Il Ciclo del Principe Corum
Genere: Fantasy
Autore: Michael Moorcock
09 marzo 2021
Il principe Corum appartiene alla razza aliena dei Vadhag, esseri longevi privi di emozioni, dediti allo studio e alla contemplazione. I Vadhag stanno per essere sopraffatti dai Madben, gli Uomini, che invece vivono schiavi delle passioni, e Corum vaga per il regno in cerca dei familiari superstiti e di una moglie con cui perpetuare la stirpe. Ma quando di accorge di essere l'ultimo Vadhag, le passioni a lungo sopite esplodono e un solo sentimento lo tiene in vita: il desiderio di vendetta
Ciao Lettori,
La Mondadori ha deciso di pubblicare un altro dei suoi bellissimi Draghi e questa volta si dedica al “Ciclo del Principe Corum”, che prende vita in un volume unico per qualità e bellezza.
Ringrazio la Mondadori OscarVault per la copia recensione digitale.
L'autore di questa opera epica è Michael Moorcock, che ho scoperto essere uno dei padri del Fantasy insieme, anche se in modo molto differente, a Tolkien.
Non è questa la sede per una critica del genere e dello stile dei due maestri, né tantomeno sono io quella che potrebbe farla, pertanto mi limiterò a presentarvi l'opera di Moorcock da profana e per quello che mi ha trasmesso durante la lettura.
Il Ciclo del principe Corum è così definito perché è composto da sei libri autoconclusivi che hanno come protagonista le avventure di Corum, principe dell'Antica Stirpe dei Vadagh e ultimo rappresentante di questa specie.
Il ciclo si compone di due trilogie:
Trilogia delle Spade:
Il Cavaliere delle Spade
La Regina delle Spade
Il Re delle Spade
Cronache di Corum:
Il Toro e la Lancia
La Quercia e l’Ariete
La Spada e lo Stallone
Inizialmente avevo pensato di leggere e recensire le due trilogie per intero in due blocchi, così da evitare ripetizioni e descrizioni ridondanti, ma, anche se i libri sono autoconclusivi, non avrebbe nessun senso leggerli in un ordine diverso da quello deciso dall'autore, anzi, con l'avanzare della lettura ho scoperto che la maestosità dell'universo e del pensiero di Moorcock si svelano con l'avanzare della storia, come se l'autore ci accompagnasse mano nella mano come dei bambini per farci capire a piccoli passi il suo mondo e la sua filosofia.
Quindi pubblicherò le recensioni libro per libro e mano a mano che li leggo in modo da scoprire insieme questo fantastico universo.
Quello che farò alla fine sarà dare il voto. Non giudicherò l'opera a monconi, penso che per il voto aspetterò la fine della prima trilogia. Ma poi vedremo.
La Trilogia delle Spade
Libro I
Il Cavaliere delle Spade
Il Cavaliere delle Spade
Nelle prime righe de “Il Cavaliere delle Spade”, Moorcock ci descrive il suo mondo, un mondo fantastico fatto di bestie feroci e isole galleggianti, ma soprattutto di eventi folli, paradossi, sogni e incubi che prendono corpo:
“In quei giorni v’erano oceani di luce e città veleggianti nei cieli e selvagge belve di bronzo solcavano l’aria. V’erano mandrie muglianti di bestie cremisi alte più delle torri dei castelli. V’erano stridule creature d’un verde bluastro che infestavano fiumi tenebrosi. Era un tempo di dei che si manifestavano nel nostro mondo in tutte le loro forme; un tempo di giganti che camminavano sulle acque; di spiritelli incuranti e di demoni deformi che un pensiero sconsiderato poteva bastare a evocare, ma che non si sarebbe stati più in grado di esorcizzare se non a prezzo di terribili sacrifici; tempo d’incantesimi, di spettri, di fenomeni instabili, di eventi impossibili, di folli paradossi, di sogni divenuti realtà, di sogni ormai svaniti, di incubi che prendevano corpo”.
Gli esseri senzienti che popolano questa terra sono principalmente due razze superiori che, dopo una guerra durata millenni, si ritirano in pace, isolati gli uni dagli altri: i Vadhagh e i Nhadragh. Queste due razze sono quasi immortali, si reputano superiori a qualsiasi altra forma vivente che popola il mondo e per questo si disinteressano alle loro evoluzioni. Questo isolamento, tra l'ascetico e il contemplativo, però, sarà la loro rovina. Un giorno, il padre di Corum, principe dei Vadhagh del castello di Erorn, interrompe le attività creative del figlio e gli chiede di intraprendere un viaggio: sente prossima la sua fine e prima di morire desidera conoscere il destino dei suoi lontani familiari.
