Il paese dalle porte di mattone
Genere: Narrativa
Autore: Giulia Morgani
Autore: Giulia Morgani
26 Marzo 2020
Giacomo Marotta è un giovane ferroviere. La guerra è finita da poco e lui ha appena ricevuto un nuovo incarico: sarà il capostazione di Centunoscale Scalo, un paese di un centinaio di abitanti, un luogo che Giacomo immagina come un'oasi di pace e serenità. È l’inizio di una nuova vita e di un futuro che si prospetta luminoso. Ma l'accoglienza che riceve non è quella che si aspetta: non è ancora sceso dal treno che lo porta a destinazione quando una donna gli dice, con uno sguardo ostile e ferino, che non è il benvenuto lì, che a Centunoscale se la possono cavare da soli. Questo è solo il primo di una serie di incontri inquietanti. Incontri che portano con sé mille domande e interrogativi, mettendo a dura prova l’entusiasmo del giovane capostazione. Chi sono davvero i suoi padroni di casa? E chi è il bambino, i capelli grigi come cenere, che vaga per le strade di Centunoscale? E perché quelle case diroccate, quei muri angoscianti di mattone? Cosa nascondono i paesani? Quale terribile segreto si cela dietro ai silenzi e alle stranezze di Centunoscale Scalo?
Salve Confine,
grazie alla Harper Collins, oggi posso parlarvi di un romanzo che racconta una storia molto particolare e densa di mistero. Si tratta del romanzo “Il paese dalle porte di mattone” di Giulia Morgani, uscito questo 14 maggio.
Giacomo è un giovane che ha combattuto in guerra. Adesso che il conflitto è finito ha il suo primo incarico come capostazione nel piccolo paesino di Centunoscale Scalo, verso il quale parte carico di buone intenzioni e tante speranze. Al suo arrivo, però, non ci sono i paesani ad attenderlo, ma solo occhi curiosi e contrariati dietro finestre chiuse.
Capisce subito che non è il benvenuto, ma non se ne fa un problema, riuscirà a farsi accettare, anche se persino la porta della stazione ferroviaria è sbarrata da un muro di mattoni che sembrano dirgli che non è il benvenuto.
Centunoscale Scalo è un posto molto strano e curioso. Il nuovo paese sembra essere stato costruito in fretta e alla rinfusa a valle di quello che è il vero paese, ormai un cumulo di macerie dovute ai bombardamenti, dove solo un pugno sparuto di persone più anziane ancora abita.
Non ci sono persone in giro per quelle stradine polverose, non si vedono bambini giocare fuori né si sentono le loro voci, le loro risate. Giacomo ne incontra solo uno, il piccolo Roberto, bambino di dieci anni con strani capelli bianchi e dalla saggezza antica, di cui diventa amico.
E di amici, col tempo, non riuscirà a farsene, nemmeno gli strani fratelli che lo ospitano nella misteriosa casa in via del Tufo sembrano volerlo davvero nella loro casa.
Per Giacomo è tutto davvero molto strano; ogni giorno qualcosa di nuovo e singolare gli salta gli occhi, ma la cosa che lo incuriosisce di più è scoprire che, praticamente in ogni casa, esiste una stanza la cui porta è murata con dei mattoni.
Le sue domande, il suo curiosare, il voler capire ad ogni costo, è visto davvero molto male.
Ma cosa nascondono gli abitanti di Centunoscale Scalo?
Ognuno di loro sembra perseguitato da qualcosa di misterioso e triste che non gli permette di vivere in serenità e Giacomo è risoluto nel voler scoprire di cosa si tratta e dare ai suoi nuovi compaesani un motivo per tornare a vivere e sperare.
“Muri e muri, su, a coprire un passato gioioso, perché, se non vedi una cosa, quella sfuma e non ne ricordi più i contorni e ti pare di essertela immaginata. E dietro quei muri c’erano bambini, i loro ricordi, i loro oggetti, i loro vestiti. Una tomba silenziosa che continuavano ad abitare.”
Bellissimo romanzo, molto particolare, che mi ha subito incuriosito per la trama e che mi ha tenuta in ostaggio fino alla fine.
Innanzitutto la storia raccontata è davvero molto interessante, risulta misteriosa ed intricata sin da subito, e questo fa nascere nel lettore una curiosità immensa.
Poi è scritto benissimo, con uno stile elegante ma non pomposo, abbastanza diretto, senza fronzoli.
Le parti descrittive sono davvero fantastiche, ricche di dettagli, non sono pensanti, non annoiano, ma anzi mi hanno aiutata tantissimo ad immaginare i luoghi e a creare le atmosfere.
La lettura è scorrevole e dal ritmo costante.
Le sensazioni suscitate da quest’alone di mistero che aleggia per quasi tutto il racconto rende il tutto ancora più interessante.
Un paese costruito di fretta, senza alcun disegno urbanistico preciso, per sopperire a quello originario, poco più a monte, sventrato dalle bombe di una guerra crudele. Abitanti superstiti che hanno perso la speranza perché la guerra ha portato via loro molto più di quello che sono riusciti a sopportare; vivono chiusi nelle loro case a macerare nel loro dolore, sono isole che fanno fronte comune contro il nuovo, l’estraneo, la vita stessa che preme per andare avanti.
Coltivano tristezza, accudiscono segreti, alimentano una sorta di follia generale che Giacomo presagisce ma che non comprende, non fino a che non fa una scoperta importante, una tra le tante, che lo spingono a voler fare qualcosa per questa gente.
E forse proprio uno straniero, un estraneo che viene dalla città, può essere la medicina per sanare i cuori e le menti di tutti gli abitanti di Centunoscale Scalo.
Niente, mi è piaciuto troppo, mi sono lasciata intrigare da questo luogo così strano, abitato da gente ancora più strana, a volte persino grottesca, come leggerete voi stessi dai capitoli speciali.
Il racconto è narrato in terza persona, ma vi sono dei capitoli particolari ogni tanto, capitoli che vengono raccontati dal punto di vista di alcuni personaggi chiave del romanzo, che sembrano voler far intendere al lettore che, sebbene la situazione da cui il tutto è scaturito sia una e una soltanto, le verità invece possono essere molteplici e del tutto personali.
Sebbene il finale mi sia sembrato un po’ affrettato, vi consiglio assolutamente la lettura de “Il paese dalle porte di mattone” perché è un romanzo pieno di suspense e colpi di scena, intrigante, misterioso e ben scritto.
Buona lettura e alla prossima.
Voto libro – 4.5
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