On the Come Up
Autore: Angie Thomas
Genere: Young Adult
4 giugno
Bri ha sedici anni e un sogno: diventare una dei più grandi rapper di tutti i tempi.
Come figlia della leggenda dell'hip hop underground morta poco prima di raggiungere l'apice della fama, Bri ha una pesante eredità con cui confrontarsi. E tentare la scalata al successo quando tutti a scuola ti considerano una criminale e a casa il frigorifero è sempre vuoto perché tua madre ha perso il lavoro può risultare più difficile del previsto.
Bri riversa tutta la rabbia e la frustrazione nei suoi versi, e quando la sua prima canzone diventa virale per tutte le ragioni più sbagliate, lei viene etichettata dai media come una minaccia. Ma trovarsi nell'occhio del ciclone quando la tua famiglia ha appena ricevuto una notifica di sfratto potrebbe essere l'unica e irripetibile occasione per emergere (e fare qualche soldo). Anche se questo vuol dire rinunciare a te stesso e accettare l'immagine che il pubblico ti ha cucito addosso.
Acuto, coraggioso e ricco di emozioni, On the Come Up è l'ode all'hip hop di una delle voci più influenti di un'intera generazione, una storia sull'importanza di combattere sempre per i propri sogni, anche quando tutto sembra essere contro di noi.
Buongiorno lettori,
oggi ritorno con la recensione dell’attesissimo secondo libro di Angie Thomas, “On the come up. Questa è la mia voce“, ambientato nel ‘Garden’, lo stesso quartiere del suo precedente libro “The hate u give”, che è stato un fenomeno sia all’estero che in Italia e che mi era piaciuto molto. Le mie aspettative quindi erano abbastanza alte e ringrazio la casa editrice Rizzoli per avermi permesso di leggerlo in anteprima e potervi dare il mio parere.
Il libro si può tranquillamente leggere senza aver letto il precedente poiché non fanno parte della stessa serie e non presenta spoiler, ma io consiglio di averlo già letto quando inizierete questo così potrete cogliere meglio i riferimenti che ci sono all’interno di “On the come up”, che vi ricordo essere collocato temporalmente poco tempo dopo la fine dell’altra opera.
Brianna è una ragazza testarda e di indole ribelle con una situazione economica e familiare non delle migliori. Suo padre è stato ucciso da una gang anni prima, sua madre è una ex-tossicodipendente che fatica a trovare un lavoro stabile e suo fratello un ragazzo intelligente e laureato ma che per stare vicino alla famiglia si accontenta di un lavoretto in un piccolo ristorante. Bri ha sedici anni e frequenta una scuola superiore fuori dal ghetto dove vive insieme ai suoi migliori amici, ma non va molto bene a scuola e spesso finisce sospesa o dal preside anche per futili motivi. Da sempre il suo sogno è diventare una rapper come a suo tempo lo era stato suo padre.
Ha varie canzoni scritte nel taccuino che porta sempre con sé, ma non si è ancora messa alla prova veramente, almeno fino a quando fa la sua prima apparizione al ‘Ring’ e, in una battaglia a suon di rime, Bri schiaccia il suo avversario e viene acclamata dal pubblico. Da quel momento in poi la sua carriera è in ascesa, nonostante tutti i problemi che deve superare e i pregiudizi che la seguono come un’ombra.
Mi è impossibile evitare di fare paragoni con l’altro libro di questa autrice, “The hate u give”, nonostante di solito tendo ad evitarlo. Questo perché i temi di fondo che i due libri vogliono raccontare sono identici: l’autrice traccia due protagoniste che scoprono di avere una voce e di poterla usare per combattere le ingiustizie della situazione sociale in cui vivono, ovvero la situazione degli afroamericani in America e di come la giustizia e i suoi rappresentanti li trattino in modo differente rispetto ai bianchi caucasici. È un tema importante e non lontano da noi in Italia come molti possono pensare, il razzismo purtroppo è un male comune presente in ogni paese, quindi sono contenta che si scrivano libri che ci possano avvicinare ancora di più a questi argomenti e sensibilizzino ulteriormente le persone.