Corum accontenta il padre e munito di poche provviste, una spada, un'ascia e un cavallo, si mette in cammino verso il castello dei suoi zii.
Dopo qualche giorno di cammino, si imbatte in un’enorme carovana di Mabden. I Mabden sono quello che potremmo paragonarla alla razza umana, che sia i Vadhagh sia i Nhadragh reputano tanto primitivi e ritardati da non essere degni di considerazione maggiore delle altre bestie che popolano il mondo.
Corum rimane negativamente impressionato da questa razza priva di qualsiasi grazia, che violenta e tortura esseri della loro stessa specie, ma prosegue il suo viaggio ignorandoli, se non per le riflessioni sulla loro barbarie che lo accompagnano nelle successive ore. Troppo tardi si renderà conto che i Mabden incontrati non erano una mandria di bestie in transumanza, ma un esercito in viaggio verso il loro successivo obiettivo. Scopre che i castelli dei Vadhagh verso cui era diretto non esistono più, al loro posto ruderi incendiati e corpi dilaniati.
Corum è sconvolto, comprende che mentre il suo popolo era dedito alla contemplazione della conoscenza, i Mabden hanno preso il sopravvento e li hanno trovati isolati, indifesi e soli di fronte ai loro attacchi. Arriva troppo tardi al castello della sua famiglia, sono stati tutti trucidati. Scopre anche che il popolo dei Nhadragh non si è estinto, ma è stato sottomesso ai Mabden e si è involuto. Lui è l'ultimo della sua specie.
Colto da una furia omicida, Corum si avventa contro il Mabden alla guida dell'esercito, ma viene catturato e torturato. Solo la sua capacità di trasferire i suoi sensi in un'altra dimensione e l'improvviso intervento di un essere misterioso lo salvano da morte certa.
Il mondo di Corum non si limita a una dimensione, ne ha quindici e ogni dimensione ha caratteristiche, poteri e abitanti diversi. I Mabden non hanno poteri e non hanno la possibilità di accedere in alcun modo agli altri livelli, mentre Vadhagh e Nhadragh possono viaggiare fino a cinque livelli sopra quello terreno.
L'intervento di questo essere misterioso lo porta al castello di Moidel, la dimora di un'antica stirpe Mabden. Qui incontra e si innamora della Margravia (titolo analogo a quello di Marchesa) Rhalina, con la quale trascorre un inverno in pace nell'attesa di imbarcarsi verso un’isola misteriosa, dimora di un leggendario mago in grado, secondo antichi miti, di restituirgli l'occhio e la mano mutilati dalle torture dei Mabden.
Corum e Rhalina riescono nell'intento di Corum e trovano l'isola dello stregone Shool-an-Jyvan, un mago che vuole raggiungere lo stato di dio e per farlo deve impossessarsi del cuore di uno di essi.
Corum non gli crede, lo reputa un folle, soprattutto quando gli rivela l'identità di questo fantomatico dio: Arioch, uno dei Signori del Caos.
Questo punto è molto importante perché fa da spartiacque tra la prima e la seconda parte del libro.
Fino a questo punto Moorcock ci fa concentrare su Corum e la sua razza: i Vadhagh sono sì esseri superiori, ma il loro stato li ha portati a perdere contatto non solo con la realtà, ma anche con le loro emozioni. Corum ha dimenticato, se mai li ha provati, i sentimenti di dolore, rabbia, odio, rancore, sete di vendetta, tutti sentimenti che lo travolgono a causa dei Mabden. Riflettiamo sul fatto che, nel mondo di Moorcock, superiorità è indifferenza e il percorso di Corum è soprattutto un risveglio, anche se Corum sente di essere perduto, di non essere più un Vadagh proprio per quei sentimenti, per le azioni che quei sentimenti lo spingono o abbassano a fare. Agli occhi di Moorcock potremmo paragonare Corum a una statua, presente ma indifferente a ciò che la circonda, fino a che eventi esterni non iniziano a scalfire e poi crepare la corazza che avvolge l'essere pulsante che vive al di sotto dello strato di pietra.
