Wilderwood



La serie è composta da: 

1. Per il lupo

2. Per il trono



Genere: Fantasy 

Scritto da: Hannah Whitten

25 novembre 2022

Red è l'unica secondogenita nata da secoli, e come tale sa che la aspetta un destino ineludibile: verrà sacrificata al Lupo nella Foresta nella speranza che lui restituisca al mondo gli dèi che ha rapito. Red ne è quasi felice: tormentata da un misterioso potere che non è in grado di controllare, almeno nel Wilderwood non potrà fare del male a coloro che ama. Non più. Ma le leggende non dicono la verità. Il lupo non è un mostro, è un essere umano. I poteri di Red non sono una maledizione, sono una vocazione. Ma se non imparerà a controllarli gli dèi, divenuti mostri, inghiottiranno il Wilderwood, e il mondo intero.


Salve salve! 
Eccomi qui per parlarvi di un libro che mi ha regalato gioie e dolori, che mi ha intrattenuto e trattenuto, tipo sequestro di persona. Si tratta di “Per il lupo” di Hannah Whitten, primo della dilogia Wilderwood, chiacchieratissimo in madrepatria, tanto da essere portato qui in Italia da Mondadori (collana Oscar Vault) a novembre in una bellissima edizione dalle pagine colorate e poster nella parte interna della sovraccoperta. Sono stata anche estremamente fortunata perché Oscar Vault mi ha gentilmente inviato una copia del romanzo, per cui li ringrazio infinitamente. Come si suol dire, ecco la mia onesta opinione.

Valleyda è un piccolo regno all’estremo nord del paese, perennemente al freddo, non ha sbocchi sul mare, non ha possibilità di commerciare né di resistere senza l’appoggio dei paesi vicini. Ha un solo vantaggio: il Wilderwood. Il Wilderwood è un bosco magico, divino, fonte di miti, leggende, benedizioni e maledizioni, ma soprattutto del rito religioso che permette a Valleyda di mantenere un minimo di potere dal punto di vista politico.
Leggenda narra che il mondo, prima, era popolato da creature di tenebra. I cinque re regnanti hanno fatto un patto con il Wilderwood, che ha intrappolato le creature e le tiene prigioniere. Poco tempo dopo, altre due persone cercano l’aiuto del Wilderwood e fanno un patto con lui: protezione in cambio del loro servizio. Così nascono il Lupo e la Seconda Figlia. Da secoli, ogni secondogenita delle regine di Valleyda riceve un marchio al compimento del ventesimo anno di età e viene richiamata nel Wilderwood… da cui non uscirà più. 
Questa è la sorte che tocca a Redarys (Red), cresciuta con la consapevolezza che la sua vita sarebbe finita a 20 anni. All’inizio ha tentato di ribellarsi; il giorno del suo sedicesimo compleanno, Red e la gemella Neverah (Neve), hanno tentato di scappare, di distruggere il Wilderwood, di sfuggirgli, fallendo. Ma dopo quella notte Red ha accettato la sua sorte, anzi ha pregato affinché arrivasse il prima possibile, poiché la sua permanenza avrebbe potuto ferire Neve, la sua adorata sorella.
Quando Red entra nel Wilderwood è pronta ad accogliere la sua sorte, ma non la sua fine. Scappa dai rovi, dai rami, dagli alberi animati dal sangue di una Seconda Figlia, trovando rifugio in una tenuta apparentemente abbandonata. La dimora del Lupo.
Il Lupo non è affatto come Red immaginava, non è neanche chi Red immaginasse fosse, ma soprattutto la leggenda tramandata nei secoli dal popolo e dall’ordine religioso racchiude un minimo della verità che Red scopre, giorno dopo giorno, nel Wilderwood. Saranno tante le verità con cui Red dovrà venire a patti: sul Wilderwood, sulle Seconde Figlie, sui Re, su sé stessa… e sul Lupo.

