Più forte di ogni addio
Genere: Narrativa contemporanea
Autore: Enrico Galiano
18 Aprile
È importante dire quello che si prova e dirlo al momento giusto. Questo è quello che stanno per scoprire Michele e Nina che si incontrano, per caso, sul treno che li porta a scuola nel loro ultimo anno di liceo. Nina ha imparato che i soffi della vita possono essere troppo forti per un'orchidea delicata come lei. Per proteggersi porta sempre al collo la collanina che le ha regalato suo padre, perché quando la tiene tra le dita si sente più forte di tutto. Michele è più forte di tutto perché assapora quello che lo circonda in tante forme diverse. I colori, i profumi, le parole per lui sono molto di più di quello che appaiono. Da quando ha perso la vista cinque anni prima vede tutto più in profondità. Quel breve viaggio è quanto basta per conoscersi, ritrovarsi, piacersi. Quanto basta per fare chiacchierate che sembrano non finire mai e per riconoscere nell'altro lo stesso smarrimento, la stessa confusione, le stesse domande senza risposta. Michele insegna a Nina il valore di ogni piccola cosa e a non smettere di meravigliarsi ogni giorno. Nina insegna a Michele che non bisogna avere rimpianti, bisogna dare quell'abbraccio che a stento tratteniamo e dire quelle parole che solleticano la nostra gola. Eppure proprio lei, quando il destino sta per allontanarli, non riesce a dire quanto Michele sia importante. Entrambi dovranno lottare per quel sentimento così acerbo eppure così grande, e imparare a cogliere quell'istante che fugge via veloce, come la vita, come gli anni, come il futuro.
Salve a tutti!
Ho fatto un errore che definire imperdonabile è dire poco. L'errore riguarda un autore italiano che conoscevo, ma non avevo mai letto: Enrico Galiano. È stato sinceramente imperdonabile da parte mia non leggere mai nulla di suo, ma spero presto di recuperare, perché dopo l'ultima lettura onestamente penso di essere innamorata del suo stile.
Già solo la trama mi aveva catturata e se vi state chiedendo di quale libro parlo, è "Più forte di ogni addio" edito Garzanti.
Vi avverto, questo non è un semplice libro e basta. Questa è una trappola, una bomba emotiva così ben costruita che vi terrà inchiodati alla lettura, fino a farvi lacrimare gli occhi. Narra la storia di Michele e Nina, due ragazzi diciottenni che si incontrano in treno nel tragitto verso scuola.
Sembra semplice, vero? Una storia come tante. E invece no, assolutamente.
Michele è cieco per colpa di un incidente avuto in macchina quando aveva tredici anni. È intelligente e affamato di vita, ma ha dovuto rinunciare al suo sogno di essere portiere per una squadra di calcio professionista a causa dell'incidente.
E Nina? Nina sembra in apparenza una ragazza sì particolare, ma nasconde molte sfaccettature. Nina ha tanti strati, nasconde la verità del suo animo e di chi è dietro la facciata di spregiudicatezza che sembra proiettare. Si incontrano sul treno e Michele ci mette un po' a racimolare il coraggio di parlarle. E Nina? Nina lo spiazza con la sua musica tecno che l'aiuta a non pensare e le sue domande dirette ed imbarazzati su cosa vuol dire essere cieco.
"L'amore è questo che dovrebbe farti, fare quello che Van Gogh fa con i girasoli: tu sei lì, non sei niente di speciale, anzi hai anche un sacco di lati che il resto del mondo vede e pensa che siano stupidi, pazzi, brutti o insignificanti, e poi improvvisamente arrivi davanti a qualcuno matto abbastanza da guardarti e vederci dentro tutta la cazzo di bellezza che c'è nel mondo."
Il bello di essere giovani è questo, questa sfida a non ritrarsi che manda avanti i due ragazzi nell'indagarsi, nel conoscersi, nell'uscire insieme, nonostante gli ostacoli che sembrano evidenti anche a un cieco, come scherzerebbe Michele. Qualcosa però di nascosto, segreto, invisibile c'è. Un segreto che divide e che fino a buona parte del libro non avrei immaginato. A differenza di molti libri in cui il pathos, una situazione che degenera per colpa di un segreto tenuto nascosto, esplode e poi si risolve, che sia il perdono o un addio, qui va in modo differente. Non posso sbilanciarmi troppo per non rovinare la sorpresa della trama, ma la bravura di Galiano nello svilupparla, aggiungendo punti di rottura, svolte impreviste, colpi di scena in calcio d'angolo, è semplicemente spettacolare.
Lo stile dell'autore è delicato e al contempo brutale per l'onestà con cui candidamente racconta la vita di due ragazzi, i loro pensieri, le loro paure e le loro fragilità, ma soprattutto la loro forza. Il doppio punto di vista e la narrazione in prima persona ci permette di entrare in relazione con entrambi i protagonisti.
È un'opera che posso definire tranquillamente magistrale, in ogni suo dettaglio.
Michele e le sue descrizioni, più chiare e diretta di chi "ci vede davvero", la sua analisi della vita e delle persone, sono profonde e attente e aprono davvero gli occhi su spunti di riflessione importanti.
Nina si autodefinisce "bambina orchidea", ovvero un fiore fragile, difficile da coltivare, che sente la minima variazione dell'ambiente circostante, che soffre più di quanto sia lecito e per questo è destinata a sbagliare di più, a perdere più facilmente la strada. Galiano non è mai noioso, mai ripetitivo, anzi è accattivante e appassionante nel raccontare questa storia. È una storia che parla di addii e di cuore, di chi vede bene perché vede con il cuore e di chi ha il coraggio di sognare e vedere le stelle anche quando è tutto buio.
Personalmente mi ha scatenato molti sentimenti, ma soprattutto quel bisogno spasmodico di continuare a leggere, eppure contemporaneamente la necessità di rallentare, di gustarmi appieno un piatto che era chiaramente prelibato.
Leggetelo, leggetelo, leggetelo!
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