L'incontro con Shool è il secondo tassello di un quadro molto più ampio che ci rivela un pezzo importante del mondo di Corum: all'inizio dei tempi il mondo era governato dai Signori della Legge, creatori e governatori delle Antiche stirpi, tra cui Vadhagh e Nhadragh. Ma i signori del Caos riuscirono a prendere il sopravvento e crearono i Mabden per gettare il mondo nel caos.
Scopo dei signori del Caos è distruggere le creazioni della Legge e prendere il pieno potere dei quindici livelli dell'universo. Ognuno di loro governa cinque livelli: Arioch, il Cavaliere delle Spade, Xiombarg, la Regina delle Spade, e Mabelode, il Re delle Spade.
Lo stregone chiede a Corum di rubare per lui il cuore di Arkyn, grazie al quale potrà ottenere il controllo sul dio, in cambio della vita di Rhalina e di due doni: l’occhio di Rhynn e la mano di Kwll. Questi due doni consentiranno a Corum di acquisire poteri soprannaturali di cui nel primo libro abbiamo solo un'idea iniziale, perché nessuno è a conoscenza dei veri poteri dei due dei a cui appartenevano. Di nuovo in viaggio, Corum riesce a raggiungere e sconfiggere il Cavaliere delle Spade e primo Signore del Caos, Arioch, e, grazie alla sua impresa, libera il signore della Legge Arkyn. Ha quindi una visione in cui una voce misteriosa gli rivela che il mondo deve sempre essere in equilibrio tra Legge e Caos e che spetta alle stirpe mortali ristabilire l'equilibrio tra questi.
Corum quindi ritorna sull'isola dello stregone a riprendere Rhalina, prima di dover proseguire la sua missione e trovare e sconfiggere gli altri due Signori del Caos.
In questa seconda parte del libro, comprendiamo come Corum sia pedina di un disegno molto più grande di lui e che deve portare a termine una missione di cui ancora non comprende appieno tutte le conseguenze. L'universo è popolato da dei in lotta tra loro e che utilizzano l'universo come loro campo da gioco, creando e distruggendo pedine come su una scacchiera. Fino a che la partita è in equilibrio, l'universo è in equilibrio, ma quando questo è rotto entrano in campo forze cosmiche che devono ristabilirlo. Corum è la mano il cui compito è quello di riportare le forze in parallelo.
Io non sono un'appassionata di Fantasy, ho scoperto il genere solo molto recentemente, ma leggendo Moorcock mi sono resa conto di quanto sia “classico” il Fantasy che finora ho letto. Non piatto, non senza variazioni originali, ma con struttura e mitologia di base data.
L'universo di Moorkcock è invece completamente nuovo, i mondi, le creature che lo popolano, non c'è nessun riferimento alla mitologia classica (e non intendo solo mitologia greco/romana, ma a tutta quella pletora di figure della mitologia classica come elfi, fate, gnomi, orchi, draghi...), durante la lettura si ha la sensazione di vivere in un'allucinazione psichedelica e anche Corum è spesso preda di visioni e allucinazioni, e passa spesso tra coscienza e incoscienza che qualche volta confondono anche il lettore.
Si legge a un ritmo serrato, ma sono ben distinti due livelli, quello dell'azione, veloce, e quello della coscienza, la coscienza di Corum, più lento, come lento è il modo in cui Corum comprende la profondità dei cambiamenti che avvengono in lui e ancora più difficilmente li accetta e li abbraccia.
Una partenza in sordina ma che mi ha ammaliata e lasciata affascinata.
Libro II
La Regina delle Spade
Ciao Lettori,
continuiamo le recensioni del primo ciclo di Corum. Il secondo volume della trilogia delle Spade è dedicato a "La regina delle Spade", che dà il nome anche al titolo del libro.
Vi narrerò brevemente l'intreccio del libro, per poi passare ad analizzare gli elementi a mio avviso più importanti.
Ritroviamo Corum insieme a Rhalina nel castello di Allomglyl, insieme i due cercano di superare gli orrori affrontati nel primo volume. Abbiamo lasciato Corum alla fine della sua prima impresa, conclusasi con l'annullamento del primo signore del Caos, Arioch. All'inizio del suo viaggio Corum mai si sarebbe aspettato un cambiamento così definitivo del suo destino e della vita così come l'aveva vissuta fino a quel momento. Corum, tuttavia, è sconvolto da quanto gli è accaduto ed è molto cambiato, non si dà pace per quello che è successo a lui, alla sua famiglia e alla sua stirpe ormai estinta.