“Red non andava nel Wilderwood per riportare a casa gli dèi. Non ci andava come assicurazione contro i mostri. Era una rete antica ed esoterica quella in cui era nata, ma i suoi motivi per non liberarsene non avevano niente a che vedere con la devozione, niente a che fare con una religione in cui non aveva mai veramente creduto.
Sarebbe andata nel Wilderwood per salvare chi amava da sé stessa.”

Vorrei iniziare la mia analisi dicendo che “Per il lupo” non è propriamente un retelling. Riprende dei motivi, dei temi, da diverse fiabe tra l’altro, ma non ne riscrive nessuna. Il titolo è davvero ingannevole, perché, ad esempio, di “Cappuccetto Rosso” ha solamente il simbolo del mantello rosso e il cammino nel bosco, mentre il Lupo è più “bestia” che lupo. Infatti, Whitten prende a piene mani dal pozzo dei tropi sviluppatasi da “La Bella e la Bestia”: la grande dimora semi abbandonata e diroccata, un padrone di casa scostante e “bestiale” che tiene prigioniera la bella (anche se in questo caso è costretto), una maledizione che affligge non solo lui, ma anche chi gli sta intorno (anche se non ne è responsabile)… insomma, un bel po’ di roba. Infine, come un fulmine a ciel sereno, leggendo la descrizione delle due sorelle, mi è comparsa davanti agli occhi la copertina di “Biancaneve e Rosarossa”, una fiaba dei Grimm da cui Whitten è stata ovviamente influenzata per la creazione di Red e Neve. Insomma, un bel mix che in fondo Whitten ha saputo legare e giostrare bene.

“Due sere prima di essere mandata dal Lupo, Red indossò un abito color sangue.”

La storia non è male, anzi è costruita bene nelle sue varie parti e segue il classico percorso del fantasy young adult. Non è originalissima, ma riesce comunque a intrattenere e a incuriosire. Anche i personaggi sono costruiti seguendo i crismi del genere, sono fedeli al modello che devono seguire e naturali. Il libro, nelle sue varie parti, è un buon membro del genere di appartenenza e ricorda altre opere del gruppo che hanno vibes simili (ad un certo punto, ad esempio, mi ha ricordato tantissimo, nell’atmosfera e nelle dinamiche tra sorelle, la tetralogia di Kendare Blake “Three Dark Crowns”).
Grande pregio del romanzo è la ship. Red ed Eammon, come personaggi, sono anch’essi classici nel carattere e nelle azioni. Red è cresciuta con una madre fredda e distaccata, rassegnata da tempo al fatto che Red non le sarebbe mai appartenuta. Il compito di Seconda Figlia, le ha “permesso” di vivere il suo ruolo di principessa in modo molto meno rigido rispetto alla sorella futura regina. Red, all’apparenza, è insolente e indifferente, in realtà è assertiva, generosa, empatica, pronta a dare e a fare tutto per le persone a cui tiene, è intelligente, sincera con sé stessa e coraggiosa, non si nasconde né dai pericoli né dai suoi sentimenti. È davvero un bel personaggio.

“Red non sapeva cosa dire. Questa storia l’aveva tormentata per tutta la vita; lui invece l’aveva vissuta, aveva dovuto esistere nell’ombra del suo accadere e degli spettri che aveva lasciato.”

Eammon, il Lupo, è un martire. Gli è ricaduto sulle spalle un peso di cui non ha colpa, ma di cui paga tutte le conseguenze. Non dovrebbe per forza stare solo, ma non vuole accettare che altri paghino. È disposto a soffrire, a sacrificarsi anima e corpo, a perdere sé stesso, pur di non gravare sulle persone intorno a lui. È davvero testardo, questo è chiaro. All’inizio è distante e antipatico verso Red, ma ben presto accadono cose che… richiedono la loro vicinanza.
Da questi eventi si sviluppa una ship dinamica, affascinante, irresistibile. La relazione tra Red ed Eammon, così pura, così naturale e dolce, è il cuore pulsante del romanzo. Ogni volta che il testo rischiava di bloccarsi, che il sangue rallentava e sembrava smettere di fluire, ecco che Red ed Eammon si ritrovavano nella stessa stanza, che Red vedeva Eammon, che Eammon cercava Red… e il cuore ricominciava, timidamente, a battere. Questo passaggio è avvenuto spesso nel corso della lettura, fino alla fine del libro, quando il cuore ha iniziato a battere più velocemente, ma comunque con moderazione.

