Alice, Dorothy & Wendy



Genere: Narrativa
 
Autore: AA VV

25 novembre 2020

Alice e le sue avventure nel favoloso Paese delle Meraviglie, di là e di qua dallo specchio. Wendy, l'amica di Peter Pan che per molti lettori è la vera eroina dei romanzi con il bambino che non vuole crescere. Infine Dorothy, la piccola protagonista portata da un tornado nel fantastico mondo di Oz. Tre ragazzine curiose e audaci, al centro di tre grandi classici che, ciascuno a suo modo, hanno saputo celare sotto le spoglie del racconto di fantasia messaggi e metafore della vita. Questo libro è l'occasione per rileggere i tre romanzi - "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie", "Peter Pan" e "Il Mago di Oz" -, cogliendone la grande modernità.

Recensione

Salve lettori,
Con il romanzo di oggi ritorno un po’ alla mia infanzia, quando le mie nonne mi raccontavano favole e storie che mi conquistavano sempre. Tra queste c’erano “Alice nel Paese delle Meraviglie”, “Peter Pan” e “Il meraviglioso mago di Oz”. E proprio questi tre grandi classici della letteratura internazionale sono i protagonisti della raccolta “Alice, Dorothy & Wendy” edita dalla Mondadori nella collana dei Draghi Oscar Vault e uscita lo scorso 17 novembre.
Per questa meravigliosa edizione, che non manca di incantare gli appassionati grazie alla qualità e alla bellezza della sua fattura, è stato organizzato un review party per il quale io ho letto “Il meraviglioso mago di Oz” di L. Frank Baum. Sono convinta, o spero, che tutti conosciate la storia di Dorothy, ma per i più smemorati eccomi pronta a rinfrescarvi la memoria.

“Non c’è nessun posto come la propria casa.”

Dorothy è una ragazzina orfana che vive in Kansas con gli zii e il suo cagnolino Toto. Un giorno, un incredibile tornado solleva e porta via con sé la loro casa con Dorothy e Toto all’interno, che non sono riusciti a ripararsi dentro il rifugio sotterraneo.
Malgrado l’ululare del vento e grazie al dondolio della casa, Dorothy cade in un sonno profondo da cui viene svegliata all’improvviso da un urlo agghiacciante. La casa ora è ferma e, uscendo fuori, Dorothy viene accolta da una delegazione di anziani, buffamente vestiti di blu. La ragazzina scopre di essere atterrata nella terra dei “Munchkin” e di aver ucciso, nell’atterraggio, la Malvagia Strega dell’Est, liberando i Munchkin dalla schiavitù. A darle la notizia è la Strega del Nord che poi la bacia sulla fronte, lasciandole un marchio che le garantirà che nessuno potrà farle del male, e la manda nella Città di Smeraldo, dove vive il Grande e Potente Oz, che di sicuro saprà come farla tornare a casa in Kansas.
Così, con indosso le magiche scarpette argentate della defunta Strega dell’Est e in compagnia del fedele Toto, Dorothy comincia il suo viaggio avventuroso verso la Città di Smeraldo, seguendo il sentiero di mattoni gialli, ma cosa le riserverà lo scoprirà solo chi la accompagnerà… e chi già conosce la sua storia!

“Un cervello è l’unica cosa che valga la pena di possedere, che si sia cornacchie o uomini.”

“Il meraviglioso mago di Oz” è un romanzo per ragazzi del 1900. Il suo autore, L. Frank Baum, volle dargli i connotati di una “favola moderna”, una storia da leggere per diletto, per il puro gusto di farlo senza doverne trarre per forza un qualsiasi insegnamento o morale. Questo intento dell’autore è chiarito in una prefazione che precede la storia, ma vi assicuro che tanto si può imparare da Dorothy e dai suoi improbabili compagni di viaggio. Durante il cammino verso la Città di Smeraldo, la ragazzina incontra uno Spaventapasseri, un Uomo di Latta e un Leone, che decidono di seguirla perché anche loro hanno una richiesta da fare al Potente Oz. Lo Spaventapasseri vorrebbe tanto avere un cervello, l’Uomo di Latta desidera avere un cuore che gli batta nel petto e il povero Leone codardo vorrebbe ritrovare il coraggio. Quando arrivano al cospetto del Mago, questi dice loro che li accontenterà, ma solo se porteranno a termine una missione: uccidere la Strega Cattiva dell’Ovest. I quattro ripartono per una nuova avventura, che non sarà l’ultima, e durante questi viaggi pieni di pericoli da affrontare, di prove da superare e di cattivi da sconfiggere, daranno prova di grande ingegno, di grande coraggio e grande amore. Proprio quelle cose che i tre amici di Dorothy desideravano. Dorothy stessa scoprirà di aver sempre avuto la possibilità di tornare a casa. Se non è un insegnamento questo, non so quale possa esserlo.
Lo Spaventapasseri, triste e sconsolato, pensa di essere stupido perché ha solo paglia dentro la testa, persino i corvi si burlano di lui, ma poi, durante l’avventura, è grazie al suo ingegno che i quattro riescono a cavarsela. Lo stesso Uomo di Latta, convinto di non poter amare in nessun modo perché privo di cuore, dà invece prova di profondo amore, amicizia e lealtà nei confronti dei suoi amici. Infine il Leone, che senza rendersene conto lotta con grande coraggio e uccide persino un bruttissimo ragno gigante che incombe sugli animali della foresta, che poi lo eleggono loro re.
 
“Il vero coraggio consiste nell’affrontare il pericolo quando si ha paura.”
 
Questo ci fa riflettere su quanto gli stimoli negativi che provengono dall’esterno siano capaci di interferire e influenzare noi e le nostre vite. Quando ci viene detto chi siamo e quanto valiamo, in continuazione, minando la nostra autostima, soprattutto in condizioni di fragilità, finiamo per crederci, finiamo per soccombere. Se abbiamo le forze ci rivolgiamo agli altri per farci dire chi e cosa siamo e, ancora, quanto valiamo, ma quello che non sappiamo è che tutto ciò di cui abbiamo bisogno lo abbiamo già dentro di noi. Dorothy affronta mille pericoli per tornare a casa, chiede aiuto a un Mago che vive in una città che è un’illusione e lui stesso è un’illusione, perché non sa che ha la capacità di tornare a casa da sola e facilmente, le basta battere tre volte i tacchi delle sue scarpette argentate. L’insicurezza non ci consente di riconoscere le nostre capacità.
Quindi ecco che l’intento dell’autore è presto confutato. Nessuna storia raccontata con così tanta cura, con così tanto cuore, può solo divertire, può essere puro diletto. Anche nel diletto si trova qualcosa di importante che può curare la nostra anima.
Non mi dilungo sulle specifiche tecniche che riguardano l’opera, lungi da me giudicare Baum e “Il meraviglioso mago di Oz”, che costituiscono un pilastro della narrativa del ‘900. Dico solo, per invogliare chi non lo conosce, che è una lettura facile, scorrevole e di grande intrattenimento, nonché educativa e di profonda riflessione.

“Uno sciocco non saprebbe cosa farsene del cuore, anche se ne avesse uno.”

Vi invito, inoltre, a seguire le recensioni delle altre mie colleghe per conoscere anche altre opinioni su “Il meraviglioso mago di Oz” e sugli altri due classici che costituiscono la raccolta meravigliosa della Mondadori. Buona lettura!

Valeria

Voto libro - 5




 

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