Molto presto alla compagnia del castello si unirà una figura giunta dal mare, il suo nome è Jhary-a-Conel e sin da subito sostiene di essere:
"[…] di ogni luogo e di nessun luogo. Sono tutti gli uomini e nessun uomo. [...] Sembra che sia mio destino muovermi attraverso tutti i tempi e tutti i piani. Non ricordo di essere nato e non mi aspetto di morire."
Conel è il Compagno dell'Eroe, colui il quale il destino affianca al Campione Eterno nelle sue eterne avventure al servizio della Bilancia Cosmica per ristabilire l'equilibrio tra Legge e Caos.
Grazie a Conel, Corum e Rhalina scoprono i piani del re dei Mabden Lyr, al servizio del Caos, e decidono di portarlo nelle terre di Lywm-an-Esh, uno degli ultimi luoghi ancora governati dalla Legge. Giunti a Lywm-an-Esh scoprono che l'invasione è già in corso e presto tutto sarà perduto: qualora Lywm-an-Esh dovesse cadere, il Caos riprenderebbe il sopravvento e Arkyn, il signore della Legge, liberato da Corum con l'uccisione di Arioch, ritornerebbe di nuovo nell'oblio. Ed è proprio Arkyn a rivelare loro l'unico modo per salvare Lywm-an-Esh: spostarsi nei cinque piani governati da Xiombarg, questo il nome della Regina delle Spade, e trovare la Città nella Piramide, unica e ultima roccaforte della Legge nei cinque piani della Regina.
Nel regno della Regina delle spade, in cui Arkyn li invia nudi e crudi (senza armi, se non le loro, senza cibo, senza acqua, senza rivelare loro a quali pericoli vanno incontro) i tre avranno non poche difficoltà, ma alla fine riusciranno nella loro impresa: a tornare e a sconfiggere la Regina delle Spade.
Questo secondo volume è molto differente dal primo, il primo è pieno di avvenimenti straordinari, psichedelico nella descrizione dei mondi e degli avvenimenti che coinvolgono Corum, psichedelico anche nel modo in cui Corum vive ciò che gli sta accadendo. In questo secondo volume invece Corum ha perso tutta l'energia vitale. Il nostro eroe assume un atteggiamento che potrei definire più contemplativo rispetto al primo volume. Corum è molto cambiato, svanito il primo impeto di furia e rabbia, ora è turbato per la sua condizione e pieno di rimpianto per ciò che ha perduto. È sempre feroce in lui il desiderio di vendetta ma questa è più un'energia che lo spinge ad andare avanti piuttosto che una forza impetuosa che lo vede come decisore delle sue azioni. Mentre nel primo libro, infatti, non sa ancora di essere una pedina nella scacchiera della Bilancia Cosmica e tutto ciò che affronta lo affronta di sua iniziativa, in questo secondo, invece, lo muove la rassegnazione, non la sua volontà.
Questo volume è però fondamentale perché ci chiarisce il pensiero di Moorcock. Terminata la lettura del primo volume, ho fatto un po’ di ricerche sul maestro e i suoi libri e ho scoperto che le sue opere hanno tutte lo stesso fondamento: il multiverso deve essere in equilibrio tra Legge e Caos. Qualora questo equilibrio dovesse rompersi, sarà compito di un Campione Eterno (mortale) quello di riportare l'ordine nel multiverso. Nelle sue avventure il Campione Eterno sarà sempre accompagnata da una donna, la sua compagna, e da un amico, il Compagno dell'Eroe, e che il destino dell'Eroe è sempre tragico.
In questo secondo libro, molta attenzione viene dedicata alla descrizione della filosofia dello scrittore. Il compito di rivelare al lettore quanto profonda è la struttura del multiverso Moorcockiano è dato proprio a Conel. Infatti il primo capitolo è tutto concentrato sulla stato d'animo e mentale di Corum e sulle rivelazioni di Conel circa il suo destino.
Per quanto abbia trovato questo secondo volume molto più lento e greve, quasi trascinato, devo dire che riflette esattamente il Caos che vive in Corum e che regna nei piani di Xiombarg.
Mentre, infatti, nei primi cinque piani del multiverso, dove Legge e Caos combattono per il sopravvento, tutto è in movimento, nei piani governati da Xiombarg dove il Caos impera, tutto è immobile... il tempo e lo spazio sono annullati, tutto è silenzio e disperazione.
"Pensavo che il Caos fosse tutto creatività urlante, senza regola" disse Corum. "Questo è peggio".
