Yellowface


Genere: Humor

Scritto da: R. F. Kuang

21 maggio 2024


Che male può fare uno pseudonimo? Juniper Song ha scritto un libro di enorme successo. Però forse non è esattamente chi vuole far credere di essere. June Hayward e Athena Liu, giovani scrittrici, sembrano destinate a carriere parallele: si sono laureate insieme, hanno esordito insieme. Solo che Athena è subito diventata una star mentre di June non si è accorto nessuno. Quando assiste alla morte di Athena in uno strano incidente, June ruba il romanzo che l'amica aveva appena finito di scrivere ma di cui ancora nessuno sa nulla, e decide di pubblicarlo come fosse suo, rielaborato quel tanto che basta. La storia, incentrata sul misconosciuto contributo dei cinesi allo sforzo bellico inglese durante la Prima guerra mondiale, merita comunque di essere raccontata. L'importante è che nessuno scopra la verità. Quando però qualcosa comincia a trapelare, June deve decidere fino a che punto è disposta a spingersi pur di mantenere il proprio segreto. Un romanzo spassosamente tagliente che parla di diversità, razzismi, privilegi e appropriazione culturale. E dei limiti che non si dovrebbero mai superare.

Salve salve!
Ho approfittato di una vecchia anteprima per leggere “Yellowface” di R.F. Kuang, lettura rimandata per un bel po’ di tempo ma che ultimamente era tornata a punzecchiarmi. Quindi eccomi qui a parlarvene.

Athena Liu è un prodigio letterario, un caso editoriale, le sue storie sono criticamente apprezzate, i suoi guadagni sono stellari, la sua vita è perfetta. Questo è tutto ciò a cui June Hayward, scrittrice anche lei e “amica” di Athena, riesce a pensare quando si incontrano. Athena ha tutto ciò che chi scrive vorrebbe: contratti stratosferici con case editrici leggendarie, ristampe, vendite e accordi con Netflix.
June tutto questo non ce l’ha, il suo debutto letterario è stato molto tiepido e la colpa, secondo lei, è di Athena, in particolare delle sue origini.
Athena è di origini cinesi, le sue storie parlano di traumi generazionali, delle torture e delle sofferenze subite dal popolo cinese. Athena è il simbolo della diversità che l’editoria tanto agogna, che spalanca porte e assicura ricchezze… che June non ha.
Athena all’improvviso muore, nel suo appartamento, soffoca con dei pancake, impossibile salvarla.
June è l’ultima persona a vederla viva, la vede morire e poi… ruba il manoscritto su cui Athena stava lavorando e di cui nessuno sa nulla: un romanzo storico ambientato durante la I Guerra Mondiale sullo sfruttamento dei lavoratori cinesi da parte delle potenze occidentali.
Quasi posseduta da un’ispirazione febbrile, June edita, taglia, sistema la creazione di Athena, ci lavora giorno e notte, studiando la storia e la nomenclatura cinese, e alla fine lo pubblica come suo, con il nome Juniper Song.
Il successo è immediato, i guadagni alle stelle, June è finalmente una scrittrice bestseller… ma le critiche e le accuse non si fanno attendere.
I social si accendono: che il processo a June Hayward abbia inizio. Ma i colpevoli chi sono?

“Ditemi, me lo merito davvero?“

“Yellowface” è una sorta di thriller letterario e una critica satirica al mondo dell’editoria, nonché un ritratto sferzante del mondo social libresco.
La narrazione è particolarmente interessante, poiché a narrare è June, testimone e colpevole, vittima e carnefice. Sappiamo bene, June sa bene, quale errore ha commesso, eppure il suo punto di vista è davvero peculiare: a volte è totalmente consapevole del problema e delle sue conseguenze, quasi comprensiva verso chi la accusa, altre è accecata dalle sue ragioni, dai suoi dolori e desideri.
È una vittima: della società, dell’editoria, dei lettori, di Athena. Cerca in ogni modo di farsi compatire, ma noi lettori non possiamo dimenticare la realtà alla base di tutto, anche perché quando arriva al punto in cui stiamo quasi per comprenderla, ecco che fa o dice qualcosa che rompe nuovamente l’illusione che aveva creato.

Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui è stato affrontato il tema dell’ossessione/possessione, che ha aggiunto al romanzo una leggera atmosfera da realismo magico.
Quando edita il romanzo di Athena, sembra quasi che June stia lavorando in coppia con l’autrice scomparsa. Lo spirito, l’idea, il pensiero di Athena ritornano incessantemente, a volte come un appoggio, una garanzia, un aiuto; ma più spesso perseguitano, tormentano, rendono June paranoica e ossessiva. Tutto questo dà alla storia un twist macabro davvero avvincente: viene da chiedersi se le ansie di June possano essere realtà o è tutto uno scherzo di una mente colpevole.

“Lei mi ha reso una scrittrice migliore. È inquietante quanto velocemente abbia assorbito le sue capacità, come se alla sua morte tutto il talento aveva bisogno di andare da qualche parte, ed è finito dritto dentro di me.”

È interessante anche il modo in cui ci rendiamo conto del vero valore di June dal punto di vista letterario. Ad un certo punto, quando osserviamo la violenza e il bullismo che June subisce sui social, nasce in noi un senso di pietà verso la protagonista, la consapevolezza che ciò che le stanno facendo non è affatto giusto (nonostante la colpa e il crimine), quindi speriamo in una sorta di redenzione letteraria: quando June dimostrerà di saper scrivere, a quel punto possiamo iniziare a credere che tutto quello che pensiamo di lei potrebbe essere esagerato. Non vi dirò se questo desiderio di chi legge verrà esaudito, vi dico solo che mi è piaciuto moltissimo e ho trovato molto sottile e ben costruito il modo in cui l'immagine di June, della sua mente e delle sue azioni si cristallizza in noi.

“Sono certa che preferireste credere che ho passato quelle poche settimane distrutta, a combattere con il senso di colpa. Ma la verità è che ero troppo entusiasta.”

È facile comprendere i temi e le critiche non troppo velate del romanzo. Un colpo potente Kuang lo dà proprio al mondo dell’editoria e della critica letteraria, dei trend e dei social. Sono sicura che abbia attinto a piene mani dalle sue esperienze personali. Personalmente questa critica non ha avuto la potenza che forse altri percepiranno, non perché sia fatta male, ma per il semplice motivo che ero già consapevole di come funzionino le case editrici, da cosa dipendano le scelte editoriali etc, quindi non sono cose che mi hanno sconvolta più di tanto. Chiamatemi pure cinica.

“Non avevo capito che anche dopo aver avuto il mondo letterario nel palmo della mano, poteva comunque dimenticarti in un battito di ciglia.”

Ciononostante, la storia raccontata in “Yellowface” è davvero avvincente, si prosegue fino alla fine estremamente curiosi di come andrà a finire: June confesserà mai?
Riuscirà a liberarsi dello spirito di Athena? O resterà fedele alle bugie che ha raccontato e alla sua visione della realtà e dell’editoria? Sono domande che ci fanno stare sull’attenti per tutto il tempo e che tengono alla larga il rischio di annoiarsi in quei momenti in cui l’azione passa in secondo piano per lasciare spazio alle elucubrazioni di June.
Baci


Voto libro - 4






 

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