Bury Our Bones in the Midnight Soil


Genere: Fantasy


Scritto da: V.E. Schwab

Santo Domingo de la Calzada, 1532.
Londra, 1837.
Boston, 2019.

Tre giovani donne, i loro corpi piantati nello stesso terreno, le loro storie aggrovigliate come radici.

Una cresce alta, una profonda, un’altra ribelle.

E tutte e tre hanno i denti.

(Tradotto da Il confine dei libri)

 
Salve salve!
Sono qui, con il cuore ammaccato dopo aver finito il nuovo lavoro di V.E. Schwab: “Bury Our Bones in the Midnight Soil”.
Il libro esce a giugno, ma io ho avuto la possibilità di leggerlo grazie alla casa editrice MacMillan, che ringrazio infinitamente.
L’autrice ha riassunto questo libro con tre parole: vampire lesbiche tossiche.
Devo dire che mai descrizione fu più azzeccata, ma c’è qualcosa che manca, difficile da racchiudere in poche parole, ed è il modo in cui questo libro ti cattura, facendoti impigliare tra le rose che ti trascinano a fondo nel terreno di mezzanotte.

Tre donne, tre storie che si intrecciano nel corso di secoli.
1521, Maria vive a Santo Domingo de la Calzada, Spagna. È una bambina dai capelli rossi brillanti a cui non piacciono le regole e, soprattutto, il futuro previsto per lei. Le piacciono le ciliegie, arrampicarsi sui tetti e osservare da lì il passaggio delle carrozze dei pellegrini sul Cammino di Santiago.
Una pellegrina, in particolare, attira la sua attenzione: la vedova. Una donna sola, coperta da un velo, rispettata e libera di andare e fare quello che vuole perché libera dall’uomo che, in primo luogo, l’aveva incatenata.
Maria cresce, così come la necessità di trovare un marito, cosa che fa con le sue regole. Attira lo sguardo di un giovane nobile di passaggio, trova il modo di sfuggire alla vita monotona e finita come quella delle donne intorno a lei.
Ma il destino è stato più crudele. Il marito non vuole niente da lei se non un erede e la libertà che sognava nella sua nuova casa le viene subito portata via quando viene costretta a trasferirsi a León con i suoceri.
Nonostante tutto, la città riserva delle sorprese: incontri inaspettati, opportunità inimmaginabili, la possibilità di una nuova vita e tante, infinite storie…

“Guardava alla sua vita e la trovava piccola. Vedeva la strada di fronte a lei e non c’erano curve, nessun tornante; continuava dritta e stretta fino alla fine.”

2019, Boston. Alice si è trasferita dalla Scozia per l’università. Ad Harvard spera di poter finalmente iniziare la sua nuova vita, di poter essere la nuova Alice. Non la sorella della ribelle Catty, non la figlia diligente che prende solo voti alti, non la ragazza definita dal dolore. La festa a cui le sue coinquiline la trascinano è una cosa in cui la nuova Alice dovrebbe essere brava. È difficile spogliarsi delle vecchie abitudini, ma deve farlo, per sé, per Catty, per la ragazza che incontra in fila per il bagno e vorrebbe tanto baciare.

Alice si fa coraggio e passa una notte incredibile con Lottie. Al risveglio la ragazza dai riccioli viola non c’è, al suo posto trova un post-it, un dolore straziante e una fame che non riesce a saziare con il cibo.

“[…] Cos’è che diceva mamma? Lo so, non ti ricordi… qualcosa sulle menti stanche che sono un terreno fertile per le cattive idee. Come la cosa migliore tu possa fare sia andare a dormire. Scommetto che mi sveglierei e mi sentirei come nuova”.

E poi c’è Charlotte…

Come si fa a parlare di questo libro? Il modo migliore è dire come mi ha lasciata: triste, scossa, con il cuore dolorante.
All’inizio sembra impossibile che le tre storie possano legarsi in qualche modo, sembrano così distanti tra di loro.
Per prima conosciamo Maria, una bambina, poi donna, disposta a tutto pur di lasciarsi alle spalle una vita che le sta stretta, che vuole solo sfruttarla. Scrive le sue regole, ma la vita trova sempre il modo di travolgerla, finché non incontra di nuovo la vedova, Sabine.
A quel punto Maria non si scrolla di dosso soltanto le regole, ma la vita stessa e il suo nome: diventa una rosa piena di spine, diventa una vedova. Diventa Sabine.
Sabine è finalmente libera di vivere tutte le vite che vuole, ma senza mai dimenticare le proprie regole.
Per tanto tempo Sabine è sola, ma ogni tanto trova dei compagni; i primi troppo avventati, il secondo troppo malinconico, ma da ognuno impara lezioni fondamentali.
Seguiamo Sabine nel corso di tutta la sua vita (tutte le sue vite), che ci viene raccontata in modo metodico, essendo Sabine niente affatto sentimentale. Vede il mondo nelle sfumature che le interessano, quelle che possono essere sfruttate a suo favore. Con fredda meticolosità guarda al mondo intorno a lei, lo piega e lo controlla come preferisce, e lo stesso fa con le persone.
Ovviamente all’inizio tifiamo per Sabine, come potremmo non farlo, ma c’è qualcosa in lei, il modo freddo in cui guarda tutto e tutti intorno a sé, che, con il tempo, il potere, l’immortalità, diventa rancido.

“A posteriori sembra facile, vero? Notare le crepe. Vederle allungarsi. Ma sul momento c’è solo la fretta di ripararle tutte. Di livellarle. E mantenere la superficie intera.”

Poi arriva Alice, che sappiamo nascondere qualcosa, si percepisce. Alice tiene stretta la sua storia, soprattutto il suo passato; c’è qualcosa che la tormenta e che la spinge a comportarsi in un modo che non le appartiene, e scopriamo la verità a fatica. Immaginiamo cosa possa essere successo da quei pezzetti che decide di condividere, quasi involontariamente, e la verità è proprio drammatica come pensiamo.

E poi c’è Charlotte, che collega le strade di Sabine e Alice, che rappresenta il punto di svolta di una storia fatta di rabbia, passione, tristezza, risentimento, nostalgia, vendetta, odio, amore, malinconia. Vi è l’inevitabilità di un mondo crudele e indifferente, un mondo violento verso le donne, un mondo che dona una sola vita, ma come si fa a decidere come viverla?
Il modo in cui le storie delle tre donne si uniscono è devastante. Si legano e si completano a vicenda, facendo i conti con una tragedia lunga secoli.
La prosa di V.E. Schwab è, come sempre, magistrale; questo romanzo è intriso di poesia, di descrizioni lussureggianti, le emozioni sono pulsanti, vive.
Ad ascoltare le storie delle loro vite, che attraversano secoli, sembra di camminare al fianco delle protagoniste e, quando ci riscuotiamo dai racconti, ci rendiamo conto di essere state prese dalle spine, incastrate in quel terreno all’apparenza rigoglioso, ma in fondo marcio, un groviglio che ingabbia e, a lungo andare, non libera.
Baci

Voto libro - 5



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