«Nessun finale qui è mai stato lieto, Red.»

A questo punto vi starete chiedendo da cosa derivi la mia moderazione nell’elencare gli elementi positivi di questo romanzo. C’è una ragione ben precisa per la mia reticenza verso questo libro e dietro la sensazione di liberazione che ho provato girando l’ultima pagina: la narrazione.
Prima di scendere nel dettaglio ci tengo a specificare che sì, il problema è lo stile di scrittura dell’autrice e non la traduzione. Anzi, voglio elogiare la traduzione di Valentina Daniele, che ha fatto il possibile, suppongo, per rendere la lettura il più scorrevole possibile.
Quindi, perché la scrittura di Whitten è tanto traumatica? Partendo dalla scelta delle parole, alla costruzione delle frasi, alla creazione di accostamenti improbabili e immagini che annullano del tutto la volontaria sospensione dell’incredulità, la narrazione è davvero pesante. Non è noiosa, attenzione, perché le vicende incuriosiscono anche, ma ad ogni frase sembrava che sulle mie spalle si posasse uno strato di cemento. È una narrazione molto rigida, ricca di telling piuttosto che di showing (showing, ovvero “mostrare”, significa utilizzare le caratteristiche dei personaggi o del luogo per permettere al lettore di sperimentare la storia, di viverla con i personaggi; telling, ovvero “raccontare”, è semplicemente dire quello che sta succedendo, azione per azione, come una cronaca).
Ciò che mi ha disturbato di più sono le immagini che l’autrice tenta di creare, l’accostamento di parole che tra di loro non c’entrano. Ho avuto l’impressione che abbia tentato di rendere fiabesco il suo stile, di utilizzare un linguaggio poetico, ma il risultato, almeno per me, è stato innaturale e poco logico.
La mia fortuna è stata affrontare la lettura senza alcuna aspettativa, anzi, forse aspettandomi persino di peggio; infatti, a parte trascinarmelo per qualche giorno più del necessario e lamentarmi un pochettino, è filata abbastanza liscia. Vi dirò di più, sono persino curiosa di leggere il secondo volume; non perché mi piace com’è scritto, ma perché voglio sapere come andrà a finire. Ve l’ho detto, Red ed Eammon sanno come far affezionare, come risvegliare l’attenzione e far scalpitare leggermente il nostro cuore, e io voglio un lieto fine per loro. Finita questa dilogia, però, penso che mi terrò il più lontana possibile da Hannah Whitten!
Voi cosa ne pensate? Fatemi sapere, sono curiosa.
Baci

Voto libro - 3.5








Genere: Fantasy 

Scritto da: Hannah Whitten

19 marzo 2024



Red e il lupo sono riusciti a contenere la minaccia dei Cinque Re, ma a caro prezzo. L'amata sorella di Red, Neve, la Prima Figlia, si è persa nelle Terre d'Ombra, un regno capovolto in cui i feroci dèi della leggenda sono rimasti intrappolati per secoli dopo che i Re hanno preso il potere. Ma Neve ha un alleato, anche se è uno con cui preferirebbe non dover mai più avere a che fare: il re ribelle Solmir. Solmir è determinato a porre fine alle Terre d'Ombra e crede che aiutare Neve possa essere la chiave per distruggerle. Ma per ottenere il loro scopo, i due dovranno intraprendere un viaggio attraverso un luogo pericoloso, fino a giungere al misterioso Albero del Cuore, e reclamare infine per sé gli arcani poteri degli dèi.




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