Ruinous Love
Anche i serial killer hanno bisogno di un amico. Ogni gioco ha il suo vincitore. Sloane e Rowan sono due serial killer a caccia di serial killer. Si conoscono da anni, e trovano riflessa la stessa anima nera come la pece l’uno negli occhi dell’altra. Si capiscono al volo, insomma. Sono amici, ma rivali. Dalle piccole cittadine della Virginia alla sofisticata California, dai sobborghi di Boston ai campi del Texas, ogni anno si incontrano per misurarsi con i peggiori mostri del Paese. Quando finalmente l’attrazione a lungo sopita esplode e scocca la scintilla, il romance si tinge di sfumature horror. Perché Sloane e Rowan hanno seminato dietro di loro una cruenta scia di fantasmi pronti a reclamare vendetta. Riusciranno a uscire in tempo da questo gioco mortale? Primo volume della “Ruinous Love Trilogy”, Butcher & Blackbird è un’esilarante dark romantic comedy “friends-to-lovers” piena di omicidi, caos e chimica effervescente.
Ciao, lettrici e lettori!
Oggi sono qui per parlarvi di un dark romance che ha fatto impazzire il web! Da quando è uscito sugli scaffali internazionali, le persone sui social non hanno mai smesso di parlarne nel bene e nel male. Potremmo dire che si tratta di uno dei libri più chiacchierati dell’anno.
Il fatto che sia stata descritta come un’opera non adatta a tutti inizialmente mi ha allarmato ma, una volta letto, l’ho semplicemente adorato.
Sto parlando di “Butcher & Blackbird”, primo libro della "Ruinous Love Trilogy” scritta da Brynne Weaver!
“Ucciderei per te, e l’ho fatto. Lo rifarei ogni maledetto giorno. Farei qualunque cosa per te. Perfino morire.”
Di base i dark romance non sono il mio genere, ma questo è l’eccezione. Nonostante sia molto comico, del tipo da farvi ridere fino alle lacrime, non lo consiglierei proprio a tutti. Anzi, prima di parlarvi della trama e delle mie impressioni, vi consiglio caldamente di consultare la lunghissima lista di trigger warnings inseriti all’inizio (e mi raccomando, non sottovalutate quello sui biscotti e sul gelato al fiordilatte!).
“Butcher & Blackbird” è un’opera dark comica che parla di due serial killer, Sloane e Rowan. I due si incontrano in modi davvero poco convenzionali dopo che la prima, conosciuta come “Blackbird”, si è ritrovata vittima del suo stesso piano omicida. Ma grazie a Rowan, il famigerato “Butcher” che l’ha ritrovata (e che, a vederlo così, potrebbe tranquillamente essere un orsacchiotto di peluche gigantesco con una cotta già molto forte per la nostra serial killer), è riuscita a scappare.
Evitando di fare spoiler sulle loro interazioni iniziali, mi limito a dirvi che i due daranno inizio a una sfida: chi uccide per primo uno stesso target, vince. Si tratta di una competizione annuale in cui Lachlan Kane, fratello di Rowan, fornirà loro lo stesso nome. Ovviamente non si tratta mai di vittime innocenti, ma di persone abominevoli a cui la giustizia non è stata capace di impartire la giusta lezione. Ed ecco che entrano in scena Butcher e Blackbird!
Inutile dirvi che questa sfida li porterà man mano ad avvicinarsi l’un l’altro. Una vera e propria attrazione potenzialmente fatale. i nostri anti-eroi, infatti, non sono certamente privi di nemici. Riusciranno, questi meravigliosi e simpaticissimi assassini, a non assaggiare il loro stesso veleno?
“Forse avevo ragione. Non siamo persone normali. Siamo mostri. Ma se siamo dei mostri, prospereremo nell’oscurità. Insieme.”
