Two More Days
Genere: Racconti Romance
Autore: Vari
The Bookworm Box è onorata di presentare “Two More Days”, la loro seconda serie antologica. Così come la prima, “Two More Days” è un’esperienza di lettura unica ed emozionante. Ogni autrice aveva ha disposizione la stessa frase iniziale.
Come è stata sviluppata la storia è dipeso da loro.
Ogni storia è diversa. Nessuna è legata. L’unica cosa che hanno in comune è l’inizio.
Le autrici che hanno partecipato sono:
Aileen Erin, Alessandra Torre, Chanda Hahn, Charleigh Rose, Colleen Hoover, Dominique Laura, Eric R. Asher, Ilsa Madden-Mills, Jennifer Wilson, Jessica Hawkins, Jewel E. Ann, K. Bromberg, Kandi Steiner, Karina Halle, Katie Ashley, Kelsie Stelting, Laurelin Paige, Leia Stone, Lexi Ryan, Lora Richardson, M. Robinson, Marni Mann, Max Monroe, Meagan Brandy, Micalea Smeltzer, Dr. Rebecca Sharp, R.K. Lilley, S.J. West, Tijan, Willow Aster
The Dress di Colleen Hoover.
Salve lettrici e lettori!
Non so se lo sapete, ma Colleen Hoover ha creato The Bookworm Box, una organizzazione che crea box libresche a tema Romance, che supporta i romanzi indie e il cui ricavato viene donato ad enti benefici.
Uno dei progetti di The Bookworm Box, nato l’anno scorso, è un’antologia di racconti brevi scritti da diverse autrici del mondo Romance (molte conosciute anche in Italia) che hanno in comune l’incipit.
La prima frase è la stessa per tutti i racconti ed è anche il titolo della raccolta.
L’anno scorso era “One More Step” (tradotto significa “un altro passo”), il racconto di Colleen Hoover si intitolava “Saint” e mi aveva lasciata un po’ così, infatti gli diedi 3 stelle (il voto più basso che ho mai dato alla Hoover).
Stavolta il titolo è “Two More Days” (tradotto significa “ancora due giorni”), il titolo del racconto della Hoover è “The Dress”, e l’ho amato alla follia.
Prima di parlare del racconto premetto che ho letto solo la storia di Colleen Hoover e che la mia opinione e il mio voto riguardano solamente quello, non il resto della raccolta.
“ANCORA DUE GIORNI e poi succede,” dico mentre rifiuto una fetta di pizza. “Non posso mangiarla.”
Jessica ha 30 anni, lavora per una compagnia di software, ed è una sopravvissuta del 2020.
La pandemia che ci ha tenuti chiusi in casa ha cambiato radicalmente le nostre abitudini, siamo diventati più sedentari e, spesso, il cibo è diventato una distrazione dalla monotonia.
Rispetto a due anni prima, quando poteva muoversi più liberamente, Jessica ha preso qualche chilo, che sta tentando disperatamente di perdere in tempi record.
In due giorni il suo fidanzato, Chase, un personal trainer, potrebbe farle la proposta; le ha comprato un vestito magnifico che non vede l’ora di indossare… peccato sia tre taglie più piccolo.
Jess è disposta a non mangiare, prendere lassativi, e chissà che altro, per entrare nel vestito, ma ne vale davvero la pena?
“All’inizio mi sentivo sexy contro il suo corpo. Ma adesso, con quasi 11 kg in più, seduta su di lui mi sento… bleah.”
Jess rappresenta un po’ tutte noi che, in forma o meno, con la pandemia siamo state prese in contropiede e ci siamo ritrovate in una situazione che mai avremmo immaginato e per cui non eravamo preparate.
Anche senza essere sportivi, prima della pandemia c’era sempre movimento nelle nostre vite, mentre restando a casa è svanito del tutto. L’aumento di peso è stato inevitabile per tanti.
Per Jess, però, adesso, quei pochi chili in più pesano come macigni. Non tanto per sé stessa, lei si trova bene con il suo corpo e i suoi pigiami larghi quando è da sola o quando è con Jay, suo collega/migliore amico/vicino di casa, con cui passa la maggior parte del tempo e che non si fa problemi a mangiare ciò che desidera, quanto per Chase, il suo fidanzato.
Chase è un personal trainer ed è proprietario di una palestra, allenarsi e mangiare sano è la sua vita, che impone, in modo passivo, anche a Jess.
La relazione con Chase, per quanto sembri meravigliosa, nasconde, in realtà, una violenza passiva, che la Hoover ci mostra con un esempio chiarissimo.
Chase compra a Jess un vestito costoso, di cui lei era innamorata, da indossare al loro anniversario, il vestito, però, è molto piccolo rispetto alla taglia di Jess. Il gesto amorevole di Chase, in realtà nasconde una pressione psicologica tremenda, che ricade anche sulla salute di Jess, la quale decide di non mangiare e di prendere farmaci per riuscire a chiudere la cerniera.
Ci sono anche altre risposte di Chase che fanno mettere le mani nei capelli e mettono in evidenza la negatività della sua persona e della loro relazione.
“Non sono felice di dove sono solo quando si tratta di lui. Ma quando non penso al mio peso in relazione a Chase, sono felice. Sono felice quando sono con Jay… mi piaccio quando sono con Jay. Finché non inizio a pensare a Chase. Oh mio Dio. Cosa sto facendo?”
Il racconto è il viaggio di Jess verso la consapevolezza di quanto sia dannosa la sua relazione con Chase per il suo corpo e la sua mente. E il vestito è la fatidica goccia.
Inconsciamente Jess sapeva già che l’ossessione di Chase per il cibo e l’attività fisica, che lei aveva assorbito, non era del tutto salutare, così come iniziava a rendersi conto che il suo corpo non le andava bene solo quando era con o pensava al fidanzato. Questo perché il resto del tempo, quello che passava con Jay, era libera di poter prendere l’ascensore, di mangiare ciò che desiderava, si sentiva bella anche con i vestiti larghi e comodi, perché gli sguardi di Jay erano sempre colmi di ammirazione e qualcosa in più, qualsiasi aspetto Jess avesse.
“Chase è preoccupato della forma della donna con cui sta, piuttosto che della salute mentale della donna con cui sta.”
L’arrivo alla consapevolezza finale è spettacolare, esilarante e profondo allo stesso tempo.
“The Dress” è una dichiarazione d’amore, non verso un’altra persona, ma verso sé stessi. È un percorso che un po’ tutte noi abbiamo intrapreso, c’è chi è arrivata, chi è ancora in viaggio e chi ancora deve iniziare, l’importante è arrivare all’unica conclusione possibile: amare noi stesse. E infatti la frase più significativa del racconto non è la prima, ma l’ultima.
Colleen Hoover, come suo solito, è stata capace di lanciarci un messaggio importantissimo con una breve storia toccante e condita da un pizzico di ironia che l’ha resa perfetta.
Avevo assoluta necessità di parlarvene, perché questo è un problema che viene preso sottogamba, quelli subiti da Jess sono abusi che spesso vengono scambiati per qualcos’altro. Credo sia “The Dress” sia un racconto non solo importante, ma necessario, da leggere.
E poi è Colleen Hoover, devo davvero spingervi a leggerla?
Baci
Voto racconto - 5
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