"Così diventa un luogo quando il Caos esaurisce la sua inventiva" gli disse Jhary. "Alla fine il Caos porta a un ristagno più profondo di qualsiasi cosa disprezzi nell'Ordine. Deve ricercare sempre di più la sensazione, sempre di più vuote meraviglie, finchè non rimane altro che il nulla e dimentica che cosa sia la vera invenzione".
Non so se con questo libro Moorcock volesse fare ciò che ha fatto per me; ciò che il libro mi ha trasmesso in modo molto forte è proprio questo: mi ha fatto vivere il Caos per come lo vive lui e, anche se non sono nessuno per poterlo giudicare, ha fatto un lavoro egregio.
Continuo a rimanere affascinata da Moorcock, il suo pensiero, il suo mondo, le sue visioni. Le sue immagini mi accompagnano ben oltre la conclusione del libro.
Libro II
Il Re delle Spade
Siamo alla fine del primo ciclo del Principe Corum e parliamo del romanzo “Il re delle spade”.
Corum ha sconfitto Arioch e Xiombarg, dieci dei quindici regni del suo piano sono ora governati dalla legge e i Vadragh della Città della Piramide, dopo aver deciso di stabilirsi sul piano di Corum, hanno ricominciato a ricostruire i castelli distrutti dai Mabden di Glandith-a-Krae. La pace garantita dalla Legge consente al suo popolo di ricostruire il mondo come prima dell'avvento del Caos. Anche Corum torna nel suo castello di famiglia e, insieme a Rhalina e Jhary, lo riporta al suo antico splendore.
Ma la Pace dura poco, Corum presto si rende conto che il Caos non ha smesso di allungare i suoi artigli sul popolo della Legge, questa volta agendo non più sul piano fisico, ma mentale. Nessuno è immune, infatti, a una sorta di pazzia latente che porta l'uomo alla cattiveria e alla violenza. Corum, Rhalina e Jhary si accorgono che una forza malvagia agisce sulle loro menti e provano a resisterle il più possibile, ma gli altri intorno a loro non hanno la stessa forza e assistono inermi alla morte di tutti coloro che li circondano.
Si rimettono in viaggio verso il tempio di Arkyn con la speranza di ricevere spiegazioni e aiuto dal dio, ma anche questa volta Arkyn non è loro di nessun aiuto. Come nel libro precedente, l'unica cosa che fa è suggerire loro un'altra missione praticamente impossibile e infatti questa volta Corum, spazientito, gli dice che è un dio perfettamente inutile.
Come nei volumi precedenti i tre si rimettono in viaggio e questa volta verranno letteralmente sballottati tra un mondo e un altro, da piano a piano, dimensione dopo dimensione senza controllo. Nei momenti di maggior pericolo, tuttavia, Corum realizza di essere seguito/salvato da una figura misteriosa che sospetta essere stata sempre presente in tutti i momenti di difficoltà finora attraversati. Presto scoprirà la natura di questa presenza sovrannaturale e mistica che lo aiuterà a distruggere definitivamente il Caos.
Ho trovato quest'ultima tappa del viaggio di Corum metafisica e governata dal caos, non tanto come forza malvagia, quanto proprio come casualità degli avvenimenti. I nostri tre eroi non hanno nessun controllo su quanto accade loro e ciò è confermato anche dal fatto che, alla fine, un'entità superiore risolverà i loro problemi in barba agli dei e alla bilancia cosmica. Si ribalta tutto l'ordine che finora aveva guidato le convinzioni di Corum e che Moorcock aveva così ben delineato. L'uomo è soggetto agli dei e alla bilancia cosmica solo perché vuole esserne soggiogato, ma sarebbe perfettamente in grado di sovvertire queste forze, se solo lo volesse. Anche Jhary rimane così scosso da questa piega degli eventi che abbandona Corum e Rhalina per andare alla ricerca di un mondo in cui gli dei e la bilancia cosmica hanno ancora senso di esistere.
Anch'io mi sento come Jhary, il libro che chiude questo ciclo mi ha lasciata con più interrogativi di quanti ne avevo quando ho cominciato a seguire le vicissitudini di Corum. Moorcock ha preso e ha sparigliato tutte le carte che finora aveva così ben predisposto, riportandoci al punto di partenza.
Ma siamo alla fine del primo ciclo e, come vi avevo anticipato all'inizio delle recensioni, vi offro il mio giudizio finale.
Voto trilogia - 5
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