The Gods of Men
Genere: Dark Fantasy
Scritto da: Barbara Kloss
La magia è proibita in tutte le Cinque Province; chi nasce con essa viene cacciato o ucciso. Sable non sa che la sua musica ha potere sulle anime, fino a quando, all’età di nove anni, suona il suo flauto davanti alla corte del deserto e, non volendo, ferma il cuore della sua sorellina, uccidendola. Inorridita da ciò che ha fatto e temendo per la sua vita, fugge a nord, nelle Terre Selvagge, rifugio degli esiliati e dei ladri. Lì Sable vive nascosta, oppressa dal senso di colpa, e sopravvive come guaritrice. Ma ora, quindici anni dopo, qualcuno - o qualcosa – le sta dando la caccia.
Di nuovo in fuga, la migliore possibilità di sopravvivenza per Sable è Jos, un ragazzo che sostiene di aver bisogno delle sue capacità di guaritrice per salvare il padre morente, e lei ha bisogno dell'ingente somma di denaro che le ha offerto. Sable non si fida di lui, ma non ha molte alternative. Uno spirito dei morti le sta dando la caccia, evocato da un misterioso negromante, e si sta avvicinando. E lei, forse, è l’unica che ha il potere di fermarlo.
Ciao Lettori,
oggi partecipiamo con molto piacere al Review Party del primo libro della saga “The Gods of Men” dell'autrice Barbara Kloss, edito Saga Edizioni che ringraziamo per il gentile dono della copia ARC del libro. Si tratta di una saga Fantasy ambientata nel deserto (alla “Aladino e la lampada meravigliosa”), completa di tre libri il cui primo volume dà il titolo alla serie, “The Gods of Men” appunto.
Imari è una principessa di Istraa, uno dei territori più importanti delle Cinque Province. A nove anni scopre, suo malgrado, di avere il dono della Shah, l'antica magia del popolo del Sol Velor, che tanti anni prima aveva quasi distrutto il mondo a causa dei sogni di supremazia del loro stregone più potente e che oggi è ridotto in schiavitù in quasi tutte le Province.
La Shah è una condanna e l'unica salvezza di Imari è fuggire il più lontano possibile dalla sua casa e da coloro che potrebbero riconoscerla. Dieci anni dopo di Imari non rimane traccia, è diventata Sable ed è una guaritrice di Ziyan, il territorio più remoto e dimenticato del deserto, rifugio di ladri e malfattori.
È qui che la cercano il principe Jeric, detto il Lupo di Corinto, e il suo branco, quando il fratello di lui, e l'erede al trono, gli chiede di portargli la guaritrice di Ziyan.
Corinto è una delle Province più potenti delle cinque e la più accanita nella lotta e sterminio del popolo di Sol Velor, in special modo nella ricerca e annientamento di tutti i potenziali Liagè, i sol veloriani dotati del potere della Shah.
Jeric deve trovare la guaritrice per cercare di salvare suo padre, il re di Corinto, colpito da un misterioso male che lo ha ridotto in uno stato comatoso all'apparenza irreversibile.
Il loro viaggio verso la salvezza del Re di Corinto diventerà un viaggio verso la conoscenza, non solo tra i nostri due protagonisti, sulla carta acerrimi nemici, ma dei segreti e delle trame che si nascondono dietro il potere dei Liagè e del misterioso male che sta sterminando Corinto e inseguendo Sable.
“The Gods of Men” è un bel libro. Ha una trama interessante, è ricco di personaggi ben disegnati e definiti e quindi non è concentrato solo sui protagonisti, ma allarga i suoi orizzonti anche ad altre storie e caratteri. Anche i protagonisti negativi sono credibili e valorizzati e ciò crea un intreccio armonico e fruibile. Ciò che non ha reso perfettamente godibile la sua lettura e che ha pesantemente influenzato il mio giudizio è stato il worldbuilding.
L'autrice ci introduce nel suo mondo senza una guida che permetta al lettore di seguire il difficile inerpicarsi nei diversi territori e nelle diverse popolazioni che la arricchiscono, rendendoci difficile distinguere amici da nemici e soprattutto i ruoli e l'importanza di ognuno di loro. Non vi nascondo che non avevo ancora capito come fosse strutturato l'intero mondo fino alla fine del libro e ho dovuto rileggere i primi cinque capitoli per mettere a posto i tasselli traballanti. Dando troppe cose per scontate, ci priva di uno sguardo panoramico a luoghi e genti, lasciando al lettore il compito di orientarsi in una città nuova e sconosciuta, che sebbene affascinante e misteriosa, non ci assorbe totalmente per la sensazione di perderci da un momento all'altro.
Ho trovato anche lo stile dell'autrice un po' duro, secco, nei dialoghi ma soprattutto nella narrazione, e ne ho trovato conferma anche nella versione in lingua originale, di cui ho letto qualche capitolo per “saggiare” il suo modo di scrivere. Ma trovandoci nel deserto questa forma di scrittura priva di fronzoli e belletto non stona troppo.
In definitiva “The Gods of Men” mi è piaciuto e mi è piaciuta anche la sua fine, perché l'autrice dà un senso compiuto a tutto il volume, introducendoci al secondo senza scoprire nulla.
Voto libro - 3.5
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