Ciò che Inferno non è


Genere: Romanzo

Autore: Alessandro D'Avenia 

Federico ha diciassette anni e il cuore pieno di domande alle quali la vita non ha ancora risposto. La scuola è finita, l'estate gli si apre davanti come la sua città abbagliante e misteriosa, Palermo. Mentre si prepara a partire per una vacanza-studio a Oxford, Federico incontra "3P", il prof di religione: lo chiamano così perché il suo nome è Padre Pino Puglisi, e lui non se la prende, sorride. 3P lancia al ragazzo l'invito a dargli una mano con i bambini del suo quartiere, prima della partenza. Quando Federico attraversa il passaggio a livello che separa Brancaccio dal resto della città, ancora non sa che in quel preciso istante comincia la sua nuova vita. La sera torna a casa senza bici, con il labbro spaccato e la sensazione di avere scoperto una realtà totalmente estranea eppure che lo riguarda da vicino. È l'intrico dei vicoli controllati da uomini che portano soprannomi come il Cacciatore, 'u Turco, Madre Natura, per i quali il solo comandamento da rispettare è quello dettato da Cosa Nostra. Ma sono anche le strade abitate da Francesco, Maria, Dario, Serena, Totò e tanti altri che non rinunciano a sperare in una vita diversa... Con l'emozione del testimone e la potenza dello scrittore, Alessandro D'Avenia narra una lunga estate in cui tutto sembra immobile eppure tutto si sta trasformando, e ridà vita a un uomo straordinario, che in queste pagine dialoga insieme a noi con la sua voce pacata e mai arresa, con quel sorriso che non si spense nemmeno di fronte al suo assassino.



