lo fareste? La loro aura di felicità e prosperità, i loro orizzonti sconfinati, vi irritano, almeno un po’? Ogni tanto vi mandano su tutte le furie?
Se la risposta è no, tanto di cappello.
Se sì, invece, ci sono incantesimi e antichi sortilegi, ci sono formule da pronunciare a mezzanotte, durante certe fasi della luna, presso laghi senza fondo nascosti nel folto dei boschi, o in segreti antri sotterranei, o in qualsiasi crocicchio dove si incontrino tre strade. È sorprendente quanto sia facile impararle, queste maledizioni.”

Non riuscirete mai ad immaginare cosa vi aspetta, ma non ci vorrà molto a capirlo.
L’autore lancia subito la bomba del disincanto con descrizioni affilate e incisive. Probabilmente avrete bisogno di leggere un paio di volte prima di comprendere a pieno il vero significato di ciò che state leggendo, più per incredibilità che altro, ma una volta colto il tema non potete più illudervi che si possa cambiare rotta.
Disincanto è la parola perfetta per descrivere queste short stories; tutta la magia e la felicità si disperdono nella scia di un realismo pessimistico che lascia al lettore un senso di inquietudine.
Perché, nonostante le sfumature nascoste delle favole, che l’autore mette in risalto, siano macabre e, diciamolo, qualcosa che mai si vorrebbe associare a storie che dovrebbero far sognare, il lettore non può fare a meno di pensare che potrebbe davvero essere così, nonostante sia difficile da accettare, potrebbe essere plausibile. Spaventoso se ci si sofferma.
Lo stile dello scrittore, poi, fantastico, diretto, tagliente, ammaliante. Ogni racconto ha il suo tipo di narrazione, un flashback o un flusso di coscienza, in ogni caso sono perfetti per la storia che racconta.
Le mie preferite sono state quelle di Tremotino, da spezzare il cuore, e quella di Biancaneve, estremamente inquietante. Ma in generale sono tutte bellissime, tutte lasciano il lettore esterrefatto e desideroso di leggere, leggere, leggere per scoprire un lato delle favole macabro, ma comunque estremamente affascinante.
Baci
 


Voto libro - 5

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