Ciò non toglie che avrei preferito che il mio pensiero fisso durante questa lettura non fosse paragonarlo continuamente all’altra opera, anche se devo riconoscere che nonostante i temi quasi identici la storia e la protagonista sono molto diversi.
oggi ritorno con la recensione dell’attesissimo secondo libro di Angie Thomas, “On the come up. Questa è la mia voce“, ambientato nel ‘Garden’, lo stesso quartiere del suo precedente libro “The hate u give”, che è stato un fenomeno sia all’estero che in Italia e che mi era piaciuto molto. Le mie aspettative quindi erano abbastanza alte e ringrazio la casa editrice Rizzoli per avermi permesso di leggerlo in anteprima e potervi dare il mio parere.
Il libro si può tranquillamente leggere senza aver letto il precedente poiché non fanno parte della stessa serie e non presenta spoiler, ma io consiglio di averlo già letto quando inizierete questo così potrete cogliere meglio i riferimenti che ci sono all’interno di “On the come up”, che vi ricordo essere collocato temporalmente poco tempo dopo la fine dell’altra opera.
Brianna è una ragazza testarda e di indole ribelle con una situazione economica e familiare non delle migliori. Suo padre è stato ucciso da una gang anni prima, sua madre è una ex-tossicodipendente che fatica a trovare un lavoro stabile e suo fratello un ragazzo intelligente e laureato ma che per stare vicino alla famiglia si accontenta di un lavoretto in un piccolo ristorante. Bri ha sedici anni e frequenta una scuola superiore fuori dal ghetto dove vive insieme ai suoi migliori amici, ma non va molto bene a scuola e spesso finisce sospesa o dal preside anche per futili motivi. Da sempre il suo sogno è diventare una rapper come a suo tempo lo era stato suo padre.
Ha varie canzoni scritte nel taccuino che porta sempre con sé, ma non si è ancora messa alla prova veramente, almeno fino a quando fa la sua prima apparizione al ‘Ring’ e, in una battaglia a suon di rime, Bri schiaccia il suo avversario e viene acclamata dal pubblico. Da quel momento in poi la sua carriera è in ascesa, nonostante tutti i problemi che deve superare e i pregiudizi che la seguono come un’ombra.
Mi è impossibile evitare di fare paragoni con l’altro libro di questa autrice, “The hate u give”, nonostante di solito tendo ad evitarlo. Questo perché i temi di fondo che i due libri vogliono raccontare sono identici: l’autrice traccia due protagoniste che scoprono di avere una voce e di poterla usare per combattere le ingiustizie della situazione sociale in cui vivono, ovvero la situazione degli afroamericani in America e di come la giustizia e i suoi rappresentanti li trattino in modo differente rispetto ai bianchi caucasici. È un tema importante e non lontano da noi in Italia come molti possono pensare, il razzismo purtroppo è un male comune presente in ogni paese, quindi sono contenta che si scrivano libri che ci possano avvicinare ancora di più a questi argomenti e sensibilizzino ulteriormente le persone.
Ciò non toglie che avrei preferito che il mio pensiero fisso durante questa lettura non fosse paragonarlo continuamente all’altra opera, anche se devo riconoscere che nonostante i temi quasi identici la storia e la protagonista sono molto diversi.
“Rappare è il mio sogno da sempre, ma i sogni non sono la realtà. O ti svegli o la realtà li fa sembrare sciocchi.”
Consiglio questo libro, una lettura molto scorrevole e spesso divertente da leggere. La cosa che più ho adorato è lo stile giovanile dello stile di scrittura, perfettamente in tema con il libro, frizzante e poco descrittivo.
L’autrice ci fa arrivare concetti profondi raccontandoceli con la semplicità e la quotidianità dei giovani. Rispetto all’altro libro dell’autrice mi è piaciuto di meno, ma lo consiglio molto a tutti.
Buona lettura e a presto con nuove recensioni.
Voto: 4
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