Il mistero della stanza blu

 


Genere: Giallo

Scritto da: Riku Onda

1 novembre 2022

È una notte calda e afosa degli anni Sessanta, quando nella città giapponese di K viene compiuto un misterioso ed efferato omicidio: durante una festa di compleanno a casa del dottor Aosawa, un eminente medico proprietario di un'importante clinica, diciassette persone muoiono avvelenate. L'unica sopravvissuta della famiglia è la figlia Hisako, mentre sul tavolo della cucina viene ritrovata una lettera con un verso criptico, probabilmente lasciata dall'assassino. Hisako, che ha perso la vista dopo un incidente, è tra i pochi testimoni della strage ma non ricorda quasi nulla: nel suo interrogatorio confuso parla soltanto di una stanza blu, piccola e semibuia, e di fiori bianchi. Pochi mesi dopo, il fattorino che ha consegnato le bevande alla festa viene trovato morto, apparentemente suicida, con un biglietto in cui si dichiara colpevole dell'omicidio. Le indagini si chiudono frettolosamente, ma in molti sono convinti che altre persone siano in realtà coinvolte nel delitto. Attraverso le voci di chi è stato testimone dell'omicidio, Il mistero della stanza blu ricompone come un mosaico l'intera vicenda, ricostruendo magistralmente le pieghe e le ombre di quella giornata terribile. Un giallo raffinato, una critica profonda alle contraddizioni e alle ipocrisie della società giapponese, una riflessione lucida e spietata sulla natura del male e gli abissi insondabili della memoria.


Ciao lettori,
il libro di oggi è “Il mistero della stanza blu” dell'autrice giapponese Riku Onda, edito Mondadori.
Non vi nascondo che ho avuto una certa difficoltà a recensire questo libro e una certa difficoltà a dargli un giudizio. Ormai ho capito che io e i libri giapponesi abbiamo lo stesso rapporto di un mago Hogwartsiano con le caramelle “Tutt i gusti più uno”, non sai mai cosa ti capita, ma non puoi fare a meno di cedere alla tentazione.

Ma andiamo con ordine. Siamo davanti a un romanzo autoconclusivo il cui genere possiamo dire essere un ibrido tra un giallo e un libro di narrativa, nel senso che il giallo è raccontato e non rappresentato.
Trent'anni prima, un omicidio plurimo ha lasciato sconvolta la città di K.
Gli unici sopravvissuti alla tragedia sono la figlia minore con cecità, una domestica e tre bambini, figli di una famiglia del vicinato invitati alla festa teatro del reato. L'assassino viene trovato e il caso chiuso, ma questo fatto non lascia nessuno soddisfatto, poiché, nonostante il colpevole fosse l'esecutore materiale degli assassinii, tutti sono convinti dell'esistenza di un mandante.
Questo libro si colloca trent'anni dopo i fatti accaduti e riviviamo la vicenda attraverso la voce dei testimoni di allora, il detective responsabile delle indagini e tutta una serie di personaggi collegati alle vittime e all'assassino.

Ho trovato il libro molto originale, nonostante all'inizio abbia avuto non poche difficoltà a capire come fosse strutturato e perché, cosa che ho invece poi compreso molto più avanti nella lettura e che di là in poi ho trovato molto interessante.
La scelta di raccontare attraverso la voce delle “persone interessate dei fatti” mi ha fatto vivere le vicende come un vero inquirente che, durante le sue ricerche, intervista e interroga tutti coloro che possono mantenere calda la pista che sta seguendo e che deve mettere insieme un puzzle di testimonianze estrapolando da intere conversazioni all'apparenza inutili poche notizie che piano piano si colleghino a quelle già raccolte e a unire i puntini fino a individuare il disegno nascosto...
Ed è proprio quello che succede all'intervistatore, di cui però non conosciamo identità e i motivi che lo spingono a richiamare alla luce un caso ormai archiviato da più di trent'anni (lo scopriremo solo alla fine).
Quindi, per la maggior parte del libro, gli intervistatori siamo noi lettori, siamo noi che raccogliamo le testimonianze e iniziamo a dare un senso a ciò che ci viene raccontato.
Il libro non ha protagonisti nel senso classico del termine, ma una o più soggetti intorno ai quali girano i fatti narrati e che di volta in volta vengono messi sotto il riflettore dell'intervistatore.
Protagonista del libro è il caso di omicidio, l'omicida, l'unica sopravvissuta e la sua amica, le cui personalità di volta in volta emergono dalle parole raccontate come fossero olio nell'acqua.
Per me è sempre una sorpresa leggere autori giapponesi, perché ogni volta resto un po' incantata, un po' stranita dalle acute differenze tra le personalità occidentali e quelle nipponiche da essi rappresentati. Personalità murate, distaccate, mai emotivamente pienamente coinvolte, all'apparenza semplici, in realtà misteriose e aliene, su un piano psicologico “altro” rispetto al nostro. E forse è proprio per questo che alla fine scelgo sempre di leggere autori giapponesi nonostante il più delle volte non li capisco. Ma sono così, cocciuta, se una cosa non la capisco ci sbatto contro finché non arrivo ad avere una chiave di lettura che mi faccia arrivare a comprendere il pezzo che mi manca.
Questo libro, inoltre, mi ha lasciata anche un po' inquieta per il finale... Alla fine si capisce non tanto chi (i colpevoli si conoscono quasi subito e devo dire che non è il primo giallo giapponese il cui assassino si conosce già dai primi capitoli del libro, evidentemente i loro gialli pongono l'accento sul cosa e come piuttosto che sul chi) quanto come l'omicidio sia stato perpetrato, lasciando aperto il finale sul perché...

Ve lo consiglio perché è una lettura strana, diversa dai libri che siamo abituati a leggere e che probabilmente apprezzerete solo dopo averlo finito e riflettuto su per un po’.

Voto libro - 4














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