Black kids


Genere: Narrativa

Autore: Christina Hammonds Reed

Los Angeles, 1992. Ashley Bennet ha diciassette anni e non potrebbe desiderare di più dalla vita: bella, ricca, con le amiche giuste. L'estate è ormai alle porte e lei passa più tempo in spiaggia che in classe, in testa solo il ballo di fine anno. Ma un pomeriggio di aprile quattro agenti di polizia vengono assolti dopo aver picchiato brutalmente un ragazzo nero e tutto cambia. Perché quel ragazzo è Rodney King, e da quel momento anche Ashley non è più solo una ragazza come tante, ma una ragazza nera, respinta improvvisamente ai margini di un mondo che considerava il suo. Intorno a lei, Los Angeles brucia tra le fiamme di violente proteste, e Ashley cerca a tutti i costi di continuare la sua esistenza da privilegiata, anche se sua sorella Jo si fa coinvolgere nei disordini e l'illusione di famiglia perfettamente integrata che hanno costruito i suoi genitori inizia a sgretolarsi. E mentre la sua vita va in frantumi insieme alle vetrine dei negozi, Ashley dovrà farei conti per la prima volta con le sue origini e le conseguenze che il colore della sua pelle porta con sé. Sullo sfondo di uno dei momenti chiave della storia americana, in un passato che riflette un presente dolorosamente affine, il racconto intimo e autentico di una ragazza in cerca di se stessa e delle sue radici.

Salve lettori, 
oggi vi parlo di una recente uscita Salani, ovvero “Black Kids. La primavera che cambiò ogni cosa” di Christina Hammonds Reed, uno young adult molto interessante ambientato negli anni ‘90.

Ashley è un’adolescente afro-discendente che vive a Los Angeles. 
Siamo nel 1992, un anno caratterizzato da rivolte, scompisciare ai più, che seguirono a una serie di sommosse a sfondo razziale iniziate a South Central con il pestaggio di Rodney King, citato anche nel romanzo.

“Abbiamo il diritto di essere arrabbiati. La nostra vita per loro non vale nulla. Rodney potrebbe anche aver fatto una stronzata, ma non si meritava di essere pestato a quel modo. E Latasha Harlins non meritava di morire per un cavolo di succo di frutta. E non frega a nessuno, perché noi non contiamo niente. Ci trattano come se fossimo delle fottute bestie.”

Ashley sa di essere diversa dai suoi compagni, che il colore della sua pelle è diverso, ma lei non lo nota, inizialmente non si sente chiamata in causa per ciò che stava succedendo, perché lei ha sempre condiviso il suo tempo con persone bianche. Questo anche grazie ai suoi genitori, che hanno cresciuto lei e la sorella nell’agio e in scuole prestigiose, senza mai farle sentire inferiori. 
La realtà però cambia, la parola “ne**o” viene detta sempre di più e sempre più spesso viene sottolineata la differenza tra loro e gli altri. Ashley in un certo senso l’ha sempre notato, ma ha preferito tenersi la sua bella vita da ragazza bianca. Dopo i casi di Rodney King e Latasha Herlins la rivolta in città dilaga e quello che un tempo Ashley considerava giusto, si rende conto che è molto diverso dalla realtà. Ora è chiaro anche a lei quello che lo era sempre stato agli altri, lei è una ragazza nera e la sua vita potrebbe essere in grave pericolo. Riuscirà Ashley a trovare la sua identità?

“Se mai riuscirò a diventare adulta, so già che mi porterò dentro questa cosa, la ferita mai completamente cicatrizzata dello stare a faccia in giù, nera e indifesa nelle mani di un poliziotto bianco, la mia materia grigia a pochi centimetri dalla canna di una pistola.”

Questo romanzo racchiude argomenti troppo importanti per non essere letto. “Black Kids” è un libro di formazione adatto non solo ai giovani lettori, ma anche per un pubblico adulto, perché si parla di storia, la storia delle rivolte, realmente accaduta, e anche se si parla di quasi trent’anni fa, in fondo il mondo non è cambiato poi così tanto. Ancora oggi le persone Afro-discendenti hanno paura, combattono per i loro diritti, sono soggetti ad aggressioni gratuite a causa pregiudizi, e niente di tutto questo è giusto!

“I ragazzi bianchi possono vestire la propria pelle come un’armatura, e noialtri invece cosa facciamo? Cosa fanno quelli più fragili? Quelli che si sentono disperati, frustrati e stufi di continuare così? A volte andiamo avanti dritti e finiamo per romperci.”

Lo stile della Reed è dettagliato e scorrevole. Il romanzo viene narrato dal punto di vista di Ashley e diviso in un prima e un dopo. Ho gradito e appuntato molte frasi importanti e molto profonde.
Ho apprezzato la storia della famiglia di Ashley, perché racconta le loro origini e come sono arrivati dove sono. Sicuramente il personaggio con cui mi sono trovata meno in sintonia, ma che è fondamentale per la storia, è Jo. Uno che ho adorato, invece, è Lucia, la baby-sitter di Ashley, anche se lei la vede più come una seconda madre.

Sicuramente questa non è una lettura facile da digerire, ma senz’altro importante e necessaria. Nel complesso l’ho trovato una lettura gradevole, essenziale, impegnativa, ed è giusto visto il tema trattato.

“Le comunità nera e brown vengono trattate in maniera diversa rispetto a quella bianca. È un dato di fatto. E non è finita qui. Le scuole fanno schifo. Non c’è lavoro. Le persone non hanno la possibilità di diventare qualcuno o di cavarsi fuori dalle loro vite di merda. Non c’è speranza. E non c’è da meravigliarsi se poi i ragazzini entrano a far parte delle gang o iniziano a drogarsi. Insomma, cosa cazzo dovrebbero fare?”

Il mio voto non è il massimo perché ammetto che all’inizio della storia ho avuto un po’ di difficoltà nel capire il punto della situazione, siccome appare un po’ confusionario. Però andando avanti si sintonizza con il modo di scrivere e di interagire dell’autrice, quindi si entra più facilmente nella storia.

Se cercate un libro che tratti di razzismo, bullismo, diversità familiari, questa è la storia adatta a voi, sono certa che anche per voi Ashley sarà un’ottima narratrice. 

Margaret

Voto 4





 

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