Dopo che ho letto tanti autori stranieri, oggi mi capita di fare la recensione di un’italiano. Per la precisione di Alessandro D’avenia, famoso già per aver pubblicato “Bianca come il latte, Rossa come il sangue”, da cui hanno estratto un film. In “Ciò che Inferno non è” ho visitato un posto che più di tutti rispecchia la duplicità della bellezza e dell’orrore: Palermo. L’intero racconto si svolge in questa città misteriosa e abbagliante, racchiudendo in se i due opposti della vita: sincerità e menzogna.L’inizio del racconto si apre con la descrizione di un ambiente che tutti
amano e che ne rimangono sempre piacevolmente attratti: il mare. Com’è già presente nella copertina – ideata dalla Mondadori – quella vastità di placida acqua azzurrina, accompagnerà per tutto il resto della lettura, voi lettori, facendovi cullare teneramente e a volte in modo burrascoso verso quartieri pieni di vita, ma anche pieni di morte. Perché entrambi, portano nel cuore di chi vive all’interno di quelle mura, un caldo Inferno che non cesserà mai di esistere. Di solito io non mi soffermo molto sulle copertine, perché non capisco mai il loro significato, ma questo, vi posso assicurare che sarà impresso in voi, ogni volta che sfoglierete queste pagine. E la cosa che mi ha invogliato ancora di più a leggerlo è il fatto che la narrazione si divideva in vari personaggi, ognuno con le proprie particolarità, desideri e speranze.
Ma partiamo con ordine. Ovviamente in questo libro, vi è un personaggio principale che – a volte è in prima persona alternato a volte in cui è in terza persona – è Federico, un adolescente che si domanda sul futuro che lo attende. Ma la cosa principale, che lo distrarrà, particolarmente, sono le vacanze estive che, con una ventata d’aria calda, fa volare le preoccupazioni della scuola, introducendo quelle dell’estate: trovare una ragazza da amare, andare al mare e prepararsi per la partenza a Oxford per una vacanza-studio. In lui ci sono le tipiche domande che si pongono qualsiasi adolescente che deve affrontare quell’intermedio tra l’adolescenza è la vita adulta. I suoi sono problemi, diciamo “superflui”, rispetto a quelli agghiaccianti che colpiscono gli altri. Ed è qui che entra la figura religiosa di 3P, professore di religione, chiamato affettuosamente così da tutti dato che il suo nome è Padre Pino Puglisi. Le sue preoccupazioni non riguardano se andare al mare, o ripulire la chiesa, bensì quello di trovare una soluzione ai problemi che incombono su Brancaccio racchiudendolo in quel girone dell’Inferno. Perché ogni peccato, corrisponde a un cerchio, e quello più piccolo è il più temibile di tutti, dato che si confonde tra i cittadini diventano qualcosa di visibile agli occhi di chi non lo è. Per questo 3P, continua a camminare senza sosta in quelle stradine dove la speranza, semplicemente, non esiste e costantemente bussa alle porte di coloro che vuole salvare, di chi deve salvare e a coloro che devono ascoltare.Ed è così che le strade di 3P e Federico s’incrociano, quasi per caso, nel quartiere di Palermo mostrando la giovinezza spensierata e la lenta vecchiaia della preoccupazione.Nel suo particolare stile, in cui sono spesso presenti delle figure retoriche e con una prosa ridondante, che in questo caso, anziché essere un difetto lo avvalora incredibilmente, D’Avenia fa sì che l’incredibile spensieratezza del ragazzo osservi un nuovo mondo, che si trova proprio dall’altra parte di una ferrovia, delimitando due confini all’apparenza così vicini, ma estremamente lontani l’uno dall’altro. Senza rendersene conto
Federico si ritroverà stravolto, colpito e ferito da quel posto dove l’unica legge è il rispetto di chi sa farsi sentire. Tutti i valori e principi che il ragazzo aveva memorizzato dai grandi scrittori d’un tempo, risulteranno essere superflui ed inutili quando s’imbatterà in quella realtà.Come un panno passato su una finestra opaca, finalmente, Federico vede come stanno le cose e cosa lui abbia fatto in tutto quel tempo. Niente. Sconvolgendo tutti e persino se stesso, il ragazzo decide di cambiare, di diventare un uomo che possa far contenta Lucia, la ragazza dell’Inferno in cui vive e di cui ne rimane affascinato dalla sua voglia di combattere, credendo fermamente che la giustizia possa esserci.Anche se scritto da un uomo mi ha fatto piacere che la figura femminile non fosse messa in secondo piano, ma che anche nel suo piccolo, possa farsi valere. Ecco questo sarebbe la descrizione femminile di Lucia: forte, bellissima e intelligente. Anche se non ci sono molti spazi dedicati a lei, quando compare si fa subito sentire, senza che si faccia mettere i piedi in testa da nessuno e una simile forza lì a Palermo è molto rischiosa, soprattutto quando i demoni circolano a ogni ora del giorno e della notte. Demoni dal volto umano e che insaziabili non smettono di dominare a Brancaccio. Essa è la Mafia e nessuno riesce a fronteggiarla: solo un povero prete di quartiere lo fa, con le sue parole e i continui sorrisi che dona ad amici e nemici. Soprattutto a quest’ultimi, sperando, sperando e continuando a sperare. In quell’Inferno che l’autore crea, non può che mancare un seme d’amore in cui possa germogliare portando alla crescita di un albero, le cui radici risiedono nel cuore. La storia d’amore tra Federico e Lucia è particolare, perché è fatta di parole, di poesie e di libri. Sembrano personaggi che escono fuori da altri personaggi, mischiandosi armoniosamente tra le onde del mare, che brama terre per sommergerle e allo stesso tempo arretra, perché sa che l’unico modo per farsi desiderare è che gli altri la seguono. Una cosa che penalizzo leggermente riguarda l’amore tra Federico e Lucia, perché forse dal punto di vista di una ragazza, magari ci si aspettava più fatti che parole. A parte questo, trovo dolce le espressioni che giungono dai desideri dei due innamorati, fragili quanto temibili. I continui chiaroscuri che definiscono il romanzo troveranno la loro fine, all’arrivo di un evento che si capirà con il proseguire della storia e devo dire che mi ha anche fatto piangere, colmandomi di domande e anche riempiendo le risposte che inconsciamente avevo già dentro di me. Tutti i personaggi che si sfondavano nell’arco della storia, svanendo e apparendo, come persone proveniente da un altro mondo troveranno la loro via nell’Inferno e al di fuori di esso. In conclusione posso dire che questo, è un romanzo pieno di coraggio con il quale D’Avena intende celebrare la figura di Don Puglisi che ha dedicato tutta la sua vita a combattere la Mafia e a donare ciò che aveva a chi ne aveva bisogno. Ciò fa anche capire che finché si ha saldi principi a cui seguire, niente e nessuno potrà sradicarli, ne all’Inferno, ne con la nostra vita. (Monica)




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