Credo di non aver mai letto un’opera che mi abbia fatto ridere così tanto! Le situazioni che si vengono a creare nel corso della storia rendono la trama molto interessante, generando un’elaborata commedia degli “orrori”.
Tra azioni abbastanza discutibili (che riguardano anche bulbi oculari), e gelati e fette di carne che purtroppo non sono ciò che sembrano, ogni plot twist riesce a sorprendere, divertire e far accapponare la pelle allo stesso tempo.
Sloane è una protagonista dura, sicura di sé stessa e con un cuore grande quanto tutto l’universo. La sua sete di giustizia e vendetta ha radici molto profonde nel suo passato e la sua migliore amica Lark (protagonista del secondo romanzo della trilogia) riesce a leggerla meglio di chiunque altro. Questo finché non è arrivato Rowan, che con la sua simpatia e grande tenacia, è riuscito a conquistarla. Il fatto che siano serial killer non li rende privi di un’anima o della gentilezza e leggerezza che li hanno caratterizzati in moltissime scene, e ne veniamo a conoscenza specialmente quando ci viene detto quali sono le ragioni per cui compiono i loro misfatti.
Blackbird e Butcher sono dei Bonnie e Clyde un bel po’ più violenti. La chimica tra di loro è palpabile fin dalla loro prima interazione.
L’unico difetto che riesco a trovare sul loro rapporto riguarda proprio la costruzione dello stesso. Non è chiaro se si tratti di un instant love o di uno slow burn. La maggior parte delle loro conversazioni al telefono non è riportata e noi non riusciamo bene a capire le dinamiche e la trasformazione della loro relazione da amicale a romantica. Ci sono salti temporali di un anno che si soffermano di più sulla sfida che c’è tra i due protagonisti e tutto ciò che sappiamo è che Sloane e Rowan si sono parlati ininterrottamente col passare dei mesi, ma non siamo a conoscenza di quali siano stati gli oggetti delle loro conversazioni,
oppure quale sia stato il vero e proprio punto di svolta che ha portato la loro relazione allo step successivo.
I personaggi secondari sono risultati interessanti fin dal principio. Ammetto che Lachlan, soprattutto, è diventato un mio punto debole e ha ormai un posto fisso nella mia famosa classifica delle fictional crush. Ma di questo ve ne parlerò nella recensione del sequel!
Devo dire che la lista degli infiniti trigger warnings mi ha fatto immaginare molto peggio. Eppure, parlando in modo totalmente soggettivo, credo che siano stati rari i momenti in cui ho trovato quest’opera nauseante. Credo che la mia assenza di disgusto derivi dalla mia scelta di immaginare ogni scena splatter come se fosse in un fumetto. Se avete visto almeno un episodio della serie tv “Deadly Class”, in cui il protagonista Marcus Lopez ha dei flashback sui traumi della sua infanzia, allora sapete quello che intendo! È come se, privando di realtà quelle scene descritte così nitidamente all’interno del libro, sia riuscita a “ingannare il sistema” e a cogliere solo ciò che c’era di comico o drammatico.
L’unico momento che mi ha fatto un po’ vacillare è stato durante il plot twist finale. Evitando spoiler, durante la scena di Rowan ho dovuto chiudere il libro almeno quattro volte prima di continuare la lettura senza il rischio di stare male!
Per il resto non c’è nulla che non abbia già visto in un normale film splatter e/o gore.
Come potrete immaginare da tutto ciò che ho scritto, lo stile di scrittura mi è piaciuto. È semplice e rende la lettura molto scorrevole. Il libro intrattiene facilmente e gioca molto tra vari generi e sottogeneri diversi dell’horror, un pizzico di thriller e romance.
Ripeto che non è per tutti. Nonostante la comicità ha momenti che potrebbero risultare estremamente disturbanti per chi non è abituato a un certo tipo di scene ma, al contempo, trovo che non sia una di quelle letture da prendere troppo sul serio e che vada affrontata e giudicata con grande leggerezza.
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