Come (non) innamorarsi del nemico



Genere: Romantasy

Scritto da: Brigitte Knightley

17 settembre 2025

Osric Mordaunt, membro scelto del temuto Ordine dei Fyren, è stato colpito da una rara malattia degenerativa che rischia di fargli perdere il suo potere, la sua utilità come sicario, e quindi la vita. L'unica possibilità di salvezza è trovare una guaritrice di eccezionale talento; peccato che la persona perfetta per questa impresa appartenga alla fazione invisa, l'Ordine degli Haelan.

Aurienne Fairhrim, portamento altero e capelli scuri stretti in un impeccabile chignon, è impegnata a combattere un'epidemia di vaiolo che sta decimando gli orfanelli di tutti i Tīendom. Inutile dire che non ha alcuna intenzione di lasciarsi corrompere da un banale assassino benvestito e convinto – a sproposito – del suo irresistibile fascino. Ma la ricerca di fondi per lanciare un programma di vaccinazione è così disperata che, alla fine, sarà la sua responsabile a decidere per lei: guarirlo in cambio di una cospicua donazione (rigorosamente anonima). È così che i due, al riparo da sguardi indiscreti, dovranno, loro malgrado, diventare alleati.

Tra antiche fiabe, la sottile influenza dei cicli lunari, e minacciose incursioni che fanno trasparire disegni più oscuri dietro il morbo che dilaga, la tensione tra Osric e Aurienne si farà sempre più intensa e fatale. Dovranno stare attenti a non uccidersi l'un l'altra… o peggio, a non innamorarsi.





Salve salve! 

Ero alla ricerca di una lettura poco impegnativa e il mio sguardo è caduto su “Come (non) innamorassi del nemico” di Brigitte Knightley, edito Giunti. 

Non mi aspettavo molto da questo libro considerate tutte le recensioni negative che avevo letto, ma alla fine non mi è dispiaciuto poi troppo. Andiamo a vedere. 


Aurienne Fairhim fa parte dell’ordine degli Haelan ed è una delle guaritrici più competenti dell’ordine. 

Della sua bravura e della sua competenza, sopratutto in materia di seith (la magia) ne è venuto a conoscenza anche Osric Mordaunt. 

Osric è un Fyren e percorre una strada molto diversa da quella della guaritrice: lui è un assassino su commissione. 

Su carta i due dovrebbero essere acerrimi nemici, ma nella realtà… anche. 


“Prima di Aurienne Fairhrim, Osric non sapeva che uno sguardo potesse trafiggere come un coltello.”


Osric, purtroppo, ha bisogno dell’austera Haelan perché una ferita curata male ha bloccato i suoi canali del seith, la sua magia sta degenerando e senza di essa morirà. 

Aurienne è l’unica che può aiutarlo, sia perché è la più forte sia perché in passato ha studiato delle leggende antiche in cui venivano utilizzati dei metodi alternativi di guarigione. Tutte storielle senza basi scientifiche, ma Osric è abbastanza disperato da diventare la cavia di un trattamento fallimentare. 

Inoltre, ha anche abbastanza soldi per finanziare la ricerca per un vaccino contro il vaiolo che sta squassando i regni, ma di cui nessuna sembra interessarsi siccome colpisce solo i bambini poveri. 


Perciò, ad ogni luna piena Aurienne e Osric si incontrano, la guaritrice posa le mani sul collo dell’assassino e gli infonde il suo seith e ogni volta… niente. Oppure qualcosa sta succedendo? 

Incontro dopo incontro, non solo durante la luna piena, i due nemici si accorgono di essere molto simili. Può un Fyren avere un animo gentile? E come può una saputella rigida e dall’ironia pungente essere così attraente? 


“Aveva di nuovo l’impressione che Fairhrim lo stesse prendendo in giro. Nessuno prendeva in giro Osric Mordaunt con altrettanta frequenza e nonchalance.”


Se devo dire di aver odiato questo libro, no, non l’ho odiato, non mi ha neanche dato fastidio quanto avrebbe potuto, perché in fondo la scrittura dell’autrice è godibile, ha un bel ritmo e scorre piuttosto veloce.

I personaggi, per quanto stereotipati, fanno fare due risate. 

L’ho trovato demenziale? In alcuni punti assolutamente sì. Sembra un film anni ‘90 diventato romantasy, tra le battute becere, i doppi sensi a sfondo sessuale e gli oggetti più assurdi con forme sessuali. Ma non è questo il problema. 

