Murderbot: I diari della macchina assassina
Genere: Fantascienza
Scritto da: Martha Wells
1 settembre 2020
Ogni aspetto della vita è dominato dalle grandi corporazioni, missioni interplanetarie comprese: è la compagnia, infatti, che le gestisce, rifornendole di tutto il necessario. "Tutto il necessario" comprende anche gli androidi di sorveglianza, che tutelano l'incolumità delle squadre d'esplorazione. Ma in una società in cui i contratti vengono aggiudicati al miglior offerente, la sicurezza non è esattamente in cima alla lista delle priorità. E così può capitare qualche imprevisto.
Per esempio qualcosa di strano succede su un lontano pianeta, dove alcuni scienziati stanno conducendo rilievi sulla superficie, convinti che l'Unità di Sicurezza con componenti organiche fornita dalla compagnia vegli su di loro. Murderbot, però, è riuscita a hackerare il proprio modulo di controllo, e si è accorta di avere accesso ai file multimediali di tutti i canali di intrattenimento. E così preferisce di gran lunga passare il suo tempo tra film, musica, serie tv, libri, giochi, piuttosto che dedicarsi a quegli incarichi noiosi e ripetitivi che non lasciano spazio al suo libero arbitrio. Dotata di una sensibilità tutt'altro che meccanica, Murderbot inizia un avventuroso viaggio alla ricerca di sé che la porterà a scoprirsi assai diversa da quello che i suoi protocolli avrebbero previsto.
Salve salve!
In questi giorni ho recuperato una vecchia uscita Mondadori, “Murderbot. I diari della macchina assassina” di Martha Wells.
La sci-fi non è un genere per cui vado pazza, lo sapete, ma ci sono alcune uscite che mi incuriosiscono. Questo è uno dei motivi per cui ho deciso di leggere “Murderbot” di Martha Wells. Un altro sono le lodi che sono state fatte a questa serie, caratterizzata da una voce narrante dissacrante.
La serie è formata da novelle lunghe un centinaio di pagine. Oscar Vault, però, ha unito in un unico volume le prime quattro uscite: “Allarme rosso”, “Condizione artificiale”, “Protocollo ribelle” e “Strategia di uscita”.
“Immagino che non sia possibile raccontare una storia dal punto di vista di una cosa che si considera non avere un punto di vista.”
Protagonista e voce narrante è Murderbot, una SecUnit ribelle.
Le SecUnit, o Unità di Sicurezza, sono ibridi, costrutti con parti robotiche e componenti organiche creati per proteggere gli umani e gli umani aumentati durante loro missioni.
Proteggere gli umani non è molto faticoso, lascia a Murderbot un sacco di tempo per guardare il feed di intrattenimento, in particolare la sua serie preferita “Ascesa e declino di Sanctuary Moon”.
I clienti di questa nuova missione, però, sono diversi.
Non trattano Murderbot come una macchina, non lə ignorano o maltrattano, la considerano una persona e le fanno provare emozioni. Ugh, emozioni.
“Murderbot + umani in carne e ossa = disagio.”
Nonostante Murderbot abbia hackerato il suo modulo di controllo, proteggere gli umani rimane una delle sue priorità, le piace aiutare le persone, soprattutto perché fanno spesso scelte stupide e non danno mai ascolto alla SecUnit che calcola la percentuale di rischio di ogni probabile evento.
In “Allarme rosso”, Murderbot aiuterà la dottoressa Mensah e la sua squadra a sopravvivere a un violento scontro. Dopo questi eventi, Murderbot dovrà capire chi è e cosa vuole.
Guardare serie TV tutto il giorno a quanto pare non è un’opzione perché c’è un pensiero fisso che non lə dà pace: il suo lavoro con la dottoressa Mensah e la sua squadra non è concluso, poiché non saranno al sicuro finché la verità non verrà galla. E il dovere di proteggerli tecnicamente è il suo…
“Dopo aver hackerato il mio modulo di controllo sarei potuta diventare un’efferata macchina assassina, poi però mi sono accorta che avevo accesso ai segnali combinati di tutti i canali di intrattenimento caricati sui satelliti aziendali.”
Nonostante la brevità, le storie di “Murderbot” sono costruite magistralmente. Mi ha stupito il modo in cui in un centinaio di pagine Wells riesce a darci tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno per creare una sottotrama intricata e continuativa, ma soprattutto per farci conoscere un universo così complesso.
Il worldbuilding è fatto benissimo; le informazioni ci vengono date da Murderbot, che le distribuisce con lo stesso tono ironico e conciso di quando narra gli eventi, quindi, per quanto complesse, non risultano pesanti. Inoltre i personaggi, umani e robot, sono delineati perfettamente.
Il pregio di questa serie è sicuramente la voce narrante, Murderbot, una SecUnit che ha preso controllo della sua mente e del suo corpo e ora deve fare i conti con le emozioni e con gli umani, due cose che lə mettono estremamente a disagio.
Murderbot è sarcasticə, ha un’ironia sprezzante, quasi glaciale, affronta ogni situazione con una consapevolezza rassegnata che riusciamo a percepire nel profondo.
“Avrete notato che, quando non sono in preda al menefreghismo, sono una pessimista.”
Con il suo modo di fare diretto e sferzante, affronta temi di grande importanza, ovvero la critica alle corporazioni e al capitalismo o la mancanza di diritti per i costrutti più complessi come le SecUnit, che sono alla base della trama e accompagnano Murderbot nel suo percorso.
“È sbagliato considerare un costrutto come metà robot e metà umano. In questo modo sembra che le due parti siano distinte, come se la metà robot dovesse voler obbedire agli ordini e fare il suo lavoro, e la metà umana dovesse pensare a proteggersi e a tirarsi fuori dai casini. La realtà era ben diversa, ossia che ero un’unica entità profondamente confusa, senza un’idea di ciò che volessi fare. Di ciò che avrei dovuto fare. Di ciò che era necessario fare.”
“Murderbot” è una sorta di romanzo piquaresco fantascientifico, una storia di crescita e di scoperta di sé dal punto di vista di un robot la cui sensibilità è spesso disarmante. C’è anche un po’ di found-family, che per me non fa mai male.
Tra i quattro la mia storia preferita è stata “Condizione artificiale”, la seconda, perché è quella in cui Murderbot ha iniziato a porsi le prime domande, a sperimentare sentimenti contrastanti e a cercare di capire cos’é che lə renderebbe davvero felice.
Vi consiglio la serie se amate storie ricche di azione con un bel percorso di crescita e di scoperta di sé. Non fatevi scoraggiare dall’ambientazione spaziale, è utilizzata molto bene per affrontare temi e problemi attuali subito riconoscibili.
E poi credetemi, volete conoscere Murderbot, è esilarante, davvero.
Baci
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