Mary, la ragazza che creò Frankenstein


Genere: Narrativa ragazzi

Autore: Linda Bailey

14 Luglio 2020


Mary è una sognatrice. Immagina cose mai esistite, costruisce castelli in aria. Questa è la sua storia: la storia di come nasce una scrittrice e di come si dà vita a una leggenda. Un racconto da brividi, un antico castello, una creatura senza vita, incredibili scoperte scientifiche e una notte di tempesta. Sono questi gli elementi che Mary, a soli diciotto anni, cuce insieme con ago e filo per dare vita a un personaggio indimenticabile e a uno dei più grandi romanzi di tutti i tempi: Frankenstein.


Salve Confine,
oggi per me è una prima volta, perché recensirò una graphic novel, un genere che mi piace leggere ma che non ho mai avuto occasione di recensire. Per questo devo ringraziare Rizzoli e chi ha organizzato il review party per promuovere “Mary. La ragazza che creò Frankenstein” di Linda Bailey, uscito il 14 luglio.
Non ho potuto scegliere graphic novel migliore per il mio esordio, visto che parliamo di letteratura inglese, che io amo, e del romanzo gotico più famoso al mondo, “Frankenstein: o il moderno Prometeo” di una delle scrittrici più strabilianti che io abbia mai letto, Mary Shelley.
Mary Shelley, ovvero Mary Wollstonecraft Godwin, era una scrittrice britannica che, a soli 18 anni, ha creato, grazie alla sua fantasia e a una proverbiale intuizione, il romanzo che oggi tutto il mondo conosce e che ha avuto moltissime trasposizioni sia teatrali che cinematografiche.
Linda Bailey, con la sua piccola opera, una graphic di sole quarantacinque pagine, ci racconta di come la Shelley ha concepito l’idea e poi partorito il racconto di Frankenstein, e di un parto si può parlare visto che la stesura durò circa nove mesi!
Tra un’illustrazione e l’altra conosciamo una bambina di nome Mary, la cui madre, una famosa filosofa e scrittrice, madre del femminismo, muore undici giorni dopo averla messa al mondo. La bambina cresce con un padre, William Godwin, anche lui filosofo e politico, taciturno e severo che si risposa con una donna che a Mary non piace e dalla quale è ricambiata con lo stesso sentimento.
La piccola si rifugia in un mondo tutto suo, fatto di creature nate dalla sua fervida immaginazione, costruisce i suoi “castelli in aria” scrivendo davanti alla tomba della madre, che tanto le manca anche se non l’ha mai conosciuta.
La sua fantasia, insieme all’educazione informale ricevuta dal padre, che le diede l’opportunità (che poche donne dei suoi tempi avevano) di leggere liberamente e di partecipare ad incontri con intellettuali del periodo, che avvenivano in casa paterna e furono la fucina della sua grande opera, quella per la quale è conosciuta a livello globale, ma che non è la sua unica.
Il romanzo in questione nasce in conseguenza di un sogno, o forse meglio dire un incubo, che la Shelley fece durante una notte tormentata, ospite insieme al suo fidanzato, Percy Bysshe Shelley, e della sorellastra Claire, nella dimora Svizzera di Lord Byron, poeta illustrissimo già a quei tempi.
Non sto qui a raccontarvi tutti i retroscena di quella vacanza o gli eventi che portarono a quel sogno, perché magari non tutti conosciamo questa storia e allora ai lettori farebbe piacere conoscerla da sé.
"Gli scrittori sognano le loro storie, a occhi aperti e a occhi chiusi."

Vorrei invece portare l’attenzione su una componente importante di tutte le graphic novel, cioè le illustrazioni.
La parte visiva qui è affidata all’illustratrice Jùlia Sardà, che ho già apprezzato per i simpatici disegni del romanzo di Mary Poppins, uscito tempo fa sempre per Rizzoli.
Le illustrazioni sono molto belle e aiutano il lettore ad entrare nel mondo di Mary e del suo Frankenstein, grazie all’atmosfera “gloomy” che creano e ai colori nei toni del marrone, del nero, del grigio e del blu scuro, utilizzati insieme ad un tratto deciso e marcato.
Molto belli ed inquietanti sono quelli che ritraggono Mary durante il processo creativo e la stesura del suo romanzo con la “Creatura di Frankenstein” che incombe dietro le sue spalle o sotto la sua scrivania, come ad indicare l’urgenza di questa di prendere vita attraverso le parole della sua creatrice, quella vera.
Ho apprezzato anche i particolari presenti in alcune illustrazioni che riprendono il romanzo o l’ispirazione dalla quale è nato, come, ad esempio, il particolare del mito di Prometeo, tratto da Ovidio, appeso al muro sulla scrivania della Shelley.
Nonostante questo, i disegni risultano adatti al libro, che indica un’età di lettura dagli otto anni. Credo, infatti, che lo avrei letto insieme a mia figlia, se ancora fosse la tenera creatura che era e non la neo adolescente di adesso!
Sono veramente contenta di avere preso parte a questo evento, mi piace troppo la letteratura inglese, soprattutto quella femminile, così creativa e brillante ma tanto osteggiata e sottovalutata ai tempi.
Mi piacerebbe venisse inaugurata una collana di graphic novel del genere, dedicata a queste meravigliose autrici, non solo inglesi, ma di tutto il mondo, da far conoscere ai più piccoli e non solo.
Buona lettura. 

Voto libro - 4.5


 

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