Speak. Le parole non dette


Genere: Young Adult

Autrice: Laurie Halse Anderson


"Dal primo giorno di liceo Melinda Sordino sa di essere un’emarginata. Dopo aver rovinato a tutti la festa di fine anno scolastico chiamando la polizia – la peggior colpa di cui ci si possa macchiare nel dorato mondo del liceo – le sue migliori amiche le hanno tolto la parola e gli altri studenti la guardano con disprezzo. Decide, allora, di rinchiudersi nell’eremo dei suoi pensieri, dove le bugie e le ipocrisie della scuola, degli insegnanti e dei genitori sprofondano nel suo stesso silenzio e l’unico sollievo che le rimane è quello di non parlare. Ma non è tutto così semplice nemmeno nella sua testa, un segreto le secca la gola e le serra le labbra. In questo romanzo lieve e potente, la voce credibile e amaramente ironica della protagonista parla in nome di tutti gli adolescenti silenziosi e incapaci di aprirsi al resto del mondo e che attraverso la storia di Melinda sentiranno che un segreto può diventare un peso insopportabile. 

Salve lettrici e lettori!
Oggi vi parlo di un libro trovato davvero per caso facendo delle ricerche per un progetto universitario.
È uno young adult, uno YA e basta, niente Fantasy; è un tipo di libro che di solito evito perché non so che genere di emozioni possa generare, poiché tratta un argomento davvero delicato. Ma le sole 200 pagine circa e il tipo di narrazione promessa mi hanno spinta a leggerlo e non me ne pento affatto.
Parlo di “Speak” di Laurie Halse Anderson, uscito anche in italiano nel 2011 per Giunti con il titolo “Speak. Le parole non dette”.

“Speak” racconta la storia di Melinda e dei suoi tentativi di superare il primo anno di liceo. Melinda ha un segreto che la sta cambiando, la sta divorando eppure non riesce a sputarlo fuori.
Ad agosto, a una festa, è stata stuprata; sconvolta e in stato di shock chiama la polizia, ma non racconta cosa le è stato fatto e così diventa il nemico numero uno a scuola. Abbandonata dal suo gruppo di amiche delle medie, anche dalla sua migliore amica, viene esclusa, è sola, ha un uragano dentro che la sta distruggendo, ma dall’esterno non si nota. All’esterno diventa una ragazza che non si impegna, maleducata, antipatica, deprimente, con cui non ci si diverte, che con il suo silenzio manca di rispetto.
Melinda decide di non parlare, se non quando è strettamente necessario.
A che serve parlare se nessuno ascolta?
E anche se ascoltano, capiscono solo quello che vogliono?
Melinda si estranea da tutto e tutti, l’unico momento in cui riesce a respirare è quando si chiude in uno stanzino abbandonato che ha adibito a suo rifugio. E a volte anche nella classe di arte, dove il compito è quello di utilizzare un soggetto pescato a caso e interpretarlo con qualsiasi materiale, l’importante è metterci l’anima.
La vita del liceo, una giungla di professori noiosi e studenti meschini, si impone su Melinda, che soccombe alla pressione sociale, ai pettegolezzi, agli status… e a LUI.

“LE PRIME DIECI BUGIE CHE VI RACCONTANO AL LICEO
1. Siamo qui per aiutarvi.
2. Avete tutto il tempo di arrivare in classe prima che suoni la campanella.
3. La divisa è obbligatoria.
4. Ai piani delle aule è vietato fumare.
5. La nostra squadra di football quest'anno vincerà il campionato.
6. Questa scuola si aspetta il massimo da voi.
7. I consulenti didattici sono sempre disponibili ad ascoltarvi.
8. Il vostro programma è stato pensato tenendo conto delle vostre esigenze.
9. La combinazione del vostro armadietto è segreta.
10. Arriverà un momento in cui ripenserete a questi anni con nostalgia.”

Come sono felice di aver letto questo romanzo. Mi ha chiamata non appena ho visto la copertina, poi ho letto i pareri su Goodreads e non ho potuto fare a meno di iniziarlo.
Strano, davvero, di solito cerco sempre di scappare da questo mondo, ma “Speak” mi ha parlato.
“Speak”, un titolo che dice più di quanto Melinda, la protagonista, potesse dire.
“Speak” è la storia di una ragazza che sta pagando le conseguenze invisibili di un’esperienza orribile, vissuta quando era troppo piccola e inesperta per sapere, per capire.
Speak” è una storia che parla di depressione, un’ombra che si allunga come la notte in inverno, che ti inghiotte e ti opprime.
Ma “Speak” è anche una storia di rinascita, perché dopo le giornate più buie e tempestose, alla fine compare sempre il sole, anche quando si teme il peggio. La primavera segue l’inverno e la verità, in qualche modo, viene sempre a galla.

“Sono una brava attrice. So fare tutta una serie di sorrisi diversi. Con i professori uso quello timido, guardando in alto da sotto la frangetta, e se uno di loro mi fa una domanda uso il sorriso a occhi stretti con una rapida scossa della testa. Se i miei genitori vogliono sapere com'è andata a scuola, inarco le sopracciglia e alzo le spalle. Quando la gente mi indica o bisbiglia qualcosa mentre passo, saluto col braccio amici immaginari in fondo al corridoio e corro loro incontro. Se mollassi la scuola, potrei fare il mimo.”

“Speak” è reso unico dalla voce narrante, la voce di Melinda, che siamo gli unici a sentire. Nonostante la sofferenza, le delusioni causate dagli amici e dai genitori, il peso che la schiaccia, Melinda ottiene uno sguardo ironicamente pessimista e, ogni volta che lo posa sulla realtà che la circonda, ci regala una perla che riesce a far ridere e a far riflettere nello stesso momento. Ho finito da poco il romanzo, eppure mi manca Melinda. Sono poche pagine, eppure ho vissuto con lei un’esperienza che ricorderò a lungo, mi ha colpita ed emozionata.
Ho scoperto che è uscita anche un graphic novel (anche in Italia per Il Castoro) e lo voglio assolutamente!
Il 2022 è appena iniziato, ma credo che “Speak” sia già uno dei libri più belli dell’anno.

“È più facile se non dico niente. Tieni la boccaccia chiusa, cuciti le labbra, ce la puoi fare. Tutta quella merda che hai sentito alla tv sul comunicare ed esprimere quello che senti è una bugia. Nessuno in realtà vuole ascoltare quello che hai da dire.”

Il romanzo è uscito per la prima volta nel 1999, un periodo in cui non c’erano ancora movimenti come il #MeToo, dove non c’era la stessa consapevolezza di oggi, bisogna tenerlo in considerazione quando si legge questa storia.
Io ho letto il romanzo nell’edizione del ventesimo anniversario, che contiene un’intervista all’autrice, un piccolo saggio sul motivo per cui non c’è un sequel (nonostante sia stato richiesto a gran voce), e alcune domande da porsi per un’analisi del romanzo. Perché dovete sapere che in America questo romanzo viene presentato nelle scuole, studiato in classe, è un modo per toccare un tema molto delicato e che spesso viene nascosto sotto al tappeto. A questo proposito l’autrice ha scritto un paragrafo molto bello sulla censura e sul terribile sbaglio di non educare i ragazzi, soprattutto quando le cose da insegnare sono così difficili.
In fondo, dovrebbe partire tutto da lì, no?
Educazione e rispetto.
Forse tutti dovremmo leggere opere del genere su argomenti socio-culturali su cui abbiamo bisogno di essere istruiti. Forse il mondo potrebbe essere un posto un pochino migliore.
Baci

Voto libro - 5








 

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