La cosa che mi ha dato più fastidio è il fatto che non ci sia alcun senso nel worldbuilding. Ci viene data un’indicazione geografica che però non è completa. Dico io, se il mondo è ispirato al Regno Unito e c’è una mappa del Regno Unito alternativo senza riferimenti ad altri paesi, perché poi si parla della Francia o si usa l’aggettivo “donchisciottesco”? Allora dimmi che è una versione alternativa dell’Europa. Sono io a essere puntigliosa? 


Ma comunque nulla, nulla mi ha fatta impazzire quanto il guazzabuglio di oggetti, di parole e di riferimenti presi da un periodo temporale indefinito che va dal Medioevo al 1900 e mischiati tutti insieme senza criterio. 

Io lo capisco che è un universo alternativo, ma per la mia sanità mentale, deve esserci un senso, non può essere mischiato tutto “come viene” e lo giustifichiamo dicendo che è finzione. 

Se si vogliono usare riferimenti reali, allora si rispettano delle regole. Altrimenti si crea un mondo senza alcun riferimento reale e si fa quel che si vuole.  


Spiegatemi com’è possibile che non esistono strade, ma qualcuno ha la caldaia o l’ascensore in casa. Gli Haelan vivono in una fortezza, i Fyren si incontrano nei mattatoi e poi… mangiano lo yoghurt. Voi penserete che io sia impazzita, perché lo yoghurt dovrebbe essere un così grande problema. Perché, e mi è bastata una semplice ricerca per scoprirlo, nonostante lo yoghurt abbia radici antichissime in paesi come la Turchia (da cui il termine deriva) in Inghilterra è diventato di uso comune solamente nel XX secolo. E questa non è neanche la cosa più assurda. 

Quindi, se l’intera atmosfera, l’architettura e la condizione del paese in generale dà l’idea di trovarci un periodo storico (seppure non definito) piuttosto indietro nel tempo, perché poi ci sono questi sprazzi di modernità? 

Io lettrice, che cerco di immergermi in un mondo di finzione e rilassarmi per qualche ora, finisco più traumatizzata di quando avevo iniziato perché la mia volontaria sospensione dell’incredulità viene messa alla prova ogni due per tre. 


“Tirò fuori un taccuino che Osric riconobbe subito. Aveva già visto altre volte quell’abominio, con la spirale rosa acceso e un gatto fucsia.”


Finita questa discussione, sorvolando i sopracitati momenti di spiccato fastidio, in realtà il resto della storia non mi è dispiaciuto, anzi verso la fine ero talmente presa che avrei voluto avere subito il secondo volume a disposizione. 

Come ho detto, i personaggi sono abbastanza stereotipati, ma lo sviluppo del loro rapporto convince. Nulla è stato affrettato, il cambiamento avviene in momenti ottimali e secondo ragioni valide. 

Temevo che il passaggio da nemici ad amanti sarebbe stato forzato o banale, invece il rapporto tra i personaggi viene costruito bene, ci sono diversi momenti di tensione e fragilità che contribuiscono a renderlo forte e c’è un bel climax verso la comprensione dei loro sentimenti. Penso sia questo che più di tutto mi ha lasciato un po’ di speranza. 


«Un giorno sarà finita e potremo dimenticarci l’uno dell’altra.» 

«Si dimenticherà di me?» chiese Mordaunt. «Lo spero» rispose Aurienne. 

«Così mi spezza il cuore.» 

«Lei non ce l’ha, un cuore» disse. «E poi non pensa che sia meglio che la dimentichi, invece di continuare a odiarla?» 

«Preferisco essere odiato piuttosto che essere cancellato del tutto dai suoi pensieri.»


Nonostante tutto, dei momenti sinceramente divertenti ci sono e devo dire che per me è stata una lettura simpatica. 

Non è un capolavoro, ma sicuramente è una lettura poco impegnativa che si fa leggere anche solo per vedere dove va a parare. 

Il fatto che ogni mese debbano sperimentare un modo nuovo per curare Osric tiene sulle spine e la sottotrama del vaiolo, con quel pizzico di mystery, mi ha incuriosita. 

Lo stile dell’autrice è semplice e molto scorrevole, quindi la lettura fila piuttosto veloce. Se posso permettermi, però, consiglierei un lavoro di editing più approfondito, che non guasta mai.  

Baci. 


Voto libro - 3



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